Champions League 2023-24

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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    È tornato Osimhen! Riprende il Barcellona e il Napoli resta in corsa in Champions

    Lewandowski porta avanti i blaugrana, il gol del nigeriano, alla prima in azzurro dopo la sosta per la Coppa d'Africa, fissa il pari. La qualificazione ai quarti si decide in Spagna

    Dal nostro inviato Vincenzo D'Angelo
    21 febbraio 2024 - NAPOLI
    Anche i cori a volte sottolineano un cambiamento. Dal "meritiamo di più" arrivato dalle curve dopo l’1-1 col Genoa di sabato, ieri gli ultrà del Napoli hanno chiuso la gara cantando con orgoglio “napoletano vero”. Effetto Calzona o meno, quest’altro 1-1 contro il Barcellona in Champions League restituisce ai napoletani una squadra che ha chiuso in crescendo, che ha saputo reagire allo schiaffo e poi ha cercato anche di vincerla, rischiando all’ultimo secondo di recupero anche di uscire con le ossa rotte. Ma va bene così, la reazione c’è stata. A Barcellona sarà dura, ma tutto è ancora aperto.

    NAPOLI, GRAZIE MERET—
    Calzona va con le certezze: 4-3-3 con Cajuste mezzala sinistra e Olivera al posto di Mario Rui dietro, probabilmente per tenere a bada l’esuberanza del talento Yamal. Il 16enne del Barça dimostra subito di essere di un altro pianeta: serpentina al limite e sinistro fuori misura (4’). Ma la mira si aggiusta subito e all’8’, da fuori, costringe Meret a volare per mettere in angolo. Il Barça è in pieno controllo, il Napoli non riesce mai ad affacciarsi nell’altra metà campo. Al 22’ è ancora Meret a tenere vivi gli azzurri, con una doppia prodezza: prima mette il piede su deviazione ravvicinata di Lewandowski, poi vola ancora su botta di Gundogan.

    ASSESTAMENTO NAPOLI— Passata la tempesta, il Napoli comincia piano piano a mettere il muso fuori dalla sua tana. Lobotka gestisce un numero impressionante di palloni, ma il palleggio azzurro è troppo orizzontale per spaventare il Barça. Osi e Kvara non trovano spunti né profondità e gli azzurri provano a spaventare con un paio di angoli tagliati, ma senza mai concludere in porta.
    Dalla stagione 2024-25 prende il via la rivoluzione delle Coppe europee: la Champions League (ma anche Europa e Conference) passa dalla fase a gironi a una classifica unica, con 36 squadre anziché 32. Il montepremi finale sarà di 2,5 milioni di euro. Guarda il video per scoprire tutto sulla nuova formula

    DOCCIA GELATA LEWANDOWSKI— Calzona deve aver strigliato i suoi all’intervallo, perché dal tunnel degli spogliatoi esce una squadra più aggressiva. Politano di testa non trova la porta, poi è Osimhen a non agganciare due palle interessanti in verticale, ma forse in posizione di offside. La gara sembra più aperta, ma il guizzo vincente lo pesca il Barça: Pedri trova un corridoio immaginario per Lewandowski (anche passando tra le gambe di Rrahmani), che accarezza il pallone e poi lo indirizza nell’angolino basso, dove Meret stavolta non può arrivare. Moralmente è una mazzata pesante e al 21’ ci pensa ancora Meret a dire no a Pedri.

    BENTORNATO OSIMHEN— Calzona prova a pescare dalla panchina: dentro Traorè e Lindstrom per Cajuste e uno spentissimo Kvara - che non la prende bene... - e la coppia appena entrata spaventa il Barça con una potenziale occasione da gol disinnescata in scivolata da Inigo Martinez. Il Napoli prova a crederci, dalla panchina si alzano Simeone e Raspadori per una formazione a trazione anteriore, ma proprio un attimo prima del cambio (30’), ecco la festa. Anguissa pesca in area Osimhen che resiste a una carica, si gira e in diagonale fa esplodere il Maradona. Il doppio cambio arriva lo stesso dopo i festeggiamenti, perché Calzona vuole credere all’impresa. Ed è un messaggio di coraggio che la squadra recepisce immediatamente, riversandosi con orgoglio nella trequarti spagnola, collezionando angoli in serie: e su uno di questi, Anguissa sfiora il colpo grosso in anticipo sul primo palo. Il Napoli ci prova fino alla fine, ma è di Gundogan l’ultima occasione: sinistro a un centimetro dal palo lungo che fa tremare il Maradona e i sogni del Napoli. Ma la qualificazione resta in bilico: 50-50 aveva detto Xavi, dopo l'andata, forse, al Barça resta il vantaggio del fattore campo, al Napoli quello di non doversela giocare al Camp Nou (in ristrutturazione) ma al Montjuïc.
     
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    Trionfo Porto all'ultimo minuto: il gol di Galeno piega l'Arsenal

    Al Do Dragao finisce 1-0 in pieno recupero con un gran destro a giro del brasiliano che rianima una partita bloccata, con pochi spunti e pochissime emozioni. Il possesso palla inglese non ha portato frutti

    Dal nostro corrispondente Davide Chinellato
    21 febbraio 2024 - LONDRA
    Una magia. Inattesa quanto devastante, quando la partita sembrava destinata a un inevitabile 0-0. Invece Galeno si è inventato al 94’ un destro a girare che regala al Porto l’1-0 sull’Arsenal nell’andata degli ottavi di Champions. I Gunners restano favoriti nel ritorno del 12 marzo all’Emirates, ma partono sotto. Anche perché la squadra spettacolo che in Premier ha vinto le ultime 5 partite segnando 21 gol è rimasta a Londra. La squadra che si è presentata a Porto ha controllato il gioco ma attaccato in modo così confuso che non ha prodotto nemmeno un tiro in porta. I Gunners affrontarono i portoghesi anche nella loro ultima volta oltre gli ottavi di Champions, nel 2010: persero 2-1 la gara d’andata e dominarono 5-0 quella di ritorno. La storia è l’unica consolazione di una serata negativa per la squadra di Arteta, una in cui la difesa attenta della squadra di Sergio Conceiçao ha avuto la meglio grazie a una magia.

