Champions League 2023-24

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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    Milan, che serataccia: sbatte sul muro Newcastle e si fanno male Maignan e Loftus-Cheek

    Nonostante le varie chance capitate a Giroud, Theo e Leao (soprattutto lui), i rossoneri non vanno oltre il pareggio

    Marco Pasotto
    Giornalista
    19 settembre - MILANO
    Due buone notizie e due cattive. Partiamo da quelle buone. La prima: il Milan ha spedito in soffitta il derby, chiuso nel baule degli oggetti in disuso: tre giorni sono bastati per recuperare spirito e gioco.

    La seconda: pace fatta con la propria gente, che ha rivisto quanto esigeva. Testa giusta e intensità. La cattiva: questa, nelle proiezioni più logiche del girone nelle prossime settimane, era una partita da vincere a tutti i costi. L’altra cattiva: il Milan avrebbe meritato non solo di vincere, ma una vittoria rotonda. E uscire da questo match pieno zeppo di ghiottonerie sotto porta senza nemmeno un gol, è blasfemia calcistica. Un tiro al bersaglio per il festival dello spreco contro un avversario decisamente lontano dagli standard inglesi che si potevano immaginare. Diciamo anche che il pronto soccorso Ibra ha funzionato. E’ stato un Milan che – sotto gli occhi di Cardinale - ha ripreso vigore e vitalità, anche se su questa partita incombono due macigni: gli infortuni di Loftus-Cheek e soprattutto quello di Maignan. Qualcosa che, in attesa di saperne di più, risprofonda il mondo rossonero nel panico.

    LE SCELTE— Sono tre i cambi di Pioli rispetto all’incubo stracittadino. Uno possiamo definirlo automatico, col rientro di Tomori accanto a Thiaw. Gli altri invece sono scelte ponderate: esordio assoluto in rossonero dal primo minuto per Chukwueze al posto di Pulisic e prima da titolare stagionale anche per Pobega, con Reijnders – il migliore della mediana, fino al derby – in panchina. Evidente l’intenzione del tecnico di irrobustire ulteriormente il centrocampo. Il resto è rimasto invariato, con Loftus-Cheek sul centrodestra, Giroud e Leao a completare il tridente d’attacco. Howe, privo a centrocampo di un cardine come Joelinton, ha piazzato sul centrodestra Longstaff, con Tonali mezzala sinistra e Bruno Guimaraes davanti alla difesa. Al centro dell’attacco lo svedese Isak, un altro ragazzo della “scuderia Ibra”.

    CORAGGIO— La buona notizia è che il derby shock è stato elaborato e superato. Il Milan, spinto da un San Siro impeccabile, inizia con personalità e con coraggio. Banalmente: come se tre giorni prima non fosse successo nulla. Chi si era nascosto, ora si fa dare palla. Chi non andava oltre l’appoggino a tre metri, adesso alza la testa e verticalizza. Chi era rimasto in ombra, salta l’uomo. O quanto meno ci prova. Merito anche di un giro palla più rapido (ci voleva poco) e di inserimenti più frequenti, coraggiosi e decisi di alcune figure chiave che non dovrebbero mai mancare all’appello: Hernandez e Loftus-Cheek, in particolare. L’inglese si muove molto centralmente, sul terreno di Bruno Guimaraes, schermando le idee del portoghese. Pobega si sgancia nei momenti giusti. A faticare un po’ di più semmai sono gli esterni: sia Leao che Chukwueze tentano spesso lo spunto, ma risultano troppo pasticcioni anche se ottengono lo scopo di intimorire la fase difensiva bianconera. Il Milan dirige e crea anche perché, dopo una prima fase di pressione ben organizzata, il Newcastle perde metri di campo e gioca con un’idea ben chiara dalla tribuna: addormentare il più possibile il match. Sgonfiare gradualmente la ferocia rossonera.

    TIRO AL BERSAGLIO— Strategia rivedibile perché il Milan è affamato di rivalsa e di gol. Il problema è che davanti alla porta il Diavolo combina di tutto. L’emblema al minuto numero 34, quando Leao si porta a spasso quattro inglesi e incredibilmente, a porta spalancata, invece di concludere col destro tenta un tacco assurdo lisciando la palla. Roba da fustigazione nello spogliatoio. Un’azione che vede poi il destro Pobega stoppato sulla linea da un difensore e Loftus-Cheek murato due volte. Roba da non credere. Un Milan che ha bersagliato a più riprese la porta bianconera difesa da un Pope poco sicuro. Ci hanno provato Pobega e Krunic dalla lunga distanza, generando parate difficoltose. Ci ha provato Hernandez di testa da pochi passi: Pope, immobile, si è ritrovato la palla fra le mani e ha ringraziato il suo angelo custode. E ci ha provato, di testa, anche Giroud, rimbalzato sui guanti del portiere bianconero. Alla fine del primo tempo: 14 tiri a 1 per il Milan. Ma zero gol.

    PECCATO CAPITALE— Nella ripresa fuori l’ammonito Calabria per Florenzi e stesso spartito del primo tempo. Milan con la palla fra i piedi, Newcastle ad attendere e, all’ora di gioco, altri due ingressi: Pulisic per Chukwueze e Reijnders per Pobega. L’olandese ha sulla coscienza l’ennesima occasione d’oro: slalom centrale fra due avversari, specchio della porta che si spalanca, tiro morbido come un soufflé tra le braccia di Pope. Un altro peccato capitale. Il tiro al bersaglio è proseguito con una torsione di testa di Leao alta di un’inezia e con Pulisic e Hernandez murati dalla diga umana in mezzo all’area inglese. Alla mezzora Loftus-Cheek ha alzato bandiera bianca per guai muscolari (dentro Musah), ma la grande paura è tutta per Maignan: fuori anche lui per problemi fisicia dieci minuti dal 90’. Dentro Sportiello. La pressione rossonera è ulteriormente aumentata nel finale, ma si è inceppata nella scarsa vena di Leao, che ha di nuovo perso il tempo corretto a pochi passi dalla porta. Nel finale, il Diavolo ringrazia Sportiello, che devia il siluro di Longstaff sopra la traversa. Così sarebbe stato davvero troppo.
     
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    Tris City alla Stella Rossa, ma Haaland resta a secco. Manita Barça contro l'Anversa

    Il Porto passa ad Amburgo contro lo Shakhtar. Nel girone della Lazio, il Feyenoord s’impone sul Celtic per 2-0. Il Lipsia vince a Berna contro lo Young Boys
    Salvatore Malfitano

    19 settembre - MILANO
    Nessuna sorpresa, nelle altre partite di questa prima serata di Champions League. Il Manchester City, seppur sudando le proverbiali camicie per un’ora, riesce ad avere la meglio sulla Stella Rossa, che passa addirittura in vantaggio; Alvarez propizia la rimonta con una doppietta nel 3-1 finale. Goleada del Barcellona, che passeggia contro l’Anversa come conferma il 5-0 che matura in Spagna. Pratica già archiviata al 23’ quando la squadra di Xavi è avanti di tre reti, tra cui quella di Lewandowski che diventa il terzo giocatore a segnare il centesimo gol europeo dopo Cristiano Ronaldo e Messi. Il Porto passa ad Amburgo contro lo Shakhtar trascinato da un super Galeno che firma con una doppietta l’1-3 in favore della formazione di Conceiçao. Nel girone della Lazio, il Feyenoord s’impone sul Celtic per 2-0, sfruttando anche la doppia superiorità numerica. Il Lipsia vince a Berna contro lo Young Boys, con Schlager e Sesko che nella fase finale dell’incontro piegano gli svizzeri.

    MANCHESTER CITY-STELLA ROSSA 3-1

    Più faticosamente del previsto, Guardiola riesce a venire a capo della Stella Rossa. Il City crea tanto, ma sbatte contro Glazer: a turno il portiere si oppone su Rodri, Aké e Foden mentre lo stacco di Haaland si spegne sulla traversa al 26’. I Citizens chiudono male il primo tempo: prima l’infortunio di Bernardo Silva – al suo posto Doku – poi il vantaggio dei serbi: Bukari scatta sul filo del fuorigioco e batte Ederson. Nella ripresa le cose si rimettono a posto: Alvarez pareggia al 47’ dopo una splendida triangolazione con Haaland, conclusa con dribbling sul portiere e appoggio a porta vuota. Glazer compie un altro intervento miracoloso sul tap-in del norvegese (57’), poco dopo invece rovina tutto. Sulla traiettoria arcuata di Alvarez, liscia la palla di pugno e il Manchester rimonta al 60’. Rodri segna il gol della tranquillità, al termine di un’azione personale conclusa con un pregevole piatto sul palo lontano (73’). Bobb cerca la gloria, Glazer si oppone bene per evitare un passivo peggiore.

    BARCELLONA-ANVERSA 5-0— Nessun problema per il Barça di Xavi, che chiude i conti già a metà primo tempo. All’11’ la sblocca Joao Felix, ben servito da Gundogan in area; bravo il portoghese a ritagliarsi lo spazio per chiudere bene il tiro. Lewandowski raddoppia sul suggerimento sempre di Felix sul secondo palo, per un appoggio di piatto facile facile (19’). Partita che non ha più nulla da raccontare già al 23’, dopo l’autorete sfortunata di Bataille che devia fatalmente alle spalle di Butez il cross di Raphinha. Gavi cala anche il poker al 54’: batti e ribatti in area, il giovane talento blaugrana risolve la mischia scaricando un potente sinistro sotto la traversa. Il punto esclamativo lo mette chi ha aperto le marcature, è Joao Felix di testa a infilare ancora Butez sul traversone del brasiliano (66’).

