[SCHEDA] Manowar

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Naerior
     
    .

    User deleted


    image
    image
    Da sinistra: Scott Columbus, Eric Adams, Joey De Maio, Karl Logan

    Nome Gruppo: Manowar
    Data di Fondazione: 1980
    Componenti attuali:
    Joey De Maio - Basso
    Eric Adams - Voce
    Scott Columbus - Batteria
    Karl Logan - Chitarra
    Ex-componenti:
    Ross the Boss - Chitarra (1980 - 1988)
    David Shankle - Chitarra (1988 - 1993)
    Karl Kennedy - Batteria (1980)
    Donnie Hamzik - Batteria (1981 - 1982)
    Kenny Earl Edwards (Rhino) - Batteria (1992 - 1995)
    Genere: Epic Metal - Heavy Metal
    Influenze: Un po' tutta la scena heavy.
    Gruppi Influenzati: Un po' tutta la scena metal.
    Siti: www.manowar.com

    Biografia
    Nel 1980 Joey De Maio, tecnico del suono per il basso dei Black Sabbath nel tour di Heaven and Hell, conosce Ross the Boss, chitarrista nella band di supporto.
    I due diventano amici, e ci vuol niente perché alla fine del tour decidano di fondare una band. Chiamano Eric Adams alla voce, Karl Kennedy alla batteria, e i Manowar sono in piedi.
    I primi due anni sono di fatica, nessuno regala niente, e i Manowar si sbattono in sede live come qualunque altra band e arrivano a produrre un demo nel 1981. Buona la prima, il demo offre subito un contratto discografico che li porta, nel 1982, con Donnie Hamzik a sostituire Kennedy alla batteria, a pubblicare un disco che passerà tutto tranne che inosservato: Battle Hymns.
    E' questo in realtà un disco niente affatto maturo. Influenze nwobhm e ancor più hard rock lo governano quasi per la totalità dei pezzi. Il songwriting è molto approssimativo (ma la cautela non farà mai parte delle qualità della band), e in generale le canzoni sono rette dai fenomenali polmoni di Adams e dall'impatto che Ross è in grado di dare anche al più banale dei riff.
    Insomma, il disco si rivela comunque abbastanza divertente. Nulla di più.
    Questo per 5 tracce... Poi succede qualcosa di straordinario. Dark Avenger ne è l'annuncio. E' la portinaia dei cancelli della rivelazione. Questa canzone, che vede la partecipazione di Orson Welles nel recitativo centrale, è una svolta improvvisa e inaspettata del disco. Un velo di cupezza e di atrocità copre la musica che guadagna un incedere glorioso e inarrestabile. Sul finale torna un po' sui suoi passi, ma il sapore delle cavalcate hard rock è irrimediabilmente cambiato.
    Ci siamo. Ora bisogna ingoiare una pillola amara. Giunge il primo dell'imbarazzante serie di assoli di basso di Joey De Maio. Quest'uomo non è capace a suonare il basso. Ma purtroppo non lo sa. In realtà non sa neanche che sia un basso, crede sia una chitarra (e non ha neanche del tutto torto, dato l'assurdo basso che suona), ma vabeh. L'ascoltatore dei manowar impara presto a skippare (non il fan, però...).
    Soprattutto perché ora è il momento. Arriva Battle Hymn. La quasi title-track, da sola, è capace di inventare un genere. Non c'è niente di simile in tutto il disco, non c'è niente di siile in nessun disco di allora, niente di simile in tutti i dischi precedenti. Questa è l'intuizione definitiva, è un totale distillato di epic metal. E' un manifesto completo e riassuntivo. Ora bisogna soltanto rimboccarsi le maniche.