    LE CHIAVI—
    Galeno aveva avuto l’occasione migliore della partita fino al gol decisivo, un palo al 21’ seguito da un rimpallo finito clamorosamente a lato. Si è rifatto con la magia che ha fatto la differenza, quella che illude la squadra di Conceiçao che fare l’impresa anche al ritorno sia possibile. Perché l’Arsenal al Do Dragao non ha funzionato. A cominciare dal doppio numero 10, variante tattica fondamentale nell’ultima esplosione di gol dell’Arsenal. Trossard e Havertz, che si scambiano spesso la posizione, non riescono mai ad accendersi, come le frecce sugli esterni Saka e Martinelli, che non trovano mai il modo di sfondare. Il modulo dell’Arsenal è così fluido che Odegaard si sdoppia tra l’appoggio a Rice in fase di impostazione e il pressing in attacco, con White che fa alternative il terzino destro e il mediano. Funziona tutto davvero poco e male, al contrario di quello che è successo nelle ultime 5 partite di Premier, coi gol a valanga. Forse aveva ragione Arteta nel sottolineare come la sua squadra non abbia esperienza in Champions e che sul palcoscenico europeo, quando suona quella musichetta che per molti giocatori rappresenta un sogno che si avvera, le cose cambiano in fretta. Col 40enne Pepe a guidare la difesa e Varela gigante davanti ai centrali (come Rice dall’altra parte), la squadra di Conceiçao non ha mai sbandato, col portiere Diogo Costa più impegnato a gestire la mischia davanti a lui sui calci d’angolo che a neutralizzare le occasioni avversarie. Fino al gol di Galeano che ha fato la differenza.

    LA PARTITA— L’unica vera fiammata di un primo tempo sonnolento, controllato dall’Arsenal senza produrre un tiro in porta, è un’incredibile doppia occasione per Galeno al 21’: il primo tiro è sul palo, il secondo l’esterno brasiliano lo manda clamorosamente fuori. La ripresa comincia senza gol e senza cambi e il copione resta lo stesso: i Gunners controllano il gioco ma non creano niente. Arteta prima della mezz’ora della ripresa prova a ridare ordine ai suoi inserendo Jorginho per lo spento Trossard, ma la situazione non cambia. Almeno fino al 94’, quando Galeno accende la lampadina e trova la magia che regala il trionfo al Porto.
     
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    Immobile, quanto pesa quel gol mangiato! Poi si scatena Kane e il Bayern fa fuori la Lazio: 3-0

    Il centravanti sciupa una occasione colossale sullo 0-0, poi la squadra di Tuchel dilaga: doppio Kane e Muller, biancocelesti eliminati, tedeschi ai quarti
    dal nostro inviato Nicola Berardino

    5 marzo 2024 - MONACO DI BAVERA (GERMANIA)
    Il sogno della Lazio non passa la notte di Monaco. Il Bayern confeziona un nitido 3-0 che ribalta in tutto e per tutto l’1-0 dell’Olimpico. Toccherà ai tedeschi accedere ai quarti di Champions. Micidiale l’uno-due centrato prima dell’intervallo, I gol di Kane e Muller sono lo spartiacque di una partita che i biancocelesti avevano cercato di tenere in equilibrio con orgoglio e tenacia. Poi, il tris firmato da Kane al 21’ della ripresa diventa il timbro sulla qualificazione. Ci aveva creduto la Lazio, sostenuta all’Allianz Arena da oltre 3.500 tifosi. La maggior qualità della formazione di Tuchel si è però imposta senza scampo per i biancocelesti.

    UNO-DUE TEDESCO—
    Sarri scioglie i dubbi della vigilia preferendo Vecino a Cataldi per il posto in regia e dando fiducia a Zaccagni non ancora nella condizione migliore mentre Isaksen parte dalla panchina. All’ultimo la decisione di puntare su Pellegrini come terzino sinistro visto che Hysaj non è al meglio. La Lazio cerca subito una combinazione in profondità con un lancio di Felipe Anderson per Luis Alberto. Ci prova Guendouzi: al lato. Mentre il Bayern è intenzionato a impadronirsi della manovra. Provedel para su Sané. Gara ad altissima intensità sin dall’avvio. Biancocelesti intraprendenti nelle ripartenze. Provedel ribatte con i pugni una parabola di Musiala. Botta di Kane a fil di palo, deviata in angolo. Sarri chiede di avanzare il baricentro. Gila e Marusic fanno scudo sui tentativi di Guerreiro e Musiala. Il Bayern tenta di alzare il ritmo, innescando rapide verticalizzazioni. Sarri urla per far guadagnare metri alla Lazio. Insidioso colpo di testa di Dier: fuori. Ghiottissima la chance per la Lazio al 37’: Immobile di testa a pochi passi dalla porta non trova la coordinazione giusta su lancio di Zaccagni. Al 39’ Kane infila Provedel con un colpo di testa su pallone imbeccato da Muller. Il vantaggio dei tedeschi riporta la qualificazione in piena parità. Il Bayern prova subito a raddoppiare: Musiala non inquadra la porta. La Lazio non vuol farsi prendere dallo smarrimento e si rilancia in avanti. Ma nelle ultime battute del secondo minuto di recupero il Bayern fa il bis con un altro colpo di testa, questa volta di Muller, che corregge in porta una botta di De Ligt. All’intervallo con il 2-0 per la formazione di Tuchel.

    KANE CHIUDE I CONTI— Lazio parte nella ripresa con tutta la determinazione per riacciuffare le sorti della gara. Tuttavia, il Bayern, rassicurato dal doppio vantaggio già acquisito, si muove con sicurezza. Proteste biancocelesti per un atterramento di Immobile in area da parte di De Ligt. La Lazio sguscia sugli esterni. Diagonale radente di Guerreiro. Al 15’ Sarri opera tre cambi. Cataldi, Isaksen e Castellanos rilevano Vecino, Zaccagni e Immobile. Per rinfrescare la manovra offensiva. Aumenta il possesso palla della Lazio. Il Bayern governa con lucidità. E al 21’ si porta sul 3-0. Kane si avventa sul pallone ribattuto da Provedel dopo un tiro di Sané. Il sinistro dell’inglese è una sentenza. Palo di Muller. Bayern ormai in cattedra. Riparte la Lazio. Staffilata di Luis Alberto toccata in angolo da Neuer. Pedro avvicenda Felipe Anderson. Poi Kamada rileva Luis Alberto. La partita però ha un destino già incanalato. Quattro minuti di recupero alla fine. Il Bayern articola le ultime giocate tra gli applausi dei tifosi. La Lazio esce dalla Champions dopo aver dato tutto se stessa.
     
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    Ci pensa sempre Mbappé: il Psg batte ancora la Real Sociedad e va ai quarti

    Il fuoriclasse francese, con un gol per tempo, spegne le velleità basche, bissando il risultato di Parigi. Nel finale l'inutile gol di Merino
    Corrispondente da Madrid Filippo Maria Ricci
    5 marzo 2024 - MILANO
    Kylian Mbappé inizia a prendere le misure alla Liga. In gol nel 2-0 di Parigi alla Real Sociedad, Kylian ha frustrato subito le vaghe idee di rimonta dei baschi segnando già al 15’ e raddoppiando all’11’ della ripresa. Il Psg ha vinto 2-1 e dopo due eliminazioni negli ottavi contro Real Madrid e Bayern Monaco ritorna nei quarti: la squadra di Luis Enrique è in crescita, e con Mbappé in queste condizioni, sempre che il rapporto tra stella in fuga e allenatore resti decente, può aspirare a qualsiasi cosa. Per la Real Sociedad, irriconoscibile rispetto al rivale affrontato dall’Inter in autunno, una sola vittoria nelle ultime 10 tra Champions, Liga e Copa del Rey e addirittura 8 partite senza successo in casa.

