La birra

informazioni generali, stili, luoghi comuni, ecc.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    24,304
    Location
    Voghera

    Status
    Offline
    Apro questo topic perchè mi sento in dovere di mettere bene in chiaro perlomeno le nozioni di base su questa antica bevanda, che è spesso vittima di discriminazione rispetto al vino, e per questo spesso circondata da una fitta coltre di ignoranza.

    La prima cosa che devo dire, è che "non esiste la birra, esistono LE BIRRE". Questo perchè esiste una enorme variabilità tra i diversi stili e tra le diverse birre, addirittura superiore a quella tra i vini.
    Sì, esistono gli stili, e sono innumerevoli; questo va precisato, dal momento che la gran parte della gente ritiene la birra quella bevanda gialla, leggermente amarognola, con la schiuma (o magari la vuole pure senza...), che si beve con la pizza (???), che si beve a collo dalla bottiglia (...) eccetera eccetera. Pian piano sfaterò tutti queste str.. luoghi comuni, e cercherò di fare un po' di luce su questo nettare divino.

    Indice
    Cos'è, come si fa
    Approfondimenti sugli ingredienti
    Cenni storici
    Birre industriali e birre artigianali: differenze nella procedura
    Birre industriali e birre artigianali: differenze negli ingredienti
    Perchè bere birra di qualità?
    Si, ma dove la trovo
    Come si serve
    I paesi della birra e gli stili
    Sfatiamo i luoghi comuni
    Alcuni links utili
    Alcuni testi consigliati



    Cos'è, come si fa
    Come comune denominatore delle birre possiamo dire che si tratta di una bevanda alcoolica ottenuta da quattro ingredienti principali:
    L'acqua
    image
    Il malto d'orzo
    image
    Il lievito
    image
    Il luppolo.
    image

    Come si fa?
    Il processo per realizzare la birra è allo stesso tempo semplice e complicato. semplifichiamo al massimo.

    Si parte dall'orzo (che è un cereale). Dall'orzo si ottiene il malto: i chicchi d'orzo inumiditi vengono fatti germinare, durante questo processo gli amidi del cereale vengono trasformati ad opera di alcuni enzimi in zuccheri: abbiamo il malto d'orzo, che poi viene fatto essiccare.
    In seguito i grani di malto vengono macinati e "ammostati" in acqua: così facendo cedono gran parte del contenuto zuccherino all'acqua, e si ottiene un liquido dolcissimo molto simile al miele: il mosto. In seguito si filtra il tutto per eliminare i residui dei grani che non contengono più zucchero (chiamati trebbie).
    A questo punto si fa bollire il mosto ottenuto, aggiungendo acqua. Durante questa bollitura, si aggiunge il luppolo.
    Il luppolo è una pianta rampicante (che cresce anche selvatica lungo i fossi). Per fare la birra si usano i fiori secchi della pianta femmina, che contengono una resina amara.
    Durante questa bollitura quindi si mette in infusione il luppolo: questo cede alla birra amaro e aromi floreali/erbacei.
    terminata la bollitura, si rimuove il luppolo, si raffredda il mosto e si aggiunge il lievito.
    Il lievito è un organismo unicellulare (del regno dei funghi), che trasforma gli zuccheri presenti nel mosto in alcool e anidride carbonica.
    Dopo aver inoculato il lievito inizia la fase di fermentazione, che può durare 1-2-3 settimane. Terminata la fermentazione la birra è sostanzialmente fatta; le procedure successive sono moooolto diverse a seconda che la produzione sia industriale o artigianale, e ne parlerò in seguito.


    Approfondimenti sugli ingredienti
    Aggiungo qui qualche approfondimento (nemmeno troppo approfondito, a dir la verità) sugli ingredienti, in modo da comprendere meglio quello che scriverò dopo, specialmente sugli stili.

    L'acqua è il principale componente della birra, è importante quindi che sia pulita e non infetta (o la birra si infetterà), inoltre le sue caratteristiche minerali possono contribuire al risultato della birra. Purtroppo su questo non sono molto esperto, è più un discorso che può fare un home-brewer (colui che si fa la birra a casa).

    Il malto d'orzo può essere di vari tipi: sia a seconda della varietà dell'orzo, sia a seconda del tipo di essiccazione alla quale è stato sottoposto. Se l'essiccazione è breve avremo un malto chiaro che darà birre chiare, se è più lunga gli zuccheri contenuti cominceranno a caramellare e i chicchi si imbruniranno. Malti di questo tipo daranno birre più scure, con sentori caramellati. I malti possono essere anche tostati, diventando quasi neri e conferendo alla birra (oltre a un colore scurissimo) profumi e sapori di torrefatto (caffè), cioccolato, liquerizia, ecc.
    Inoltre, i malti possono anche venire affumicati in vario modo (il più utilizzato è tramite fumo di legno di faggio): questi malti conferiranno un gusto affumicato alla birra (tipo speck o provola!)
    Va detto che tutti questi malti speciali vengono utilizzati di supporto a malti chiari: una birra scura, anche nera, avrà comunque una piccola percentuale di malti speciali e maggioranza di malti chiari.
    Spesso possono essere utilizzate altre fonti zuccherine (ossia di materiale fermentabile). Queste possono essere altri cereali (frumento, miglio, avena, segale, farro, sorgo, grano saraceno, mais, triticale, kamut... e chi più ne ha più ne metta), maltati o utilizzati "crudi" (cioè non maltati). Altre fonti di materiale fermentabile possono essere frutta (mele, castagne, ciliegie, ecc...) o zucchero puro e semplice (a volte candito) che però essendo completamente fermentabile rischia di dare troppo etilico alla birra senza contribuire al "corpo".

    Il luppolo conferisce alla birra amaro, aromi e proprietà naturali antiossidanti e antisettiche.
    Esistono diverse varietà coltivate della pianta di luppolo (humulus lupulus), queste possono essere varietà da amaro, con un contenuto di alfa-acidi (sostanze responsabili dell'amaro) elevato, o da aroma, con contenuto di alfa-acidi più basso, e in grado di conferire aromi (generalmente erbacei, citrici, floreali).
    In fase di bollitura i luppoli da amaro vengono lasciati per più tempo (circa un'ora) in modo da conferire al mosto di birra tutto il loro potere amaricante, mentre quelli da aroma vengono aggiunti solo alla fine (meno di 15 minuti) dal momento che non devono conferire amaro, e che le caratteristiche aromatiche vengono perse con bolliture più lunghe. Ovviamente dopo la bollitura il luppolo viene rimosso dal mosto.
    Esiste un'ulteriore tecnica, molto apprezzata dagli anglosassoni, che viene chiamata dry-hopping. Come dice il nome (dry=secco, hop=luppolo) consiste nel luppolare "a secco" la birra, mettendo fiori di luppolo nel mosto in fase di fermentazione, e rimuovendoli alla fine della fermentazione.
    Esistono moltissime varietà di luppolo, ognuna tipica della regione nel quale questo viene coltivato, dal momento che le caratteristiche del suolo contribuiscono poi alle caratteristiche della pianta (un po' come con le viti per il vino).