    SHAKHTAR-PORTO 1-3— Sotto la direzione di Massa, il Porto conquista tre punti importanti sul neutro di Amburgo. È uno show di Galeno a ipotecare il successo: va prima a segno all’8’, ribadendo in rete il tiro parato di Franco. Dopo cinque minuti gli ucraini pareggiano con il bel colpo di testa di Kelsy sul cross di Konoplia, ma in difesa c’è poca attenzione. Un passaggio in orizzontale da censura di Sikan serve involontariamente Galeno che firma la doppietta al quarto d’ora. Taremi allunga al 29’: stavolta il brasiliano serve l’assist che l’attaccante deposita in rete di piatto a centro area. Per il resto, i portoghesi non vanno in difficoltà a gestire le timide offensive dello Shakhtar, che inizia la sua Champions con una sconfitta.

    FEYENOORD-CELTIC 2-0— Gli scozzesi si fanno preferire nella parte iniziale, il Feyenoord guadagna lentamente il pallino del gioco e nel recupero del primo tempo si porta avanti: punizione dalla distanza di Stengs, intervento approssimativo di Hart che viene beffato forse dal rimbalzo del pallone. Il secondo tempo si mette in discesa dopo l’ora di gioco: il Celtic resta in dieci per il fallo da rigore di Laerbielke che vale il secondo giallo, anche se dal dischetto Paixao si fa parare il tiro. Al 69’ gli ospiti perdono anche Holm, autore di una scivolata molto pericolosa che viene sanzionata con un’altra espulsione, stavolta diretta. Con due uomini in più, la rete arriva senza sforzo: dopo quella annullata a Geertruida, ci pensa Jahanbakhsh che punisce Hart con un destro secco sotto la traversa (76’).

    YOUNG BOYS-LIPSIA 1-3— I tedeschi indirizzano subito la partita: al 3' Simakan gira perfettamente di testa su un calcio d'angolo proveniente dalla destra. Xavi Simons avrebbe la chance del pari al 13', ma chiude troppo il destro e mette a lato. La squadra di Wicky trova il pari poco dopo la mezzora con Elia, che conclude bene di esterno dal limite. Ad inizio ripresa Openda ha due occasioni interessanti, con Racioppi che si esalta al 62' da distanza ravvicinata. L'ultima situazione interessante dello Young Boys è al 72' con la conclusione di Ganvoula, respinta dal portiere avversario; poi il Lipsia fa sua la partita: Schlager pesca l'angolo lontano con un diagonale preciso da fuori area (73'), nel finale la chiude Sesko dopo l'ottimo contropiede condotto da Henrichs.
     
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    L'Union di Bonucci scappa, il Braga lo ribalta al 94': è 3-2. La Real Sociedad passa in casa del Salisburgo

    La doppietta di Becker illude i tedeschi, beffati nel recupero dal gol di Andre Castro. I baschi chiudono la pratica già nel primo tempo con Oyarzabal e Mendez
    Elmar Bergonzini

    3 ottobre - MILANO
    A un passo dalla storia. In realtà è stato un incubo. A livello individuale ma anche di club. Nel girone del Napoli l'Union Berlino si fa ribaltare 3-2 dal Braga nella prima partita mai disputata in casa in Champions League. I tedeschi si erano portati in vantaggio con la doppietta di Becker (30' e 37'), ma si sono fatti riprendere dai portoghesi, in gol con Niakaté (al 41') e Bruma (51'), prima del 3-2 di Castro al 94'. Pesa tantissimo il gol annullato a Gosens a inizio partita. Nel girone dell'Inter, invece, c'è il tonfo del Salisburgo che si fa battere in casa dalla Real Sociedad per 2-0: in rete Oyarzabal (al 7') e Mendez (27'). Il club controllato dalla Red Bull ha faticato molto col possesso palla spagnolo, non riuscendo mai a mettere realmente in difficoltà gli avversari.

    QUI BERLINO—
    Viene confermato titolare Bonucci, con Gosens largo sulla fascia e Becker al centro dell'attacco. Partono fortissimo i berlinesi, con Gosens che si fa trovare pronto e da due passi butta la palla in porta. Il gol viene però annullato per un fuorigioco precedente. I tedeschi, che stanno vivendo un momento di difficoltà (5 sconfitte di fila), giocano comunque sulle ali dell'entusiasmo, trasportati dal tifo. Al 13' viene ammonito Bonucci per un intervento troppo deciso su Banza. L'Union spinge con convinzione e trova il gol al 30', con Becker: Juranovic ruba palla al limite, il pallone arriva alla punta che lo manda fra le gambe di Matheus per l'1-0. Il 2-0 è banalissimo: su lancio lungo è Tousart a spizzare la palla e innescare Becker che da destra si accentra e di sinistro batte ancora il portiere avversario. Il Braga ha però il merito di rispondere proprio nel momento di maggiore difficoltà: al 41' su azione d'angolo l'Union libera male l'area, Horta calcia verso la porta, Ronnow respinge ma Niakaté ribadisce in porta da due passi. Il pareggio arriva ancora su angolo: dopo uno schema interessante è Bruma a liberarsi per il tiro e fulminare Ronnow. L'Union, dopo un buon momento del Braga, riprende coraggio nel finale (spreca una buona occasione Volland) e, paradossalmente, è un male: al 94', infatti, arriva anche il terzo gol dei portoghesi. Ruiz controlla la palla che arriva poi a Bruma, che serve il subentrato Castro, freddissimo, da circa 20 metri, a calciare nell'angolino. E per l'Union l'esordio casalingo in Champions, che inizialmente sembrava perfetto, si trasforma in un incubo.

    QUI SALISBURGO— Gli spagnoli fanno la partita dall'inizio alla fine, travolgendo il Salisburgo: basti pensare che al 7', in occasione del gol di Oyarzabal, si trattava già della terza occasione per la Real Sociedad. Proprio il gol del vantaggio è significativo ed evidenzia la giornataccia del Salisburgo: la difesa austriaca è infatti rimasta a vedere l'avversario controllare il pallone e piazzarlo, senza pressione, nell'angolo più lontano. Lentamente i padroni di casa provano ad alzare il baricentro, venendo però puniti in contropiede: Kubo lancia Mendez che da centrocampo arriva direttamente in area senza essere attaccato, e batte il portiere avversario. Il Salisburgo è anche sfortunato, con il Var che decide di togliere un rigore inizialmente assegnato (contatto fra Simic e Merino), che avrebbe potuto cambiare la partita. In realtà però il Salisburgo non riesce a calciare verso la porta avversaria, e si arrende senza mai dare realmente la sensazione di riuscire a tornare in partita.
     
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    L'Inter domina e spreca, ma ringrazia Thuram: l'1-0 al Benfica vale la testa del girone

    Primo successo europeo stagionale per i nerazzurri grazie alla rete nella ripresa dell'attaccante francese: primo posto nel Gruppo D insieme alla Real Sociedad


    3 ottobre - MILANO
    L'Inter batte il Benfica molto più nettamente rispetto a quanto dica l'1-0 finale e si porta al primo posto nel suo girone di Champions. I portoghesi, già eliminati nei quarti della scorsa edizione, resistono un tempo, il primo, ma poi sono travolti in una ripresa nella quale segna Thuram e Lautaro si vede negare dai miracoli di Trubin, da un recupero di Otamendi e dai legni (due) la gioia di un gol che avrebbe meritato. Il derby tra campioni del mondo con Di Maria e Otamendi, comunque, lo vince nettamente il Toro. Sorride Inzaghi che dai suoi ottiene una prestazione molto diversa da quella di San Sebastian e vede anche il cammino in Europa un po' più in discesa.

    EQUILIBRIO ED ERRORI—
    Simone cambia quattro uomini rispetto alla formazione iniziale di sabato a Salerno e preferisce Pavard e Dumfries a Darmian. Schmidt manda in panchina sia Musa sia Cabral e il centravanti lo fa Neres, con il terzetto alle sue spalle composto da Di Maria, Rafa Silva e Aursnes. Il Benfica ha un atteggiamento molto offensivo: pressa alto, palleggia, ha giocatori molto tecnici e veloci che attaccano senza paura. L'Inter è costretta a difendersi con la linea a cinque anche perché Di Maria, al momento della lettura delle formazioni fischiato da tutto San Siro per il suo passato (recente) alla Juventus, inizia forte e ci vogliono un paio di chiusure di Bastoni per limitarlo. I portoghesi hanno un maggior possesso (54% all'intervallo), ma quando i nerazzurri ripartono, danno l'impressione di poter far male. Soprattutto se usano il cambio di gioco, arma sfoderata troppo poco. Il primo pericolo lo crea un lancio di Calhanoglu che pesca in area Dumfries, il cui colpo di testa finisce alto sulla traversa. La chance più clamorosa però capita sui piedi di Aursnes che, servito direttamente da fallo laterale da Bah, si trova solo davanti a Sommer. Ci vuole una parata dello svizzero per evitare l'1-0 e salvare Inzaghi. Di Maria scheggia la traversa direttamente su calcio d'angolo, mentre l'Inter si fa viva dalle parti di Trubin con Dumfries che da buona posizione, stavolta con il destro, non trova lo specchio. Schmidt perde per infortunio il terzino destro Bah, sostituito dall'adattato Araujo, e, considerando l'assenza per squalifica di Antonio Silva, si ritrova con una difesa inedita. L'Inter dovrebbe spingere anche a sinistra, ma commette troppi errori tecnici e le palle gol create non sono numerose. Una se la costruisce da solo Calhanoglu con un break a centrocampo, una sgroppata e una conclusione che il portiere ucraino para facilmente. Un'altra capita sul destro di Barella che spara dal limite costringendo Trubin a distendersi per mettere in angolo. Nel complesso i padroni di casa si fanno preferire, anche se pressano poco e in mezzo al campo non riescono a prendere il controllo nonostante la superiorità numerica.

