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Posts written by Shagrath82

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    La favola Dortmund in finale di Champions! Il Psg in casa si schianta su due pali e due traverse

    Hummels in gol gela il Parco dei Principi. Bissato l'1-0 dell'andata: tedeschi per la terza volta nella storia a giocarsi il trofeo, sei "legni" per i francesi tra andata e ritorno

    Elmar Bergonzini
    7 maggio 2024 - MILANO
    Implosione e fioritura. Il Psg è crollato, il Borussia Dortmund è sbocciato. I tedeschi hanno vinto, dopo l'andata, anche il ritorno della semifinale di Champions League (1-0, decisivo il gol di Hummels) contro i parigini e tornano a giocarsi la finale della competizione europea più importante per la prima volta dal 2013. In quell'occasione persero in finale contro il Bayern Monaco e proprio i bavaresi, mercoledì sera, potrebbero raggiungere i gialloneri nell'atto finale: o loro o il Real Madrid contenderanno a Reus e compagni il titolo a Wembley sabato 1 giugno. Il Dortmund merita la finale non soltanto per le due partite di semifinale con il Psg (che ha però colpito quattro legni, sei tra andata e ritorno), ma per tutto il percorso: primo nel girone che comprendeva Milan, Newcastle e Psg, ha poi eliminato il Psv agli ottavi e l'Atletico Madrid ai quarti.

    LA GARA —
    Dopo l'1-0 dell'andata Luis Enrique cerca di recuperare la partita con Mbappé, Ramos e l'ex Dembelé nel 4-3-3. Terzic risponde con Adeyemi, Brandt e Sancho dietro a Füllkrug. Proprio questo uno dei meriti del Dortmund: i gialloneri non si sono snaturati e hanno giocato il loro calcio, come se non fossero in vantaggio, come se non sentissero il peso dovuto all'importanza della partita. E così Brandt, schierato trequartista, ha modo di esaltarsi e di risultare uno dei migliori in campo. Perché il Borussia non ha pensato solo a difendere, anzi. La prima grande occasione il Psg la prima grande occasione la crea al 31', con l'ex Dembelé: Can perde palla e permette a Mbappé di partire in contropiede, invece di calcare serve poi Zaire-Emery che allunga su Dembelé che manca la porta di poco. Anche il Dortmund però si rende pericoloso: al 35' è Donnarumma a esaltarsi su Adeyemi.

    LA RIPRESA— Col passare dei minuti il Psg prova ad alzare il ritmo e il Dortmund abbassa un po' il baricentro: Zaire-Emery, servito da Goncalo Ramos, a porta vuota, colpisce il palo. Il Dortmund risponde con Hummels, che di testa, su cross di Brandt, porta avanti i suoi sorprendendo non solo la difesa ma anche il portiere avversario. Il Psg si riversa in avanti e crea una serie innumerevole di occasioni: al 60' Goncalo Ramos manca la porta da ottima posizione, al 61' Mendes colpisce il palo. Nei minuti finali la pressione del Psg diventa quasi insostenibile per il Dortmund: Mbappé, da due passi, calcia a botta sicura ma Kobel si salva mandando la palla sulla traversa. All'88' altro legno: questa volta a colpire la traversa è Vtinha, con un tiro dalla distanza. Il Dortmund però resiste e merita. Il Psg, anche sfortunato, deve però recriminare per le tante imprecisioni. E anche questa volta finirà la stagione senza il titolo più ambito.
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    Success tiene vive le speranze salvezza dell'Udinese. Napoli raggiunto al 92'

    La rete di Osimhen al 51' non basta agli azzurri. I friulani salgono a -2 dalla zona salvezza


    dal nostro inviato Vincenzo D'Angelo
    6 maggio 2024 - UDINE
    Quando la contestazione sembra prendere forma, ecco sbucare Success e regalare all’Udinese un pari insperato che non dà scossa per la classifica ma comunque avvicina l’Empoli. Il Napoli si butta via, come sempre ormai in questa stagione. Nonostante una prova senza troppi lampi, la squadra di Calzona era avanti 1-0 fino al 90’ e assaporava la prima gara della sua gestione senza gol subiti. Niente da fare, altro 1-1 che serve a pochissimo: oggi il Napoli sarebbe in Conference, ma la Fiorentina ha una gara in meno. E la tanto attesa svolta ormai sembra solo un miraggio: anzi, adesso anche l'aritmetica dice che gli azzurri non giocheranno la prossima Champions.

