Bastano 20 minuti per cambiare idea sui matrimoni gay

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    Bastano 20 minuti per cambiare idea sui matrimoni gay

    Lo mostra un esperimento americano: un breve contatto verbale riduce omofobia, ostilità e pregiudizi. Lo studio su Science

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    Non è così difficile far cambiare idea alla gente. Almeno rispetto all’omofobia e ai matrimoni gay. Lo hanno appena dimostrato Michael LaCour, dottorando della University of California Los Angeles, e Donald Green, docente di scienze politiche alla Columbia University. Come raccontano su Science, infatti, i ricercatori hanno condotto un esperimento per studiare l’efficacia delle campagne di informazione porta a porta a supporto della regolamentazione dei matrimoni omosessuali, scoprendo che, nella maggior parte dei casi, è bastata una conversazione di venti minuti per “trasformare un Midwesterner [conservatore, in slang statunitense, nda] in un New Englander [progressista, istruito, di ampie vedute, nda]”. Il cambiamento, fanno notare i ricercatori, si è rivelato inoltre persistente nel tempo – anche a distanza di nove mesi dall’esperimento – e si è spesso allargato anche a familiari e amici dei soggetti partecipanti.

    Il fattore cruciale del successo, stando ai risultati degli scienziati, è il contatto diretto con le persone direttamente coinvolte nella questione, perché “si tende a dimenticare il messaggio, ma a ricordare il messaggero”, spiega LaCour, che ora vuole replicare l’esperimento su altre due tematiche controverse, aborto e immigrazione. Il progetto di ricerca è iniziato nel 2013, durante il periodo in cui la Corte Suprema statunitense sanciva l’incostituzionalità della Proposition 8, il referendum con cui si chiedeva l’abolizione del diritto di matrimonio tra persone dello stesso sesso. LaCour e Green hanno identificato le province della California più conservatrici, e hanno quindi invitato 9.500 elettori e i loro coinquilini a partecipare a un sondaggio online su questioni politiche, che comprendeva due sole domande relative al matrimonio gay. Il sondaggio è stato ripetuto quattro volte in dodici mesi.

    I partecipanti allo studio sono stati divisi, in maniera casuale, in tre gruppi. Il primo ha ricevuto visite a domicilio da persone appartenenti ai centri lgbt, per metà gay e per metà eterosessuali, tutti sostenitori del matrimonio omosessuale. Questi hanno chiesto agli elettori cosa piacesse loro dell’essere sposati (se erano sposati) o i benefici che avevano riscontrato nelle vite di amici o parenti sposati. I visitatori gay, poi, hanno svelato il proprio orientamento sessuale, spiegando che desideravano godere degli stessi benefici degli intervistati; gli eterosessuali, invece, hanno fatto riferimento a un proprio ipotetico parente gay che voleva sposarsi per le stesse ragioni. Gli incontri sono durati, in media, 22 minuti.

    Il secondo gruppo ha incontrato le stesse persone, che però hanno parlato loro dell’importanza del riciclo dei rifiuti senza rivelare il proprio orientamento sessuale. Il terzo gruppo, infine, non ha ricevuto alcuna visita. Studiando i risultati dei sondaggi ripetuti tre giorni dopo le visite, gli scienziati hanno notato che le persone del secondo e del terzo gruppo non avevano modificato il proprio punto di vista. L’8% degli elettori del primo gruppo, invece, aveva cambiato idea a proposito del matrimonio omosessuale. Un risultato niente male, se si pensa alle percentuali di solito determinanti negli equilibri elettorali e – dunque – nelle decisioni politiche.

    Ma c’è di più. Dopo tre settimane, i ricercatori hanno notato che il supporto per il matrimonio gay tra gli elettori avvicinati da persone eterosessuali è tornato ai valori iniziali: ogni effetto della conversazione era stato spazzato via. Al contrario, l’altra metà degli elettori non solo mostrava ancora lo stesso atteggiamento, ma aveva iniziato a convincere anche i propri parenti e amici. L’esperimento è stato replicato, per sicurezza, anche una seconda volta. E ha dato gli stessi risultati anche a distanza di nove mesi dall’incontro originale. Forse qualcuno dovrebbe provare a parlare una mezz’ora con le Sentinelle in piedi.

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