    LE SCELTE—
    Nella Real Sociedad Barrenetxea, appena recuperato, va in panchina, al suo posto Sheraldo Becker. Nel Psg Nuno Mendes, 52 minuti di calcio negli ultimi 10 mesi, titolare a sinistra in difesa: i due Lucas, Beraldo ed Hernandez, centrali al posto di Marquinhos e Danilo titolari a Parigi. Davanti Barcola a destra, Dembélé falso nueve e Mbappé a sinistra.

    SUBITO KYLIAN— Libero di muoversi e ispiratissimo. E subito decisivo: al quarto d’ora Traoré lascia solo Zubeldia e Mbappé lo martirizza: doppio dribbling rientrano da sinistra e col destro palla che gira per infilarsi vicino al palo lontano, rompendo la rete con la sua potenza.

    REMIRO SALVATORE— Remiro prima del gol aveva già fatto un miracolo col ginocchio su Barcola servito da uno spunto eccezionale di Mbappé e deve ripetersi dopo la rete, stavolta su assist di Barcola per Mbappé: girata letale e piede provvidenziale.

    ANCORA LUI— La partita si è spenta, trascinandosi senza emozioni fino alla pausa. A ravvivarla nella ripresa ancora Mbappé, che lanciato alle spalle della difesa basca dal coreano Kang-in Lee entrato nella pausa per Barcola, ha raddoppiato battendo con classe Remiro con un tiro secco al primo palo. Nel finale la rete di Mikel Merino dopo alcune belle parate di Donnarumma, baluardo di un Psg appagato e distratto. Per Mbappé 40 gol stagionali in 39 partite tra club e nazionale, il sesto in questa Champions con 46 reti in 69 apparizioni nella competizione. A Madrid sognano, ma prima possono ancora farlo anche a Parigi.
     
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    Alvarez trascina il City: 3-1 al Copenaghen, i campioni ai quarti per il settimo anno di fila

    Già 2-0 dopo 10' con i gol di Akaji e dell'argentino. I danesi accorciano con Elyounoussi, poi chiude Haaland. Nunes si fa male e domenica c'è Liverpool

    Dal nostro inviato Davide Chinellato
    6 marzo - 23:09 - MANCHESTER
    Missione compiuta. Il Manchester City è ai quarti di finale di Champions League per la settimana stagione di fila, schiacciando 3-1 il Copenaghen anche al ritorno per la sua ottava vittoria su 8 quest’anno nella coppa che detiene, sempre segnando tre gol. Non c’è stata praticamente partita, perché la squadra di Guardiola è il punto di riferimento per il calcio europeo e quella di Neestrup ha messo il naso per la seconda volta nella sua storia agli ottavi di Champions. Ci hanno provato, i danesi, ma al 9’ erano sotto già di due gol e, nonostante il sussulto d’orgoglio della rete di Elyounoussi al 29’, non sono mai veramente rientrati in partita. E il City ha veleggiato tranquillo verso la 7ª apparizione di fila ai quarti, spostando presto l’attenzione su quella che potrebbe essere una delle partite chiave della stagione: la sfida in casa del Liverpool di domenica in Premier.

    LE CHIAVI—
    Guardiola ha avuto il solito gol da Haaland, il numero 41 in 37 partite in carriera in Champions, ma la differenza l’ha fatta Julián Álvarez in meno di 10’. Prima col corner da cui Akaji al 5’ ha tirato fuori l’1-0, poi col tiro che ha bucato le mani a Grabara per il secondo gol al 9’. Álvarez ha fatto tutto quello che poteva nei panni del creativo alle spalle di Haaland, da perfetto vice De Bruyne come è stato per gran parte della stagione. La sua creatività è stata la luce di una squadra ispirata, entrata subito in cruise control, sorpresa dal sussulto d’orgoglio del Copenaghen ma sempre in controllo della partita. Bene Rodri, che Guardiola ha lasciato negli spogliatoi pensando a Liverpool, bene Oscar Bobb e Rico Lewis, giovanissimi che hanno avuto minuti importanti per continuare a crescere. L’unica brutta notizia è l’infortunio di Nunes, fuori prima della mezz’ora della ripresa per un problema alla mano sinistra. Il Copenaghen ha giocato una partita anonima, da vittima sacrificale in cui oltre al gol di Elyounoussi, un episodio, la figura migliore l’hanno fatta i tifosi danesi, sempre attivi con le loro sciarpe nonostante fosse chiaro che l’avventura in Champions del Copenaghen era finita.

    LA PARTITA— Il City aveva già un piede e mezzo ai quarti al fischio d’inizio: prima che scocchi il 10’, li mette tutti e due. Perché al 5’ Akanji inventa una botta al volo su angolo di Álvarez e gela il Copenaghen, e al 9’ l’argentino si mette in proprio raccogliendo un rimpallo dopo una clamorosa traversa di Rodri e bucando le mani a Grabara. I padroni di casa dominano, ma gli ospiti tornano clamorosamente in partita al 29’, con Elyounoussi che chiude con un diagonale imparabile una splendida ripartenza dalla propria trequarti. Il sogno si interrompe nell’ultimo dei 3’ di recupero del primo tempo, quando Rodri pesca Haaland in area con uno splendido lancio lungo e il norvegese fa quello che gli riesce meglio: gol. Guardiola riparte avanti di 3-1 e senza Rodri, rimpiazzato da Gómez. Il City continua a dominare, il Copenaghen a non avere idea di come impedirglielo, ma il risultato non cambia più.
     
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    Real, che spavento: il Bernabeu fischia, il Lipsia fa paura ma alla fine è 1-1. Ancelotti avanti

    Dopo lo 0-1 dell'andata, il pubblico non gradisce e fischia i Blancos, passati in vantaggio nella ripresa con Vinicius e raggiunti dopo 4' da Orban. Ospiti più volte pericolosi e traversa di Dani Olmo al 92'

    Corrispondente da Madrid Filippo Maria Ricci
    6 marzo 2024 (modifica alle 23:11) - MILANO
    Se la giornata di Ancelotti è iniziata male con la notifica della richiesta di una pesante condanna per frode fiscale, ha rischiato di finire peggio: al Bernabeu il Madrid ha fatto 1-1 col Lipsia passando agli ottavi per il rotto della cuffia grazie alla vittoria per 1-0 in Germania. Per il Real tanti fischi e ancor più sofferenza, in un secondo tempo dominato dai tedeschi, imprecisi ed eliminati, coi supplementari evitati perché un bel pallonetto di Dani Olmo al 92’ ha chiuso la sua traiettoria sulla parte superiore della traversa.