    DOMINIO INTER— I vice campioni d'Europa iniziano la ripresa con più sprint, più rabbia e decisi a schiacciare gli avversari. In dieci minuti di fuoco le Aquile sono alle corde e San Siro si trasforma in una bolgia. La prima chance la costruisce Bastoni con una discesa delle sue e un cross sul quale, ostacolato da Thuram, Dumfries non trova lo specchio con un colpo di testa. Passa una manciata di secondi e l'Inter è di nuovo a centimetri dal vantaggio: prima Lautaro, di destro, colpisce la traversa, poi sul proseguimento dell'azione Thuram sbaglia il tap in e Barella spara su Trubin da due passi. Pavard fa vedere perché giocava nel Bayern ed è stato pagato 30 milioni più bonus: con un'accelerazione "brucia" 50 metri palla al piede e serve il Toro, la cui botta dal limite è deviata in angolo. Il Benfica è allo sbando, non riesce più a ripartire né a trovare contromisure e, dopo uno scambio tra Barella e Thuram, il francese serve un assist delizioso a Martinez che stavolta timbra il palo. La partita assume i tratti dell'allenamento (16-3 i tiri dei secondi 45') perché gli ospiti sono inermi e i nerazzurri affondano di continuo: al 17' finalmente passano in vantaggio con un lancio di Barella per Dumfries che centra per la rete di Thuram, convalidata dopo un controllo del Var. Quasi tre anni dopo l'ultima volta, il figlio di Lilian esulta in Champions. Il monologo continua con un tiro da fuori di Mkhitaryan e con un gol annullato per fuorigioco di Dimarco: fisicamente non c'è partita perché l'Inter va il doppio. Schmidt lo capisce tardivamente e a metà ripresa cambia Rafa Silva e Kokçu per Chiquinho e Musa. Di Maria invece continua a passeggiare per il campo, senza toccare un pallone. Inzaghi risponde con Sanchez al posto di Thuram e Darmian per Dumfries, non felicissimo della sostituzione. In pochi secondi Lautaro si vede negare la rete prima da Otamendi, che aveva commesso un errore clamoroso liberando il connazionale, e poi Trubin: sono due occasioni gigantesche che avrebbero chiuso la sfida. Esce anche un Di Maria non al top ed entra l'ex viola Cabral, ma Schmidt aggiunge pure la spinta di Jurasek per Bernat. Il Benfica si gioca il tutto per tutto, con Cabral al fianco di Musa e un 4-2-4 assai offensivo, ma non crea pericoli. Inzaghi si adatta gettando nella mischia forze fresche (Carlos Augusto e Asllani per Dimarco e Calhanoglu) e Trubin fa un altro paio di miracoli su Lautaro che si dispera, ma alla fine festeggia i tre punti.
     
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    Napoli a testa alta, ma questo Real è troppo: Ancelotti vince 3-2 al Maradona

    Vantaggio degli azzurri con Ostigard, poi il sorpasso Blancos con Vinicius e un gol pazzesco di Bellingham, pari su rigore di Zielinski. Decide la sfortunata autorete di Meret sul gran tiro di Valverde

    3 ottobre - NAPOLI
    Il bacio di Jude tradisce il Napoli che paga la maggiore qualità nel palleggio, e non solo, del Real. Jude di cognome fa Bellingham e nel mezzo del primo tempo s’inventa una danza, palla al piede, che lascia sorpresi gli azzurri, volando leggiadro verso la porta e segnando il gol del sorpasso dopo l’iniziale illusione del Napoli. Ma dopo gli azzurri comunque riescono a tornare in partita. Nel finale decide uno sfortunato autogol di Meret su un missile da fuori di Valverde. Nel contesto di un Maradona pulsante per l’occasione le squadre partono in maniera molto attenta, puntando soprattutto a non concedere spazi in fase passiva visto che Garcia e Ancelotti schierano l’unica coppia centrale disponibile.

    BRAVI I DEB, MA JUDE—
    E per assurdo la differenza cominciano a farla proprio i meno quotati Ostigard e Natan, protagonisti dell’illusorio vantaggio del Napoli. Sull’angolo di Kvara, Kepa si fa superare sul secondo palo e Natan indirizza bene la parabola che colpisce la traversa, sulla respinta in terzo tempo Ostigard salta più alto di tutti e anche da Caserta capiscono che gli azzurri sono in vantaggio, sentendo il boato. Il capitano Di Lorenzo cerca di dare il segnale filosofico, uscendo in pressione su Kepa, ma il Napoli non riesce a correre in avanti per difendersi e rinculando concede troppo palleggio al Madrid, con Kroos impeccabile (perfetta la scelta di Ancelotti che lo preferisce a Modric). Peccato che sia proprio il capitano a sbagliare un passaggio in orizzontale per Lobotka, perfetto intercetto di Bellingham, palla in verticale per Vinicius che non perdona. Dura solo 8’ il vantaggio del Napoli che continua a indietreggiare e così ancora il fuoriclasse inglese capisce di avere sulla trequarti gli spazi per veleggiare verso la porta di Meret. Anguissa cerca di coprire in ritardo, Lobotka non chiude e quando arriva in area Ostigard non si riesce a opporre. Gol favoloso, anche se c’è un errore di squadra, di impostazione difensiva. Gli azzurri provano a reagire e il più pericoloso è Politano che più volte supera Camavinga e arriva al tiro, due volte centrale. L’esterno è più efficace sul cross e Osimhen in terzo tempo supera Rudiger ma stavolta Kepa è reattivo fra i pali.

    CHE REAZIONE— La ripresa del Napoli parte con grande intensità, risale in cattedra Zielinski che trova subito in profondità Osimhen, La virata a rete è “parata” da Nacho. E l’arbitro deve essere aiutato dal Var per fischiare il rigore. Dal dischetto il polacco è impeccabile: palo e gol. È il momento migliore degli azzurri che spingono convinti e con Kvara e ancora Zielinski (ottima respinta di Kepa) cercano il vantaggio. Verso la mezz’ora, dopo aver retto la pressione, il Real viene di nuovo fuori e c’è Modric ora a dettare i tempi. Ma proprio quando il pari sembra il risultato più giusto ecco che da 25 metri Valverde scaglia un gran destro appena deviato dal connazionale Olivera: la palla schizza sulla traversa e rimbalza sulle spalle dello sfortunato Meret. Generoso il finale azzurro con una girata di Ostigard parata da Kepa. Alla fine applausi a scena aperta per tutto il Napoli: ci ha provato, ma Carletto ha fatto lo scherzetto.
     
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    Milan, pochi rischi e tanti lampi nel finale: a Dortmund lo 0-0 va stretto

    La squadra di Pioli non va mai in affanno contro il Borussia, cresce alla distanza e nel finale spreca alcune buone occasioni. Il 25 ottobre la sfida al Psg
    Dalla nostra inviata Alessandra Gozzini
    4 ottobre - DORTMUND (GERMANIA)
    Pioli aveva chiesto intensità e qualità, Terzic più coraggio. Il Milan ha seguito le indicazioni a metà (un primo tempo troppo timido: bene i centrali) in cui si è affidato soprattutto all’estro di Leao; meglio nella ripresa: un’altra serie di occasioni sprecate. Succede come al debutto europeo: i rossoneri avevano sbattuto sul muro inglese del Newcastle (0-0), ieri su quello giallo del Borussia. Con la vittoria della squadra di Tonali sul Psg la classifica del girone resta corta: nella prossima sfida a Parigi, 25 ottobre, servirà aggiungere tre punti.

    LA PARTITA DEL MILAN—
    La formazione rossonera era quella annunciata, con un centrocampo di sostanza (Musah-Pobega mezzali) e Reijnders spostato in regia. Negli avversari rispunta Emre Can in mezzo. E’ del Milan il primo assalto con Reijnders che lancia in profondità per Pobega: spetta a lui la prima conclusione, Hummels salva. La risposta tedesca è affidata al tiro al volo (ma impreciso) di Mallen. E’ passato poco più di un quarto d’ora quando entra in scena Leao: inizio azione in velocità che ricorda quello di Napoli che portò al gol di Giroud. Qui Rafa guadagna molto meno: un’ammonizione a Schlotterbeck, che lo stende con un fallo netto, unica soluzione per frenare la discesa del 10 rossonero. E un altro giallo va subito a Emre Can, per un fallaccio su Giroud. Poi Borussia padrone: Malen sfiora il palo, Fullkrug ci prova su errore in uscita di Calabria, Brandt in rovesciata da centro area, altro tiro nello specchio di Bensebaini. In mezzo a tanto giallo, l’occasione più pericolosa è di Giroud che si ostacolo con Theo sottoporta e alza sopra la traversa. Neppure Theo, da azione nata da un altro sprint di Leao, riesce poi a inquadrare.

    IL FINALE È DEL MILAN— Rossonera anche la prima chance della ripresa con Pulisic, prima volta pericoloso: sbatte su Kobel. E primo cambio, Adli per Pobega con Reijnders che torna a sinistra. Dopo un’ora la squadra prende più coraggio e Pioli lancia insieme Florenzi, Okafor e Chukwueze per Calabria, Pulisic e Giroud (gli ultimi due inconcludenti). Poi un buon tiro a giro di Bynoe-Gittens, subentrato del Borussia. A cui risponde il volo di testa di Theo, su cross di Leao a chiudere uno schema su punizione. Ora è il Milan a guidare l’assalto: un doppio tentativo di Chukwueze porta avanti il conto delle occasioni rossonere. La partita si accende nel finale: occasioni, più velocità, tifo più partecipe. Ma non basta per rompere lo zero a zero. Che alla luce dei fatti va stretto, ancora una volta, al Milan.
     