    Il lievito: proseguendo nella lettura, molto frequentemente incontrerete le diciture "alta fermentazione" o "bassa fermentazione". Non ha nulla a che vedere con la "quantità" di fermentazione, ma sono termini che si riferiscono a due specie diverse di lievito utilizzato: il saccaromices carlsbergensis per la "bassa fermentazione", e il saccaromices cervisiae per la alta. I nomi si riferiscono al fatto che in fase di fermentazione i primi tendono a precipitare sul fondo del fermentatore, mentre i secondi tendono a restare sulla superficie del mosto (per poi precipitare finita la fermentazione).
    I lieviti ad alta fermentano a temperature maggiori (18-23 gradi), mentre quelli a bassa a temperature minori (9-15 gradi, a volte anche meno).
    La differenza sostanziale tra le due specie, è che i lieviti ad alta fermentazione tendono a dare sapori e profumi fruttati, speziati, ecc. producendo una gran quantità di composti chimici (in prevalenza esteri), mentre quelli a bassa tendono a dare prodotti più secchi, senza particolari aromi (a parte quelli dati dal luppolo).
    Esistono poi, in particolare per i lieviti ad alta, innumerevoli varietà specifiche per il tipo di birra che si vuol fare.

    Dimenticavo di dire che spesso (soprattutto nella tradizione belga) le birre vengono speziate e aromatizzate con spezie ed erbe di ogni sorta, dalle più comuni coriandolo e buccia d'arancia amara fino alle più incredibili come fave di cacao, rucola, pepe, passando per cardamomo, anice stellato, eccetera, sulla base di ricette consolidate o della fantasia e dell'estro del birraio.

    Cenni storici
    clicca qui per una storia completa
    quando avrò tempo scriverò di mio pugno una breve storia, anche se quella che ho linkato dovrebbe soddisfare tutte le curiosità.

    Birra industriale e birra artigianale: differenze nella procedura
    Come detto prima, sostanzialmente la procedura dall'ammostamento alla fermentazione sono simili (fatte le dovute proporzioni) sia per le birre industriali che per quelle artigianali.
    Le differenze vere arrivano in seguito.
    Le birre industriali, dopo la fermentazione, sono sottoposte a processi finalizzati a stabilizzarne la durata nel tempo e alle condizioni esterne (per scopi commerciali e di distribuzione). La birra dopo la fermentazione viene quindi filtrata, rimuovendo il lievito, e pastorizzata, ossia letteralmente "cotta" per uccidere ogni possibile microorganismo rimasto. Così facendo però si perdono quasi tutti i principi nutritivi e gustativi-olfattivi, oltre a eliminare il lievito che naturalmente continuerebbe a dare aromi alla birra, ottenendo un vero e proprio "cadavere in bottiglia", oltre a dare anche sapori di bruciacchiato (con un po' di allenamento si sentono). Dopodichè la birra viene imbottigliata o infustata, e artificialmente aggiunta di anidride carbonica per darle la gasatura.
    Le birre artiganali, vengono invece imbottigliate con i lieviti, che si depositano sul fondo della bottiglia, e prima dell'imbottigliamento si aggiunge materiale fermentabile (zucchero o altro mosto) che poi rifermenta in bottiglia ad opera dei lieviti, che producono alcool e anidride carbonica che quindi dà una gasatura assolutamente naturale. Nessun processo di filtrazione o pastorizzazione viene attuato, dando quindi un prodotto "vivo" e dotato di caratteristiche olfattive e gustative assolutamente particolari e nemmeno lontanamente paragonabili con le birre industriali, tutte dal gusto appiattito e monocorde.

    Birre industriali e birre artigianali: differenze negli ingredienti
    Il 99% circa delle birre industriali è rappresentato dallo stile "Lager" (magazzino in tedesco, perchè in passato venivano tenute a maturare in grandi cantine). Si tratta di birre chiare, fermentate con lieviti a "bassa fermentazione" che non danno profumi fruttati o floreali ma molto secchi, lievemente amare (quindi con un utilizzo modesto di luppolo), tutte estremamente simili. In aggiunta a questo, la legge italiana consente l'utilizzo fino al 40% di succedanei del malto d'orzo: vengono quindi utilizzati altri cereali (in prevalenza il mais o il riso) dal momento che sono meno costosi sul mercato, col risultato di dare aromi non esattamente graditi (come quello di mais bollito, molto evidente nelle birre industriali). Inoltre spesso al posto del luppolo vengono usati estratti di luppolo, che tendono a dare un amaro per niente gradevole.

    Nelle birre non industriali, vi è invece un'estrema variabilità degli ingredienti, a partire dai malti che possono essere più chiari o più scuri; i luppoli possono essere più o meno utilizzati e che appartengono a tantissime varietà in grado di dare aromi molto diversi; i lieviti nella maggior parte dei casi sono "ad alta fermentazione" e producono aromi floreali e fruttati molto evidenti, per finire con ingredienti "non convenzionali" come spezie, frutta, ecc... Infine alcune birre vengono sottoposte a processi di maturazione in legno, cedendo tannini e dando un'insolita acidità, per non parlare di alcune tipologie che sono "a fermentazione spontanea" ossia senza aggiunta di lieviti ma fermentate da microorganismi naturalmente presenti nell'aria che portano a sapori acidi e aromi assolutamente strani, quasi sgradevoli a un primo assaggio ma ritenuti deliziosi da tantissimi appassionati (tra i quali il sottoscritto).
    Approfondirò in seguito il discorso sugli ingredienti.


    Perchè bere birra di qualità?
    E perchè allora bere birre di NON qualità? Le pubblicità dicono tante cagate, ma ogni tanto qualcosa di furbo lo dicono, e quindi parafrasando il caffè dico "La birra è un piacere, se non è buono che piacere è?" Quindi perchè spendere dei soldi per bere dei "cadaveri in bottiglia", realizzati con ingredienti di scarsa qualità, che non danno nessuna piacevole sensazione gustativa o olfattiva, e che sono tutti praticamente uguali, indipendentemente da cosa c'è scritto sull'etichetta?
    Perchè non bere dei prodotti ricchi di storia e tradizione, con infinite differenze tra loro, che danno sensazioni ricchissime, piacevoli e inaspettate, prodotti da veri birrai che lo fanno per passione?
    Forse perchè la propaganda delle grandi industrie ci fa credere che la birra è appunto quella bevanda giallastra un po' amara, che bevono gli ubriaconi in stazione o gli ultrà per fare a rissa... Bisogna capire che la birra industriale, da supermercato, è per la birra quello che il tavernello e il castellino sono per il vino (forse anche peggio), solo che nessuno osa dire che quelli sono vini buoni, e tutti capiscono che la qualità è nei vini "artigianali" (praticamente tutti). La questione è quindi culturale, in Italia la birra viene considerata "quella cosa giallastra ecc..." e si considerano birre la peroni/heineken/nastro azzurro/moretti, magari preferendone una all'altra quando poi sono prodotte tutte dalla stessa multinazionale nello stesso stabilimento (probabilmente escono tutte dallo stesso tubo...): le industrie hanno portato i nostri gusti ad appiattirsi, e quasi nessuno è conscio del fatto che nel nostro paese ci sono piccoli birrifici che producono birre che negli altri paesi ci invidiano.