    LE SCELTE— Carlo ha fatto un solo cambio, ma significativo: Nacho per Rodrygo. Lo spagnolo accanto a Rudiger in mezzo alla difesa, con avanzamento in un centrocampo sovrappopolato: Tchouameni-Kroos-Camavinga dietro a Valverde-Bellingham-Vinicius. Rose senza lo squalificato Simakan che all’andata aveva fatto bene contro Vinicius ha scelto di spostare Henrichs.

    TANTI FISCHI— Una formazione assai strana quella disegnata da Carlo, e i primi a non capirci granché sono i suoi uomini. Che paiono perduti, senza riferimenti né idee. E non vengono svegliati nemmeno dai fischi che per 4 volte nel solo primo tempo piovono loro in testa dalle tribune del Bernabeu. Il Madrid nel primo tempo ha una sola palla gol, spedita fuori da Vinicius che colpisce il cross di Tchouameni con la spalla. Il Lipsia di occasioni ne crea tre, tutte sprecate da Openda, attivo ma impreciso.

    IL CAMBIO— Il Bernabeu accompagna il Madrid nello spogliatoio con l’ultima bordata di fischi, e Ancelotti si attiva. Fuori Camavinga dentro Rodrygo, con passaggio a un 4-4-2 molto asimmetrico, con Tchouameni e Kroos dietro a Valverde e Bellingham, con i brasiliani in attacco. Il problema per Carlo è che Vinicius s’innervosisce per nulla, e rischia l’espulsione per un’aggressione assurda a Orban. Incredibile che un ragazzo con tanto talento perda la testa tanto facilmente e senza alcuna ragione. Massa decide che un giallo è sufficiente, il tecnico tedesco Rose si è infuriato, come all’andata per il gol annullato a Sesko.

    BREVE RESPIRO— Al 63’ il primo tiro in porta (e secondo in generale) del Madrid: conclusione di Rodrygo ribattuta da Gulacsi in angolo. E al 65’ il gol: palla recuperata da Kroos nella trequarti blanca, grande conduzione di Bellingham chiusa con un taglio meraviglioso per il movimento perfetto di Vinicius, che ha battuto Gulacsi con classe per la 15a rete stagionale. Il problema per il Madrid è che il vantaggio dura 3 minuti: cross di Raium da sinistra e colpo di testa plastico di Orban con Nacho superato, come tante volte in questa stagione. E da li è iniziato l’assedio dei tedeschi, col Bernabeu a trattenere il respiro e il Madrid chiuso nella propria area aspettando il fischio finale, arrivato poco dopo la traversa di Olmo. I tedeschi hanno circondato Massa per protestare, gli spagnoli hanno respirato profondamente. Nei quarti al Madrid servirà qualcosa di meglio.
     
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    il city dà la sensazione di essere superiore a tutte. Poi metto dietro Inter e PSG, anche se il Real in champions fa sempre paura
     
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    Napoli, sfuma il sogno: il Barça cala il tris e vola ai quarti di Champions

    Catalani avanti con i gol di Fermin, Cancelo, ai quali risponde Rrahmani. Nella ripresa Anguissa e Lindstrom sfiorano il 2-2 prima della zampata decisiva di Lewandowski

    Dal nostro inviato Filippo Maria Ricci
    12 marzo 2024 (modifica alle 23:46) - MILANO
    Il Barcellona non arrivava ai quarti di Champions dal 2020, quando in piena pandemia aveva eliminato il Napoli di Gattuso negli ottavi. Ieri il bis, col 3-1 finale che dopo l’1-1 del Maradona manda a casa un Napoli prima frastornato e poi generoso, e infine sottomesso. La prima sconfitta di Calzona alla sesta partita accompagna il Napoli fuori da questa Champions e a ruota anche dal primo Mondiale per Club in formato gigante, del 2025. Danno economico e psicologico di una squadra che con 3 allenatori è arrivata a 13 sconfitte, più del doppio della scorsa miracolosa stagione con Spalletti. Il presente della squadra campione d’Italia è depresso, il futuro incerto.

    LE SCELTE
    Nel Napoli, in blanco totale, confermato Mario Rui, assistmen di Kvara col Torino, e due cambi: Traoré per Zielinski escluso in Europa e Rrahmani per Ostigard. Nel Barcellona il 17enne Cubarsì debutta in Champions lasciando fuori Inigo Martinez, Fermin per Joao Felix nella buca del suggeritore con Raphinha a sinistra e Lamine Yamal a destra nel 4-2-3-1 con Lewandowski in attacco. Il Barcellona è la prima squadra nella storia della nuova Champions che entra in campo con due minorenni in una partita ad eliminazione diretta. Come a Napoli il Barcellona è partito molto meglio del Napoli, e se al Maradona non ha trovato il gol, a Montjuic segna due volte in 121 secondi tra il 15’ e il 17’. Prima in rete Fermin, servito da Raphinha, e poi Cancelo, preciso col destro col pallone arrivatogli dal palo, che aveva respinto il tiro di Raphinha servito dal magnifico Lamine Yamal, che dopo un sombrero su Lobotka ha lanciato il brasiliano con una palla chirurgica. Incredibile, il ragazzino.

    CAMBIA TUTTO— Il Barça domina, il Napoli annaspa, Osimhen è controllato benissimo da Cubarsì ed è sempre in fuorigioco (4 volte nei primi 20’), ma poi improvvisamente il vento cambia. Su una rimessa laterale a destra il Napoli costruisce un gol simile al primo segnato a Reggio Emilia col Sassuolo. Per Rrahmani il primo gol in Champions arriva su un’azione sulla corsia di destra con Di Lorenzo e Politano (col Sassuolo era stato Anguissa). La rete è arrivata al 30’ e 4 minuti dopo Ter Stegen con un volo eccezionale e un gran intervento con la mano sinistra ha negato il pari a Di Lorenzo, pescato in area da Mario Rui. Il Barcellona vede i fantasmi che gli sono apparsi con grande regolarità per tutta la stagione. Improvvisamente fragile e impaurito e in ansiosa attesa della pausa, col Napoli di nuovo in partita, e peccato per il pessimo controllo di Traoré pescato solo in area da Kvaraktskhelia.