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    Due gol di Morata: Atletico ok. Alderweireld, rigore flop al 96': lo Shakhtar ringrazia

    Francesco Calvi

    4 ottobre - MILANO
    L’Atletico Madrid di Alvaro Morata vola in vetta alla classifica del Gruppo E. Un buon Feyenoord, ospite degli spagnoli, passa inizialmente in vantaggio ma alla fine cede 3-2 di fronte alla qualità dell’ex juventino (doppietta) e di Griezmann. Alle ore 18.45 sono scese in campo anche Anversa e Shakhtar Donetsk, con gli ucraini che – dopo aver chiuso il primo tempo sotto per 2-0 – hanno conquistato tre punti con un clamoroso ribaltone.

    ATLETICO MADRID-FEYENOORD 3-2
    Gli olandesi disputano un’ottima partita. Il Wanda Metropolitano, però, funge da dodicesimo uomo in campo e l’Atletico conquista un successo grazie ai gol delle certezze di Simeone: doppietta di Morata e golazo di Griezmann. I colchoneros partono male. Il Feyenoord spinge e al 7’ trova il vantaggio con un po’ di fortuna: Ueda calcia, Oblak respinge, il pallone rimbalza su Hermoso e finisce in rete. Al 12’ Ferrouchi sfiora il raddoppio con un tiro da centrocampo, ma un minuto dopo Morata trafigge Wellenreuther, raggiungendo un pallone in area di rigore. Nel finale del primo tempo Hancko, ex Fiorentina, riporta avanti la squadra di Slot (tiro al volo, parata di Oblak e tap-in vincente dello slovacco), poi Griezmann in rovesciata fa 2-2 nel recupero. Nel secondo tempo lo stadio, con i tifosi incitati dal Cholo, si trasforma in una bolgia: il Feyenoord non riesce a pungere come prima, l’Atletico sì. Il gol del definitivo 3-2 con il solito Morata: su un traversone di Molina, ex Udinese, Alvaro si lancia in spaccata e devia all’angolino basso.

    ANVERSA-SHAKHTAR DONETSK 2-3— L'Anversa di Mark Van Bommel, volto noto per i milanisti, vuole riscattare il 5-0 subito due settimane fa a Barcellona: le buone intenzioni si vedono tutte, ma alla lunga l’inesperienza si fa sentire e lo Shakhtar realizza il ribaltone. Dopo appena 3 minuti il punteggio è già di 1-0: Muja riceve palla in area e col mancino batte Riznyk. Nel primo tempo il dominio è di fatto incontrastato, tanto che al 33’ arriva pure il raddoppio: palla in verticale e imbucata per l’esterno Balikwisha, che scatta sulla linea del fuorigioco e supera il portiere con un destro a giro. Nella ripresa, tuttavia, viene fuori il vero Shakhtar: dal 46’ gli ucraini attaccano senza sosta e l’Anversa crolla, penalizzato da errori individuali. Al 48’ il portiere dei belgi smanaccia in area, ma consegna il pallone a Sikan che accorcia le distanze di testa. Al 71’ Rakitskiy pareggia su punizione, nettamente deviata da Baliwisha. Al 76’ lo Shakhtar reclama un rigore, però l’arbitro fa cenno di proseguire: i belgi si addormentano, Nazaryna no. Palla in mezzo per il solito Sikan, che a porta vuota timbra il 2-3 e conclude la remuntada. L'Anversa accusa il colpo e, al 96’, fallisce persino un calcio di rigore: Stepanenko commette fallo di mano in area, l’arbitro indica il dischetto. Capitan Alderweireld si incarica della battuta, ma spara a lato e spreca la chance di portare un punto a casa.
     
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    Pedro, guizzo vincente al 95': colpo Lazio a Glasgow

    Un altro finale incredibile per gli uomini di Sarri in Champions. Vecino risponde a Furuhashi, poi la rete nel finale che vale il successo e la testa del girone

    4 ottobre - MILANO
    Un gran gol di Pedro al 50’ della ripresa fa trionfare la Lazio a Glasgow. Il colpo di testa del campione spagnolo, subentrato 12 minuti prima, dona alla squadra di Sarri una vittoria che può segnare la svolta nella stagione biancoceleste oltre che nella corsa alla qualificazione nel girone di Champions. Successo in rimonta nel segno di una prova di carattere. Al gol di Furuhashi replica Vecino e alla mezz’ora la partita è sull’1-1 che verrà cambiato solo dalla capocciata vincente di Pedro. Rifiata Sarri dopo i problemi del campionato (quattro sconfitte in sette giornate) e affianca l’Atletico Madrid in vetta al girone E.

    AL PAREGGIO CON VECINO—
    Cinque novità nella Lazio rispetto alla formazione schierata nell’ultima di campionato, contro il Milan. In difesa entrano Patric e Lazzari, in mediana Kamada e Vecino mentre Immobile riprende il suo posto al centro dell’attacco. Biancocelesti con un assetto molto compatto. Con Felipe Anderson e Luis Alberto le prime iniziative. Ma è il Celtic a colpire subito. All’12’ la difesa laziale, in particolare Romagnoli, si fa sorprendere dall’incursione di Furuhashi, ben servito da O'Riley. Implacabile il giapponese nell’infilare Provedel per l'1-0 degli scozzesi. Rischia ancora la Lazio su un diagonale di Maeda. La squadra di Sarri accusa il colpo ma con determinazione riorganizza la manovra. E al 29’ su corner di Luis Alberto, il colpo di testa di Romagnoli viene finalizzato dalla spizzata vincente di Vecino che fa secco Hart e porta la Lazio al pareggio. Gara in pieno equilibrio anche sul piano del possesso palla. Poi, Provedel è pronto su un tentativo di O'Riley. La formazione di Sarri assume una maggiore sicurezza e avanza il baricentro del gioco. Si va all’intervallo sull’1-1.

    IL COLPO DI PEDRO— In avvio di ripresa la Lazio prova ad accentuare la fase offensiva. Felipe Anderson è indeciso su una buona opportunità. Celtic in guardia ma sempre pronto a fiondarsi in avanti. Provedel ben reattivo su una punizione insidiosa di Hatate. Al 17’ doppio cambio tra gli scozzesi: Philips e Hyun-Jun rilevati da Carter-Vickers e Palma. Cinque minuti dopo Sarri sostituisce Luis Alberto e Felipe Anderson con Guendouzi e Isaksen. Kamada si sposta sulla sinistra e va subito al tiro (parato). Al 26’ Castellanos dà il cambio a Immobile. Nel Celtic Bernardo prende il posto di Hatate e si mette subito in evidenza con un tentativo a volo fuori bersaglio. Al 33’ provvidenziale chiusura di Romagnoli su Palma, poi Provedel sventa su Furuhashi. Al 35’ il Celtic va a segno con un destro angolato di Palma ma il gol dell’honduregno viene annullato per fuorigioco. Sarri inserisce Marusic e Pedro per Lazzari e Zaccagni. C’è l’esigenza di coprire meglio la fascia destra della difesa ma anche la voglia di osare in vanti con tridente tutto ricambiato dalla panchina. Rodgers sostitruisce Furuhashi con Oh Hyeon. Sei i minuti di recupero. Ultimi tentativi per scuotere l’equilibrio in campo. E al 50’ su cross di Guendouzi dalla destra, Pedro di testa va a segnare portando la Lazio a una vittoria quanto mai preziosa. I dubbi sul fuorigioco vengono superati dal Var. I biancocelesti festeggiano orgogliosi l’impresa di Glasgow.
     
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    Il Newcastle di Tonali travolge il Psg di Donnarumma: 4-1. Barça ok, Morata show

    Francesco Calvi

    4 ottobre - MILANO
    Il Newcastle di Tonali spazza via il Psg di Donnarumma: la sfida tra ex milanisti finisce 4-1 in favore di Sandro, con gli inglesi che salgono a quota 4 punti dopo il pareggio rimediato nel primo turno a San Siro. La seconda giornata di Champions League si chiude anche con le vittorie di Atletico Madrid (3-2 contro il Feyenoord, doppietta di Morata), Shakthar Donetsk (rimonta da 2-0 a 2-3 ad Anversa) e Barcellona (1-0 in casa del Porto). Il City vince 3-1 a Lipsia, dove domina per un tempo, si fa riacciuffare da Openda e alla fine la spunta con Julian Alvarez e Doku. Nello stesso girone dei Citizens, Stella Rossa e Young Boys pareggiano 2-2.