    Cercherò di aiutarvi a scoprire questo fantastico mondo, non dico di diventare appassionati sfegatati ma perlomeno di avere una visione completa e obbiettiva di questo prodotto, oltre che farvi scoprire birre che effettivamente sono BUONE.

    Si, ma dove la trovo?
    Ora potreste dirmi che effettivamente la birra "di qualità" è difficile da trovare. Non è del tutto vero. Spesso alcune bottiglie di birra non dico esagerata ma perlomeno buona si trovano anche nei supermercati, vedi birre tipo la Chimay che viene prodotta da monaci trappisti e si trova praticamente ovunque (tra un po' pure alle macchinette in stazione), o alcune birre tedesche commerciali ma potabili (Franziskaner ad esempio, non intendo la becks...)
    Sennò esistono numerosi "beer-shop", ossia negozi interamente (o parzialmente) dedicati alla birra e dotati di numerose bottiglie da tutto il mondo (e tutte buone). Ce ne sono nelle maggiori città (milano,roma,alessandria,genova,varese,napoli...), cliccando qui potrete vedere una completa lista dei beer-shop italiani, e magari scoprirete che vicino a voi si vendono delle vere perle.
    In alternativa c'è internet, ad esempio su www.birrerya.com si vendono numerose bottiglie belghe che verranno recapitate a domicilio.

    Infine, potreste avere la fortuna di avere vicino a voi locali con titolari appassionati e competenti, che propongono spine e bottiglie relativamente rare e deliziose. Purtroppo sono ancora una piccola parte (nel 95% dei locali ci sono la nastro azzurro, la hakkinen e la corona, e vengono pure servite in modo sbagliato...) ma per fortuna anche i titolari meno competenti si stanno accorgendo che cresce l'attenzione per la birra di qualità.

    Insomma il mio consiglio è: al supermercato comprate le birre strane, assaggiatele tutte senza focalizzarsi sempre sulla stessa etichetta, questo fatelo anche se non siete appassionati, se poi una volta assaggiate tutte quelle del supermercato (è probabile che siano tutte piscio) volete continuare beh, ci sono i locali, i beer-shop, ecc.!


    Come si serve, come si conserva
    Un aspetto spesso trascurato, soprattutto dai gestori dei locali che dovrebbero essere i primi a servire bene il loro prodotto, è quello relativo a come si serve una birra.
    Importantissimo è che il bicchiere prima di essere riempito sia ben sciacquato, in modo da eliminare residui di detersivi o brillantanti, che sono veri nemici della birra (attaccano la schiuma e danno cattivi sapori), e in modo da portarlo a una temperatura il più vicina possibile a quella della birra, in modo da evitare shock termici che rovinerebbero le caratteristiche della bevanda.
    In secondo luogo, il tipo di bicchiere: ogni stile ha il suo bicchiere di riferimento, e questo verrà approfondito quando farò delle schede sui vari stili, ma in generale va specificato che il tipico "boccale" cilindrico col manico è adatto solo a birre "Lager" a bassa fermentazione, dal momento che non presentano un bouquet rilevante di profumi e aromi. Birre che invece meritano di essere annusate a lungo, meritano bicchieri a calice, meglio ancora se a tulipano (a stringere) in modo da preservare e concentrare i profumi. Gravissima mancanza sarebbe servire una birra trappista belga, ma anche una weisse, in un boccale...
    Parliamo ora della schiuma. Troppa gente chiede una birra "senza schiuma", o peggio tanti baristi la servono così... Questo è un grave errore dal momento che la schiuma ha due funzioni. La prima è dovuta al fatto che si forma dal gas presente nella birra, una birra con un bel cappello di schiuma sarà quindi più digeribile e meno frizzante e ci permetterà di sentirne tutti i sapori in bocca senza stordirci con le bollicine. La seconda, è che la schiuma funge da protezione naturale contro l'ossidazione della birra: la birra infatti se lasciata a contatto con l'aria, anche per pochi minuti, inizia un nefasto processo di ossidazione che porta senza dubbio a sapori e odori sgradevoli (che spesso ricordano il metallico); provate a lasciare una bottiglia aperta e a berla il giorno dopo. Pertanto la schiuma ci vuole sempre, e nel versare la birra dobbiamo fare in modo che se ne formi un bello strato (quindi non va bene versare tutto il bicchiere tenendolo in diagonale per non fare schiuma); con le birre in bottiglia poi è addirittura consigliabile versarle da qualche centimetro sopra il bordo del bicchiere in modo da fare molta schiuma, per poi aspettare che si abbassi per versare ancora.
    Ultima cosa sul servizio, riguarda la temperatura. Troppo spesso i locali servono le birre (soprattutto le bottiglie) a temperature polari, prossime allo zero o attorno ai 4° (temperatura da frigo). Questo, se magari può ancora essere accettato per Lager industriali che non hanno particolari gusti o profumi da apprezzare, non va assolutamente bene per birre minimamente complesse, dal momento che non ci permette di percepire alcunchè a livello gustativo-olfattivo (tutti sappiamo che il freddo è un ottimo anestetico, la stessa cosa fa in bocca alle nostre papille gustative). Una vera birra va quindi servita a temperature almeno più alte di 4°, anche fino a 10°, e addirittura alcune birre (quelle inglesi, o birre molto molto complesse) si possono servire anche a 15°. "Temperatura di cantina", quindi!!
    Un accenno al naturale deposito di lieviti. Esso si può benissimo bere, anzi fa bene perchè contiene vitamine (e va anche bene contro la stitichezza). In generale si tende a lasciare l'ultimo dito di birra (quello col deposito) nella bottiglia per poi servirlo dopo aver versato tutto il resto della bottiglia. Qualcun altro lo serve tutto insieme (magari agitando la bottiglia... mah) in modo da "diluire" il lievito nella birra, che risulterà quindi più opaca.

    Ah, non ho nemmeno considerato il discorso "bere dalla bottiglia". E' ovvio che si tratta di un modo deplorevole di berla, che non fa formare la schiuma (facendoci ingurgitare un sacco di gas che poi da qualche parte dovrà uscire) e non ci permette di sentire nessun odore, compromettendo anche la sensazione gustativa. Oltre che essere un'usanza piuttosto rozza e che poco si abbina a chi beve perchè ama la birra buona, ma più a chi beve perchè ama l'effetto dell'alcool... NESSUNA birra va bevuta in bottiglia, anche la corona è degna di essere servita in un bicchiere approppriato.

    Un'ultima nota sulla conservazione. La birra non ama la luce, in quanto alla luce sviluppa dei composti chimici che danno il tipico "gusto di luce", che ricorda il sudore e la puzzola (con qualche accenno di fogna). Purtroppo alcuni produttori usano bottiglie trasparenti perchè colpiscono di più l'acquirente, mostrando il colore della bevanda, a scapito però della qualità. La bottiglia deve sempre essere molto scura, e la birra va conservata in un ambiente buio.
    Per quanto riguarda la temperatura di conservazione, il discorso varia a seconda che si parli di birre artigianali o industriali. Quest'ultime, a causa della pastorizzazione che subiscono, possono essere conservate a lungo a qualsiasi temperatura, dal momento che nessun microorganismo vivo è presente.
    Le birre artigianali invece essendo "vive" contengono i lieviti che se lasciati a temperature elevate continuano a rifermentare il materiale che trovano, creando anidride carbonica e composti aromatici. Se da un lato questo ci regala un "gusto in evoluzione" per il quale ogni bottiglia sarà diversa da un'altra, dall'altro lato potrebbe snaturare le caratteristiche originarie di una birra, oltre che causare un'eccessiva gasatura che potrà dare problemi in fase di stappatura (geyser!). Tutte le birre artigianali vanno quindi conservate a temperature fredde, comprese tra il frigo e la cantina, diciamo approssimativamente tra 4 e 10° può andar bene.
    Dimenticavo: la birra in generale va tenuta in verticale, in modo da far sedimentare sul fondo i lieviti naturalmente presenti. Se invece è tappata con un tappo di sughero, si consiglia di tenerla in orizzontale, dal momento che se il tappo di sughero secca perde la sua impermeabilità e fa entrare aria, ossidando e sgasando la birra (è lo stesso che si fa col vino).

