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Posts written by Mage890

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    Budapest è fantastica, io mi sono divertito un sacco!

    I "ruin bars" sono fighissimi e considero lo "szimpla kert" uno dei locali più belli in cui sia mai stato.
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    Cerci ha fatto il compleanno in una baita vicino a casa mia in montagna (se non sbaglio si trovavano a moena in ritiro).
    Altro che due pernici, i gestori si lamentavano del fatto che gli avevano fatto a pezzi la baita :hihi:
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    Tenente! (cit.)

    Ma non è un brutto brano... però diciamo che se non ci fosse stato la mia impressione dell'album non sarebbe cambiata di una virgola.

    E comunque il disco mi è piaciuto, il voto dice tutto e dice niente (cit.)
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    Litfiba - 17 Re

    Secondo album della cosiddetta "trilogia del potere", "17 Re" esce nel dicembre 1986.
    Al momento dell'uscita la formazione è composta da:
    Piero Pelù - voce
    Ghigo Renzulli - chitarra
    Gianni Maroccolo - basso
    Antonio Aiazzi - tastiere
    Ringo de Palma - batteria

    Devo dire che è un sound leggermente diverso da come me l'aspettavo. Pensavo che il riferimento principale fosse l'hard rock, invece questo è un album che odora di new wave lontano un miglio, pur tendendo l’orecchio anche ad altre tendenze del momento (ad esempio i Pixies, che si sono proprio formati in quell’anno a Boston); i 5 attingono dal movimento post punk e quindi i toni sono piuttosto lugubri, con una sezione ritmica presente e incalzante. Ecco, a proposito, secondo me il vero protagonista dell'album è Maroccolo, le sue linee reggono buona parte dell'impianto complessivo del disco, senza eccedere in particolari virtuosismi.
    Originariamente concepito come un doppio album, 17 Re è incalzante, con dei testi piuttosto ricercati e "compatto" (non vennero pubblicati singoli ad esempio, eccezion fatta per la pubblicazione francese).

    L’apertura, “resta”, è aggressiva, gridata al punto giusto, un buon opening insomma. “re del silenzio” è più introspettiva, accorata, mentre “cafè, mexcal e rosita”, pur dotata di un incedere accattivante, fatica a convincermi, forse per alcune parti del testo o per Pelù, non certo il mio cantante italiano preferito.
    “Vendetta” è introdotta da qualche nota di chitarra acustica, piccola rarità nell’economia complessiva dell’album; è un pezzo “sentito”, trascinante. Ecco, arriviamo al mio brano preferito, “pierrot e la luna”: qui anche Pelù mi convince, gran pezzo. “Tango” è un pezzo orecchiabile, di facile ascolto (anche per questo venne scelto come singolo promozionale per l’edizione francese cui accennavo prima), ma l’attacco del cantato è degno di Ligabue.
    Anche “come un dio” è piuttosto orecchiabile e godibile, e mi ha convinto più della precedente. “Febbre”, invece consiste in un bel crescendo, strumentale e vocale, accompagnato dalla tastiera.
    “Apapaia” ha qualcosa che mi attira (forse l’intro catchy), ma quando parte il ritornello ( eeeeh rispetta le mie idee apapaia apapaia apapaia) vengo colto da orticaria fulminante che non passa finché non cambio canzone.
    “Univers” è caratterizzata dal tono caldo, ipnotico del buon Piero, anche se ci siamo rotti dopo un po’ di “prendi la mia mano e vieni via ti porterò lontano”… il messaggio era chiaro molto prima.
    “Sulla terra” è un bel pezzo, ben arrangiato, bene la batteria, bene il basso, bene la tastiera, bene anche i rintocchi di piano. Poi il verso “bestie in guerra, sulla terra sulla terra” mi è rimasto assai in mente, non so per quale motivo.
    Continuiamo su buoni livelli anche con “ballata”, canzone che da subito mi ha colpito abbastanza, con l’ottimo lavoro del solito Maroccolo. Ah, pure qui c’è un verso che mi rimbomba sempre in testa, “…delle mie ali, ali di cera ecce cc”, non riesco proprio a liberarmi di questi due versi, continuo a canticchiarle.
    Le ultime 4 canzoni cambiano registro: diventano più aggressive, cadenzate, richiamano un po’ la prima traccia –anche se tutte mi entusiasmano meno di “resta”.
    “Gira nel mio cerchio” è fatta abbastanza bene, ma l’arrangiamento suona troppo tamarro alle mie orecchie. Qui a parlare è il mio gusto personale.
    “Cane” e “oro nero” mi hanno detto davvero poco, mentre torniamo su buoni livelli con “ferito”, un brano sferzante, fatto di pause ed esplosioni, di batteria martellante e stasi. Una degna conclusione insomma.