    RIPRESA— La ripresa è iniziata con lo stesso copione della fine della prima parte, col Napoli superiore e il Barça intirizzito a sperare che passi il tempo. Osimhen ha chiesto un rigore per un pestone di Cubarsí ma l’arbitro Makkelie non è stato chiamato alla revisione video. Il Barcellona si è rivisto con un tiro di Raphinha parato da Meret, che dopo un tiro di Anguissa murato da Cubarsí si è ripetuto su Raphinha e Lewandowski, con gol annullato a Lamine Yamal per fuorigioco evidente. Il Barça ha respirato, Meret ha fermato i tiri di Gundogan e Raphinha, Lamine Yamal ha calciato fuori una palla assai invitante, con i cambi di Calzona, Olivera e Lindstrom per Mario Rui e Politano, non hanno portato i frutti sperati. Poi è entrato Raspadori per Traoré. E all’80’ è arrivata la grande occasione per il Napoli quando Olivera ha pescato Lindstrom solo in area, ma il colpo di testa del danese ha sfiorato il palo. Occasione enorme, e punizione crudele: perché 3 minuti dopo Lewandowski ha offerto al Barcellona la qualificazione, con un tocco semplice su assist di Sergi Roberto, che ha combinato perfettamente con Gundogan. Le speranze di remuntada partenopee sbattono sulla traversa colpita da Olivera, il Napoli scende dalla montagna di Montjuic col morale a terra, il Barça torna al tavolo principale della Champions.
     
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    Inter, stavolta Madrid è amara: rigori da incubo, ai quarti di Champions va l'Atletico

    Finisce 5-3 dopo i tiri dagli undici metri. Nei 90' regolamentari in gol Dimarco, Griezmann e Depay, poi emozioni a raffica nei 30' supplementari. Alla fine a sorridere è Simeone: di Sanchez, Klaassen e Lautaro gli errori dal dischetto
    dal nostro inviato Filippo Conticello
    13 marzo 2024 - MADRID (SPAGNA)
    Inter, stavolta Madrid non fa rima con festa: beffa atroce, ai rigori (5-3 il punteggio finale) passa l'Atletico Madrid dopo il 2-1 dei 120'. La battaglia di Champions è del Cholo e al Metropolitano di Madrid è l'Atletico a entrare tra le Magnifiche Otto d'Europa, ai quarti di finale della coppa più importante. L'Inter di Simone Inzaghi, che ha tremato per buoni tratti della partita ma alla fine stava tenendo a galla la qualificazione, si è arresa dagli undici metri. Dopo i gol nei regolamentari di Dimarco (33'), Griezmann (35') e Depay (87') per il 2-1 del 90' (a San Siro era finita 1-0 per i nerazzurri), nei supplementari non arrivano altre reti e la sfida si decide ai rigori. Inizia Calha e non tradisce, Depay non s'inceppa neanche dal dischetto, Sanchez e Saul si fanno ipnotizzare dai portieri, Oblak concede il bis su Klaassen, Riquelme centra l'angolino, Acerbi e Correa fanno gol, capitan Lautaro la sparacchia alle stelle e con il pallone anche i sogni dell'Inter, eliminata.

    SUPPLEMENTARI DA BATTICUORE—
    I 30 minuti extra erano stati un concentrato di emozioni. Lo scatenato Depay - salvatore del Cholo nel finale dei tempi regolamentari - bloccato da Sommer in avvio di primo supplementare, poi un'occasione di testa per Lautaro che poteva essere sfruttata meglio. Fioccano i cartellini, con i gialli a Calhanoglu e Acerbi, sale la tensione. Nel secondo supplementare un rinvio sbilenco di Sommer rischia di regalare una clamorosa chance al solito Depay, il portiere vince il fortunoso rimpallo e la paura passa. Viene ammonito anche Bisseck, l'Atletico aumenta la pressione e cerca il colpo del ko, ma non arriva: decidono i rigori e il finale per l'Inter sarà amarissimo.

    ATLETICO-INTER, L'AVVIO— La notte fin qui più importante della stagione nerazzurra si era aperta con le scelte di Inzaghi di riconnettere la ThuLa, per la prima volta dall’inizio dopo la partita dell’andata a San Siro, e pescare dal mazzo due carte olandesi: De Vrij perno centrale dietro e Dumfries freccia di destra nei cinque di centrocampo. In panchina finiscono Acerbi e, soprattutto, il tuttofare Darmian, utili per tamponare eventuali falle a partita in corso. Simeone, invece, lancia il suo Atletico da combattimento partendo dal ritorno dopo cinque partite del talismano Griezmann, libero di inventare ma alla sinistra di Morata, con Llorente spostato dall’altro lato in un innovativo 3-4-3 di spinta: l’intento dichiarato è raddoppiare le fasce perché, partendo dal centrocampo, Molina e soprattutto Samuel Lino si sovrappongono costantemente alle ali d’attacco e creano superiorità e affanni. In generale, l’inizio dell’Atletico è con il sangue agli occhi, come tutti si immaginavano e secondo manuale Cholista: pressing a tutto campo, duelli duri, anticipo sistematico anche a costo di scoprirsi. In un primo quarto d’ora a mille all’ora il più pericoloso, manco a dirlo, è Lino, spina brasiliana nel costato di un distratto Pavard: punta, sterza, ancheggia e, quando supera anche De Vrij in velocità, affonda il mancino costringendo già al 5’ Sommer alla prima super parata. È un brivido lungo la schiena che porta l’Inter a destarsi, anche perché l’atteggiamento degli spagnoli è talmente spregiudicato da diventare invitante: quando i nerazzurri superano il primo pressing, avrebbero praterie per correre verso Oblak. Una volta, su genialata di Chala, Dumfries ha campo per arrivare fino alla conclusione e costringere il portiere sloveno a due interventi.

    INTER, GOL E CADUTA— L’Inter usa soprattutto la fascia dell’olandese, trema ancora per un colpo di testa di Morata salvato sulla linea di Sommer ma, appena riesce a costruire un’azione acconcia anche a sinistra, va al gol e dimostra tutta la propria superiorità tecnica: c’è Barella, liberato in una posizione lontana dalla solita da Bastoni, che serve poi Dimarco, goleador addirittura di destro. Tutto contrario alla logica, ma tutto di altissima fattura, dall’inserimento al rifornimento fino alla conclusione. Sbaglia, però, chi immagina uno svolgimento tranquillo dopo lo 0-1 nerazzurro: i diavoli dell’Atletico, nella disperazione, ritrovano la forza dei primi minuti e sferzano l’Inter fino a trovare il pareggio. L’1-1, però, arriva in un modo davvero rocambolesco: Pavard, completamente spaesato, svirgola e fa un assist fantozziano che consente a Griezmann la più facile delle reti. Il difensore ex Bayern nel primo tempo è il peggiore dei suoi, anche se dopo il fattaccio, salva di nuovo sul biondo connazionale. Il problema è che è completamente cambiato il vento, c’è tutt’altra energia nel Metropolitano diventato un’arena da corrida.