    UDINESE-NAPOLI E IL NULLA—
    È passato un anno, sembra una vita. Il Napoli che trionfava accompagnato dalla marea azzurra al seguito è scomparso e gli appena 250 tifosi nel settore ospiti sono lo specchio del momento. Calzona lancia Lindstrom per Kvara ed è del danese il primo squillo, direttamente da calcio piazzato: il tiro cross sul secondo palo viene respinto in angolo da Okoye. Ma il primo tempo è una fiera di lanci e palle perse e il risultato non si sblocca. La prima occasione Udinese arriva al 34’, con Lucca murato in area da Rrahmani e Samardzic che da fuori non trova la porta. Intorno al 45’ due sussulti: prima Bijol in girata spaventa il Napoli, poi è sempre il difensore friulano a salvare su una conclusione al volo di Politano, dopo schema da corner.

    BOTTA E RISPOSTA— L’avvio di ripresa regala il primo vero tiro in porta: Cajuste si incunea in area e calcia in diagonale, Okoye attento blocca a terra. Il Napoli ha un piglio diverso e alla prima accelerata la sblocca: Politano va via a destra, cross per Osimhen che mangia in testa a Bijol e Ferreira e porta avanti gli azzurri. Cannavaro toglie Brenner e Lucca per Success e Davis e l’Udinese di colpo s’accende. Serve un super Meret (16’) a salvare su conclusione velenosa di Davis, subito ispirato. Ancora Meret (25’) salva d’istinto su un angolo tagliato di Samardzic che gli sbuca all’ultimo. Al 35’ il Napoli raddoppia, ma Osimhen è di poco al di là della difesa e il Var salva i friulani. E Okoye li tiene in piedi al 39’, respingendo una bordata ravvicinata di Osimhen. E come a Cagliari, il Napoli che non chiude il match viene punito in pieno recupero: sulla sponda di Kristensen, Success è il più lesto a raccogliere e a girare in rete. Un punto d’oro per l’Udinese per come si era messa, anche se la salvezza resta lontana due punti. Ma ora Cannavaro e i suoi hanno tre scontri diretti: la chance per la salvezza è nelle loro mani. Il Napoli butta al vento altri due punti per l’Europa: una brutta abitudine che difficilmente porterà a un posto in Conference.
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    L'Atalanta aggancia la Champions: Scamacca e Koopmeiners ribaltano la Salernitana

    Tchaouna a segno nel primo tempo, nella ripresa Gasp cambia e arrivano i gol del sorpasso: Dea quinta, pari alla Roma ma con una gara in meno. E il 12 maggio c'è lo scontro diretto
    dal nostro inviato Andrea Elefante
    6 maggio 2024 - BERGAMO
    Mai l’Atalanta avrebbe pensato che agganciare la Roma al quinto posto, con una partita in più da giocare e lo scontro diretto il 12 maggio a Bergamo, sarebbe stato così complicato. Ma una Salernitana già retrocessa, che gioca in uno stadio polemico e con molti meno tifosi dei 12.000 annunciati (tanti abbonati non ci sono) ha un sussulto di carattere e di orgoglio e la tiene in scacco per quasi un’ora, costruendo la sua resistenza su un gol dello scatenato Tcahaouna dopo 18’. A Gasp servono una scossa dai cambi a inizio ripresa e le firme dei suoi uomini gol migliori, Scamacca e Koopmeiners per continuare la sua corsa verso la Champions League e soprattutto non arrivare alla semifinale di ritorno di Europa League di giovedì, contro il Marsiglia, con il peso psicologico di un passo falso assolutamente non preventivabile.

    LE SCELTE DI COLANTUONO E GASP—
    Colantuono non ha grandi dubbi, perché già solo l’elenco degli assenti dice molto del momento della Salernitana: Ochoa, Boateng, Gyomber, Kastanos, Maggiore, Candreva e lo squalificato Pierozzi. Il tecnico non forza il rientro di Manolas, dunque ancora Pasalidis con Fazio e Pirola e per il resto l’unica “sorpresa” è il debutto dal 1’ di Fiorillo in porta. In attacco ci sono Tchaouna e Vignato, che galleggia anche da mezzala, alle spalle di Ikwuemesi. Gasperini pensa un turnover finalizzato soprattutto a non rischiare i diffidati (a parte Lookman e Hateboer), ma non stravolge la squadra. C’è ancora De Roon in difesa con Scalvini e Hien, sulle fasce Hateboer e Zappacosta ai lati di Ederson e Pasalic e il tridente vede Scamacca, e non Touré, inizialmente al centro dell’attacco, assieme a Miranchuk e Lookman.