    E la band non perde certo tempo. Il secondo disco è del 1983, e dopo il manifesto arriva il testo sacro sul quale leggere le direttive dei maestri.
    Un nuovo avvicendamento alla batteria vede Scott Columbus sostituire Hamzik, e nasce così la formazione "perfetta" dei Manowar, quella che ogni fan sogna di rivedere, quella che ha fatto la leggenda.
    Into Glory Ride. Questo titolo ha un peso sul mondo del metal semplicemente enorme. Al di là dell'imbarazzante copertina e della tamarrissima (pure per i loro standard) opener, Warlord, il disco possiede quel tiro e quel sapore che saranno sempre metro di paragone e stilema chiave del genere. Inoltre apre le danze delle tematiche legate all'epic. I Manowar sono molto legati al fantasy, ma non pensiate, leggendo questa parola, alle fate e agli gnomi. Non pensiate nemmeno a Tolkien. Parliamo del fantasy grezzo, sporco, violento e crudele di Howard. Conan è l'eroe di De Maio e soci. Un guerriero sanguinario, valoroso, leale, pieno di spirito dell'onore e del sacrificio, e soprattutto invincibile.
    Spesso fanno capolino anche le mitologie nordiche, e addirittura, in questo disco, influenze bibliche.
    Tranne la già citata Warlord, le altre tracce sono tutte delle perle massicce e perfette, tutte tra le migliori della discografia.

    Quella che sarà la più compatta e inarrestabile compagine di die-hard fans mai vista forse nella musica tutta, sta a questo punto formandosi con grande rapidità. In particolare in Inghilterra, dove nel 1983 avrebbe dovuto avere luogo un tour del gruppo, annullato per problemi di salute del manager. Ecco dunque il motivo del titolo del terzo disco: Hail to England

    La band è all'apice assoluto della sua ispirazione. Questo disco e il successivo sono i migliori in assoluto della loro carriera.
    Hail to England, nella sua brevità, è un disco estremamente evocativo. Esempio perfetto è l'opener, Blood of My Enemies, che può vantare un refrain meno pachidermico di quelli del disco precedente, ma più epico e atmosferico, anche grazie ai cori maschili in sottofondo (coordinata stilistica ricorrente nei Manowar).
    Un disco, dunque, Hail to England in cui anche una fast song come Kill With Power, può avere passaggi eleganti come il magnifico bridge, un disco con una title-track maestosa e inarrestabile, in generale l'apoteosi del "gusto" dei Manowar, ancora non contaminato da ciò che verrà.

    E' letteralmente incredibile, ma meno tempo i Manowar si prendono per comporre un disco, più bello è il risultato.
    La gemma definitiva del gruppo è dello stesso anno di Hail to England. In dieci mesi viene forgiato Sign of the Hammer
    Forse è in questo disco che Adams sfodera la prestazione più incredibile della sua carriera (da notare lo strillo di 30 secondi di numero alla fine di Thor). Potenza, violenza, estensione agli estremi umani, e una precisione... Beh, sì, insomma... C'è anche un po' di precisione, qua e là! :hihi:
    L'unico cantante a cui mi sento di paragonare Eric è forse Dickinson. Nella loro infinita diversità, c'è qualcosa che li accomuna. La loro potenza e il loro fiato li rende definitivamente i quattro polmoni del metal.
    Le prime due tracce di questo disco sono spesso bistrattate, figlie minori di un disco mastodontico, ma pure nell'opener, dedicata alla loro nuova etichetta, dotata del primo vero e proprio testo autocelebrativo, rivendicando il merito dei Manowar nel non piegarsi mai in nessun caso a logiche di mercato, scorre tanto tanto sangue epico infiammato.
    Animals è invece la solita fast-song tamarra.
    Per il resto, Sign of the Hammer è la sintesi dei due dischi precedenti. C'è la violenza e lo spirito di Into Glory Ride, e c'è la classe di Hail to England. La cornice di questa fusione è un tiro ancora superiore, che li rende letteralmente una macchina da guerra.
    Un'efficace spia della superiore qualità di questo disco è che l'orribile-traccia-assolo-di-basso-di-De-Maio è di gran lunga la meno orribile della triste tradizione di questo tipo di tracce da parte della band.
    Poco da fare, questo è il punto più alto dei Manowar, oltre ad essere l'ultimo loro disco epic. Da qui in poi si tratta di tutt'altro.

