Quanto vendono i fumetti in Italia

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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    QUANTE COPIE VENDONO I FUMETTI IN ITALIA

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    Il primo numero di Tex Willer, la nuova serie con le avventure giovanili del famoso ranger, ha venduto 100mila copie: un dato che esce dalla bocca dello sceneggiatore e curatore Mauro Boselli in persona (a Cartoomics 2019). Su che cifra si assesteranno le vendite della collana? Si accettano scommesse.
    Se vengono pubblicizzati i (rarissimi) exploit brillanti, le case editrici tengono invece strettamente riservati gli altri dati di vendita, soprattutto negli ultimi tempi.

    Qualche giorno fa, un po’ per ridere un po’ per stuzzicare, ho pubblicato una tabella dei dati di vendita delle principali testate a fumetti prodotte in Italia e presenti in edicola. L’operazione ha divertito qualcuno e infastidito altri, come era prevedibile. Posatasi la polvere di qualche minima polemica, è forse il caso di tornare sull’argomento con considerazioni meno goliardiche.

    Quante copie vendono?
    Tanto per fare mente locale sui numeri girati in rete, ecco alcune tabelle di dati, ufficiali e non, usciti da dieci anni a questa parte.

    Partiamo da lontano; i dati che forniva Sergio Bonelli in persona nella rubrica della posta nel lontano 1991: Tex 350.000 copie; Dylan Dog 240.000; Zagor 90.000; Martin Mystère 60.000; Mister No 55.000; Nick Raider 42.000; TuttoTex 110.000; Dylan Dog Ristampa 90.000; TuttoZagor 40.000; TuttoMark 35.000; TuttoMystère 35.000; TuttoMisterNo 25.000.

    Passando al nuovo millennio, la situazione è già molto cambiata.

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    Secondo Alessandro Bottero, questi sono i dati di vendita nel 2016: “Le miniserie precedenti, Coney Island, Tropical Blue e Hellnoir sono arrivate a vendere 12.000 copie a numero (Coney island era partita sulle 20.000 e ha finito attorno a 12.000, Tropical Blue è partita a 15.000 e ha finito a 12.000 e Hellnoir è rimasta su quei livelli). Orfani è sceso a 20.000 copie, Dampyr sta sulle 21.000, Le Storie è attorno a 16.000, Adam Wild è sceso fino a 11.500 copie vendute, Dylan Dog Old Boy è a 39.000, Dylan Dog a 95.000, e Tex solo ormai è sopra le 100.000 con circa 170.000 copie al mese dell’inedito. L’inedito di Diabolik vende 51.000 copie. Ottimo risultato, ma in calo rispetto a anni fa quando era attorno a 80.000. Dragonero sta attorno a 23.000. Julia è stabilissimo a 29.000. Nathan Never a dicembre era poco sotto i 28.000. Su Dago non sono sicurissimo, ma dovrebbe essere attorno alle 8mila copie (parlo della nuova ristampa).

    E veniamo ad oggi. Per mettere insieme il mio piccolo prospetto (lo riporto qui sotto per comodità) in parte mi sono inventato di sana pianta i dati (è il caso delle due testate Aurea, di Alan Ford e di Lupo Alberto), in parte ho fatto “a naso” delle proiezioni basate sui dati di vendita usciti in rete o ascoltati nell’ambiente e sui trend consolidatisi negli ultimi anni.

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    Ora cercherò di analizzare un po’ meno “a capocchia” i numeri che ho dato, cercando anche di trarne qualche considerazione sul futuro che attende il fumetto da edicola.

    Diabolik
    Un paio d’anni fa girava il dato di circa 50mila copie vendute. Non avendo altri dati sui quali costruire un trend affidabile e considerando che i lettori del Re del Terrore sono in gran parte “lettori della domenica” che non comprano abitualmente altri fumetti, ho calcolato una riduzione minima delle vendite ma se, come è probabile, anche il personaggio dell’Astorina non è sfuggito alla crisi generalizzata dell’editoria, il dato reale potrebbe essere molto più basso e situarsi in un range da 40 a 45mila copie. Da voci di corridoio, pare che esperimenti come l’uscita in formato comic book del “personaggio parallelo” DK non abbiano dato grandi esiti, e anche la correzione di contenuti della collana Il grande Diabolik attualmente in corso parla in modo inequivocabile di incertezza e tentativo di “raddrizzare” qualcosa che è avviato su una strada tortuosa.