    ATLETICO-INTER, SECONDO TEMPO— Nel secondo tempo senza cambi l’Atletico sornione non carica subito a testa bassa, sapendo di avere 45’ per far salire la pressione ambientale. Anche perché poi basta un nonnulla per creare un pericolo, come quando Llorente fa un sombrero a Dimarco e pesca dietro il solito eccezionale Griezmann: terzo difficile intervento della serata di Sommer. Un altro nerazzurro gravemente insufficiente è Mkhitaryan, anche lui abituato a navigare ogni mare con la pipa in bocca e invece stranamente impreciso: due contropiedi potenzialmente letali vengono sciupati dalle scelte sbagliate dell’armeno. Fino al 65’ l’Inter riesce a tenere la linea sufficientemente alta, ma poi man mano che passano i minuti l’Atletico è costretto a intervenire per dare una scossa: il Cholo toglie De Paul e Lino (nella ripresa molto meno frizzante) e mette Correa e il canterano Riquelme per dare nuovo nerbo, mentre Inzaghi replica inserendo Acerbi nel ruolo anomalo di braccetto sinistro al posto di Bastoni e Darmian a destra sulle terre che erano state fino a quel momento di Dumfries.

    L'ATLETICO CON DEPAY— Quando mancano 15’ al 90esimo l’occasione macroscopica, su un contropiede magicamente orchestrato da Lautaro, capita sul piede di Thuram che sparacchia alto: è un errore grave quanto la svirgolata di Pavard e finisce per tenere in vita l’Atletico nei minuti più caldi. Preparando l’arrembaggio finale, il Cholo cambia pure il centravanti: fuori Morata e dentro Depay e sarà la mossa della sua salvezza. Dopo che Barella, sfinito dalla fatica, ha l’ennesima occasione sprecata in contropiede (tiro in bocca a Oblak). Proprio l’olandese ha una possibilità enorme quasi nell’area piccola, ma stavolta è Darmian a fare un miracolo in spaccata. Nell’agone anche Frattesi al posto di Barella e Bisseck al posto di Dimarco con slittamento di Darmian sulla fascia sinistra e avanzamento da laterale puro di Pavard: è una mossa difensiva per provare a resistere mentre si va avanti di mischia in mischia. Così su un pallone sporco Depay stampa la palla sul palo all’85esimo e, dopo due minuti, trova la rete del 2-1: sulla rasoiata di destro è in ritardo De Vrij e Sommer non può compiere l’ennesimo prodigio di giornata. La frittata sarebbe completa se all’ultimo minuto dei tempi regolamentari Riquelme non sprecasse il gol qualificazione dopo l’ennesima illuminazione di Griezmann. Simeone si butta a terra, ma ha raddrizzato tutto sapendo aspettare il momento giusto, mentre l’Inter va ai supplementari con la lingua alla bocca. E lì è cominciata un'altra partita, con i nerazzurri sempre più spremuti fino all'epilogo triste e al rigore calciato alle stelle dal capitano Lautaro.

    I QUARTI DI CHAMPIONS— A questo punto in corsa restano in otto: Arsenal e Manchester City (Inghilterra), Bayern Monaco e Borussia Dortmund (Germania), Psg (Francia), Atletico Madrid, Barcellona e Real Madrid (Spagna). Il sorteggio di Champions, che stabilirà anche gli accoppiamenti delle semifinali, si terrà a mezzogiorno di venerdì 15 marzo a Nyon, in Svizzera. I quarti sono in programma il 9-10 aprile (andata) e 16-17 aprile (ritorno).
     
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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    Real-City, che spettacolo! Tra Ancelotti e Guardiola è 3-3: si decide tutto a Manchester

    Gara spettacolare e ritmi altissimi: brillano le stelle di Vinicius, Rodrygo, Foden e Bernardo Silva. Mercoledì il ritorno

    Andrea Ramazzotti
    Giornalista
    9 aprile 2024 - MILANO
    Dopo novanta minuti di spettacolo, emozioni e gol (tre per parte), il Real Madrid e il City si giocheranno mercoledì a Manchester l'accesso alla semifinale di Champions. L'andata al Bernabeu tra gli spagnoli e gli inglesi detentori del trofeo è stata un inno al bel calcio, con reti strappa applausi, ritmi intensi e pochissime pause. Il pareggio è il risultato più giusto perché nessuna della due formazioni avrebbe meritato di perdere. Ancelotti, alla duecentesima gara in Champions, può rammaricarsi per l'erroraccio iniziale di Lunin, ma i suoi hanno saputo recuperare due volte lo svantaggio e ci hanno creduto fino alla fine. Per questo in casa di Guardiola andranno a giocare con coraggio e con la convinzione che il finale potrà essere diverso rispetto a quello della scorsa stagione, quando in semifinale furono travolti.

    LUNIN, CHE ERRORE —
    In un Bernabeu con il tetto chiuso grazie all'ok dell'Uefa, Ancelotti sceglie Tchouameni centrale a fianco di Rudiger perché Alaba è ancora out e punta sul 4-2-3-1 con Vinicius prima punta e il terzetto Valverde, Bellingham e Rodrygo alle sue spalle. Guardiola parte con Ortega, ancora preferito a un Ederson non al top, schiera dietro quattro centrali "puri" (tra i quali il recuperato Gvardiol) e soprattutto lascia in panchina l'acciaccato De Bruyne per schierare in mezzo Kovacic. Neppure il tempo di iniziare e il Real va subito sotto: Tchouameni si prende il giallo che gli farà saltare il ritorno stendendo al limite Grealish. Sulla conseguente punizione Lunin mette un solo uomo in barriera e legge malissimo la traiettoria di Bernardo Silva che firma l'1-0. Il popolo blancos è ammutolito e rischia di essere gelato da Haaland che conclude trovando stavolta sulla sua strada la mano del portiere ucraino.