    NEWCASTLE-PSG 4-1
    Buona la prima davanti ai propri tifosi per il Newcastle di Sandro Tonali. L’avversario dell’esordio casalingo in Champions è il Psg di Luis Enrique, che scende in campo con un 4-2-3-1 ultra offensivo. Ugarte e il 17enne Zaire-Emery davanti alla difesa, Dembele-Mbappé-Kolo Muani alle spalle di Ramos. Tra gli inglesi, dopo il turnover del weekend, proprio Tonali torna in campo dal 1’. I Magpies sono subito più bravi a farsi vedere nell’area avversaria e al 17’ approfittano di un rinvio sbagliato da Marquinhos, cercando l’1-0 con Isak: Donnarumma para una volta, però nulla può sulla ribattuta di Almiron. Il portiere della Nazionale si mette in mostra con ottime parate, ma al 40’ il Psg pasticcia di nuovo e Burn raddoppia con un colpo di testa. Gigio prova a parare, però tocca il pallone quando è già oltre la linea di porta: 2-0 all’intervallo. La ciliegina sulla torta porta la firma di Longstaff, il 25enne cresciuto nel settore giovanile dei bianconeri: al 50’ Trippier lo serve in area di rigore, Skriniar e Donnarumma non sono impeccabili e non riescono a impedirgli di siglare il tris. Serve a poco il 3-1 di Lucas Hernandez, in gol al 56’ sfruttando un assist da applausi di Zaire Emery: il Psg non crea altre occasioni da gol e, al 92’, subisce pure il definitivo 4-1 con un destro dalla distanza di Schar.

    PORTO-BARCELLONA 0-1— Le squadre di Conceicao e Xavi si sfidano dopo le vittorie conquistate nel primo turno. I blaugrana devono fare a meno dell’infortunato Pedri e, a partire dal 34’, anche di Lewandowski, costretto a chiedere il cambio per un problema alla caviglia. Il forfait del polacco, a sorpresa, ha risvolti positivi: al suo posto entra infatti Ferran Torres, che impiega appena 12 minuti per rompere l’equilibrio. Al 45’ Baro sbaglia un appoggio, consegnando la sfera ai catalani. Gundogan dà il via alla ripartenza e premia l’inserimento di Ferran, che taglia centralmente e batte Diogo Costa. Nella seconda frazione il Porto cresce e spaventa Xavi, che al 70’ si cautela inserendo Sergi Roberto e Fermin Lopez. I catalani si chiudono nella loro metà campo e alla fine conquistano una vittoria di misura: adesso sono primi a punteggio pieno nel Gruppo H, a +3 dallo Shakthar e proprio dal Porto.

    ANVERSA-SHAKHTAR DONETSK 2-3— L'Anversa di Mark Van Bommel, volto noto per i milanisti, vuole riscattare il 5-0 subito due settimane fa a Barcellona: le buone intenzioni si vedono tutte, ma alla lunga l’inesperienza si fa sentire e lo Shakhtar realizza il ribaltone. Dopo appena 3 minuti il punteggio è già di 1-0: Muja riceve palla in area e col mancino batte Riznyk. Nel primo tempo il dominio è di fatto incontrastato, tanto che al 33’ arriva pure il raddoppio: palla in verticale e imbucata per l’esterno Balikwisha, che scatta sulla linea del fuorigioco e supera il portiere con un destro a giro. Nella ripresa, tuttavia, viene fuori il vero Shakhtar: dal 46’ gli ucraini attaccano senza sosta e l’Anversa crolla, penalizzato da errori individuali. Al 48’ il portiere dei belgi smanaccia in area, ma consegna il pallone a Sikan che accorcia le distanze di testa. Al 71’ Rakitskiy pareggia su punizione, nettamente deviata da Baliwisha. Al 76’ lo Shakhtar reclama un rigore, però l’arbitro fa cenno di proseguire: i belgi si addormentano, Nazaryna no. Palla in mezzo per il solito Sikan, che a porta vuota timbra il 2-3 e conclude la remuntada. L'Anversa accusa il colpo e, al 96’, fallisce persino un calcio di rigore: Stepanenko commette fallo di mano in area, l’arbitro indica il dischetto. Capitan Alderweireld si incarica della battuta, ma spara a lato e spreca la chance di portare un punto a casa.

    LIPSIA-MANCHESTER CITY 1-3— L’ultimo incrocio, in Inghilterra, finì 7-0 per la squadra di Guardiola. Stavolta nessuna goleada, anche perché Pep deve fare i conti con Haaland in giornata-no. Il Lipsia fatica soprattutto in avvio, ma al 45’ il City è avanti di appena una rete: decisiva la botta con il destro di Foden, che al 25’ sblocca la partita su assist di Lewis. Haaland prova a farsi vedere in ogni modo: parte defilato e poi entra in area dalla corsia di sinistra, ha due chance ma prima spara al lato e poi addosso al portiere. Al 48’ il colpo di scena, con i tedeschi che sfruttano al meglio la prima, vera occasione della partita. Poulsen serve Openda che parte in velocità, l’ex obiettivo del Milan si ritrova a tu per tu con Ederson e lo batte con un diagonale. I Citizens non ci stanno, mentre la sfida tra Haaland e Blaswich si fa sempre più insistente. Il norvegese cerca il gol in tutti i modi, tenta anche la conclusione dalla distanza ma continua a risultare inefficace. La svolta, per i campioni in carica, arriva con gli ingressi di Doku e Julian Alvarez: all’84 il belga sfreccia sulla sinistra e serve l’argentino, che realizza il 2-1 con un destro a giro che s’insacca appena sotto la traversa. Al 92’ proprio Doku chiude i conti, regalandosi la gioia del 3-1 al termine di un contropiede.

    STELLA ROSSA-YOUNG BOYS 2-2— Nello stesso girone del City, Stella Rossa e Young Boys si affrontano in un match equilibrato e divertente. I serbi partono meglio, trascinati dall’esterno Bukari che fa ammattire i difensori di Wicky. Il gol dell’1-0 è in gran parte merito suo: palla lunga a scavalcare le linee, il 24enne sgasa, controlla e mette in mezzo un pallone facile da spingere in porta per Ndiaye. Prima dell’intervallo va vicino al bis: scatto centrale, dribbling al portiere e appoggio per il 2-0, prima che l’arbitro annulli tutto per offside. La musica cambia nel secondo tempo, perché lo Young Boys torna in campo e trova subito l’1-1. Monteiro sfonda centralmente, Ugrinic si sovrappone e riceve palla sulla corsa. Il suo scavetto è imprendibile per Glazer. La Stella Rossa rientra in partita per qualche minuto, Ndiaye firma la doppietta ma l’assistente segnala ancora una volta la posizione di fuorigioco. Al 61’ lo Young Boys la ribalta con Itten, che trasforma un rigore concesso per fallo di mano in area. Quando la vittoria sembra ormai in tasca, Bukari si riaccende e beffa gli svizzeri: all’88’ il ghanese va a segno con un tiro-cross, che sorprende Racioppi sul primo palo. conquistato tre punti con un clamoroso ribaltone.

    ATLETICO MADRID-FEYENOORD 3-2— Gli olandesi disputano un’ottima partita. Il Wanda Metropolitano, però, funge da dodicesimo uomo in campo e l’Atletico conquista un successo grazie ai gol delle certezze di Simeone: doppietta di Morata e golazo di Griezmann. I colchoneros partono male. Il Feyenoord spinge e al 7’ trova il vantaggio con un po’ di fortuna: Ueda calcia, Oblak respinge, il pallone rimbalza su Hermoso e finisce in rete. Al 12’ Ferrouchi sfiora il raddoppio con un tiro da centrocampo, ma un minuto dopo Morata trafigge Wellenreuther, raggiungendo un pallone in area di rigore. Nel finale del primo tempo Hancko, ex Fiorentina, riporta avanti la squadra di Slot (tiro al volo, parata di Oblak e tap-in vincente dello slovacco), poi Griezmann in rovesciata fa 2-2 nel recupero. Nel secondo tempo lo stadio, con i tifosi incitati dal Cholo, si trasforma in una bolgia: il Feyenoord non riesce a pungere come prima, l’Atletico sì. Il gol del definitivo 3-2 con il solito Morata: su un traversone di Molina, ex Udinese, Alvaro si lancia in spaccata e devia all’angolino basso.
     
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    L'Inter vola anche in Champions: Sanchez e Calhanoglu piegano il Salisburgo

    Il cileno segna il primo gol dopo il ritorno al 19', il rigore del turno risponde al pareggio di Gloukh. Gli ottavi per i nerazzurri adesso sono più vicini

    Andrea Ramazzotti
    24 ottobre - MILANO
    L'Inter ottiene la centesima vittoria della sua storia in Coppa Campioni-Champions League piegando il Salisburgo grazie ai gol di Sanchez e al rigore di Calhanoglu. Stavolta Inzaghi trova gol alternativi a quelli della ThuLa e, oltre che per il primo posto in Serie A, può sorridere per la classifica in Europa, con i suoi primi nel gruppo con 7 punti in 3 giornate. Un'affermazione tra due settimane in Austria potrebbe mettere le cose definitivamente a posto in chiave qualificazione, ma intanto i nerazzurri si godono il secondo successo post sosta, il sesto nelle ultime sette gare di Champions al Meazza, ancora una volta esaurito. Non è l'Inter più scintillante della stagione e infatti subisce la rimonta degli austriaci oltre a soffrire fino al 95', ma non molla mai e da squadra si prende i tre punti che voleva. Alla fine festeggiano tutti, con la testa già a domenica quando a San Siro arriva la Roma di Lukaku per un'altra partita certo non banale. L'incrocio con il grande ex alla Pinetina lo aspettano tutti con impazienza dalla scorsa estate...