    Dopo aver pubblicato 4 dischi in 3 anni, i Manowar ne aspettano altrettanti per tirare fuori il successivo. Pur ottenendo un successo ancora maggiore, Fighting the World è un vero tracollo dal punto di vista della qualità.
    E' un disco imbarazzante, all'interno del quale si possono salvare, andandoci su coi piedi, una canzone e mezza.
    Non è più epic metal, questo è heavy metal, nella sua versione più tamarra e ridicola immaginabile.
    Il punto più alto è Defender, che era già stata pubblicata su un EP anni prima, altra collaborazione di Orson Welles con la band. Il pezzo è composto da una base strumentale sotto ad un recitativo, finché nella seconda metà non si aggiunge la voce di Adams. Da tutti i punti di vista il risultato è riuscitissimo, epico, potente, trascinante, insomma un gran pezzo. Ma se tutto il resto è un'accozzaglia di melodie ridicole e zoppicanti tenute insieme con qualche abbozzo di riff sputacchiato, non c'è veramente nulla da fare. Un passo falso di questa portata è praticamente incomprensibile, dopo il disco precedente.
    Salvata a metà anche la conclusiva fast-song Black Wind, Fire And Steel.

    Kings of Metal, del 1988, dimostra le palle e la sincerità della band.
    Questo disco non cancella Fighting the World, non torna sui propri passi a suonare Epic Metal. Ma è un ottimo disco di heavy metal.
    Sì, tamarro anche questo, e il primo del vero e proprio nuovo corso dei Manowar.
    Da qua in poi le coordinate stilistiche sono suonare ad alto volume, spaccare tutto, auto-incensarsi fino a risultare grotteschi, porsi come alfieri del "true-metal", di una fede in uno stile di vita sincero e come padri della grande famiglia allargata comprendente tutti i loro fan.
    Da qui in poi i Manowar saranno la band che fa tanto ridere i detrattori e tanto emozionare i fanatici.
    Oggettivamente, tutto ciò, in Kings of Metal, funziona.
    La title-track sarà una delle canzoni-inno della band d'ora in avanti. Passerà alla storia il verso
    CITAZIONE
    other band play, Manowar kill

    tamarro auto-elogio di una band cui piano piano comincia a mancare il buon gusto.
    Il primo vero e proprio lento della carriera dei Manowar è Heart of Steel, e forse sarà anche il migliore. L'assolo di basso di De Maio è stavolta nientemeno che il volo del calabrone a 2000 all'ora, e vabbeh...
    Da sottolineare anche la canzone Pleasure Slave, un vero e proprio concentrato del maschilismo più becero e assoluto che si possa immaginare. In realtà, per quanto la band sia stata per questo a più riprese criticata, è piuttosto evidente l'ironia dietro la canzone. Questa è solo una delle tante dimostrazioni di quanto ottusi e senza cervello siano i detrattori "a prescindere" della band, così come lo sono i fanatici.
    Insomma, per tutto il disco si ascolta una band sempre più tamarra, grossolana e votata all'esagerazione nell'atteggiamento, ma che è ancora decisamente in grado di suonare. Kings of Metal è piacevole, potente, a tratti è ancora epico (pur non essendo più epic metal).
    Purtroppo per un po' sarà l'ultimo acuto nella discografia della band.

    Ormai è un assioma. I Manowar devono essere alle strette. Quando si prendono del tempo per comporre è un disastro. Si fanno aspettare 4 anni prima di pubblicare The Triumph of Steel, nel 1992. Nel frattempo a Joey è dato di volta il cervello.
    Questo è un disco semplicemente imperdonabile. Come opener si piazza una suite di 28 minuti sulle gesta di Achille, prolissa, sconclusionata, raffazzonata e le cui parti, tragicamente scollegate e incoerenti, sono tenute insieme con lo sputo. Più che un gesto coraggioso, sembra un capriccio isterico.
    Il resto del disco si snoda sui binari più tamarri e sterili mai visti nella carriera della band. Una sola canzone si eleva ai livelli della decenza: Spirit Horse of the Cherokee, più che altro grazie a delle percussioni violente e di grande impatto, che riescono a generare un po' di atmosfera, malgrado la melodia ingenua.
    Nient'altro merita di essere citato in questo disco, né, peraltro, di essere ascoltato.

    Ebbene sì. Purtroppo sì. Passano altri quattro lunghi anni.
    Le premesse sono dunque le peggiori, per Louder than Hell. Al contrario, questo disco si rivela essere un vero e proprio baluardo dell'heavy metal in crisi nera contro lo strapotere grunge degli anni 90.
    Guardandolo più realisticamente e senza la disperazione dell'epoca, è un disco che comincia benissimo ma non mantiene le proprie promesse.
    Le prime cinque canzoni sono quattro colate di heavy rovente e un lento di buon livello (Courage) per quanto non all'altezza della vecchia Heart of Steel.
    Da qui in poi inizia un lento ma inesorabile calo di qualità che attraverso canzoni decenti, canzoni mediocri e canzoni pessime porterà ad una conclusione infelice come The Power.
    Insomma un disco piuttosto schizofrenico, che mette un po' di tristezza per le potenzialità sprecate e per quei bei pezzi iniziali a contatto con tali ciofeche.

    Gli anni di attesa seguenti a Louder Than Hell diventano sei, tra dvd live, merchandise, e stronzate varie. Nel frattempo cadono le torri, e l'"americanismo" diventa un fenomeno ovunque imperante.
    I Manowar, ovviamente, ne vengono totalmente investiti e riempiti. Warriors of the World è dunque un disco che trasuda patriottismo, orgoglio e nazionalismo a fiumi.
    Esempi perfetti ne sono Fight for Freedom e An American Trilogy. La seconda, in particolare, è una delle due tracce tra le più particolari e meno riuscite dell'intera discografia dei Manowar. Se questa è, sulla scia di Elvis, un collage di tre pezzi tradizionali americani abbastanza ben riarrangiati (ma in fin dei conti il risultato è potentemente ridicolo), l'altra, Nessun Dorma, è un imbarazzante riproposizione del pezzo lirico, con un Adams efficace ma incredibilmente fuori luogo. March, improbabile traccia orchestrale, è meglio non considerarla neanche, per manifesta inferiorità.
    Fight for Freedom, al contrario, è parte di un dittico iniziale quantomeno discreto, potente e trascinante.
    Nel resto del disco, può essere appena appena promossa con debito in originalità Swords in the Wind, basata su uno schema (lento in crescendo strumentale ed emotivo) che da parte dei Manowar è ormai visto e stravisto.
    La stessa Warriors of the World United, che in qualità di quasi-title-track ha assunto il ruolo di singolone apri-pista, si rivela decisamente poco interessante, oltre che uno dei punti più tamarri toccati in assoluto dalla band. Forse proprio per questo ha avuto molto successo.
    Penso di aver già speso fin troppe parole. Si tratta di un disco piuttosto mediocre, anche se dai Manowar ci è stato propinato ben di peggio.

    Il prossimo passo è del 2007, dunque altri 5 anni passano zeppi di uscite secondarie, raccolte, best of e chi più ne ha più ne metta.
    Gods of War si candida come disco in assoluto più controverso dei Manowar. Le tendenze di Warriors of the World riguardo alle orchestrazioni, in questo disco esplodono completamente. Almeno metà del disco è occupata da quelli che molti definiscono "riempitivi" (la band sicuramente non li intendeva come tali).
    Di fatto, le orchestrazioni dei Manowar non sono grandi orchestrazioni. Questa non è altro che una conferma, peraltro di un concetto piuttosto ovvio. Sono una band heavy metal, e questo è quello che dovrebbero suonare. Ma non basta, perché il disco ospita anche una folta schiera di recitativi, senz'altro maggiormente in stile Manowar, ma comunque più di quanti non ne abbiano mai fatti sentire.
    Ma come mai quest'invasione di tracce atipiche? Perché, udite udite, Gods of War è il primo concept album della discografia, dedicato alla mitologia nordica. Niente di eccezionale come concept, nessuna storia narrata, solo un filo tematico comune.
    Quelle elencate finora sembrerebbero essere le premesse per un vero e proprio disastro in piena regola. Una di quelle ciofeche da brillare e splendere nella millenaria storia delle ciofeche ciofecose.
    Invece, controcorrente, il mio parere è ben diverso.
    D'accordo, la maggior parte delle orchestrazioni non va affatto, ma i recitativi (a parte The Blood of Odin, una palla assurda) contribuiscono a creare un'atmosfera cupa e crudele che funziona, a tratti, abbastanza bene.
    La bistrattata Army of the Dead, traccia corale a cappella, a me mette i brividi.
    E quando si mettono a suonare heavy metal (d'accordo, non tanto spesso), suonano come non suonavano da parecchi dischi. King of Kings, Sleipnir e Sons of Odin basterebbero da sole a far gridare alla resurrezione della band. Loki (god of fire) e Blood Brothers non sono fenomenali ma almeno discrete sì.
    In generale, sparsa un po' per tutto il disco, è presente una dose di qualità che mancava da tanto tanto tempo in casa Manowar. L'unico vero problema, forse, è la frammentazione, ma credo che sia abbastanza perdonabile.
    Per quanto mi riguarda, il miglior disco dai tempi di Kings of Metal.

    Curiosità:
    - Come detto a più riprese nella biografia, i Manowar si sono resi baluardi contro la musica commerciale, e soprattutto contro la musica diventata commerciale. Questo è sempre stato ritenuto dal gruppo un grave crimine, in quanto tradimento dei fan. Vittime della battaglia manowariana sono stati, a turno, il Power Metal, il Grunge, e in ultimo, il Nu Metal.
    Questo ha portato la band a crearsi, volontariamente, molte antipatie. A questo ha contribuito un'immagine militarista e tamarra che ha fatto gridare molti al nazismo, anche per via di versi un po' ambigui come
    CITAZIONE
    Back to the Glory of Germany

    , da Blood of the Kings, dalla band inteso come un omaggio ai fan tedeschi, da sempre tra i più numerosi.
    L'attitudine del gruppo, esagerata a tutti i costi e priva di compromessi, e il loro grottesco senso della teatralità (da ricordare i costumi di pelo dei primi tempi e quelli di pelle nera degli ultimi), li hanno resi anche oggetto di molti lazzi e ingiurie varie, da parte dei detrattori.
    - Dire che l'atteggiamento dei Manowar è ironico sarebbe, di fatto, falso. Ma non si può neanche dire che sia completamente serio. Quello che fanno i Manowar è esprimere concetti banali con convinzione ed energia, cercando di far scaturire più cuore ed emozione possibile. In questo sono senz'altro imbattibili.
    Per far capire quello che intendo... Si dice che durante un concerto Eric e Joey abbiano fatto una scommessa: avrebbero bevuto una birra ogni volta che sarebbero apparse parole come "kingdom", "steel", "sword", "glory", ecc...
    In realtà, loro stessi sono consapevoli del grottesco presente nel loro modo di porsi. Questo però non significa che non credano in quello che fanno. Credono fortemente nell'essere esagerati e grotteschi.
    - Per i Manowar dopo Thor, il metal, la birra, le donne e la guerra, la cosa più importante sono le motociclette. Spesso l'apertura dei concerti è stata affidata al loro ingresso sul palco a bordo di quattro bolidi fiammanti, e in più di un'occasione hanno iniziato delle canzoni con dei rombi di suddetti bolidi.
    - La tendenza alle orchestrazioni degli ultimi due dischi deriva direttamente da un culto che De Maio si porta dietro da sempre: quello per Richard Wagner. Il bassista ha spesso esaltato il genio di questo grande compositore del passato, definendolo il padre putativo dell'heavy metal. Queste affermazioni hanno fatto infuriare i discendenti di Wagner, che hanno ritenuta offesa la memoria del loro antenato.
    - Joey De Maio possiede una laurea in Musicologia ed è stato recentemente accolto come mebro dei Cavalieri di Malta.
    - Nella seconda metà della loro carriera, i Manowar hanno avuto l'abitudine di inserire nei loro testi titoli o versi di canzoni di loro dischi precedenti, o anche titoli di dischi, per auto-citarsi e per proseguire a costruirsi la loro immagine di band leggendaria.
    - Ultima curiosità: i Manowar detengono orgogliosamente, nel Guinness dei Primati, il record di band più rumorosa del mondo, con 129,5 decibel.

    Discografia:

    Battle Hymns (1982) 7/10
    image

    Into Glory Ride (1983) 8/10
    image

    Hail to England (1984) 8,5/10
    image

    Sign of the Hammer (1984) 9/10
    image

    Fighting the World (1987) 3/10
    image

    Kings of Metal (1988) 7/10
    image

    The Triumph of Steel (1992) 2,5/10
    image

    Louder than Hell (1996) 5,5/10
    image

    Warriors of the World (2002) 4/10
    image

    Gods of War (2007) 6/10
    image

    Pareri Personali: Al di là della loro enorme tamarraggine, al di là di ciò che di ridicolo può esserci in loro, trovo i Manowar semplicemente straordinari.
    Sono unici nella loro potenza, unici nella classe e nella bellezza dei primi quattro dischi, unici nell'incarnare perfettamente lo stereotipo metal, unici nella provocazione, e unici per l'affetto che provano verso i loro fan. Conosco poche band che siano così divertenti da ascoltare, anche negli episodi con meno buon gusto.

    Canzoni consigliate:
    da Battle Hymns: Dark Avenger e Battle Hymn
    da Into Glory Ride: Gloves of Metal e Revelations
    da Hail to England: Blood of my Enemies, Hail to England e Bridge of Death
    da Sign of the Hammer: Thor, Mountains e Guyana
    da Kings of Metal: Heart of Steele e Kingdom Come
    da Gods of War: King of Kings e Sleipnir

    Album Consigliato: Into Glory Ride, Hail to England e Sign of the Hammer, sono tre dischi chiave per l'intero metal. Sono un must. Kings of Metal è molto carino, e merita l'ascolto.

    Cheers,
    Naerior

    Edited by Naerior - 3/9/2007, 14:11
     
    .
  2. Naerior
     
    .

    User deleted


    Scheda finita. Sposto in musica.

    Cheers,
    Naerior
     
    .
  3. Lord Corkscrew
     
    .

    User deleted


    un gruppo troppo spesso sottovalutato a causa dell'immagine che ormai si trascina dietro (e probabilmente anche a causa dei grandiosi flop della stagione heavy), comunque un pezzo non piccolo di storia del metal l'hanno scritto anche loro, e alcuni dischi spaccano il mondo.

    Sei stato troppo severo con Triumph of Steel però, secondo me non è così orrendo :triste:
     
    .
  4. Naerior
     
    .

    User deleted


    Forse prima o poi lo rivaluterò, al momento lo trovo veramente una fetecchia infame.

    Cheers,
    naerior
     
    .
  5. Ang3lz
     
    .

    User deleted


    la prima volta li ho sentiti sulla pessima RockTV con il brano "Warriors of the world" e ho pensato "EEEEEHHHHHHHH!?!?!?!?" poi ho scoperto ke avevano alle spalle anni e anni di carriera nel mondo del metal e ho così ho scaricato i primi album...e devo dire ke sono tostissimi!!!
     