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    Topolino

    Il dato di sole 30mila copie circa vendute in edicola (attenzione: la testata vende sicuramente altrettanto e forse di più per abbonamento, essendo una di quelle pubblicazioni a cui genitori, zii e nonni abbonano tradizionalmente i bambini) sorprende un po’ anche me, ma è quanto ho raccolto nell’ambiente. E dando un’occhiata allo specchietto che avete visto sopra, se nel 2008 vendeva (complessivamente? Ma anche se fosse un dato relativo alle sole edicole…) 80mila copie, i numeri non sono più così sorprendenti. L’esautorazione recente della direttrice (probabilmente solo per risparmiare il suo compenso dividendo i suoi compiti tra altre persone già stipendiate dalla casa editrice) non è certo un segno di buona salute della testata.

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    Lupo Alberto
    Come ho detto, in questo caso ho inventato il dato di sana pianta, ma uno dei “frutti” della mia piccola provocazione è stato un commento di un addetto del settore che si è meravigliato di una cifra così alta perché a lui risultavano vendite intorno alle seimila copie. Prendetelo per quel che vale.

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    Tex

    Gli ultimi dati risalgono a più di un anno fa, quando Boselli in una piccola discussione con il sottoscritto sulle pagine virtuali di Giornale POP affermò che il ranger vendeva mensilmente 176mila copie, dato dell’agosto del 2017. Nei commenti, qualcuno che affermava di basarsi sui dati del distributore, lo “corresse” dicendo che il dato di agosto era quello, ma che in estate le vendite aumentavano abitualmente, mentre a settembre il dato “normale” era tornato a 156mila (o 157mila, non ricordo bene) copie vendute. Prendendo il dato di Boselli, che riconosceva un calo di vendite stabile intorno al 5% (7-8% secondo il parere di persone non embedded), in un anno e mezzo dovrebbe aver perso più di 13mila copie e venderebbe dunque attualmente poco più di 160mila. Facendo una ragionevole tara ai dati “interessati” provenienti dalla casa editrice, ritengo abbastanza probabile che il venduto sia già sceso sotto le 150mila copie (intorno alle 145mila, secondo i calcoli fatti su dati e percentuali di calo di persone esterne).

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    Dylan Dog

    Con il trend degli ultimi anni (un 7% in meno ogni 12 mesi), dalle 86-87mila copie di un anno e mezzo-due fa, dovrebbe essere ora ampiamente sotto le 80mila copie. Forse nel mio schemino ho leggermente esagerato, diciamo che è plausibile un dato di 75-77mila copie.

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    Per Julia, Zagor, Dragonero, Nathan Never, Dampyr, Morgan Lost e Martin Mystère mi sono limitato a ridurre di qualche migliaio di copie i numeri usciti più recentemente. Sono stato forse leggermente generoso con Julia, Dragonero (per il fatto che in un certo momento la testata di Enoch e Vietti sembrava aver avuto un “rimbalzo”), Dampyr e anche Morgan Lost, che le ultime voci danno per avviato alla chiusura dopo l’attuale “stagione” passata al bianco e nero non certo per scelta estetica. Di Martin Mystère le ultime notizie parlavano di 9mila copie e blocco della produzione, in attesa di smaltire il “magazzino” delle storie già realizzate e avviarsi poi quasi sicuramente alla chiusura. Ci dovrebbero essere almeno un altro paio di testate per le quali si è bloccata o molto ridotta la produzione di storie nuove… ma qui siamo nelle voci di corridoio non si sa quanto affidabili.