    I paesi della birra e gli stili
    image
    I soliti luoghi comuni vogliono che birra=germania. Se è vero che la Germania è uno dei paesi che beve (seconda solo alla rep. ceca) e produce (seconda solo agli USA) più birra al mondo, non è però che uno dei tanti paesi nei quali la cultura brassicola è fortemente radicata, ed è addirittura uno dei paesi con meno "varietà": gli stili tedeschi sono relativamente pochi.
    Questo è dovuto alla famosa legge del 1516, il "Reinheitsgebot" (editto sulla purezza), tuttora in vigore (!) che obbliga(va) i birrai tedeschi ad usare solo malto d'orzo, acqua e luppolo (e lievito, da quando questo venne identificato e isolato), con opportune deroghe per le birre di grano della Baviera (weisse) e di Berlino (berliner weisse, acidule e molto più rare).
    Le birre tedesche sono generalmente a bassa fermentazione (leggere gli approfondimenti sul lievito) quindi secche e con un bouquet di profumi più ristretto, lo stile principe è la Lager (che costituisce il 99% della birra prodotta nel mondo) quindi birre chiare di relativamente basso volume alcolico (5%). Queste sono affiancate da birre più scure e solitamente più forti, le Bock, e da birre ancora più forti dette "Doppelbock" (tipiche della regione di Monaco) che nonostante l'uso di lieviti a bassa fermentazione hanno profumi più fruttati e dolci.
    Specialità regionali sono le birre di grano della baviera (Weisse (=bianco), Weizen (=frumento), ecc..) che vengono prodotte con malto di frumento oltre che con malto d'orzo e con lieviti ad alta fermentazione: sono immediatamente identificabili dalla loro torbidezza e dalla abbondante schiuma, oltre che dal sapore più asprigno (dovuto al frumento) e agli aromi fruttati (generalmente banana matura, dovuti ai lieviti). Mi è capitato di vederle servite in pub italiani con una fetta di limone dentro al bicchiere (????) non è assolutamente una tradizione e non è cosa da farsi.
    Nella zona di Colonia si producono le Kolsch, birre chiare ma ad alta fermentazione, che presentano quindi profumi nettamente diversi (più fruttati).
    Tipiche di Berlino sono le Berliner Weisse, birre più leggere (3% vol.) prodotte sempre con malto di frumento, molto asprigne (ricordano una limonata!) e per questo ottime per dissetare e "pulire la bocca". A causa della loro acidità è tradizione che vengano servite con sciroppo di asperula, ma non è comunque una cosa da incoraggiare.
    Altri stili, che magari approfondirò in schede apposite, sono le Rauchbier di Bamberga, prodotte con malti affumicati, le Alt di Dusseldorf, le Dortmunder di Dortmund, le Gose di Lipsia.

    image
    La Repubblica Ceca, che è il paese col maggiore consumo annuo pro capite (attorno ai 170 litri se non erro) è la patria delle Pils (o Pilsner, Pilsener) il cui nome deriva dalla città di Plzen (Pilsen in tedesco). Le pilsner sono birre chiare a bassa fermentazione, con un contenuto alcolico leggermente inferiore alla media (4,5 - 5 %) e decisamente amare, per l'apporto dei luppoli "Saaz".
    E' uso comune nei ristoranti cechi avere una propria produzione casalinga, solitamente oltre alla pilsner vengono prodotte birre più scure (quindi con malti tostati, vedere gli approfondimenti sui malti) ma sempre leggere e beverine.

    image
    Il Belgio è il paese che presenta la più grande varietà di birre al mondo. In Belgio quasi ogni paese ha il suo stile tipico e il suo produttore: pochi chilometri e cambia tutto, cosa che si rispecchia molto anche nella politica interna del paese (drasticamente diviso in due tra Vallonia francofona a sud e Fiandre a nord dove si parla neerlandese).
    Se Germania e Repubblica Ceca mettono l'accento sui malti, il Belgio è il paese del lievito. La produzione è completamente ad alta fermentazione (vedere gli approfondimenti), con le dovute eccezioni per il Lambic a fermentazione spontanea.
    Putroppo la quasi totalità del mercato belga è saturata da produttori di schifezze anonime da supermercato (la Interbrew, ora InBev con la Stella Artois e la Jupiler, la Alken-Maes con la Maes) e capita troppo spesso vedere Belgi tracannare cadaveri quando nel loro paese vengono prodotte le birre più incredibili e più buone del mondo.

    Il Belgio è la patria delle cosiddette "birre d'abbazia": in generale è difficile che queste vengano davvero prodotte dentro a un'abbazia, ma più probabile che siano prodotte da un birrificio magari vicino ad un'abbazia che birrifica seguendo un'antica ricetta monastica. E' infatti tradizione europea che nei monasteri si producesse birra, sia per il consumo interno dei monaci che per il consumo da parte degli abitanti del paese: questa tradizione è sopravvissuta in Belgio grazie all'assenza di leggi restrittive sullo stile (vedi Germania).
    Generalmente le birre d'abbazia sono forti, corpose e molto dolci, per l'utilizzo di zucchero candito. Possono venire impiegate spezie particolari, che tradizionalmente arrivavano nei porti di Anversa e Rotterdam dalle colonie in india.
    Le cosiddette birre "Trappiste" non costituiscono un vero e proprio stile, è più una denominazione per legge. Per essere così chiamate devono infatti essere interamente prodotte (dalla cotta fino all'imbottigliamento) in un'abbazia, i ricavati devono essere usati per il sostentamento dei monaci e per opere sociali. I monasteri che rispettano questi standard sono solo 6: Chimay (il più grande, conosciuto e "commerciale"), Rochefort, Orval, Achel (che commercializza solo da pochi anni), Westmalle, Westvleteren (il più piccolo e raro: le birre si possono solo comprare in abbazia, prenotando con molti mesi di anticipo). Così come le birre d'abbazia le trappiste sono spesso forti e corpose, in generale scure eccezione per le "Tripel" chiare e leggermente più secche, stile inventato da Westmalle nel 1935.

