| Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi? E' sicuramente tra i miei generi preferiti, così come Von Trier è tra i miei registi preferiti.
Com'è passata la visione del film? Ogni volta che lo devo passa velocissimo.
C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito? Il Finale sicuramente, in generale l'impatto visivo che si ha durante le prime scene e la crudezza di alcune scene come gli stupri.
Avresti cambiato qualcosa? Niente.
Come ti è sembrata la recitazione? Von Trier non ha mai basato le sue sceneggiature sulla recitazione, quindi in questo caso, la superlativa Kidman è una ciliegina sulla torta per un film già di per sè ottimo.
Quale Oscar gli assegneresti? Miglior Sceneggiatura.
Commento libero: Per Dogville ho un occhio di riguardo : fù uno dei primi film "particolari" che affrontai nell'ormai lontano 2005 (data che ho preso dalla scheda che feci sul Bazar). Al tempo diedi un 8 come voto, ma i molti fillm visti negli anni e gli approfondimenti che ho fatto mi portano a rivedere questo giudizio e rivalutare ancora di più il film che potrebbe giocarsi il posto per essere il rappresentante dell'essenza del cinema di Von Trier, regista geniale e unico nel suo genere e nelle sue idee.
Chi conosce il regista saprà che il lieto fine non è contemplato, che il concetto di svago/relax/fuga dalla realtà (in senso potivo) non verrà trovato e che spesso bisognerà confrontarsi con risvolti drammatici, veritieri, senza mezzi termini. Così è ne "Le Onde del Destino" in "Dancer In The Dark" (Cineforum 117) e in Melancholia, tanto per citarne 3 tra i tanti.
Cosa rende Dogville a mio modo di vedere un capolavoro? In primis la scelta scenografica, una lavagna nera, gigantesca, su cui viene appoggiata la struttura di un paesino, e scrivendoci/disegnandoci sopra indicazioni per lo spettatore, ottenendo l'effetto di trasparenza totale, di visione globale. E in secundis la scelta di un Io narrante onniscente esterno che accompagna una vicenda basata su minuziosi particolari (nonostante il soggetto si presenti assolutamente semplice.)
Grazie alla scelta scenografica (che potrebbe ricordare un'organizzazione in stile teatrale) si ha la sensazione di osservare con un solo colpo d'occhio, la vita di un paese e dei suoi abitanti che, a prima vista, vivrebbero nell'armonia di una quotidianità ben strutturata e senza particolari cambiamenti. Ma il cambiamento sarà dato dall'inserimento di una personaggio estraneo al contesto, che porterà scompiglio morale e ideologico o semplicemente farà mostrare la vera faccia nascosta dietro una maschera. Il meraviglioso gioco che realizza Von Trier è quello di mostrare tutti gli aspetti migliori di una comunità : l'accoglienza, l'apertura, l'accettazione e l'armonia e di certo la voce narrante, sempre calma e confortante aiuta in questo scopo. Nel momento in cui ci si domanda cosa succederà nel resto della vicenda, ecco che la sceneggiatura cambia binario, che le persone si mostrano per quello che sono, l'ospitalità viene meno, e le perversioni umane prendono il sopravvento. Risulta talmente insostenibile per lo spettatore subire un contraccolpo simile sul clima di armonia che si era venuto a creare che il terribile finale, senza pietà e di una crudezza inaudita sembra quasi una liberazione morale. Questo è un' aspetto di fondamentale importanza nella realizzazione della sceneggiatura : lo spettatore dopo aver subito inerme, prova un senso di piacere nella vendetta, nella liberazione dalla "gentaglia". Non dovrebbe essere così, in termini di buona morale, ma non ce ne frega niente. Ogni volta che vedo Giasone crivellato, godo come un matto .
Dogville doveva inizialmente essere il primo capitolo di una trilogia. Ad oggi, solo il secondo capitolo, Manderlay, ha visto la luce. Fondamentamente la messa in scena risulta identica a Dogville, cambia ovviamente la trama e non c'e la Kidman. Un prodotto che per quanto valido risulta sicuramente minore al primo capitolo. Sarebbe dovuto uscire poi Wasington (alcuni sostengono Washington) ma pare che non lo vedremo mai realizzato.
Non si può dire che Dogville abbia particolari rapporti col Dogma di Von Trier anche se l'essenzialità del suo cinema non viene meno. Resta comunque una regia convinta e potente che non permette allo spettatore di annoiarsi. Con questo non voglio dire che Dogville sia un film facile, anzi, c'è un'alta possibilità che mettere KO lo spettatore nei primi minuti e rendergli le 2 ore restanti un'odissea insostenibile.
Io adoro questo tipo di narrativa e, dopo la quarta (forse quinta) visione di questo film posso sicuramente annoverarlo tra i miei preferiti.
Voto finale: 9 |
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