    REAZIONE REAL— Il 4-1-4-1 di stampo offensivo di Pep sembra poter mettere in crisi il Real con il pressing e invece finisce per lasciare troppi spazzi alle merengues che arretrano il baricentro, si difendono con 4-4-2 e ripartono. Il pareggio arriva un po' casualmente, con un tiro da fuori di Camavinga che viene nettamente deviato da Ruben Dias, mentre il 2-1 di Rodrygo, neppure 120 secondi più tardi, è frutto di una micidiale ripartenza innescata da Vinicius e conclusa dal connazionale. Quattordici minuti di puro spettacolo ed emozioni. I ritmi inevitabilmente calano, ma la sfida rimane gradevole perché Grealish ci prova, ma soprattutto perché i padroni di casa due volte con Rodrygo e una con Vinicius vanno vicini al 3-1. Guardiola sposta Foden largo a destra per accentrare Bernardo, Ancelotti risponde ruotando le posizioni dei suoi attaccanti. Male Haaland che dopo l'occasione iniziale viene sempre anticipato da Rudiger. All'intervallo gli inglesi hanno più possesso (62%), ma sono gli spagnoli ad aver concluso maggiormente (7 tiri a 4)

    RIBALTONE CITY— La ripresa si apre con un destro di Grealish alto, ma il Real risponde con un diagonale di poco sul fondo di Bellingham e con Vinicius che, servito da Rodrygo, non inquadra lo specchio. Guardiola prova a riprendere il ritmo della sfida e in fase di possesso avanza quasi stabilmente Stones al fianco di Rodri. Il possesso del City diventa più marcato, Bernardo impegna Lunin e gli uomini di Ancelotti ripartono con minor frequenza. Sulle fasce Carvajal e Mendy tengono, ma lo spazio per il pari lo trova Foden con uno splendido tiro dal limite. Il Real sembra non averne più, il pallone è sempre tra i piedi degli inglesi che accelerano sulle corsie laterali per poi accentrare il gioco. E cinque minuti dopo la prodezza di Foden (con il sinistro) arriva quella con il destro (il piede "debole") di Gvardiol. Il City è di nuovo avanti (3-2). Il Real ci prova con le forze fresche di Brahim Diaz e Modric, ma è ancora Vinicius ad armare il destro al volo di Valverde: il primo e unico tiro nello specchio della ripresa dei blancos vale il 3-3. Giusto così perché né Carletto né Pep meritavano di perdere.
     
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    Kane, ritorno a Londra con gol ma non basta al Bayern: con l'Arsenal è 2-2

    I bavaresi nel momento più difficile della stagione offrono una prova solida e convincente, ma i Gunners superano l'esame di maturità. Tutto rimandato a Monaco

    Elmar Bergonzini
    9 aprile 2024 - LONDRA
    Il paradosso del calcio. Perché Thomas Tuchel è stato criticato per mesi, perfino messo sulla graticola, ma alla fine il suo Bayern Monaco strappa un preziosissimo 2-2 in casa dell'Arsenal nell'andata dei quarti di finale di Champions League proprio per merito delle sue scelte. Una su tutti: Gnabry titolare. L'ex della partita ha giocato dall'inizio al posto di Müller, segnando il gol del momentaneo 1-1, interrompendo una fase della partita nella quale i Gunners sembravano dominare. Di più: con il suo acuto la partita è proprio cambiata. Gli inglesi si erano portati in vantaggio con il gol di Saka al 12', poi, dopo il pareggio di Gnabry (al 18'), ecco la rete di Kane per il 2-1 (al 32'). È Trossard, al 76', a realizzare il definitivo 2-2.

    LA GARA—
    Tuchel manda in campo i suoi con il 4-2-3-1 con gli ex Tottenham Dier e Kane, fischiati a ogni tocco di palla, Arteta ha invece risposto con il 4-3-3 con Havertz schierato come finto 9. La prima occasione è degli inglesi, con Saka che approfitta di una incomprensione fra Davies e De Ligt, consentendo così a Martinelli di calciare da 20 metri: la palla però è uscita di poco. L'Arsenal gioca a ritmi altissimi e si porta avanti al 12', con Saka che, lanciato da White, batte Neuer piazzando la palla sul palo più lontano. Al 16' già l'occasione del 2-0, con White che solo contro Neuer non è abbastanza freddo per battere il portiere avversario. I Gunners sembrano troppo veloci per il Bayern, ma si sbilanciano troppo: al 18' Sané intercetta un passaggio, innesca Gotetzka che a sua volta accende Gnabry che fa ciò che a White, pochi minuti prima, non era riuscito: gol. I padroni di casa schiacciano i tedeschi, sono più freschi atleticamente, ma continuano a sbilanciarsi, concedendo così un altro contropiede al Bayern che al 30' si guadagna un rigore con Sané, steso in area da Saliba. È Kane a realizzare il 2-1. La difesa dei bavaresi regge, con Davies che però va sistematicamente in difficoltà con Saka.

    LA RIPRESA— Nel secondo tempo il canovaccio della partita cambia completamente. Il Bayern tiene molto più palla, con l'Arsenal che fatica a creare occasioni. I tedeschi sembrano reggere, ma perdono ingenuamente palla dopo un fallo laterale con Gabriel Jesus che riesce a servire Trossard, bravo a battere Neuer. Il ritmo cala, le occasioni diminuiscono. Le squadre, nel finale, sembrano accontentarsi del pareggio. Al 90' però il Bayern sfiora il 3-2: Musiala raggiunge il fondo e serve Coman a rimorchio. Il francese calcia a botta sicura, manda la palla fra le gambe di Raya, ma colpisce in pieno il palo. Finisce così, con Bayern e Arsenal che si contenderanno la qualificazione mercoledì prossimo a Monaco.
     
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    L'Atletico scappa, Haller tiene vive le chance di qualificazione del Dortmund

    La squadra di Simeone conquista il successo nella sfida d'andata dei quarti di Champions ma, dopo aver dominato per larghi tratti, rischia nel finale. I tedeschi sfiorano la rimonta con la traversa di Brandt all'ultimo secondo di recupero

    Francesco Calvi
    10 aprile 2024 - MILANO
    Se la difesa del Borussia Dortmund è quella vista al Metropolitano, l’Inter ha un motivo in più per mangiarsi le mani. Nel primo round dei quarti di finale di Champions League, i tedeschi arrivano a Madrid e regalano due gol all’Atletico, che negli ottavi aveva superato ai rigori proprio la squadra di Inzaghi. Il match d’andata finisce 2-1 per i Colchoneros: a segno l’ex Udinese De Paul e Samuel Lino, che però era diffidato e, ammonito, salterà il ritorno per squalifica. Il miglior Dortmund si vede solo dall’80’ in poi: Haller beffa Oblak e accorcia le distanze, poi il baby Bynoe-Gittens e Brandt osservano i loro tiri stamparsi sulla traversa.

