Il coronavirus ha ucciso Luis Sepúlveda, lo scrittore degli sconfitti

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    Il coronavirus ha ucciso Luis Sepúlveda, lo scrittore degli sconfitti



    Aveva 71 anni ed era ricoverato da fine febbraio in ospedale a Oviedo



    MADRID. È morto per coronavirus lo scrittore cileno Luis Sepúlveda. Era ricoverato da fine febbraio in ospedale a Oviedo dopo aver contratto l'infezione.

    Attivista instancabile ed eccellente narratore, Sepúlveda aveva raggiunto la fama internazionale nel 1989 con il suo primo romanzo: Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, mentre Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare, diventato un film d'animazione per la regia Enzo D'Alò, nel 1997, lo aveva consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età. Al talento dello scrittore, aggiungeva l'impegno politico contro gli effetti lasciati in Sud America dalle dittature militari, a favore dell'ecologia militante, dei popoli indigeni del Sud America, contro il razzismo in Europa.

    «Sono uno scrittore - diceva Sepúlveda - perché non so fare altro che raccontare storie. Ma sono anche un essere sociale, un individuo che rispetta sé stesso e intende occupare un piccolo posto nel labirinto della storia. Da questo punto di vista, sono il cronista di tutti coloro che giorno dopo giorno vengono ignorati, privati della storia ufficiale, che è sempre quella dei vincitori».

    Ci ha messo di fronte alle grandezze e miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per «dar voce a chi non ha voce». L'uomo dalle formidabili passioni, l'autore bestseller che si sentiva «cittadino prima che scrittore», a marzo era atteso in Italia per parlare di Coraggio al festival dei piccoli e medi editori «Più libri più liberi», cancellato proprio per la pandemia di coronavirus.

    Combattente, arrestato due volte e condannato all'esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepúlveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l'invisibile nemico fino all'ultimo all'Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita. Lo scorso ottobre aveva compiuto 70 anni festeggiati a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda.

    Innamorato dell'Italia dove le sue opere hanno superato complessivamente gli otto milioni di copie e dove lettori e fan lo hanno sempre ricambiato con incontri affollatissimi da un pubblico di ogni età, vincitore del Premio Hemingway per la Letteratura, del Premio Chiara alla carriera e insignito di una Laurea Honoris Causa in Lettere dall'Università di Urbino, era nato a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre del 1949. Cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile a 13 anni sognava di diventare un calciatore ma l'incontro con Gloria, «la ragazza piu' bella del mondo»' lo fece andare in un'altra direzione, verso la poesia che era la cosa che lei amava di più.

    Così diventò un fervido lettore di Garcia Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1945. Durante la presidenza di Salvador Allende si era iscritto al Partito Socialista ed era entrato a far parte della guardia personale del Presidente cileno. Arrestato nel 1973 dopo il colpo di stato con cui si era instaurata la dittatura di Pinochet, era stato liberato sette mesi dopo per le pressioni di Amnesty International ma, un nuovo arresto lo aveva condannato all'esilio. Nel 1979 in Nicaragua si era unito alle Brigate Internazionali Simon Bolivar. In Europa si era stabilito dopo la fine della rivoluzione, prima ad Amburgo e poi in Francia.

    «Sono un apolide. Ero ad Amburgo nel 1986 quando mi hanno rubato la cittadinanza» aveva raccontato nel 2017. Tra il 1982 e il 1987 è stato membro dell'equipaggio su una nave di Greenpeace. Scrittore bestseller che credeva nella potenza della parola e di un certo giornalismo letterario, Sepulveda è l'autore di libri come lI mondo alla fine del mondo, La frontiera scomparsa, Diario di un killer sentimentale, Patagonia Express, Le rose di Atacama. Ma anche di Storie ribelli in cui ha ripercorso oltre 40 anni di vicende personali e corali e della preziosa raccolta di articoli «Ingredienti per una vita di formidabili passioni» in cui troviamo il Sepúlveda privato e politico.

    In cui insieme al difficile passato cileno, all'esilio, ai viaggi, fra cui quello nel deserto di Atacama, troviamo i ricordi del primo bacio e degli amici e maestri come Tonino Guerra «formidabile, eterno ragazzo», il gigante Gabo-Gabriel Garzia Marquez e Pablo Neruda che comincio' a morire quando «l'orrore del fascismo si impadroniva del Cile». Con Bruno Arpaia ha scritto Raccontare, resistere e con Carlo Petrini di Un'idea di felicità. Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è La fine della storia e l'ultima favola Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa.

    La produzione favolistica era iniziata nel 1997 con Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, pubblicata da Salani e poi da Guanda cui sono seguite fra l'altro Storia di un topo e del gatto che diventò suo amico e Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà. «Delle mie favole sono sempre protagonisti animali e questo, come accadeva in quelle antiche, ti permette di vedere da lontano il comportamento umano per comprenderlo meglio» aveva detto lo scrittore all'Ansa.

    Con Guanda aveva dato vita a una collana di narrativa La frontiera scomparsa per scrittori spagnoli e latinoamericani e a lui si deve la nascita del Salone Iberoamericano di Gijon.

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