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Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta
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Il gatto che sniffa cocaina resta in famiglia: “C'è un legame affettivo”
Il proprietario ha richiesto di tenere il micio, in forma nonostante l'abuso di polvere bianca. Rinvenute sim con numeri di imprenditori clienti
Ha fatto scalpore l’arresto di A.D., lo spacciatore che riforniva di cocaina centinaia di grandi imprenditori della provincia di Treviso, a casa di uno dei quali è stato trovato un gattino che leccava la sostanza da un piatto.
Si tratta di un meticcio di ben 16 anni, in gran forma nonostante l’abuso più o meno regolare di stupefacenti. Il proprietario dell’animale avrebbe espressamente richiesto di tenere con sé il gatto, in quanto ci sarebbe un legame affettivo per cui non riuscirebbe a liberarsene.
IL GIRO DI DROGA. Lo smercio della cocaina avveniva in pieno centro storico, talvolta a bordo di macchinoni come Ferrari, tra il pusher colombiano e i suoi clienti, per la maggiore facenti parte del mondo della moda e del lusso. Pochissime telefonate, pochissimi messaggi al cellulare, spesso si comprava anche un etto di cocaina a botta. Migliaia di euro di incassi per l’operaio di Villorba, un insospettabile e incensurato che si riforniva autonomamente.
I RIFORNIMENTI. Lo spacciatore, puntualmente, ogni due mesi si recava all’estero, in Europa, mettendosi in malattia per effettuare viaggi e comprare la merce. All’interno della cassetta degli attrezzi in azienda, infatti, è stata trovata dagli agenti una Postepay, con la quale il pusher noleggiava le auto per le trasferte o comprava biglietti aerei per spostarsi.
I CLIENTI. Non solo carte prepagate, ma anche schede sim telefoniche, ora al vaglio degli inquirenti, che hanno permesso di identificare la clientela del colombiano e di rintracciarla. Si tratterebbe, oltre che di imprenditori, anche di figli di papà, giovani benestanti e donne che bazzicano nel campo della moda.
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