    Un altro stile belga molto famoso è quello delle "Blanche" (o Wit) di frumento, stile riscoperto nel secolo scorso da Pierre Celis a Hoegaarden (che purtroppo ora ha venduto a InBev, diventando molto commerciale e perdendo molte caratteristiche).
    Le Blanche vengono prodotte oltre che con malto d'orzo con frumento crudo (non maltato) e speziate con coriandolo e buccia d'arancia amara. Per la loro leggerezza sono birre molto dissetanti e beverine.
    Uno stile tipico della Vallonia è quello delle "Saison", birre prodotte per la stagione estiva e caratterizzate da una forte speziatura (anche se in alcuni casi i sentori speziati sono dati dall'utilizzo di lieviti particolari). Tradizionalmente venivano prodotte per dissetare nel periodo caldo i lavoratori delle miniere di carbone della regione dell'Hainaut.
    Altri stili caratteristici del Belgio sono quello delle "Oud Bruin" (vecchia rossa delle fiandre) dolci, acidule e tipiche della regione meridionale delle fiandre (attorno alla città di Oudenaarde) dove l'acqua presenta caratteristiche particolari (ricca di bicarbonato e povera di calcio); le "flemish sour ale" sono sempre birre rosse delle fiandre maturate anche per alcuni anni in botti di quercia, sviluppando una fermentazione lattica e acetica e presentando quindi una spiccata acidità (tipiche della città di Roeselare)

    Lo stile più incredibile, tantochè sarebbe quasi da trattare separatamente dalle altre birre, è quello delle birre a fermentazione spontanea. Nessun lievito viene aggiunto, ma la fermentazione avviene grazie all'infezione da parte di batteri e lieviti selvaggi presenti naturalmente nell'aria (e nei muri, nelle botti...) di una piccola regione a sud-ovest di Bruxelles che coincide con la valle del piccolo fiume Zenne (Senne per i francofoni). Questa regione è chiamata Pajottenland, e appunto per la presenza di questi lieviti selvaggi le birre a fermentazione spontanea possono essere prodotte solo qui.
    La birra base a fermentazione spontanea è il Lambic (rigorosamente maschile e con l'accento sulla i) che viene prodotto con il 60-65% di malto d'orzo e il 35-40% di frumento crudo. Può essere prodotto solo durante il periodo invernale, e l'inoculazione dei lieviti selvaggi avviene durante la notte quando il mosto viene lasciato in una vasca aperta larga e poco profonda. Fermenta poi per lungo tempo in piccole botti. Il Lambic "piatto" è difficile da trovare, sono molto più frequenti le sue varianti:
    La Gueuze, una miscela di lambic giovane (1 anno) e vecchio (3 anni) che viene imbottigliata: qui il lambic giovane che presenta più componenti zuccherine viene rifermentato e dona alla Gueuze una spiccata frizzantezza.
    La Kriek: Lambic con aggiunta di ciliegie (anche se non si tratta di ciliegie ma di "griotte") tradizionalmente quelle del quartiere bruxellese di Schaerbeek.
    La Framboise (Framboezen per i non francofoni): Lambic con aggiunta di lamponi.
    Il Faro (si dice farò) lambic con zucchero candito, da essere consumato subito (sennò lo zucchero rifermenta), bevanda storicamente consumata dalle fasce più basse dei lavoratori.
    Grazie all'attività dei lieviti selvaggi, il Lambic (e le sue varianti) presentano aromi e odori che potrebbero sembrare fin sgradevoli, ma che a un gustatore attento provocano solo sensazioni molto piacevoli, e da una spiccata acidità.
    Purtroppo, per questa loro intrinseca "difficoltà", molti produttori scellerati aggiungono zuccheri, sciroppi, succhi di frutta, snaturando completamente questa tradizionalissima e affascinante bevanda. La maggior parte delle bottiglie con su scritto "Lambic" contiene quindi robaccia dolce che col lambic vero non ha nulla a che fare, complice di ciò la carentissima legislazione belga ed europea che non pone vincoli sul processo di produzione per l'utilizzo della parola "Lambic" sulle etichette.

    Concludo questa rapida panoramica sul Belgio dicendo che ci sono comunque decine di birrai belgi che realizzano creazioni impossibili da ricondurre a un qualunque genere, birre davvero uniche, che fanno del Belgio il paradiso per gli amanti della birra.

    image
    Il Regno Unito è, insieme ai paesi visti fin ora, una delle culle della cultura birraria, e patria di un gran numero di stili poi imitati in tutto il mondo (specialmente, come è normale che sia, negli stati uniti).
    A differenza che in Germania e Rep. Ceca, dove la tendenza è di usare lieviti a bassa fermentazione, gli stili classici d'oltremanica utilizzano lieviti ad alta fermentazione. Gli inglesi definiscono le loro birre "Ale", a differenza di quelle straniere a bassa fermentazione che vengono dette "Beer".
    Caratteristiche comuni alle Ale è il bicchiere usato (la classica pinta), e la temperatura di servizio decisamente alta (15 gradi o anche di più), che spesso disorienta gli stranieri che bevono una vera ale servita come si deve. Ale come termine è abbastanza ampio, si possono distinguere delle correnti o sotto-stili.
    Le "Mild", come dice il nome, sono birre leggere, poco alcoliche (4 gradi o anche meno), moderatamente amare.
    Le "Bitter" sono più amare, quindi con un utilizzo più marcato del luppolo.
    Le "India Pale Ale", talvolta abbreviato in IPA, sono birre che venivano create per il consumo nelle colonie in India. Per resistere al trasporto e al clima, sono tradizionalmente più alcoliche e più amare (talvolta molto amare! )
    Le Stout, rese famose dalla irlandese Guinness, sono birre scurissime, realizzate con una parte di malti caramellati e torrefatti: saranno quindi evidenti i sentori cioccolatosi, o di caffè e addirittura liquerizia. Sono solitamente poco alcoliche, esistono versioni più forti e più corpose dette Imperial Stout.
    Le Porter, sempre scure e simili alle stout ma più dolcine e meno corpose.
    Infine la Scozia, patria dei whiskey più apprezzati del mondo, produce talvolta birre che si ispirano al loro "fratello maggiore", utilizzando quindi malti torbati che conferiscono un aroma particolarissimo alla birra.
    Spesso le birre inglesi vengono spillate a carboazoto (invece che ad anidride carbonica come nella maggior parte dei casi), cosa che conferisce una bella schiuma pannosa e morbida.
    Sono molti gli inglesi che amano le loro Ale, tantochè si è formata una associazione, il CAMRA (Campaign for Real Ale), con lo scopo di difendere la "Vera Ale" contro le anonime birre commerciali. Il CAMRA raccoglie decine di migliaia di appassionati in tutto il mondo ed ha una sua potenza in patria (riuscendo addirittura a portare proposte di legge in parlamento). Le bottiglie di Ale prodotte con tutti i crismi si fregiano di un bollino che recita "Camra says this is real ale", per dare un'idea della forza dell'associazione.