    ECCO IL NINO—
    Rispetto a sabato a Torino, Inzaghi cambia cinque elementi per avere forze fresche contro i campioni d'Austria, ma anche per preservare qualche titolare in vista del faccia a faccia con Big Rom. Frattesi, all'esordio dal 1' in Champions, rileva Barella, mentre Sanchez in attacco viene preferito a Thuram. Struber, che ha diversi infortunati tra i quali l'ex viola Terzic, preferisce Solet nel ballottaggio con il diffidato Baidoo, ma soprattutto abbandona il 4-3-1-2 in favore del 4-2-3-1: Bidstrup e Gourna-Douath davanti alla difesa e il milanese (figlio d'arte) Simic unica punta. Il capocannoniere della squadra, Karim Konaté, inizialmente in panchina. L'Inter fatica a entrare in partita e a prendere le misure a una squadra che alza i terzini, pressa e cerca l'imbucata, come quella che permette a Gloukh di battere in diagonale da ottima posizione: ci vuole una bella parata di Sommer per non mettere il match in salita. Gli ospiti alternano il palleggio ai lanci lunghi di Pavlovic per Kjaergaard, che attacca alle spalle Dumfries. Prendere le misure per Lautaro e compagni non è facile perché i tre trequartisti dietro a Simic duettano ed entrano centralmente con facilità. Inzaghi chiede più densità in mezzo per evitare una serata di sofferenza e, dopo una decina di minuti con qualche apprensione di troppo, Calhanoglu riesce a liberarsi dalla pressione di Gloukh e a giocare più il pallone. Con il turco crescono anche i compagni che in pratica al primo affondo passano con Sanchez, ben servito da una palla geniale di Mkhitaryan (toccata da Frattesi). È il primo tiro verso la porta avversaria e il Meazza fa già festa. Gli austriaci avvertono il colpo e per poco non incassano il 2-0 con una deviazione maldestra di Dedic che, per disinnescare un cross di Dumfries, rischia l'autorete. Ora è un'altra Inter, più coraggiosa, più sicura e più rapida anche nel far circolare il pallone. Il vantaggio all'intervallo è meritato.

    DECIDE CALHA— La ripresa inizia con Barella, già acclamato nel primo tempo dalla Nord (per l'ingiusto coinvolgimento nella vicenda scommesse), al posto dell'ammonito Mkhitaryan e con il Salisburgo pericoloso esattamente come nei primi minuti dell'incontro: Gloukh non inquadra lo specchio da buona posizione e un inserimento di Kjaergaard viene fermato a due passi dalla porta di Sommer. Sono campanelli d'allarme inascoltati e così, dopo un tiro fuori di Carlos Augusto su traversone di Dumfries, gli austriaci pareggiano grazie alla classe dei suoi ragazzi: Simic disorienta Bastoni, appoggia per Kjaergaard che arma la botta vincente di Gloukh. Il pareggio sveglia l'Inter che, rabbiosa, si procura un rigore con un'incursione di Frattesi. Dagli undici metri Calhanoglu è ancora freddissimo: 2-1. Nonostante il vantaggio ritrovato, Inzaghi non cambia idea sulle sostituzioni già programmate in precedenza: dentro Thuram e Darmian per Sanchez e Dumfries. Carlos Augusto con un colpo di testa bloccato da Schlager dimostra perché Dimarco (ogni tanto) può rifiatare in panchina, ma anche Sommer non può distrarsi e deve bloccare le conclusioni di Simic e Susic. Struber prova il tutto per tutto con un triplice cambio: dentro Ratkov per Simic, Konate per Bidstrup e Nene per Kjaergaard. Adesso il Salisburgo attacca con il 4-2-4 e mette pressione all'Inter che però quando riparte con la velocità di Thuram sa far male. La sfida diventa vibrante perché le due formazioni un po' si allungano: Lautaro firma il 3-1, annullato dal Var per fuorigioco di Frattesi, autore dell'assist per il Toro, ma anche gli ospiti non smettono di premere con i loro giovani terribili. Inzaghi, che ha già inserito Asllani, prova a dare più equilibrio con Klaassen per Lautaro, mentre Struber mette dentro Capaldo e Forson per il vano assalto finale. A esultare, dopo 5 minuti di recupero, sono i nerazzurri, ora più vicini agli ottavi.
     
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    Colpo del Napoli a Berlino: guizzo di Raspadori e ottavi più vicini

    Nella ripresa decide il sinistro dell'attaccante su assist di Kvara. Ai tedeschi viene annullato un gol per fuorigioco nel primo tempo. Per Gercia un passo importante verso la qualificazione
    Dal nostro inviato Vincenzo D'Angelo

    24 ottobre - BERLINO
    Le chiamano vittorie sporche, spesso fanno la differenza. Perché anche quando la serata sembra storta, resistere e colpire al primo tentativo dà comunque un gran morale e sa di grande squadra. Il Napoli oggi non è ancora quello che ha fatto divertire in Europa la scorsa stagione, ma intanto torna da Berlino con un successo importantissimo per 1-0, che regala il secondo posto del girone alle spalle del Real Madrid e ipoteca il passaggio agli ottavi. La risolve un colpo mancino di Raspadori al 20’ della ripresa, letale dopo la magia sulla fascia di Kvaratskhelia, unico all’altezza di una serata da grande appuntamento.

    BASSO RITMO—
    L’avvio sembra un copia e incolla di Verona, con padroni di casa più intraprendenti e ospiti costretti a difendere subito su due calci d’angolo insidiosi. Passata la prima ondata, il Napoli comincia a tessere la sua tela, ma con poca velocità e molta prevedibilità. Così l’Union resta sornione, ben coperto e pronto ad aggredire le praterie lasciate incustodite dagli azzurri. Al 24’ l’Union riesce anche sbloccare la gara, ma la posizione di partenza di Fofana – prima di aver ubriacato Natan e Rrahmani con un paio di sterzate e servito Haberer per il colpo vincente – era irregolare. Nulla di fatto. Si parte, ma è sempre l’Union a giocare sulle ripartenze e Napoli molle e senza guizzi. Prima dell’intervallo Aaronson (30’) non trova la porta da buona posizione, Fofana (37’) trova Meret a respingere sul primo palo e Khedira (fratello dell’ex Juve) calcia a lato di poco da fuori area.

    IL MORSO DI RASPA— Garcia lascia negli spogliatoi Cajuste, brutta copia di Verona, e ripropone Elmas da mezzala. Ma il primo brivido della ripresa è ancora per la porta di Meret, con la conclusione di Fofana (3’) ancora di poco a lato. Kvara (5’) prova ad accendersi: serpentina deliziosa a sinistra e tiro a giro murato. Ma il Napoli ha bisogno di iniziative così per scuotersi, e infatti è dalla successiva magia sulla sinistra (20’) che il georgiano salta secco Trimmel e dalla linea di fondo manda un cioccolatino per Raspadori, che di prima fulmina Ronnow. Napoli avanti al primo tiro in porta: spietato. L’Union, colpito nell’orgoglio, sembra di colpo squagliarsi: Garcia inserisce Simeone e Olivera per Raspadori e Mario Rui e anche i tedeschi cambiano tre giocatori per trovare una scossa dalla panchina.

    ULTIMI ASSALTI— Knoche al 35’ fa alzare in piedi gli oltre 70 mila dell’Olympiastadion, ma il suo colpo di testa passa al lato di un soffio con Meret ormai battuto. A due dal termine Garcia si arrocca: fuori Kvara (che stavolta dà il cinque al suo tecnico) e dentro Ostigard, che si piazza a fare da diga davanti alla difesa. In pieno recupero Meret in tuffo sventa un pericoloso cross basso, ma il Napoli senza Kvara non riparte più. Il fortino però regge e dopo Verona, ecco Berlino. Due vittorie che potrebbero cambiare la stagione del Napoli. E il futuro di Garcia.
     
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    Onana eroe a Old Trafford: para il rigore al 96' e lo United vince, successi anche per Arsenal e Real

    Tre punti anche per gli spagnoli della Real Sociedad contro il Benfica. 1-1 tra Lens e PSV
    Salvatore Malfitano

    24 ottobre - MILANO
    Poche le sorprese, nel martedì di Champions League. Il Real Madrid di Carlo Ancelotti si conferma la capolista del gruppo C, quello del Napoli, con il successo sul campo del Braga; in copertina, il solito Bellingham autore del gol vittoria. Nel girone dell’Inter invece la Real Sociedad aggancia i nerazzurri in vetta superando con merito il Benfica in trasferta. Il Manchester United fatica le proverbiali sette camicie per venire a capo del Copenaghen grazie alla rete di Maguire ma soprattutto grazie ad Onana che para un rigore a tempo scaduto; bene anche l’Arsenal sul campo del Siviglia. Pari tra Lens e Psv, mentre il Bayern Monaco nell’anticipo di giornata passa a Istanbul contro il Galatasaray.

    BRAGA-REAL MADRID 1-2
    I Blancos non fanno grande fatica ad avere la meglio dei portoghesi, anche se nel finale la squadra di Ancelotti si rilassa troppo. Apre le danze Rodrygo al 16’, fortunato con un rimpallo a trovare la deviazione sottomisura dopo il bello spunto di Vinicius a sinistra. Bellingham come al solito non manca l’appuntamento: al 50’ scalda i guanti di Matheus, dieci minuti più tardi lo infila con un destro all’angolino su cui il portiere non più nulla. La reazione del Braga si concretizza al 63’, quando Banza molto libero in area serve Djalo che fulmina Kepa sul primo palo. Per il resto gli spagnoli mantengono il vantaggio e restano a punteggio pieno.

    BENFICA-REAL SOCIEDAD 0-1— Prestazione autorevole della Real Sociedad a Lisbona, con il Benfica in balia dell’avversario per tutti i novanta minuti. Muñoz e Barrenechea preoccupano Trubin con due conclusioni al 26’ e al 45’ che terminano poco lontano dal palo. Il portiere è bravo ad opporsi a Zubimendi (56’), mentre non può opporsi al 63’ a Brais Mendez che sotto porta va a segno sull’assist di Barrenechea. Poco dopo Kubo accarezza la gioia del gol, ma il suo sinistro da fuori si stampa sulla traversa.