    SUBITO DE PAUL—
    All’Atletico manca Depay, decisivo contro l’Inter, ma Simeone può contare su tutti i titolarissimi. Griezmann e Morata davanti, Molina e Lino sulle fasce. Le direttive del Cholo sono chiare da subito: si difende compatti e si pressa altissimi, perché i centrali del Dortmund faticano a impostare, soprattutto quando non hanno il tempo di ragionare. La lettura è impeccabile, perché al 3’ Sabitzer perde palla e i tedeschi rischiano grosso su un contropiede di Morata. Un minuto dopo arriva l’1-0 di De Paul: il portiere Kobel gioca corto il pallone per Maatsen, che non riesce a controllare e serve un vero e proprio assist all’argentino. Passano tre minuti e Witsel sfiora l’eurogol di tacco, ma in generale fino al 20’ in campo si vede solo la squadra di casa. Alla mezzora il Dortmund entra per la prima volta nell’area avversaria con Sancho, tenta il tiro con Nmecha, sembra tornare in partita ma… subisce il 2-0. Su una rimessa dell’Atleti al 32’, i centrali tedeschi si scontrano e regalano la palla a Griezmann, che scucchiaia per Lino e guarda il compagno segnare a tu per tu con il portiere.

    IL VERO DORTMUND— Dopo l’intervallo Terzic inserisce Brandt al posto di Nmecha e il Dortmund pare in grado di tornare in partita. I gialloneri reclamano un rigore per una trattenuta di Azpilicueta su Fullkrug, ma l’italiano Guida giustamente lascia correre. Rispetto alla prima frazione, gli ospiti registrano una crescita fisica e mentale: l’Atletico fatica a contenere le iniziative di Sancho e Maatsen (già pericoloso con un tiro dalla distanza al 43’), che spingono e fraseggiano sulla sinistra. Koke e soci, invece, si concentrano sulla gestione del doppio vantaggio, lasciando a esterni e attaccanti il compito di provare a pungere in contropiede. Al 74’ Kobel evita il tris con un miracolo: calcio di punizione di Griezmann sulla sinistra, pennellata per Lino che calcia a botta sicura e poi si dispera per la respinta dello svizzero. Il match si accende nell’ultimo quarto d’ora. Lino fallisce una chance di testa, Hummels va ancora in tilt e favorisce Correa, che però sbaglia davanti al portiere. All’81’ Haller chiude una bella azione trafiggendo Oblak, il Dortmund trova coraggio e si affida alle giocate di Bynoe-Gittens: il 19enne colpisce una traversa e fa ammattire Azpilicueta, ma l’Atletico tiene duro ed evita la rimonta. L’ultimo squillo arriva un attimo prima del triplice fischio, quando l’incornata di Brandt finisce ancora sulla traversa.
     
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    Colpo Barcellona con super Raphinha: il Psg va ko in casa

    Andata dei quarti di Champions: la sblocca il brasiliano poi Dembélé e Vitinha ribaltano tutto, ma un capolavoro di Raphinha riapre il match. Decide un colpo di testa di Christensen. La prossima settimana il ritorno in Catalogna

    Salvatore Malfitano
    10 aprile 2024- MILANO
    La notizia della serata prescinde il risultato. Delle cinque reti che si vedono nello spettacolare 2-3 con cui il Barcellona strappa il successo in controrimonta al Parco dei Principi sul Paris Saint-Germain, nessuna porta la firma di Mbappé o Lewandowski. La copertina se la dividono Raphinha, che prima di questa notte non aveva mai segnato in Champions League e ne fa due in una volta, e Christensen, che firma la vittoria regalandosi la gioia del gol. Anche in senso piuttosto letterale, considerando che è il suo 28esimo compleanno.

    La contrapposizione è evidente fin dalle battute iniziali, Mbappé da un lato e Lewandowski dall'altro guidano i rispettivi tridenti, completati da Dembélé e Asensio - il suo impiego un po' a sorpresa - per i francesi e da Raphinha e Yamal per i catalani. Negli schieramenti titolari, Luis Enrique propone Beraldo al centro della difesa avanti a Donnarumma mentre Xavi si affida all'esperienza di Sergio Roberto, Gundogan e il rientrante De Jong a metà campo. Gigio è subito decisivo, quando al 5' è costretto a uscire sulla propria trequarti per anticipare Raphinha dopo un clamoroso buco della propria retroguardia su un lancio di Ter Stegen. Il Psg sceglie di pressare molto alto e fa la partita nella fase di studio, ma il primo vero pericolo lo crea il Barcellona al 19': su un calcio d'angolo dalla sinistra svetta Lewandowski e anticipa Donnarumma che esce male, lo salva Nuno Mendes allontanando in scivolata il pallone sulla linea di porta; poco dopo il portiere si riscatta deviando in angolo la conclusione da fuori area di Raphinha. La risposta dei parigini si racchiude tutta nel tiro secco ma centrale di Dembélé, con Ter Stegen che respinge (28'). Al 37' la gara si sblocca: Lewandowski spezza un raddoppio a centrocampo e imbecca Yamal che prova a chiudere il triangolo; Donnarumma anticipa il polacco ma non allontana, Raphinha ringrazia e porta in vantaggio gli ospiti.

    LA RIPRESA— Luis Enrique cambia già all'intervallo, toglie uno spento Asensio per inserire Barcola, nella speranza di trovare nuovi spunti. Il pari arriva ancor prima di trovarci una correlazione, a due minuti dalla ripresa del gioco: Dembélé raccoglie una respinta di Araujo, si libera di De Jong in area e lascia partire una bordata di sinistro sotto la traversa. Allo scoccare del 51' la rimonta è servita, perché Fabian Ruiz ispira con tempi perfetti il taglio di Vitinha, che controlla e in diagonale fa secco Ter Stegen, battuto per la seconda volta in quattro minuti dopo un primo tempo tutto sommato sereno. Per poco il Paris Saint-Germain non cala anche il tris, il tedesco sventa il tentativo di Barcolà con l'aiuto della traversa (55'). Xavi manda dentro un altro calciatore recuperato per questa sfida, Pedri, per l'ultima mezz'ora. Il suo corrispondente sull'altra panchina replica togliendo Kang-in per Zaire-Emery. La mossa vincente però è quella dell'ex capitano blaugrana: Pedri infatti disegna una traiettoria splendida per lo scatto di Raphinha, che al volo trafigge Donnarumma; al 62' è 2-2. Sei minuti più tardi l'arbitro Taylor decide di graziare Vitinha dal secondo giallo per un intervento, totalmente disinteressato dalla palla, su Lewandowski durante una ripartenza avversaria. L'ammonizione, con conseguente esclusione, sarebbe normalissima da regolamento. Le conseguenze potrebbero essere gravi: il portoghese trova col contagiri Dembélé, che apre il piatto e colpisce il palo (75'). Il leitmotiv della contesa è l'impatto dei subentrati. Lo conferma Christensen, che non appena mette piede in campo salta più in alto di tutti su un corner e riporta avanti il Barça al 77'. L'assalto dei parigini si scontra sul muro degli ospiti come il destro di Mbappé - assente ingiustificato - che termina sul fondo dopo una deviazione. Al ritorno sarà il Psg a doversi inventare un ribaltone.
     
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