    image
    Gli Stati Uniti, abituati a primeggiare un po' in tutte le statistiche, sono anche il principale paese produttore di birra, oltre che uno dei principali mercati. La quasi totalità del mercato è dominato dai colossi industriali, principalmente Anheuser-Busch (proprietario della famosa Bud, molto acquosa per l'utilizzo di malto di riso, che guardacaso è anche più economico dell'orzo), SAB-Miller (con appunto la Miller) e Coors. Il principale stato per produzione è il Colorado, dove nella città di Boulder (poco distante da Denver) si concentra buona parte della produzione nazionale.
    A fronte di una produzione industriale così massiccia, nel corso degli ultimi decenni (dagli 80 in poi), si è saputo costituire un mercato prima di nicchia e successivamente fiorente di birra artigianale: si sono creati tanti appassionati di cultura birraria e tantissimi Home-brewer (si calcola che il 2% della popolazione americana produca birra in casa!). A tutt'oggi sono presenti quasi 2000 (!) produttori artigianali sul suolo americano, numero costantemente in crescita, alcuni dei quali raggiungono picchi altissimi di qualità. Questo fenomeno è stato definito fin dai primi tempi la "Reinassance" americana.
    Gli americani, che hanno sempre voglia di estremizzare, tendono quindi ad amare birre "estreme": mentre hanno una venerazione per le birre acide europee (cannibalizzando il mercato, richiedendo quantitativi di bottiglie insostenibili per i piccoli produttori del vecchio mondo), in patria tendono ad abbondare con l'utilizzo del luppolo, del quale hanno sviluppato poi particolari varietà (vedi gli approfondimenti). Le birre americane tenderanno spesso ad essere molto amare, con sentori floreali e citrici dati dai luppoli particolari. Dal momento che preferisco prima approfondire la mia conoscenza sulle birre del vecchio mondo, non saprei dire molto di più sulle birre americane, anche perchè come detto sono numerosissime presentando inevitabilmente una grande variabilità.

    image
    Le regioni della Francia nelle quali tradizionalmente si produce birra sono sostanzialmente due: L'Alsazia (a est, al confine con la Germania) e il nord del paese (le cosiddette fiandre francesi), al confine col Belgio.
    In Alsazia le fabbriche sono concentrate nella zona industriale di Strasburgo, e la produzione risente moltissimo della vicinanza con la Germania (addirittura l'Alsazia storicamente è stata territorio tedesco più volte). Avremo quindi birre di tipo Lager, chiare a bassa fermentazione, gli esempi più famosi sono la Kronenbourg (di proprietà della Nestlé), la Kanterbrau, la Fischer (che produce anche prodotti più di moda quali Adelscott e Desperados), oltre a numerose fabbriche della Heineken.
    Nella zona delle fiandre francesi invece si sente l'influenza del vicino Belgio: avremo quindi "belgian ales" ad alta fermentazione e generalmente più forti. Esiste anche uno stile tradizionale di questa regione, le cosiddette "Bières de garde", birre ad alta fermentazione, un po' più forti della media e realizzate tradizionalmente per essere consumate in estate. Presentano sentori caramellati e fruttati, bilanciati dal luppolo e dall'etilico.
    Sono comunque presenti, distribuiti nel resto del paese, numerosi produttori artigianali.

    image
    E noi come stiamo messi? La favola inizia sempre allo stesso modo: quindi la maggior parte del mercato italiano (i nostri connazionali non brillano per consumi: in media poco meno di 30 litri annui a testa) è saturato da birre industriali tutte molto simili (è inutile che faccia esempi di nomi). La maggior parte di esse è comunque proprietà di gruppi stranieri, quali Carlsberg (con la splugen), Heineken (moretti) o SAB-Miller (Peroni), che applicano la regola del "mangia-e-chiudi", comprando i marchi e le fabbriche italiane per chiuderle e trasferire la produzione in paesi più convenienti (tra un po' la moretti sarà made in china).
    La birra industriale indipendente più importante d'italia è la Forst, con sede vicino a Merano (bolzano), che di recente ha acquisito l'altro marchio industriale indipendente, la Menabrea di Biella. Va detto che queste ultime due birre, tra quelle industriali italiane, sono unanimemente considerate le più bevibili.

    Ma veniamo al bello: in Italia, nell'indifferenza generale, sono presenti circa 170 (anche qualcuno in più) produttori artigianali (ben distribuiti lungo la penisola anche se maggiormente concentrati al nord). Mentre molti sono brewpubs (ossia pub con produzione annessa al locale) che producono birre buone ma non particolarmente originali, un buon numero (20, 30) raggiunge invece vette qualitative impressionanti, con prodotti originalissimi, dando luogo ad un panorama birrario nazionale che presenta una variabilità strepitosa.
    I microbirrifici italiani sono invidiati da buona parte del mondo, e riscuotono grande successo tra gli stranieri: ho messo l'Italia in questa rassegna di nazioni birrarie non perchè è il mio paese, ma perchè obbiettivamente lo merita, e dopo Belgio, Germania, Regno unito, Stati Uniti e Repubblica Ceca sicuramente ci siamo noi (meglio della Francia, tiè). Quello che è accaduto in Italia dal 1996 (anno in cui aprirono molti dei produttori artigianali) ad oggi è stato paragonato alla Reinassance americana.
    Potrei fare un elenco con una breve descrizione dei microbirrifici più meritevoli in italia, ma dal momento che mi dilungherei troppo preferisco aprire in futuro un topic dedicato. Mi limito a citare solo i più conosciuti, nel caso in cui dovreste incontrare i loro prodotti da qualche parte: Le Baladin (Piozzo, cuneo), Troll (Vernante, cuneo), Beba (Villar perosa, torino), Grado Plato (chieri, torino) Montegioco (Montegioco, alessandria), Birrificio Italiano (Lurago marinone, como), Bi-Du (Rodero, como), Birrificio Lambrate (Milano), BABB (manerbio, brescia), Orso Verde (Busto arsizio, varese), Panil (torrechiara, parma), Villa Pola (vedelago, treviso), Cittavecchia (Sgonico, trieste), Scarampola (cairo montenotte, savona), Mostodolce (prato), birrificio artigiano (pisa), Birra del Borgo (borgorose, rieti), Almond 22 (pescara), Maltovivo (capriglia irpina, benevento), Birrificio Svevo (Bari), Birrificio Barley (Maracalagonis, cagliari), chiedendo scusa a quanti di meritevoli ho trascurato per mia dimenticanza.

    Non esistono stili comuni, dal momento che in italia la cultura e tradizione birraria è stata per secoli assente. I birrai italiani sono quindi liberi di sperimentare tutto quanto il loro estro gli suggerisca: questo forse ha fatto la fortuna del fiorente movimento.
    Per curiosità, si sta diffondendo una specialità nazionale, ovvero le birre alla castagna: più di venti produttori usano questo frutto nel processo di birrificazione, in modi tutti diversi e quindi tutti affascinanti.

    Oltre alla eccellente produzione, è presente in italia un attivissimo movimento birrofilo, che si ritrova sul newsgroup it.hobby.birra e su siti che andrò a specificare nei links. Esiste anche un'associazione culturale, chiamata Unionbirrai (fondata nel 1996) che oltre ai produttori raccoglie anche appassionati di birra o homebrewer, proponendosi la difesa della cultura birraria in italia.
    Il personaggio cardine del movimento birricolo italiano è un genovese (e genoano), Lorenzo Dabove detto Kuaska, senza dubbio il massimo conoscitore e degustatore italiano di birra artigianale, e molto considerato in tutto il mondo, tantochè è presenza fissa nelle giurie di concorsi internazionali. Oltre a conoscitore e degustatore, Kuaska è anche un fenomenale divulgatore, ha scritto un libro e collaborato alla scrittura di altri, ha un proprio sito web, ma soprattutto è attivissimo e praticamente ogni giorno conduce un laboratorio di degustazione, una fiera, una cena, ecc. Il suo stile istrionico e il suo carattere cordiale fan molto presa sui neofiti. Nonostante il suo ruolo, resta profondamente indipendente senza piegarsi a logiche di mercato (come han fatto altri suoi omologhi stranieri) ma difendendo sempre la qualità del prodotto e la tradizione. Ulteriori informazioni nei links.