    MANCHESTER UNITED-COPENAGHEN 1-0— Non è una Champions facile per i Red Devils e non lo è nemmeno contro il Copenaghen, che assedia gli inglesi per quasi tutta la partita. Nei primi cinque minuti Achouri impegna Onana e Gonçalves colpisce il palo con una bella volée, su cui Elyounoussi sbaglia il tap-in. Ancora l’ex Inter è decisivo su Claesson al 50’, dall’altro lato Grabara si supera su Eriksen (54’). Al 72’ la gara si sblocca col protagonista meno atteso, Harry Maguire, che devia di testa il traversone preciso dell’altro ex nerazzurro. Lo United potrebbe sorprendentemente chiuderla al 78’, ma Grabara è ancora ottimo su Garnacho e McTominay non inquadra la porta sulla respinta. A tempo scaduto, Guida concede un rigore ai danesi per l'intervento di McTominay che cerca il pallone ma colpisce Elyounoussi: dal dischetto va Larsson, ma Onana para.

    SIVIGLIA-ARSENAL 1-2— I Gunners hanno il predominio del gioco, anche se non producono moltissimo nel primo tempo. Martinelli ha una buona chance, ma Bono lo ferma con un’uscita tempestiva. En-Nesyri risponde nel finale di frazione, con un diagonale secco che finisce a lato. Nel recupero Jesus lavora meravigliosamente un pallone in transizione, poi manda in porta Martinelli che scarta il portiere e appoggia in rete. Al 53’ è protagonista ancora Jesus, che stavolta fa tutto da solo e con una gran botta all’incrocio da posizione defilata firma il raddoppio. Il Siviglia accorcia praticamente subito con il colpo di testa di Gudelj su calcio d’angolo (58’), ma non dà seguito e vince l’Arsenal.

    LENS-PSV 1-1— La bolgia francese non inghiotte il Psv, che fa una buona partita e strappa il pari. Il destro a giro di Lozano alla mezzora si stampa sul palo, il sinistro di Bakayoko invece la porta la centra alla perfezione: è il 55’ quando il belga lascia partire un tiro preciso che sorprende il portiere. Dieci minuti dopo Wahi risponde a tono, coordinandosi al volo un cross dalla destra per l’1-1 finale.
     
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    Lazio mai in partita, ne prende tre dal Feyenoord: prima sconfitta in Champions

    Gli olandesi superano in classifica i biancocelesti dominando con una doppietta di Gimenez e un gol di Zerrouki, inutile rigore nel finale di Pedro

    dal nostro inviato Stefano Cieri
    25 ottobre - ROTTERDAM
    Si ferma la corsa della Lazio in Champions. Dopo il pareggio con l’Atletico Madrid e la vittoria a Glasgow con il Celtic, a Rotterdam la formazione di Sarri rimedia una sconfitta netta e senza attenuanti. Il Feyenoord domina in lungo e in largo per 80 minuti, realizzando tre gol e sfiorandone almeno altri tre. La formazione romana riesce a combinare qualcosa solo nei dieci minuti finali, nei quali accorcia le distanze e sfiora pure il secondo gol. Troppo poco, però, per avere recriminazioni. Risultato giusto e sconfitta pesante, anche perché il Feyenoord con questi tre punti scavalca in classifica la Lazio che ora è terza nel suo girone. Per la qualificazione agli ottavi sarà decisiva la sfida di ritorno con gli olandesi in programma tra due settimane all’Olimpico.

    MONOLOGO OLANDESE —
    Il primo tempo è un monologo del Feyenoord. La squadra di casa prende il comando delle operazioni sin dall’inizio grazie ad una grande determinazione e a un gioco corale che si rivela bello ed efficace. Il 4-3-3 schierato da Slot prevede un’occupazione del campo in ampiezza che disorienta la Lazio. I pericoli arrivano soprattutto grazie al lavoro dei due esterni d’attacco Stengs e Paixao che superano sistematicamente i loro controllori, Marusic e Hysaj. Ma la Lazio soffre tremendamente pure in mezzo dove il trio di centrocampisti olandesi è decisamente più in palla di quello laziale. L’atteggiamento della Lazio è passivo e questo facilita il compito della formazione di casa. Che va vicino al gol già dopo 3 minuti con Paixao (para Provedel), quindi con un colpo di testa di Gimenez al 10’ (la palla esce di pochissimo). La squadra di Sarri prova a rallentare il gioco per arginare la furia dei padroni di casa, ma il disegno riesce solo per pochi minuti. Al 25’ il Feyenoord va in gol, ma la Lazio viene salvata dal var che pesca un fuorigioco millimetrico di Gimenez su lancio di Stengs (la rete era arrivata grazie ad una carambola tra Gimenez e Hysaj, sarebbe stato autogol). La rete annullata anziché demoralizzare il Feyenoord gli dà ancora più carica. Il gol che sblocca la gara arriva al 31’. Lo realizza Gimenez che sfrutta alla perfezione un filtrante di Wieffer, con Casale che colpevolmente lascia calciare il centravanti messicano. La Lazio prova a reagire, ma a parte un colpo di testa di Luis Alberto (parato da Bijlow) non produce nulla di interessante. Sono invece gli olandesi a continuare a menare le danze. E in pieno recupero, al 47’, arriva pure il raddoppio grazie ad un tiro da fuori di Zerrouki, servito da Stengs.

    RIPRESA — Il raddoppio poco prima dell’intervallo finisce con lo spezzare la gambe alla Lazio. Sarri prova a rianimare la sua squadra con due cambi. Il tecnico mette dentro Lazzari per Hysaj e Guendouzi per Rovella (Vecino diventa play). Ma l’inerzia della partita non cambia. E’ sempre il Feyenoord ad avere il controllo della gara. E a rendersi pericoloso. Al 6’ Paixao, tutto solo davanti a Provedel, si divora un gol incredibile (tira alto). L’episodio che potrebbe riaprire tutto arriva al 13’ e capita sui piedi di Castellanos da poco entrato al posto di Immobile. Un tiro di Zaccgni dalla sinistra costringe il portiere Bijlow ad una difficile respinta che finisce sui piedi dell’argentino. Che, con la porta spalancata, manda alto. Scampato il pericolo il Feyenoord riparte ancora più forte. A nulla valgono i successivi cambi di Sarri (entrano anche Pedro per Felipe Anderson e poi Cataldi per Vecino). E’ sempre la squadra di casa a comandare le operazioni. Il 3-0 arriva al 29’ grazie ad un’iniziativa di Jahanbakhsh (appena entrato al posto di Paixao). Il suo assist per Timber è ghiotto, ma sul tiro del centrocampista Provedel riesce in qualche modo a respingere. Sulla ribattuta però Gimenez anticipa tutti e mette dentro. Con tre gol di vantaggio il Feyenoord decide comprensibilmente di rallentare e limitarsi a controllare il gioco. Ma in questo modo favorisce la reazione della Lazio. Che accorcia le distanze con Pedro dal dischetto (rigore fischiato per fallo di Lopez su Castellanos) e poi ha altre due palle-gol, prima con Castellanos (colpo di testa di poco alto) quindi in pieno recupero con Romagnoli sulla cui conclusione Bijlow si supera per salvare la porta.
     
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    Mbappé non lascia scampo, poi il Psg dilaga: Milan, così si mette male

    Kylian apre le marcature con un’invenzione nel primo tempo, di Kolo Muani e Lee i gol nella ripresa. Rossoneri ultimi da soli nel girone, anche se nulla è ancora del tutto compromesso

    25 ottobre - PARIGI
    Se il Milan di Champions cercava risposte, nella notte di Parigi ne sono arrivate parecchie. E non sono affatto confortanti: per prima cosa, il 3-0 con cui il Psg si è preso il primo posto nel gruppo F è una sconfitta che rischia di lasciare molte più scorie di quanto non abbia fatto il ko con la Juve. Non solo: il Diavolo di coppa si conferma clamorosamente spuntato, siamo alla terza gara su tre chiusa senza segnare, e l’infortunio di Jovic nel riscaldamento complica le cose anche a livello numerico per le prossime partite. E ancora: la classifica si fa dura, durissima. Il Borussia Dortmund, vincente a Newcastle, rimescola le carte e lascia aperta la porta degli ottavi a Pioli, ma per passare occorrerà vincere, già a partire dal ritorno con i francesi, il 7 novembre a San Siro: questo Milan senza cattiveria sotto porta e fragile dietro è in grado di riuscirci?

    LE SCELTE—
    Il Milan è quello annunciato alla vigilia, ma è anche un inedito: per la prima volta nella sua storia nelle coppe europee, va in campo una formazione priva di italiani. A Kalulu, preferito a Calabria sulla destra, tocca l’incombenza più pesante, occuparsi di Mbappé. Senza Loftus-Cheek, Pioli in mezzo si affida a Musah e Reijnders, con Krunic play: il bosniaco torna titolare a un mese dall’ultima volta. In avanti tocca al tridente Pulisic-Giroud-Leao. Luis Enrique risponde con un 4-2-4 ultra offensivo: mediana di equilibrio con Zaire-Emery e Ugarte, poi largo alla creatività: Vitinha è l’“intruso” in un attacco tutto francese con Dembelé e Mbappé larghi e Kolo Muani prima punta.