    Di sicuro è un disco che non mi ha lasciato indifferente. Piacevole ma anche ricercato, che guarda alla musica di quasi un decennio prima ma che strizza pure l’occhio a qualche movimento di lì a venire, un album con dei momenti quasi punk che però non prescinde da un approccio più cantautoriale nei testi.
    Non tutto però è all’altezza delle (ambiziose) idee di partenza e questo mi rende un po’ incerto sul voto da dare….
    …alla fine opto per un 6,5 con il dubbio che forse un 7 se lo meritavano.
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    :hihi:

    ...e invece pensa che manco questo sono riuscito a procurarmi. Ma è il computer che mi da problemi, temo che capiterà con qualunque altro disco.

    In ogni caso l'ho ascoltato più volte su youtube, solo che volevo prendermi ancora un po' di tempo :piglia:
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    CITAZIONE (Dude @ 15/11/2013, 18:58) 
    fra la quantità di marijuana e le dichiarazioni finali credo proprio che la notizia sia un fake :hihi:

    :quoto:

    Ma la frase finale mi ha fatto ridere comunque :hihi:
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    Ho mangiato il maialino al latte del Botìn, l'ultima sera che ho fatto a Madrid :sbav:
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    CITAZIONE (Shagrath82 @ 27/10/2013, 14:25) 
    CITAZIONE (Mage890 @ 27/10/2013, 13:49) 
    Wow!

    Bellissimo itinerario. Tra l'altro ho sempre voluto vedere il sud est asiatico, chissà che come viaggio di laurea non vada proprio là (magari un Vietnam-cambogia-laos-thailandia).

    la Birmania no, già che ci sei? :hihi:

    Ah, fosse per me la farei di sicuro, poi si tratterà di selezionare
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    Alla fine a Cate consiglio proprio il disco di cui sopra, l'omonimo del "buena vista social club"

    Buena+Vista+Social+Club+buenavistasocialclubalbumcover

    è un disco a cui sono molto legato, che ascolto da molti anni.
    Nel 1996 Ry Cooder raccoglie un ensemble di vecchi musicisti cubani che partoriranno questo disco. L'obiettivo è condensare i generi e le sonorità dell'isola, spaziando dal son, alla guajira, alla salsa, al jazz.

    Può anche essere che Cooder da questo progetto volesse solo ricavarci dei soldi, ma vedere/sentire questi signori che a 80 anni suonati ballano, ridono e suonano come i pazzi è un'esperienza imperdibile!
    (hanno anche fatto un film/documentario, se vuoi approfondire la loro storia)

    Buon ascolto!
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    Wow!

    Bellissimo itinerario. Tra l'altro ho sempre voluto vedere il sud est asiatico, chissà che come viaggio di laurea non vada proprio là (magari un Vietnam-cambogia-laos-thailandia).

    Moolto interessante anche Singapore, dove ho anche qualche conoscenza, anche se è gente che non vedo da un pezzo.

    Shanghai ho avuto più di un'occasione di visitarla, ma non mi ha mai attirato granché.
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    CITAZIONE (Baba O'Riley @ 23/10/2013, 20:00) 
    ne ho mangiati un paio di agnelli, ma c'era dentro troppa cocaina

    morto :ride3:
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    Beh lì devono fare di necessità virtù, dato che spazio per costruire (ulteriormente) ce n'è poco.