    Infine, vengono periodicamente organizzate fiere o manifestazioni incentrate sulla birra (pianetabirra a rimini alla metà di marzo, anche se è dominato dall'industria; o la festa "artebirra" a pasturana (AL), con numerose spine artigianali, quest'anno 8-9-10 giugno).

    Sfatiamo i luoghi comuni
    A causa dell'ignoranza che circonda questa bevanda, essa è spesso oggetto di luoghi comuni veramente ignobili che è il caso di sfatare. Quelli sul servizio, quindi sul tipo di bicchiere e sul modo di berla penso siano già stati sufficientemente chiariti nel paragrafo apposito; ora ne elencherò e contesterò altri.

    Uno dei più fastidiosi è quello Birra+Pizza. Qualcuno ha deciso che la birra è quella cosa giallastra che si beve dal boccale mentre si mangia la pizza, in realtà non c'è nessun motivo per cui ciò debba essere vero, se si vuole abbinare una birra ad una pizza bisognerà farlo tenendo conto di cosa c'è sulla pizza. Vedrò in futuro di fare delle "schede-abbinamento".

    L'altro terribile è quello che "la birra fa ingrassare", con la conseguente "pancia da birra". Invece la stragrande maggioranza delle birre contiene una quantità di calorie inferiore a quello di un'equivalente quantità di succo di frutta (qualche eccezione c'è, con birre molto forti e molto corpose come ad esempio certe trappiste o certi barley wine che sono invece dei pranzi di natale).
    La pancia gonfia può essere dovuta all'anidride carbonica presente nella birra, che viene assunta se si beve la birra senza schiuma o dalla bottiglia (ho già spiegato sopra i motivi). Facendo schiumare bene la birra nel suo bicchiere avremo una bevanda che non gonfia lo stomaco.
    Alla fine, l'unica soluzione dell'equazione birra=pancia è da ricercare nella disgraziata abitudine dei bevitori più incalliti (che guardacaso sono quelli che poi bevono le cose peggiori) di accompagnare alla birra cibo ipercalorico e grasso, come patatine, panini, hamburger, eccetera, che invece fanno ingrassare davvero. Un'alimentazione equilibrata non porta problemi, anche se accompagnata da una buona birra bevuta come si deve. La regola da rispettare è non esagerare, restando sotto al litro al giorno è difficile incorrere in problemi di salute (occhio che un litro al giorno significa un litro al giorno, non zero per sei giorni e sette litri il sabato, questo fa malissimo)

    La birra scura è più alcolica? assolutamente NO, categorico. Come detto nella sezione sugli ingredienti, la birra rossa o scura è tale per l'utilizzo di malti scuri e caramellati, essiccati più a lungo. L'alcool non c'entra nulla, una birra rossa potrebbe avere 3 gradi e una bionda 14. Esempi? La Guinness è nera e ha 4 gradi, la Biere du demon è chiara e ne fa 12 (cito due birre famose, non sto dicendo che siano buone. in particolare la seconda è terribilmente sbilanciata sull'alcool).
    Per qualche motivo che non si spiega, alcuni produttori industriali producono una birra chiara leggera e una rossa più forte. Ripeto, non c'è nessun legame tra il colore e il volume alcolico.

    La birra doppio malto. LA BIRRA DOPPIO MALTO NON ESISTE!!! è solamente una dicitura di legge, inventata da un legislatore. C'è una legge (non ricordo il numero, l'anno dovrebbe essere il 1962) che dice che il produttore può scrivere sull'etichetta "birra doppio malto" per birre che superano i 14 gradi plato (è una misura della quantità di zuccheri, ossia di materiale fermentabile, nel mosto prima della fermentazione). Questo perchè l'accisa (la tassa) sull'alcool si paga, inspiegabilmente, sulla base del contenuto zuccherino del mosto, che a dirla tutta non è nemmeno proporzionale al contenuto alcolico finale (potrei avere pochi zuccheri ma farli fermentare tutti ottenendo 7 gradi alcolici, o tanti zuccheri e farli fermentare poco ottenendone 5.), e quindi il produttore scrivendo "doppio malto" potrebbe giustificare ai clienti il sovrapprezzo dato dall'accisa. Il fatto è che poi in pratica il prezzo della manodopera costituisce il 99% del prezzo al dettaglio, e quindi la dicitura perde di utilità.
    Quindi: la dicitura "doppio malto" non è direttamente legata al contenuto alcolico (oddio, è più probablile che siano birre più forti, ma potremmo avere una doppio malto di 5 gradi e una "normale" di 7) e, soprattutto, NON E' UNO STILE! Possono esserci birre "doppio malto" COMPLETAMENTE diverse, basta vedere la produzione belga dove secondo i nostri standard sarebbe quasi tutto doppio malto, e poi esistono centinaia di stili diversissimi!
    E' assolutamente improprio chiedere una "doppio malto", ed è un'anomalia solo italiana: in belgio esiste una legge analoga dove le birre più forti sono definite "Cat. S", ma nessuno, nemmeno il più disinformato, va al bar a chiedere una "Cat. S"!
    Per infirerire ulteriormente: non ha nemmeno troppo senso usare la parola "malto", in quanto la legge si riferisce al materiale fermentabile ossia gli zuccheri: se il produttore avesse usato poco malto e tanto zucchero per ottenere un grado plato più alto? avremmo una birra "doppio zucchero" ???
    Spero di essere stato chiaro...

    Altri luoghi comuni sono già stati discussi nei paragrafi precedenti, manmano che me ne verranno in mente di ulteriori li aggiungerò qui, se avete dei dubbi farete benissimo a rispondere e a esporli.


    Alcuni links utili
    Mondobirra, un bellissimo sito sulla birra, con info su eventi, locali, e soprattutto produttori artigianali italiani
    Hobbybirra, punto di ritrovo della comunità birrofila italiana
    it.hobby.birra, newsgroup italiano di discussione sulla birra e sull'homebrewing
    Il sito personale di Lorenzo Dabove detto Kuaska, il massimo conoscitore italiano di birra artigianale
    Associazione Culturale Unionbirrai, per la difesa in Italia della cultura della birra

    in inglese:
    Micheal Jackson, the beer hunter. MJ (è bianco anche lui, ma non è quello che canta) è il massimo cacciatore di birre del mondo, questo è il suo sito personale.
    White Beer Travels: i viaggi birrari di John White. Eccezionali per prendere spunto


    Alcuni testi consigliati
    Le Birre. Testi di Lorenzo Dabove. Edizioni Gribaudo, Savigliano (CN). Si trova solitamente nei negozi tipo Fnac, Feltrinelli, ecc... e costa 9,90 euro.

    Lelio Bottero: La birra Artigianale. Edizioni Gribaudo, Savigliano (CN). Si tratta di una guida (aggiornata al 2005) ai birrifici artigianali italiani (ma è anche presente una ottima introduzione generica), utilissima per beer-hunters alle prime armi. Costa circa 12 euro.