    SALERNITANA AVANTI— La salita imprevista per l’Atalanta inizia dopo 18’ di dominio, ma anche troppe imprecisioni nell’ultima giocata, che portano a soluzioni sempre complicate (un tiro alto di Lookman) o abortite al dunque, e soltanto una davvero velenosa, con appoggio di tacco di Scamacca per il sinistro di Miranchuk, che finisce fuori di poco. E come troppe volte succede alla Dea un errore collettivo, con successivo sbilanciamento, la porta a complicarsi la partita. Ederson e Lookman non si capiscono, il brasiliano perde palla che arriva a Vignato su cui coprono male Hien, in anticipo imperfetto, e De Roon, che poi si trova a dover rincorrere in netto svantaggio Tchauona, che colpisce in diagonale. A quel punto il 3-4-2-1 liquido di Colantuono si abbassa ancora di più a cinque con il sacrificio di Sambia e Bradaric e Vignato contribuisce alla densità in mezzo, più da mezzala che da trequartista. È un muro su cui l’Atalanta inizia a sbattere sempre più nervosa e frettolosa. Fiorillo trema solo per un tap in di Lookman fuori di poco, Carnesecchi, per evitare guai peggiori, deve deviare in corner un cross di Tchauona - ancora lui, sempre una furia in riaggressione - che assomiglia a un tiro. Il primo tempo si chiude con un solo tiro in porta, ed è quello del gol della Salernitana.

    RIMONTA ATALANTA— La paura rischia di diventare terrore dopo 2’ del secondo tempo, quando ancora Tchaouna mette alla prova la concentrazione di Carnesecchi, ma non serve tanto alla Dea per mettere a frutto i tre cambi scelti da Gasperini, che manda in campo Ruggeri, De Ketelaere e soprattutto Koopmeiners. E l’olandese, ora miglior marcatore dell’Atalanta, in 6’ mette la firma sulla partita. Prima con un cross perfetto modello laser, che taglia tutta la difesa della Salernitana, trova la sponda di testa di Pasalic per il blitz di Scamacca, che brucia Pirola; poi con un meraviglioso sinistro da più di venti metri, che sorprende Fiorillo alla sua sinistra. La squadra di Gasp respira un po’, ha almeno due chance pulite per non soffrire fino alla fine con Scamacca e un colpo di testa di Lookman respinto da Fiorillo, ma la squadra di Colantuono dimostra volontà e dignità fino alla fine e soprattutto conferma di avere in Tchaouna un gioiello davvero interessante: ancora il franco-ciadiano regala l’ultimo brivido, ma è troppo stanco per chiudere una ripartenza con un tiro nello specchio.
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    GP Miami, primo trionfo per Lando Norris! Verstappen è 2°. Ferrari, Leclerc sul podio

    L'inglese della McLaren è finalmente riuscito a conquistare la prima vittoria della carriera in F1: decisivo il pit stop effettuato in regime di Safety Car. Secondo il leader iridato della Red Bull, terzo il Cavallino con Charles davanti a Sainz
    Giusto Ferronato
    5 maggio 2024 - MIAMI (USA)
    Finalmente Lando Norris! L’inglese della McLaren è meritatamente entrato nell’esclusivo club dei vincitori di un GP di Formula 1 e si è liberato del poco invidiabile record di 15 podi senza alcuna volta sul gradino più alto. Lando ci è riuscito a Miami, al suo GP numero 110, la sesta gara di questo Mondiale che comunque ha visto arrivare secondo il solito Max Verstappen, stavolta tradito da una macchina che non gli ha permesso di andare ad attaccare l’inglese che si è ritrovato in testa alla gara anche grazie alla fortunata coincidenza di una Safety Car uscita poco prima della sua unica sosta ai box. Un pizzico di buona sorte che non toglie nulla ai meriti del 24enne talento inglese, diventato finalmente re di un GP. La Ferrari ha lottato bene, ma si è dovuta accontentare del terzo posto con Leclerc e del quarto con Sainz. A punti anche Perez, Hamilton, Tsunoda, Russell, Alonso e Ocon.

    UN CASO O FORSE NO—
    Questa gara ha però detto che la Red Bull non è così invincibile, a giudicare dal grande passo in avanti fatto proprio dalla McLaren, il team guidato dal nostro Andrea Stella che qui portava un cospicuo pacchetto di aggiornamenti. