[SCHEDA] Fates Warning

L'anima nera del prog metal

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  1. Naerior
     
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    Da sinistra a destra: Jim Matheos, Ray Alder, Mark Zonder, Joey Vera

    Nome Gruppo: Fates Warning
    Data di Fondazione: 1982
    Componenti attuali:
    Jim Matheos - Chitarra
    Joey Vera - Basso
    Ray Alder - Voce
    Mark Zonder - Batteria (membro non ufficiale)
    Ex-componenti:
    John Arch - voce (1982-1987)
    Chris Cronk - voce (1987)
    Victor Arduini - chitarra (1982-1986)
    Frank Aresti - chitarra (1986-1996)
    Joe DiBiase - basso (1982-1996)
    Steve Zimmermann - batteria (1982-1988)
    Genere: Us Power (1982 - 1989), Prog Metal (1989 - )
    Influenze: Iron Maiden filtrati dal secondo album, ma soprattutto nel terzo da qualche elemento di prog rock. Dal 1989 in poi un po' tutta la scena prog rock, Rush in particolare.
    Siti: www.fateswarning.com

    Biografia
    La prima cosa che bisogna capire è che i Fates Warning non sono un gruppo. Sono DUE gruppi, che in comune hanno soltanto la presenza del chitarrista Jim Matheos.
    La seconda cosa che bisogna capire è che i Fates Warning sono Jim Matheos. Sono i suoi ascolti, la sua voglia di personalità e di originalità a plasmare ad ogni uscita la musica del gruppo, per quanto nella prima parte, anche il vocalist John Arch contribuisca a più riprese alla fase compositiva, rendendo i primi Fates Warning un'entità assolutamente a sé.
    Dividerò dunque anche la Biografia in due parti distinte.

    Periodo US Power
    Quando i Fates Warning nascono, vengono accusati (fin dal primo disco) di essere una perfetta copia degli Iron Maiden. Nel primo disco non è così falso.
    Night on Bröcken(1983), infatti, mostra un'impostazione a due chitarre di impostazione straordinariamente simile a quella degli inglesi. Quando poi la voce di John Arch viene inseguita a più riprese da quella degli strumentisti che ha alle spalle, per giunta ricalcando delle linee melodiche estremamente simili a quelle tipiche dello stile di composizione di Steve Harris, il plagio è dietro l'angolo. (l'esempio perfetto è la seconda traccia, The Calling)
    Queste (giuste) critiche all'esordio, rischiano però di far perdere di vista tre cose fondamentali:
    - le capacità tecniche che il gruppo dimostra
    - la personalità che, nonostante la nettissima ispirazione maideniana, il gruppo inserisce nel disco, filtrando il tutto attraverso canali americanissimi, che fanno definire il disco US Power, invece che Heavy Metal
    - la tendenza (per ora non così evidente) a sviluppare ritmiche e composizioni più elaborate di quello che i maiden abbiano mai fatto
    Una cosa che invece si può tranquillamente dimenticare è che lo stile generale di Arch è molto diverso da quello di Dickinson. Lo si può dimenticare perché personalmente la voce così stridula di John è cosa lievemente fastidiosa e in linea di massima, per quanto molto originale, non mi fa impazzire.
    Dunque il disco è assolutamente da salvare. E se non bastassero i motivi prettamente musicali, storicamente questo è stato il primo platter di una trilogia che ha letteralmente stravolto il metal classico americano.

    Ma i Fates Warning si preparavano a fare ben altro. 1985, è il turno di The Spectre Within e siamo già su un altro livello.
    Qua di Maiden non ce n'è più. Qua ci sono i Fates Warning, che fanno la loro musica.
    Ed è un US Power di fattura straordinariamente buona. Questo è senz'altro uno dei primi momenti in cui il metal trova una nuova dimensione di originalità, soprattutto nelle ritmiche, pur rimanendo in un ambito di derivazione nettamente Heavy. E l'origine di questa nuova cura nei confronti del songwriting è sicuramente da ricercare nella matrice progressiva, che comincia in questo disco a balenare nel metal. Fino a quel momento il metallaro era un musicista sì preparato, ma senza quell'amore per la variazione e per l'ampliamento del concetto di canzone che il prog rock ha insegnato.
    Ma allora i Fates Warning di The Spectre Within sono prog? Prog Metal? La risposta è assolutamente no.
    Storicamente è troppo presto perché possa essere qualcosa di diverso da un Heavy di matrice americana, e per giunta le influenze prog sono troppo limitate. E' semplicemente un heavy di grandissima qualità ed enorme originalità.
    Da segnalare il primo video della band, Kyrie Eleison, e soprattutto la canzone più riuscita del disco: Epitaph, quasi una suite.

    Non è difficile, a questo punto, descrivere Awaken the Guardian, terzo disco della band, datato 1986. Arduini molla e viene sostituito da Frank Aresti. Scambio da cui la band guadagna molto.
    Basti dire che è semplicemente il capolavoro assoluto del primo periodo della band. Questo disco porta alla perfezione quello che era stato lo stile del precedente, rendendolo una vera e propria gemma del metal classico. Una delle più brillanti in assoluto.
    Basterebbe la prima traccia, The Sorceress a giustificare queste mie entusiastiche parole, ma tutto il disco resta su livelli di qualità eccelsi, in particolare con la straordinaria Fata Morgana, canzone evocativa ed affascinante come poche.
    I riff si accavallano, si intersecano, si fondono, accompagnati dalla voce (sempre stridula, ma sempre appassionatissima) di un lanciatissimo John Arch. Nel 1986 solo tre band facevano musica di questo livello: Queensryche, Crimson Glory e Fates Warning. E se il gruppo di Matheos non può certamente vantare né la fama e il successo dei Queensryche, né un frontman misterioso, talentuoso ed efficace come Midnight dei CG, tra i tre gruppi solo i primi Fates Warning hanno potuto permettersi di pubblicare una perla nera come Awaken the Guardian.
    Difetti? Sì, purtroppo, il riff di Time Long Past viene dritto dritto da The Call of Ktulu dei Metallica, di 3 anni prima.

    E' qua che la rivoluzione comincia ad avvenire. Matheos scalpita per ottenere il salto di qualità della band. Vuole portarla più stabilmente e più seriamente su lidi progressive. Arch non ci sta. Lui vuole heavy metal. Lui vuole potenza e aggressività, vuole le produzioni scadenti dei primi tre dischi. E quindi se ne va. La band è ora in mano a Matheos, definitivamente.
    Una breve parentesi vede al microfono tale Chris Cronck, ma il vero sostituto di Arch, colui che sarà il timbro e l'anima interpretativa dei nuovi FW è Ray Alder.
    Talento straordinario, da qualcuno considerato freddo e poco emotivo, è senz'altro dotato di grandissima tecnica e di un timbro molto particolare, che effettivamente lo rende espressivo e molto efficace, ma forse non tanto versatile. Non sono però d'accordo con quel qualcuno. E' in grado di emozionare e di interpretare, pur muovendosi su relativamente poche corde espressive.
    Farà comunque scuola in tutto il metal per la sua grande abilità.
    E' con lui che esce il disco di transizione della band, No Exit, del 1988.
    Questo disco non ha ancora veramente il coraggio di staccarsi dal passato aggressivo della band, forse anche perché Zimmerman è fondamentalmente un batterista heavy.
    Il contenuto musicale non è però all'altezza del livello che la band aveva raggiunto con il precedente disco.
    Il punto più alto è senza dubbio la suite di 22 minuti, comunque un po' ingenua nella struttura, che appare più che altro quella di tre canzoni fuse l'una all'altra con tanto di fading incrociato. Spesso, soprattutto nella suite, Alder pare imitare da vicino la voce di Arch. Beh, è senz'altro l'ultima volta, dato che dal prossimo disco il cantante sfodererà una personalità notevolissima.

    Periodo Prog
    Il disco della svolta è del 1989, e si chiama Perfect Symmetry.
    Per quanto Matheos abbia ottenuto la libertà alle sue ambizioni prog già con No Exit, attribuisco il valore di "svolta" a questo disco per due motivi:
    1) Nel 1988 Zimmerman, principale elemento heavy rimasto nella band, se ne va, lasciando il posto a Mark Zonder, che si rivelerà in assoluto uno dei più grandi batteristi di tutto il genere metal
    2) E' da Perfect Symmetry che Ray Alder comincia ad abbandonare lo "stile Arch" per lasciare trasparire il suo stile personale.
    In particolare da Through Different Eyes un conoscitore dei FW sa già che cosa sta ascoltando. In questa canzone, che possiamo definire la prova generale per quella che sarà la mitica Leave the Past Behind, c'è già tutto ciò che sarà capace di fare il gruppo. Tempi dispari, cavalcate sorprendenti e affascinanti, ritmiche folli e a dominare la voce di Alder. E' la vera genesi di uno dei più grandi miti del prog metal. Anzi no. Meglio essere più precisi. Questa è la vera genesi del prog metal. In questo disco ci sono i germi di quello che sarà un genere nel suo sviluppo molto molto diverso da quello che fu il prog rock.
    Il prog metal è prevalentemente un atmosfera, un mood, un sapore di musica. Non è poi così importante se la vera e propria "progressione", l'originalità e la novità saranno poi piuttosto rari da trovare nel genere. Il prog metal suona così. Punto.
    Legge che è stata dettata da un solo disco di una sola band: Images and Words dei Dream Theater. Ma quella stessa legge i Dream Theater se l'erano studiata per bene su Perfect Symmetry e sul suo successore, targati Fates Warning.
    Sono giochi di pochi anni.
    Già nel 1989 i DT uscivano con When Dream and Day Unite, e un'intuizione simile l'avevano gli Psychotic Waltz. La genesi del prog metal era nell'aria da tanti anni, e in molti nel 1989 l'avevano capito. Il punto è a chi spetti la palma del leader.
    Beh, nel 1989 la band di riferimento erano senza nessunissimo dubbio i Fates Warning. Il merito dei Dream Theater è stato di stare a guardare in silenzio per tre anni quello che facevano gli altri, fiutare la strada e anticipare tutti (quasi tutti... come vedremo i FW ci arrivano in anticipo di un anno) con la personalità e il peso di un'opera come I&W, che merita di essere il caposaldo del genere per moltissimi motivi.
    Ma in Perfect Symmetry, quindi, è già tutto fatto, già tutto detto? No. E' bene sottolineare che qua ci sono soltanto tutte le idee. Svilupparle è un discorso a parte. La band sta esplorando un territorio straniero e ostile. E in questi casi succedono due cose: si va a tentoni, e si mantiene un piede dove si sa che l'appoggio è solido.
    In questo disco infatti le soluzioni proggy sono ancora un po' immature (vedasi At Fates Hands, che gode della collaborazione di un allora sconosciuto Kevin Moore al pianoforte) e per giunta rimane un po' di attitudine heavy, che rende questo senza dubbio il disco più pesante di tutto il periodo prog. Inoltre la band sembra "esagerare", in preda all'entusiasmo per questa cosa nuova che hanno per le mani. Lo stesso Alder si lascia un po' prendere dall'euforia in più punti, risultando un po' forzato.
    Il disco si chiude con Nothing Left to Say.
    Niente di più falso.

    I FW si preparavano al botto. Botto che puntualmente arriva nel 1991, sotto la forma di uno dei più splendenti platters del prog metal, Parallels.
    Questo disco è né più né meno quello che era giunto il momento di fare per i Fates Warning. E' un disco da leader. Leader di un genere che ancora non esiste, ma pur sempre leader.
    Se in Perfect Symmetry i FW avevano esplorato, in Parallels Matheos sa esattamente quello che fa, in ogni minimo dettaglio. Zonder si lascia andare in una delle prestazioni che più si avvicinano all'inarrivabile Neil Peart. Ritmiche folli, riff che si stampano nella mente, melodie suadenti... Questo disco raggiunge l'accessibilità che Jim stava cercando da 5 anni, e le vendite confermeranno la riuscita dell'operazione. L'idea che ormai tutti sulla scena avevano intuito ma non riuscivano a focalizzare era prendere il prog rock, fornirlo di riff più taglienti, di un tiro e una potenza inventati dal metal e linee melodiche che non lascino scampo. Quasi nessuno riuscirà più ad eguagliare questi livelli, tranne naturalmente i Dream Theater di un anno dopo, capaci, come detto, di osare quel tanto in più che forse non era necessario musicalmente (e secondo qualcuno, pure dannoso), ma che li ha resi senza discussione gli imperatori del genere più tecnico del metal.
    Una curiosità: dopo il cammeo di Kevin Moore in Perfect Symmetry, per i cori della seconda traccia di Parallels (Life in Still Water) è accreditato un certo signorino James LaBrie. Da sottolineare che data la prestazione suprema di Alder in questo disco, il fatto che LaBrie sia relegato ai cori non è sacrilego. Tutt'altro. La collaborazione tra i due gruppi continuerà anche con un tour in accoppiata, quando i Dream Theater avranno già saputo raggiungere la popolarità cui erano destinati.
    Necessario spendere due parole sulla tracklist. Il disco è sì straordinario, ma la perfezione è raggiunta solo nelle prime 4 tracce (vale la pena di scriverle per esteso: Leave the Past Behind, Life in Still Water, Eye to Eye e la mitica, irraggiungibile The Eleventh Hour), per poi essere costretti ad essistere ad un calo compositivo non disastroso ma percepibile. Questo (e solo questo) rende il disco non il punto più alto raggiunto dalla band. Ma andiamo con calma.

    1994. In tre soli anni è veramente successo di tutto. i Dream Theater stanno uscendo con Awake, i Fates Warning non se li ricorda più nessuno, la devastante esplosione del power all'europea sta facendo vedere i sorci verdi al crescente prog metal. Per la creatura di Matheos non c'è molto spazio.
    E se tutto ciò non bastasse, dopo un lavoro della portata di Parallels, il gruppo inevitabilmente si siede.
    Così Inside Out finisce con l'essere il disco che brucia tutte le possibilità dei Fates Warning di ottenere il successo serio. Sì, è vero, quando si devono citare i grandi del genere, quelli che hanno contribuito a costruire il metal mattone dopo mattone, un posticino per i FW c'è sempre, la critica non li ha dimenticati, e chi conosce un minimo il metal prima o poi li sente nominare e finisce con l'ascoltarli. Ma le potenzialità erano ben altre. E il ragazzino che si accosta al genere ascolta i Dream Theater, non i Fates Warning.
    Inside Out non è un brutto disco. Tutt'altro. Il livello resta molto alto. Il vero problema è che lo stile è rimasto fermo. Queste cose ce le hanno già fatte sentire tre anni prima, e con molta più efficacia compositiva, nel caso delle prime quattro canzoni. Resta il fatto che pur non essendo abbastanza per eguagliare il fenomeno che lo precede, è abbastanza per essere un buon disco dei FW. A sapere quello che viene dopo, però, non si può fare a meno di considerarlo un album di passaggio (menzione speciale per Monument, canzone splendida, dotata di una chitarra acustica inusitata per il gruppo, efficace ed affascinante).

    1997. Lo fanno di nuovo. Ancora una volta in anticipo sui Dream Theater (stavolta di due anni), reinventano il concept album nel metal. E' venuto il momento del grande capolavoro: A Pleasant Shade of Grey.
    Frank Aresti e Joe DiBiase lasciano la band, e se il bassista viene sostituito da Joey Vera, degli Armored Saint, la chitarra diviene un'esclusiva di Jim Matheos.
    Il disco è un'unica canzone lunga 50 minuti e divisa in 12 tracce, il cui titolo è la loro stessa numerazione.
    Niente di straordinario in generale, una relativa novità nel metal (un cordiale saluto agli Edge of Sanity che erano usciti con un disco composto da una sola traccia un anno prima: ciao amici!).
    La musica di questi disco è perfettamente adatta al concept. Un'atmosfera meravigliosamente malinconica, passaggi lenti ma in generale un groove fenomenale evocano una mattina piovosa, prima della sveglia, quando il dormiveglia e il groppo in gola fanno ripensare alla propria vita e alle proprie scelte. Kevin Moore, questa volte ospite per tutta la durata del disco, è sicuramente un enorme valore aggiunto, essendo tutto il lavoro ricco di tastiere efficacissime ed originali.
    Il disco sarà riconosciuto da tutti come un colpo di grandissima classe. In particolare dai Dream Theater, che ancora una volta ricalcheranno le orme della band di Matheos, ovviamente ottenendo molto più successo, con il disco Scenes From a Memory, del 1999.
    I nostri saranno imitati dai newyorkesi anche nel tour di supporto, arricchito dall'ausilio di video e filmati riguardanti il concept. C'è da dire però che sulla teatralità dei live di supporto ad un concept, erano già passati ad istruire tutti i Queensryche del 1988. Da allora nessuno nel metal può produrre un concept senza confrontarsi con Operation: Mindcrime.
    A Pleasant Shade of Grey è un discorso a sé. Il suo stile è dettato da sé stesso, non è una virata complessiva della band.
    Ed è inutile, bisogna guardarsi in faccia. Dischi come questo nel metal non ce n'è. O ce ne sono sulle dita di una mano. Questa era l'apoteosi che il prog metal non è più riuscito a ripetere. E' un disco sensazionale in tutto, da tutti i punti di vista, non c'è un calo, non c'è un riempitivo, anche le tracce che sembrano inutili per durata aggiungono qualcosa di straordinario come colore, come sapore o come sensazione. Incredibile come questi musicisti siano riusciti a dipingere con così tanto realismo una sensazione di angoscia e malinconia nella quale qualunque essere umano non può fare a meno di riconoscersi. In quel letto a pensare ci siamo stati tutti. Tutti quanti.
    A questo punto, cosa fare dopo viene ad essere un problema.

    La soluzione è un disco molto controverso: Disconnected, datato 2000. Il nuovo millennio vede una formazione in cui i membri ufficiali sono Matheos, Alder e Zonder. Vera suona, ma non appare nelle fotografie del booklet. C'è chi considera questo il vero capolavoro della band (molto pochi, a dire il vero), e c'è chi lo considera il punto più basso. Più in generale è un disco strano. Sicuramente diverso da qualunque cosa abbiano mai fatto. Matheos cerca strade nuove, sperimenta (nei limiti del metal) nuove corde espressive. In generale, nonostante il songwriting mostri una certa novità, il risultato non eccelle, se non fosse per la meravigliosa Still Remains, una vera perla progressive, come molte band non riuscirebbero mai a produrre.

    Quattro anni passano prima di vedere una nuova produzione. Lasso di tempo sintomatico delle difficoltà incontrate da Matheos in fase compositiva.
    In effetti FWX (titolo che allude al decimo album prodotto dalla band) è stato accolto dal pubblico con grande freddezza. Il disco è sicuramente al di sotto delle potenzialità espresse in passato dal gruppo, ma a fronte di un arrangiamento minimale e a prima vista poco elaborato, le atmosfere dell'album non sono affatto immediate, e richiedono molti ascolti prima di dischiudere il loro vero valore.
    Esso comunque non è vertiginoso, ma la classe degli strumentisti resta, e alcuni episodi sono comunque ampiamente godibili (un esempio su tutti: Another Perfect Day).

    Subito dopo l'uscita di FWX, purtroppo giunge una triste notizia: Zonder ha dichiarato che quello del 2004 è stato l'ultimo suo disco con i Fates Warning. Per quanto i fan continuino a sperare in un ripensamento, spesso nei live il batterista è stato sostituito da tale Nick D'Virgilio.
    Peraltro al momento non sembra esserci nulla in movimento riguardo ad un nuovo disco del gruppo, mentre tutti i membri sono all'opera in diversi side-project. (OSI per Jim Matheos e Joey Vera, Redemption per Ray Alder e Slavior per Mark Zonder)

    Discografia:

    Night on Bröcken (1983) 5.5/10
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    The Spectre Within (1985) 7/10
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    Awaken the Guardian (1986) 8/10
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    No Exit (1988) 5.5/10
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    Perfect Symmetry (1989) 6/10
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    Parallels (1991) 8/10
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    Inside Out (1994) 6.5/10
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    A Pleasant Shade of Grey (1997) 10/10
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    Disconnected (2000) 7/10
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    FWX (2004) 6/10
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    Pareri Personali: Uno dei miei gruppi preferiti in assoluto, grazie a quel disco accanto al quale potete vedere quello sfavillante 10. A Pleasant Shade of Grey è uno dei miei veri e propri feticci. Dire che è il disco che mi porterei sull'isola deserta è poco. Veramente poco.
    Chiunque apprezzi i Dream Theater e non abbia mai sentito questa band ha senza dubbio un debito. E un debito grosso.

    Canzoni consigliate:

    Da The Spectre Within: Kyrie Eleison, Epitaph.
    Da Awaken the Guardian: The Sorceress, Fata Morgana, Guardian, Exodus
    Da Parallels: Leave the Past Behind, Life in Still Water, Eye to Eye, The Eleventh Hour.
    Da A Pleasant Shade of Grey: Sono indivisibili, mi spiace.

    Album Consigliato: A Pleasant Shade of Grey, naturalmente, ma Parallels merita un ascolto, e per chi fosse interessato al primo corso della band, Awaken the Guardian è immancabile.

    Leggi le recensioni dei dischi dei Fates Warning che abbiamo in archivio:
    A Pleasant Shade of Grey
    Disconnected

    Cheers,
    Naerior

    Edited by Naerior - 1/2/2007, 18:12
     
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    In un mondo ideale TUTTI dovrebbero ascoltare e conoscere questa band
     
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