    Micheal Jackson (no, non quello che canta!): Guida alle birre del mondo. Slow Food Editore (si trova un po' ovunque)

    Tim Webb: Good Beer Guide to Belgium. CAMRA books, ordinabile su questo sito. E' una fantastica guida (in inglese) ai produttori e ai locali in Belgio, indispensabile per chi vuole organizzare un viaggio.




    Credo di aver detto tutto quello che volevo dire, in realtà non ho detto niente perchè il meraviglioso mondo della birra merita tante parole in più.. In futuro se avrò tempo farò delle schede per alcuni stili, se non addirittura per singole birre o produttore.
    Spero che la lettura vi sia risultata d'interesse, complimenti se avete letto tutto di gusto, mi auguro che con questa lettura siate diventati consumatori un po' più consapevoli, se non addirittura interessati a scoprire questo meraviglioso mondo...Non so più cosa dire, miraccomando bevete bene e
    PROSIT!
    image

    Edited by Sergio O'Riley - 16/3/2007, 18:43
     
    .
  2. LordBaygon
     
    .

    User deleted


    Molto interessante, complimenti. Peccato che ci manchi un po' la cultura della birra. Ma basta assaggiare qualcuna di quelle artigianali per capire la differenza...
     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    60,492
    Location
    Quick Stop

    Status
    Anonymous

    ho letto solo metà perchè sono di fretta (cit.) ma è veramente ben fatta, complimenti SRG :inchino:

    ovviamente continuerò la lettura, anche perchè ammetto la mia grande ignoranza riguardo questo nettare divino (cit.)

     
    .
  4. Serpico-1989
     
    .

    User deleted


    Grande scheda! :inchino:

    Da oggi te per me sarai il vero "Barone Birra". :hihi:
     
    .
  5. Thais
     
    .

    User deleted


    Ne ho letta un pezzo tempo fa, credevo di essere a buon punto ma vedo che ti sei sbizzarrito :hihi:

    stasera la leggo tutta :amore:

    (certo che un'immagine finale un po'migliore potevi trovarla :hihi:)
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    ☭☭☭☭☭☭☭☭☭☭

    Group
    Administrator
    Posts
    98,547
    Location
    Sassuolo (Mo)

    Status
    Offline
    lavoro mastodontico,anche se alla prima frase leggo

    CITAZIONE
    Il processo per realizzare la birra è allo stesso semplice e complicato

    capisco,manco io avrei avuto voglia di rincontrollarla tutta ghgh
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Group
    Administrator
    Posts
    63,612
    Location
    Imperia

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Thais @ 16/3/2007, 16:26)
    (certo che un'immagine finale un po'migliore potevi trovarla :hihi:)

    :hihi:


    Gran lavoro comunque :sisi:
    Dovrebbe essere in qualche modo inserita nell'indice, in modo che non si perda nelle pagine successive.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    24,304
    Location
    Voghera

    Status
    Offline
    Grazie a tutti per i complimenti! Invero io so molto poco, a confronto di chi ne sa davvero...

    Se avete dubbi, curiosità, non esitate a chiedere, anche per cose del tipo
    -com è la tal birra? buona? schifo?
    -mi ispira quel genere, dimmi un nome di birra che posso provare

    anche se avete dubbi banali, non abbiate paura, niente è stupido e niente è banale!

    CITAZIONE (Baba O'Riley @ 16/3/2007, 18:18)
    lavoro mastodontico,anche se alla prima frase leggo

    CITAZIONE
    Il processo per realizzare la birra è allo stesso semplice e complicato

    capisco,manco io avrei avuto voglia di rincontrollarla tutta ghgh

    oops.. grazie, corretto!

    @ bazza: se precipita si potrebbe anche pinnare :attorno: se qualcuno di esperto volesse fare un lavoro simile per altre cose (vino, grappa, whiskey, boh) sarebbe meglio...
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Group
    Administrator
    Posts
    63,612
    Location
    Imperia

    Status
    Offline
    Era pinnato, chi l'ha tolto? :attorno:
     
    .
  10. Pablo88
     
    .

    User deleted


    Non l'ho mai visto pinnato :hihi:
    Lo faccio io perchè POSSO :fascio:
     
    .
  11. arkiell
     
    .

    User deleted


    è un capolavoro! i miei complimenti
     
    .
  12. Lord Corkscrew
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Darkness O'Riley @ 20/3/2007, 12:03)
    Era pinnato, chi l'ha tolto? :attorno:

    io no! mi sono accorto anche io! non so chi l'abbia spinnato... boh secondo me è il caso di lasciarlo pinnato se non altro per premiare il lavoro di Sergio che è davvero impeccabile e lodevole

    bravo Sergio! un giorno di questi me lo leggo tutto (magari domani pomeriggio che sono abbastanza libero)

    w la birra di qualità :sbav:
     
    .
  13. MaeWest
     
    .

    User deleted


    che scheda meravigliosa!

    birre belghe rulez, ne sono una dedita tracannatrice, e grazie ad amici appassionati mi capita molto spesso di assaggiare delle squisitezze assolute fuori listino nei locali che ben so... volevamo anche fare un tour delle abbazie trappiste un'estate... da manuale la Gouden Carolus di Natale 2004, la migliore che abbia mai bevuto!
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    24,304
    Location
    Voghera

    Status
    Offline
    CITAZIONE (MaeWest @ 26/3/2007, 20:17)
    volevamo anche fare un tour delle abbazie trappiste un'estate...

    anche io lo volevo fare! solo che poi conoscendo di più le birre belghe ho riconosciuto che esistono parecchi piccoli produttori che a livello qualitativo sono superiori alle abbazie trappiste, e quindi il tour delle abbazie è sceso nelle priorità!

    CITAZIONE
    da manuale la Gouden Carolus di Natale 2004, la migliore che abbia mai bevuto!

    La Gouden Carolus di natale l'ho bevuta di recente (in bottiglia, comprata in belgio), sicuramente l'ho trovata parecchio migliore delle altre gouden carolus (me la ricordo parecchio speziata con (a naso) coriandolo e cardamomo e comunque molto equilibrata anche sull'etilico)
    purtroppo negli ultimi anni è comparso il nefasto mais negli ingredienti della gouden carolus!
     
    .
  15. MaeWest
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Sergio O'Riley @ 26/3/2007, 20:55)
    !

    CITAZIONE
    da manuale la Gouden Carolus di Natale 2004, la migliore che abbia mai bevuto!

    La Gouden Carolus di natale l'ho bevuta di recente (in bottiglia, comprata in belgio), sicuramente l'ho trovata parecchio migliore delle altre gouden carolus (me la ricordo parecchio speziata con (a naso) coriandolo e cardamomo e comunque molto equilibrata anche sull'etilico)
    purtroppo negli ultimi anni è comparso il nefasto mais negli ingredienti della gouden carolus!

    mah, dipende da che anno... la birra di natale credo sia sempre diversa... io non sono una cima a riconoscere gli elementi della birra, ma schifando abbomba sia il coriandolo che il cardamomo dubito fosse la stessa!
     
    .
200 replies since 22/1/2007, 12:03   3552 views
  Share  
.