    La cosa strana è che quei bugigattoli costeranno pure un sacco di soldi, anche se c'è da dire che Hong Kong ha uno dei Pil pro capite più alti al mondo.
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    Una curiosità:

    mi stavo chiedendo se un album come l'omonimo del "buena vista social club" sia proponibile in questo gioco. Ha alcune caratteristiche sia della compilation che del "best of", pur non rientrando appieno né nella prima, né nella seconda. Voi che ne dite?
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    I Finntroll nascono a Helsinki nel 1997. Pubblicano il primo demo nel 1998 e il primo album un anno dopo. Nel 2001 è la volta del secondo album, intitolato “Jaktens Tid”, che permetterà alla band di riscuotere un discreto successo in patria. Pur essendo finlandesi cantano in svedese.

    Al momento della pubblicazione di “Jaktens Tid” la band è composta da:
    -Jan Jamsen, detto “Katla”: voce, che lascerà il gruppo con l’uscita dell’album successivo per un tumore alle corde vocali
    -Samuli Ponsimaa e Teemu Raimoranta: chitarre (il secondo morirà sucida nel 2003)
    -Sami Uusitalo: basso
    -Henri Sorvali: tastiere
    -Samu Ruotsalainen: percussioni, batteria
    Cominciamo col dire che la base dei Finntroll è il black metal, che tanto si diffuse nella zona scandinava circa un decennio prima della formazione della band. Ma non è un black tradizionale, tutt’altro: i Finntroll mischiano il tutto con elementi folkloristici (in particolare la humppa, una danza folk finlandese) ed ecco che a batterie martellanti, chitarre rumorose e cantati “infernali” in gowl si contrappongono pifferi, fisarmoniche, banjo e cori tipici (tra gli altri il “joik”, tradizionale canto lappone, per il quale venne reclutato Jonne Jarvela, leader dei “Korpiklaani”).
    Questi, più che adepti di Satana, sembrano “adepti” delle feste di paese, nelle quali si mangia, si balla e –soprattutto- si beve!
    L’intro del disco crea una buona dose di suspense, prima di liberare “fodosagan”, forse il pezzo migliore del disco, una cavalcata aggressiva durante la quale ho fatto un viaggio: mi sono proprio immaginato questi omoni che escono fuori da un campo correndo e imbracciando asce, mazze, bastoni e, lo ammetto, l’immagine mi ha fatto momentaneamente scagazzare ma… lo stacco su melodie folk ballabili mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo. La mia vita e le mie orecchie sono in salvo!
    L’album è quasi diviso in due parti dall’intermezzo “bakom varje fura”: la prima parte è quella che mi ha convinto di più, fino alla title-track. I pezzi da 7 a 11 aggiungono poco a quanto avevano già detto le prime 5 tracce (a parte il tocco di kitsch in “kyrkovisan”, “the church song” –forse evitabile).
    “aldhissla” cambia registro e si candida ad essere la ballad del disco, pur rimanendo molto “sui generis”.
    Il tutto termina con un Outro dal sapore ambient, che si spegne per qualche secondo per poi riprendere (concludendo) con un minuto abbondante di hummpa, la danza che ricorre in tutti o quasi i pezzi del disco.
    Beh, devo dire che alla fine il disco mi ha convinto. Ok, non è propriamente il mio genere. Ok, sarà certamente un po’ pacchiano. Ma l’atmosfera festaiola che si cela dietro questo album mi piace. I finntroll non vogliono essere sobri né tantomeno seriosi. Vogliono fare musica grezza per gente che si diverte con minimo 2,5 di tasso alcolemico e secondo me, nel loro genere, ci riescono abbastanza bene.
    E’ alla luce di queste considerazioni che affibbio un 6 convinto a “jaktens tid”, una delle mie prime escursioni (non posso certo dire rimpianta) nel campo del metal scandinavo.

    Bene, vi saluto, mi è venuta sete… vado a bere qualcosa!
    Kippis! cheers (come dicono i finlandesi)
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    Bello, l'ho visto ieri.
    Forse i personaggi sono un po' troppo caricaturali, ma ce lo si poteva aspettare.
    Diciamo che si vede che è un film americano (e questo non è necessariamente un complimento) ma rimane un ottimo prodotto, che ti tiene incollato allo schermo fino alla fine.
1450 replies since 26/1/2009
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