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marcodona.
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Data: 1898, poesia inclusa nei "Poemetti" (1904)
Corrente Letteraria: decadentismo, con aperture verso lo sperimentalismo linguistico e lessicale
"DIGITALE PURPUREA"
I.
Siedono. L’una guarda l’altra. L’una
esile e bionda, semplice di vesti
e di sguardi; ma l’altra, esile e bruna,
l’altra… I due occhi semplici e modesti
fissano gli altri due ch’ardono. “E mai
non ci tornasti?” “Mai!” “Non le vedesti
più?” “Non più, cara.” “Io sì: ci ritornai;
e le rividi le mie bianche suore,
e li rivissi i dolci anni che sai;
quei piccoli anni cosi dolci al cuore… “
L’atra sorrise. “E di’: non lo ricordi
quell ’orto chiuso? i rovi con le more?”
i ginepri tra cui zirlano i tordi?
i bussi amari? Quel segreto canto
misterioso, con quel fiore, fior di …?
“morte: sì cara”. “Ed era vero? Tanto
io ci credeva che non mai, Rachele,
sarei passata al triste fiore accanto.
Ché si diceva: il fiore ha come un miele
che inebria l’aria; un suo vapor che bagna
l’anima d’un oblìo dolce e crudele.
Oh! quel convento in mezzo alla montagna
cerulea! “ Maria parla: una mano
posa su quelle della sua compagna;
e l’una e l’altra guardano lontano.
II.
Vedono. Sorge nell’azzurro intenso
del ciel di maggio il loro monastero,
pieno di litanie, pieno d’incenso.
Vedono; e si profuma il loro pensiero
d’odor di rose e di viole a ciocche,
di sentor d’innocenza e di mistero.
E negli orecchi ronzano, alla bocche
salgono melodie, dimenticate,
là, da tastiere appena appena tocche…
Oh! quale vi sorrise oggi, alle grate,
ospite caro? onde più rosse e liete
tornaste alle sonanti camerate
oggi: ed oggi, più alto, Ave, ripete,
Ave Maria, la vostra voce in coro;
e poi d’un tratto (perchè mai?) piangete…
Piangono, un poco, nel tramonto d’oro,
senza perché. Quante fanciulle sono
nell’orto, bianco que e là di loro!
Bianco e ciarliero. Ad or ad or, col suono
di vele al vento, vengono. Rimane
qualcuna, e legge in un suo libro buono.
In disparte da loro agili e sane,
una spiga di fiori, anzi di dita
spruzzolate di sangue, dita umane,
l’alito ignoto spande di sua vita.
III.
“Maria!” “Rachele!” Un poco più le mani
si premono. In quell’ora hanno veduto
la fanciullezza, i cari anni lontani.
Memorie (l’una sa dell’altra al muto
premere) dolci, come è tristo e pio
il lontanar d’un ultimo saluto!
“Maria!” “Rachele!” Questa piange. “Addio!”
dice tra sè, poi volta la parola
grave a Maria, ma i neri occhi no; “Io”
mormora, “sì: sentii quel fiore. Sola
ero con le cetonie verdi. Il vento
portava odor di rose e di viole a
ciocche. Nel cuore, il languido fermento
d’un sgno che notturno arse e che s’era
all’alba, nell’ignara anima, spento.
Maria, ricordo quella greve sera.
L’aria soffiava luce di baleni
silenziosi. M’inoltrai leggiera,
cauta, su per i molli terrapieni
erbosi. I piedi mi tenea la folta
erba. Sorridi? E dirmi sentia: Vieni!
Vieni! E fu molta la dolcezza! molta!
tanta, che vedi… (l’altra lo stupore
alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta
con un suo lungo brivido…) si muore!”
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non scrivo troppo per non condizionare il lettore: solo un po' di introduzione. Nel convento è il fiore della digitale purpurea, velenoso - è proibito toccarlo (per suscitare un sano timore nelle novizie, si dice che il solo contatto con esso costi la vita)
cos'è il fiore?
chi dice l'eros, chi no... qualsiasi cosa sia questa poesia è meravigliosa - ditemi se ne percepite la bellezza
quest'uomo era un dannatissimo genio (malato finché volete, ma genio)
confesso che mi fa venire i brividi
dite dite
Altre opere di Pascoli schedate da noi:
X agosto
La Poesia
Edited by Thais - 21/8/2007, 21:54. -
A Natural Disaster.
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Ho aggiunto in alto due dati mancanti, ovvero la data e la corrente letteraria, per rendere "completa" la scheda.
Io non amo molto Pascoli, come in genere non amo i poeti e gli scrittori decadenti e sul tema dell'eros preferisco "Il Gelsomino Notturno". Indubbiamente l'ambiguità è forte (Pascoli è molto bravo in questo) e è giocata molto sull'allusività dei simboli e della contrapposizione tra Rachele, simbolo di sensualità, e Maria, simbolo di purezza (contrapposizione che si vede anche nei nomi: Maria è la madre di Gesù mentre Rachele è la moglie di Giacobbe, che dovette lavorare non so quanti anni per possederla).
Ah, questa è la digitale purpurea.
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