    Il Giornalino


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    Gli ultimi dati che ho avuto finché ancora ci collaboravo, erano di 40mila copie (una decina d’anni fa), vendute almeno per due terzi tramite abbonamento (vale lo stesso discorso fatto per Topolino). All’epoca in edicola venivano distribuite sì e no 20mila copie. Credo non sia peregrino immaginare che oggi le vendite su quel canale siano molto sotto le 10mila.

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    Nell’elenco ho colpevolmente dimenticato la testata della Shockdom. Il fatto è che non ho alcun dato in merito, se non l’exploit delle 50mila copie vendute del primo numero. Dove si sarà arrestato il fisiologico assestamento dopo alcuni numeri? Non lo so. So, per averlo verificato con i miei occhi, che alle varie fiere a cui ho partecipato le file ai “firmacopie” di Sio sono strabilianti, e che anche i ragazzini non necessariamente interessati alla lettura acquistano i lavori dell’autore pur di avere una sua dedica e un selfie insieme. Chi può permetterselo compra i libri, quelli con la paghetta più risicata si accontentano della rivistina, cosa che permette alla Shockdom di rinforzare abitualmente le vendite dell’edicola (quali che siano) e di avere conti col segno “+”, per quella testata.

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    Con questi dati, quale futuro attende le pubblicazioni da edicola? Non esaltante, certo. Praticamente tutti i tentativi di imporre nuove pubblicazioni (con l’eccezione di Scottecs e di Dragonero) sono naufragati miseramente, e non solo quelli bonelliani: rapidamente chiuso The Professor, con un ultimo numero in distribuzione solo online; procede (forse) zoppicando Caput Mundi della Cosmo (circa 4mila copie vendute del primo numero, e un migliaio in meno a ogni uscita successiva), schiantatisi contro il muro del disinteresse i giornaletti Bonelli della Linea Kids e Young (per 4 Hoods si parla di vendite di pochissime migliaia di copie; tornerà forse Dragonero Adventures dopo l’uscita del cartone animato) e chiuso anche il pluripremiato Mercurio Loi (che vanta il merito di essere stato, come ha scritto un recensore, “programmaticamente non commerciale”… chissà se anche l’editore è felice di questa natura del prodotto). Si è ritirato dall’edicola Rat-Man e si stanno defilando gli albi della Marvel, che comunque, non essendo italiani, qui non ci interessano.

    Vanno avanti, volando basso come impongono i tempi, il divertente Volt della Saldapress, Il Morto della Menhir e poco altro.

    Tiriamo le somme…
    Se già più di dieci anni fa Antonio Serra vaticinava la morte delle edicole (ne “spariscono” più di due al giorno), per evitare di finire stritolato in un cul de sac il fumetto cerca altrove sfogo a idee e investimenti. La Bonelli, che dopo anni di “chiusura distributiva” voluta dallo scomparso Sergio, è approdata a librerie, fumetterie, fiere e ripetute operazioni di marketing per razionalizzare le vendite, sembra ora intenzionata a passare al multimediale indirizzandosi alla produzione di film e serie tv. Questo significherà forse la possibilità di continuare a lavorare per soggettisti e sceneggiatori, ma che fine faranno i disegnatori? Al momento la casa editrice di via Buonarroti continua a sfornare una novità dopo l’altra (con un aumento esponenziale di quelle incentrate sul best seller Tex), ma per quanto tempo ancora? E Diabolik quanto a lungo riuscirà a far quadrare i conti con lo stillicidio inarrestabile delle vendite e la mancanza di alternative che non siano una serie tv o un film prodotti da altri e che difficilmente porteranno a una crescita dei lettori? Il Giornalino non produce più da qualche anno materiale inedito, e Topolino (oltre a non pagare da sempre i diritti d’autore sulle ristampe del materiale) fino a quando resterà una pubblicazione che alla casa madre Disney interessa tenere in piedi? Come si vede le nuvole che si addensano (e non certo da ora) sul settore sono tante e minacciose. E per capire in che direzione stanno andando le cose dovremo continuare a utilizzare dati di seconda mano, visto che nessun editore italiano sembra interessato a diffondere quelli ufficiali.

    fonte
     
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