    LAMPO MBAPPÉ— Le premesse della partita mettono i brividi ai tifosi milanisti: il Psg spinge con forza, i rossoneri rinculano impauriti e spendono due gialli nei primi 7 minuti, con Thiaw e Krunic. I francesi tengono palla, manovrano ma non concretizzano e così il Milan trova coraggio per alzarsi e iniziare a giocare la “sua” partita, fatta di pressione alta e ripartenze. È il 10’ quando Pulisic sfonda e cerca un compagno sul secondo palo: Leao però non c’è e Marquinhos chiude in angolo. Rafa si sveglia al 16’, quando porta palla in velocità e Hakimi lo stende: il marocchino è ammonito, il Milan guadagna una punizione dal limite. Ma sul pallone, a sorpresa, va Tomori: la barriera respinge. Il Diavolo è impreciso, poco cattivo in area, però regge e il Psg allora si affida agli assoli di Mbappé: primo tito in porta al 22’, Maignan blocca senza problemi, poi destro a giro che sfiora il palo al 30’. Somiglia a un botta e risposta con Leao, che quattro minuti prima ha cercato, e quasi accarezzato, il secondo palo in diagonale, dopo una bella ripartenza rifinita da un tacco di Giroud. Invece è il preludio al lampo che illumina il Parco dei Principi al 32’: segna Mbappé, ed è un gran bel gol, ma altrettanto bella è la giocata che consegna il pallone alla stella francese, firmata Zaire-Emery. Il 17enne che ha “licenziato” Verratti strappa palloni in mediana e ne estrae sempre qualcosa di interessante, proprio come quando scappa via a Reijnders e pesca Mbappé all’ingresso dell’area: Kylian controlla, finta, sposta il pallone e scarica un destro imparabile sotto gli occhi di Tomori, stordito dal gioco di prestigio ad alta velocità del francese. Il Psg passa nel momento migliore del Milan, e rischia di raddoppiare con Kolo Muani: Thiaw mura il suo tiro e Pioli respira.

    DIAVOLO IN GINOCCHIO— Il tedesco, con la pericolosissima macchia del cartellino giallo addosso, resta negli spogliatoi: dentro Calabria, con Kalulu spostato al centro. Il Psg non cambia ma riparte più convinto. E colpisce ancora: prima segna con Dembelé, ma l’arbitro Vincic annulla dopo un controllo al Var per una spinta di Ugarte a Musah, poi rischia di subire il pari con Giroud, che non trova la porta dopo un cross di Pulisic (l’americano, da ottima posizione, avrebbe potuto andare al tiro…) e al 53’ imbuca il 2-0. La difesa rossonera si dimentica di Dembelé, lasciato libero di tirare sugli sviluppi di un corner: il 10 dei parigini va al tiro, Maignan respinge corto e Kolo Muani infila da due passi. Il Milan balla, ringrazia Maignan che nega a Mbappé il gol della doppietta, e prova a scuotersi. Ma i limiti dell’attacco rossonero in Champions emergono in maniera prepotente: il primo tiro in porta, dopo oltre un’ora di gioco, è un destro senza pretese di Pulisic; al 68’ il solito Leao riceve un buon pallone da Reijnders in contropiede ma non inquadra; Giroud prova a sorprendere Donnarumma con un pallonetto dalla distanza, ma Gigio è attento. E si conferma al 78’ su Leao, deviando in angolo il destro ravvicinato del portoghese. Maignan non è da meno: a 10’ dalla fine Mbappé si presenta tutto solo al tiro, lui devia sul palo. Questione di tempo, perché il Psg passa ancora: il coreano Kang-In Lee, entrato al posto di Dembelé, firma il 3-0 su assist di un imprendibile Zaire-Emery. La festa è rossoblù, il Diavolo se ne va all’inferno e domani si sveglierà col mal di testa: domenica si va a Napoli.
     
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    Il Milan rinasce nella notte più bella: Leao e Giroud affondano il Psg

    I rossoneri sono terzi nel girone: la qualificazione agli ottavi ora è possibile

    Marco Pasotto
    Giornalista
    7 novembre 2023 (modifica alle 23:18) - MILANO
    Dal nulla al tutto nel giro di tre giorni. Troppa grazia, vecchio Diavolo. Il Milan si riprende tutto ciò che aveva smarrito in campionato con l’Udinese e lo fa nella serata più importante. Serata di gala, serata di stelle, serata da dna europeo rossonero che no, non può essere solo retorica osservando una prestazione simile di fronte a un avversario simile. E cioè una squadra oggettivamente più forte, costata un’enormità. Il Milan fa cadere il Psg di Mbappé, stavolta Leao vince il duello con l’ex tifoso rossonero Kylian e Pioli si porta a casa il successo più prestigioso della sua carriera, fortificando una panchina che comunque non era in discussione. Il Milan torna in piena corsa qualificazione e lo fa sgambettando il suo ex bimbo prodigio Donnarumma, massacrato di insulti e di fischi come da programma.

    LE SCELTE—
    Dopo il cambio di sistema, imposto da esigenze di infermeria e colato a picco con l’Udinese, Pioli ha ripristinato il consueto 4-3-3 dal momento che i medici gli hanno restituito in un colpo solo Pulisic, Chukwueze e Hernandez, chiamato alla rivincita contro il fratello. Tridente offensivo di prima scelta quindi – Pulisic-Giroud-Leao -, e mediana che ha registrato il ritorno dal primo minuto di Loftus-Cheek e Musah preferito a Krunic, ma non sulle zolle di Rade: il nazionale Usa infatti è andato sul centrosinistra e davanti alla difesa si è piazzato Reijnders, a cui è stato affidato anche il compito di dare una mano su Mbappé. Luis Enrique ha confermato l’undici dell’andata, consegnando la fase offensiva al suo numero 7 più Vitinha, Kolo Muani e Dembelé. In mezzo al campo il talento cristallino del 17enne Zaire-Emery, abbagliante all’andata e decisamente meno appariscente stavolta. Ma a funzionare è stato soprattutto il piano di pronto intervento su Mbappé, con Reijnders che – come da copione – è scalato sull’esterno per chiudere varchi a lui e canali di passaggio ai compagni. Non una vera e propria gabbia, ma più una “scorta” collettiva a protezione della linea difensiva. Particolarmente pregevole il lavoro di Reijnders, che ha recuperato lo smalto perduto occupandosi di Vitinha – non un’alternativa agevole – quando non gli toccava Mbappé, e non ha rinunciato ad accompagnare in certi casi la fase offensiva.

    COMPATTEZZA— Livello complessivo del match: decisamente alto. Primo tempo di una bellezza clamorosa, con due squadre che hanno giocato per quarantacinque minuti come se fossero gli ultimi cinque di una partita a eliminazione diretta. Dritto per dritto, con un desiderio folle di fare gol a ogni discesa. Il merito del Milan, rispetto ad altre situazioni simili, è stato soprattutto uno: anche in un contesto di ripartenze continue, fatte e subite, non si è mai disunito. Tanto sfilacciato all’andata, quanto compatto stavolta. Certo, ha dovuto per forza di cose accettare parecchi duelli – Dembélé quasi immarcabile -, ma è rimasto bene a galla grazie a quella compattezza mancata a Parigi. E grazie anche a uno sguardo benevolo dall’alto, quando il sinistro di Dembélé si è stampato sulla traversa. Attenzione, però: non stiamo parlando di un monologo parigino, tutt’altro. Il Diavolo ha replicato colpo su colpo ed è stata l’ennesima partita di questa Champions con tanti rimpianti sotto porta. Due azioni in fotocopia che hanno portato allo sperpero di palle gol nitide. La prima al 6’, sgasata imperiosa di Leao a sinistra, cross basso per Loftus-Cheek che, tutto solo, ha alzato la mira poco più in là del dischetto. La seconda all’11: cross basso da destra di Calabria e orribile bis concesso da Musah con destro soffice fra le braccia di Donnarumma.

    REAZIONE— San Siro bollente di rabbia anche perché fra uno spreco e l’altro il Psg era passato: angolo dalla destra, spizzata di Marquinhos e testa di Skriniar arrivato a tu per tu con Maignan in totale solitudine. Amnesia difensiva totale. A questo punto, sotto di un gol e con i fantasmi delle partite precedenti, il Milan avrebbe potuto squagliarsi e invece ha reagito con grande personalità e ci ha messo solo tre minuti. Giroud si è infilato da posizione decentrata e ha scaricato un sinistro che Donnarumma ha deviato verso l’alto. Leao ha capito tutto, si è coordinato e ha messo in buca in rovesciata, con palla sotto il braccio di Gigio. Movimenti sussultori di magnitudo importante al Meazza. Altro? Eccome. Maignan che anticipa alla grande Mbappé lanciato in porta, Mbappé che svirgola da posizione ghiotta, Giroud che prende l’esterno rete e poteva fare meglio, Tomori che impegna Donnarumma su punizione e Leao che scarica un destro fuori di poco. Menzione speciale per Loftus-Cheek, riassumibile con un solo aggettivo: monumentale. Di lotta e di governo: non contenibile.

    RIPARTENZE— Applausi a fine primo tempo che diventano apoteosi al 5’ della ripresa quando Hernandez crossa per Giroud, che sovrasta Skriniar e infila Gigio. Due a uno, San Siro impazzisce e dopo un quarto d’ora ammutolisce di fronte al miracolo di Donnarumma sulla punizione di Hernandez: pallone tolto di mezzo a pochi centimetri dal palo. Il Psg ovviamente prova a spingere, ma quello di stasera è un Milan che continua a non disunirsi, si chiude stringendo i denti e ripartendo ogni volta che può. Sul taccuino del secondo tempo restano soprattutto due appunti: un’altra super parata di Donnarumma su un destro molto infido di Okafor e un palo esterno di Lee. Poi, dopo sette minuti di recupero, la festa può esplodere davvero: il Milan è tornato ed è stato uno spettacolo.
     
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