[SCRITTORE] H. P. Lovecraft

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    CITAZIONE (C@te @ 18/7/2013, 16:07) 
    A parte che legioni di metallari dovrebbero ringraziare Lovecraft per le idee e l'influenza che ha avuto in letteratura e nella musica

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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    Lovecraft, 100 anni di Miti di Cthulhu




    In attesa dell’uscita nelle sale italiane del film Il colore venuto dallo spazio - adattamento cinematografico dell’omonimo racconto fantastico di Howard Phillips Lovecraft (con Nicolas Cage, diretto da Richard Stanley e recentemente premiato come miglior lungometraggio nell’ambito del Lovecraft Film Festival) - si avvia alla conclusione l’anno dedicato al centesimo anniversario della nascita dei Miti di Cthulhu.

    100 anni che per gli esegeti del Solitario di Providence andrebbero conteggiati dalla data di pubblicazione del suo racconto breve Dagon, scritto nel luglio del 1917 ma apparso per la prima volta proprio nel novembre del 1919 sulla fanzine amatoriale The Vagrant (per essere poi ripubblicato nel 1923 su Weird Tales).

    Tra l’altro, nel ’19 Lovecraft scriverà La dichiarazione di Randolph Carter, in cui appare un personaggio - Randolph Carter appunto - che sarà il protagonista di un successivo, intero Ciclo di racconti e romanzi brevi di ambientazione onirica (come la Chiave d’Argento e Alla ricerca del misterioso Kadath), e - nella cronologia parallela dell’universo lovecraftiano - è anche l’anno che darà l’avvio alle drammatiche vicende narrate nel romanzo Lo strano caso di Charles Dexter Ward.

    Ma torniamo a Dagon, il racconto in cui - per la prima volta - ci imbattiamo in una divinità del nuovo pantheon lovrecraftiano: “Vasta e ciclopica”, alla guida di Quelli-degli-Abissi (Deep one) e a sua volta asservita al grande Cthulhu, l’Entità conosciuta come Dagon avrebbe un aspetto vagamente umanoide con “mani e piedi palmati, labbra enormi e mollicce, occhi vitrei e sporgenti e altri tratti ancora più spiacevoli” e passerebbe gran parte del suo tempo a dormire in un crepaccio sul fondo dell’Oceano sotto strati di fango, emergendo soltanto per presenziare ai riti che in suo onore vengono officiati dai Deep one o da umani degenerati.

    Il culto di Dagon esisterebbe da millenni ed è anche il protagonista dell’altro racconto di HPL, La maschera di Innsmouth.

    Con Dagon - secondo Michel Houllebecq - sfioreremmo per la prima volta il cuore più profondo della creazione di Lovecraft, quella del corpus che prenderà definitivamente il vita con il Richiamo di Cthulhu (1926) e che ci fa entrare in “una gigantesca macchina per sognare, una macchina di grandezza ed efficacia inaudite”.

    In questa letteratura - ammonisce sempre Houllebecq - “non vi è nulla di distaccato né di discreto; l’impatto sulla coscienza del lettore è di una brutalità selvaggia e spaventosa, e si attutisce solo con infinita lentezza. Dedicarsi a una rilettura non produce alcun cambiamento significativo, a parte arrivare a chiedersi: come fa?”.

    Dalle pagine di HPL percepiamo subito che gli scrittori del fantastico sono “in genere” dei reazionari per il semplice fatto che sono professionalmente coscienti dell’esistenza del Male e scorrendo le sue pagine siamo colpiti da una semplice realtà: l’evoluzione del “mondo moderno” ha reso più presenti, ancor più viventi le fobie lovecraftiane.

    Forse, non è un caso che i racconti del Ciclo anticipino di poco l’inizio della Grande crisi economica del 1929 e accompagnino tutta la sua deflagrante esplosione.

    Oggi Lovecraft è ovunque, si tratta di un brand potente e pervasivo che dalla cultura underground e di nicchia è pronto a contaminare il mainstream: sugli scaffali delle librerie le sue opere sono riproposte in numerose edizioni, le sue citazioni nutrono creazioni culturali che vanno dal fumetto, al videogame, al boardgame fino alla musica passando per il gioco di ruolo; che tra l’altro è diventato una vera è propria forma di letteratura a sé stante (il Richiamo di Cthulhu edito dalla Chaosium è giunto alla sua VII edizione, mentre è stata appena realizzata una specifica ambientazione legata ai Grandi Miti pensata per Dungeons&Dragons - volumi entrambi pubblicati in Italia dalla Raven).

    Qualche anno fa, un team internazionale di ricercatori coordinati dal Museo di storia naturale dell’università di Oxford, ha persino ribattezzato un fossile di 430 milioni di anni fa - rinvenuto nell’Herefordshire (Regno Unito) - Sollasina cthulhu proprio per la sua somiglianza con l’immagine dell’inquietante mostro lovecraftiano dotato di un’analoga “testa flaccida da polpo, con tentacoli”.

    Ma oltre tutto e forse al di là della sua stessa opera, quello che desideriamo sapere è qualcosa di più su Lovecraft come individuo e sul suo modo di costruire il suo mondo, di sognare appunto.

    In quanto esseri umani nati a cavallo tra due secoli materialisti, il suo cosmo disperato ci appartiene in ogni senso e vorremmo appunto far nostra la sua stessa visione del mondo: “Non chiedo mai a un uomo che lavoro fa, non mi interessa. Gli chiedo dei suoi pensieri e soprattutto dei suoi sogni”.

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