La precarietà uccide.

La lettera di Michele, precario suicida

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    Il giovane ha deciso di togliersi la vita, ponendo fine a un'esistenza "priva di garanzie, di punti di riferimento, e priva ormai anche di prospettive"


    I genitori di Michele hanno voluto che tutti sapessero le motivazioni che hanno condotto il figlio Michele, udinese di 31 anni, a togliersi la vita. A questo proposito, hanno inviato alla testata giornalistica Il Messaggero Veneto la lettera che il ragazzo ha lasciato loro prima di suicidarsi.
    Sarebbero state le enormi difficoltà a trovare un lavoro stabile che hanno portato il giovane friulano a farla finita. Al fine di alleviare la sua sofferenza, Michele ha voluto mettere un punto, a una vita "priva di garanzie, di punti di riferimento, e priva ormai anche di prospettive".


    Michele ha resistito finché ha potuto, scrive, chiudendo un messaggio di rabbia e rancore, che ha commosso la rete.

    Di seguito, il testo integrale della lettera:

    "Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
    Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.
    Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
    Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
    Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
    A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.
    Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
    Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.
    Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
    Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
    Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.
    Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.
    Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
    Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.
    Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.
    P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
    Ho resistito finché ho potuto."
     
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    sarò criticato a morte ma a me questo individuo fa tanta pena. Poi va bene, possiamo dare la colpa a Renzi e liberi tutti.
     
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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    CITAZIONE (Baba O'Riley @ 9/2/2017, 18:15) 
    sarò criticato a morte ma a me questo individuo fa tanta pena. Poi va bene, possiamo dare la colpa a Renzi e liberi tutti.

    :quoto:
    Provo profonda pietà per cho si uccide. Poi spero non sia una balla del web.
    Il cognome si sa? Cosa aveva studiato? Che lavoro cercava?
     
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    Se è vera è terribile nella sua lucidità, ma un uomo di 31 che si ammazza non lo fa perché è precario, ma perché ha gravi problemi (depressione mai diagnosticata né trattata, per esempio)
     
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  6. Simo0'Rulez2
     
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    come ho detto altrove, non si può incolpare governi/precariato/ministro poletti per un suicidio, perchè chi si suicida ha sempre motivi personali oltre che ambientali. Ma non si può nemmeno negare che vi siano grossi problemi. Se è solo colpa nostra se siamo precari, allora va bene, mi prendo la colpa, ma allora divento individualista in tutto: non pago le tasse, non faccio la raccolta differenziata, inquino quanto mi pare, spreco quanto mi pare. La società deve garantire una vita dignitosa a tutti, o perlomeno a tutti quelli che si impegnano per ottenerla. Concordo in parte dunque, questa morte ha provocato reazioni populiste fuoriluogo, ma il problema c'è per i giovani (e anche per i non più giovanissimi) e non si può esentare totalmente dalle colpe il potere

    Aggiungo che poi ci sono persone che si trovano un cazzo di lavoro sicuro, anche il peggiore del mondo, iniziano subito a difendere a spada tratta il padrone, come se la dicotomia del precario/realizzato si traducesse in semplicemente "scansafatiche/stakanovista" o "pigro/vero uomo".. come se non sapessimo che in Italia e ormai in tutto il mondo governato dalle grandi multinazionali, la realizzazione la ottierni al 70% per spntarelle/culo e al 30% ad essere abbondanti per il solo impegno personale. evidentemente sono tutti colletti bianchi di amazon o alibabà quelli che ti dicono che se non trovi lavoro è colpa tua. Tutti individualisti/capitalisti, ma poi guai se gli fan pagare un ticket quando comprano l'antibiotico.. lì il diritto lo vogliono
     
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    CITAZIONE (+Stefchoen+ @ 9/2/2017, 22:24) 
    Se è vera è terribile nella sua lucidità, ma un uomo di 31 che si ammazza non lo fa perché è precario, ma perché ha gravi problemi (depressione mai diagnosticata né trattata, per esempio)
     
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    io non sono del tutto sicuro che fosse depresso
     
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    Beh, una persona equilibrata non si uccide perché non trova lavoro. Deve essere disperato, il che ci riporta sopra.
     
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  10. Èttore
     
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    Fatemi capire.
    Perché questa vicenda mi sta irritando in modo davvero profondo.

    Essere depressi è una colpa? C'è una "responsabilità" dell'essere depressi? È una cosa che si sceglie?
    Essere disperati, deboli, soli fa parte dell'autodeterminazione personale?

    No, perché se tu prendi 100 persone e le butti (consapevolmente) in mezzo a una piscina, poi non puoi dire che quelli che affogano sono stati uccisi dal loro non saper nuotare. Sono stati uccisi da chi li ha spinti nella piscina!

    Certo, se tutti avessero saputo nuotare non sarebbe morto nessuno.
    Ma c'è un'analisi corretta e un'analisi sciocca. Dire che sono stati uccisi dal non saper nuotare è un'analisi sciocca.

    Ci sono persone sole, ci sono persone fragili, ci sono persone depresse. Ma se tu privi tutti quanti della dignità, non sono quelli depressi che vengono uccisi dalla depressione, sono quelli forti e positivi che, grazie alla loro forza e positività, si sono salvati da chi li stava buttando in piscina.

    (e in ogni caso tutti hanno un limite)

    Io capisco che il suicidio sia un tema molto molto forte, e che tutti quanti abbiamo molto bisogno di disinnescarlo. Ma proprio per questo io penso che dovremmo prenderlo davvero molto sul serio, non derubricarlo a un gesto da "squilibrati".
    Anche perché se uno ha studiato un minimo, sa che prima di tutto storicamente e culturalmente, non è mai stato solo così. Il suicidio è una cosa che l'uomo fa anche quando diventa la scelta più razionale. Non solo quando è malato.

    Cheers,
    Ettore
     
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  11. Èttore
     
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    (per inciso: lo stesso giorno di questo, si è ammazzato un altro ragazzo, in provincia di Mantova, l'ho visto riportato su un giornale locale di qui. Non aveva una lettera così bella e lucida come questa, quindi non è arrivato alla cronaca nazionale. Pensate siano due casi isolati?)

    Cheers,
    Ettore
     
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    Madre, donna, lesbica. What else?

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    Culla Bianconera

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    Ma alla fin fine, è vera o no questa lettera e questa notizia
     
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  13. Simo0'Rulez2
     
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    Concordo sostanzialmente con Ettore

    Cmq si é vera questa notizia+lettera, conosco un assessore della mia città che é in contatto con dei suoi amici stretti. Mi é giunta voce che non fosse assolutamente depresso, ma di questo non posso averne conferma assoluta
     
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  14. Èttore
     
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    Beh, questo non è così semplice dirlo, in realtà. Non è che depresso = triste e mogio.
    Ma in ogni caso non è quello il punto.

    Cheers,
    Ettore
     
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  15. Simo0'Rulez2
     
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    Infatti, intendo che pare nessun psicologo o psichiatra gli avesse mai diagnosticato la depressione
     
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25 replies since 9/2/2017, 18:02   203 views
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