-
Shagrath82.
Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta
- Group
- Administrator
- Posts
- 73,809
- Location
- Torino
- Status
- Offline
Le celebrità fanno causa a Google per le foto private ancora in Rete
L’avvocato di Rihanna e Jennifer Lawrence chiede cento milioni di danni. L’accusa: «Così Google incassa milioni sfruttando e umiliando le donne»
di Massimo Gaggi
Prima l’indignazione per le foto intime rubate dai loro archivi digitali e la richiesta di un intervento dell’Fbi. Adesso la pretesa di un indennizzo. Le celebrity - attrici e cantanti finite nel tritacarne quando, un mese fa, le immagini dei loro nudi rubati dagli hacker in iCloud, lo «scaffale» digitale di Apple, finirono in rete - vogliono chiedere un indennizzo di 100 milioni di dollari per il danno subito. Ma Marty Singer, l’avvocato di Hollywood che rappresenta, tra le altre, Jennifer Lawrence, Kate Upton, Rihanna e Selena Gomez, la lettera nella quale minaccia la causa milionaria non l’ha spedita al successore di Steve Jobs, Tim Cook, ma ai capi di Google: Larry Page, Sergey Brin ed Eric Schmidt.
Perché? L’aspetto più rilevante di una vicenda che si trascinerà a lungo (tra l’altro la pubblicazione di foto sexy rubate continua, ed è finita nel mirino anche Hope Solo, la calciatrice che gioca in porta nella nazionale Usa) riguarda la scelta di mettere sotto accusa i giganti di Internet non per essersi fatti rubare le foto dagli hacker, ma per la mancata cancellazione del materiale illecito dai siti.
Nella sua lettera l’avvocato californiano è durissimo: accusa l’azienda di Mountain View di fare profitti su un traffico di immagini che umiliano e danneggiano le donne. «L’immoralità del vostro comportamento è lampante» scrive Singer che, forse contagiato dalla tendenza di Hollywood a trasformare tutto in spettacolo, arriva a paragonare i dirigenti di Google a quelli della Nfl, la lega del football americano, che hanno chiuso gli occhi davanti al caso di un giocatore celebre, Ray Rice, che aveva abbattuto a pugni la moglie lasciandola al suolo svenuta. Tanta animosità viene spiegata dall’avvocato col fatto che il suo studio legale, Lavely & Singer, ha chiesto per ben 12 volte nelle ultime quattro settimane la rimozione delle immagini. Ma, mentre Twitter e altri siti hanno risposto positivamente alla richiesta, Google, dice Singer, l’ha ignorata: molte delle immagini e dei filmati incriminati sono ancora visibili sui suoi siti BlogSpot e YouTube.
Google fino a ieri sera non aveva ancora replicato a Singer. Comprensibile, in linea teorica: la lettera è un atto privato, non c’è nessuna denuncia all’autorità giudiziaria, solo una minaccia. Ma, visto che la stampa è stata informata e data la rilevanza del caso, la società californiana, già attaccata in passato sulla questione della mancata rimozione di materiale illegale, è intervenuta sulla questione venerdì: «Abbiamo rimosso decine di migliaia di foto - nell’arco di ore dalla richiesta - e abbiamo chiuso centinaia di account», spiega un portavoce di Mountain View. «Internet viene usato in moltissimi modi positivi: rubare le foto private della gente certo non è uno di questi». Immagini di attrici svestite probabilmente non rientrano nei criteri dati, via algoritmo, ai «poliziotti digitali» che sorvegliano il traffico di Google. Che è intervenuta “manualmente”.
È, però, anche vero che gli attori, come i cantanti che vedono violato il loro copyright musicale dai pirati, raramente se la prendono con le piattaforme digitali che li danneggiano tollerando questa situazione: grandi società ormai diventate, per loro, uno strumento indispensabile di diffusione della loro arte. Stavolta, però, il caso è grosso, l’indignazione è reale: potrebbe essere tutta Hollywood a mobilitarsi. Con un’accusa pesante: aver approfittato di immagini morbose di attrici celebri per fare profitti gonfiando il traffico e, quindi, gli introiti pubblicitari.
Corriere della Sera.