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Palermo 728942
    VIII.1043
    Difesa
    Best: III.3 in S49

    Group
    Member
    Posts
    43,262

    Status
    Offline
    Belliissima questa scheda sui manowar, davvero complimenti, era da tanto che cercavo qualcosa su di loro che andasse oltre la loro pagina su wikipedia che non dà manco un giudizio che sia uno...

    Dei Manowar conosco Kings of metal che per me è un album fantastico, un album epic ma con forti influenze heavy come hai fatto notare, del resto erano usciti da poco il Master of puppets e Reign in blood... credo fosse normale per una band metal farsi influenzare da simili album...

    Non sono d'accordo sulla traccia da 28 minuti su Achille che per me è una grande dimostrazione di abilità, la band si è spinta oltre con un pezzo mastodontico: è vero che è sconclusionato, ma secondo me sta proprio lì la forza del pezzo... ti sorprende spesso perchèp non ti aspetti che parta quell'assolo o che il ritmo rallenti all'improvviso...

    Ho ascoltato anche Into Glory Ride, bell'album anche se non mi ha colpito quanto Kings of metal... proverò con Sign of the hammer, visto che dici che è il loro apice...

    Ancora complimenti per la scheda!!
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

    Group
    Administrator
    Posts
    73,736
    Location
    Torino

    Status
    Offline
    Tamarrissimi, però piacevoli. Il loro disco migliore, per me, rimane Kings of metal!
     
    .
  8. Nocturno Silentio
     
    .

    User deleted


    Non per fare polemica, ma a me Fighting The World piace... :attorno:
     
    .
  9. Naerior
     
    .

    User deleted


    Pensa che tutte le volte che rileggo la scheda mi viene quasi voglia di invertire i voti tra Fighting the world e Triumph of Steel.

    Cheers,
    naerior
     
    .
  10. achilleus
     
    .

    User deleted


    ancora nn so come faccia a piacerti quell'orrido ultimo inascoltabile album:) ehm discussione presa e ripresa in ogni sede caro ettore ma lo sai ogni volta che ne parli te lo devo dire ghgh
     
    .
  11. Naerior
     
    .

    User deleted


    Ehhhh, non so che dirti, c'è un pugno di tracce semplicemente fenomenali... Non me la sento di dargli meno di 6...

    Cheers,
    Naerior
     
    .
  12. achilleus
     
    .

    User deleted


    e tu sai che per quel pugno di ottime tracce piu del 4 nn vado. 1 x traccia,piu o meno.ce ne fossero 10 di quel livello il voto sarebbe consistente:)
     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Madre, donna, lesbica. What else?

    Group
    Member
    Posts
    19,152
    Location
    Culla Bianconera

    Status
    Offline
    Sono tamarri, sono maschilisti, enormi e anche un po' cazzoni.
    Eppure, in fondo, non mi dispiacciono. Sopratutto i vecchi lavori. A me onda spiace manco The triumph of stele.
    P.s. Ettore, complimenti per la scheda. Molto tecnica e approfondita. Sei musicista?
    P.s.2 in effetti i bravi bassisti sono un altra cosa :hihi:
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Madre, donna, lesbica. What else?

    Group
    Member
    Posts
    19,152
    Location
    Culla Bianconera

    Status
    Offline
    della serie, fa ridere perché è vero

    manowar-lyrics-generator
     
    .
  15. Naerior
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    P.s. Ettore, complimenti per la scheda. Molto tecnica e approfondita. Sei musicista?

    Leggo solo ora. Grazie :-)
    No, affatto, ho studiato per qualche anno il pianoforte, ma le mie competenze musicali in realtà sono molto limitate.

    Tra l'altro non ascoltavo i Manowar davvero da tanto, mi sto divertendo molto, ora. :-P

    Cheers,
    Ettore
     
    .
25 replies since 17/7/2007, 19:02   574 views
  Share  
.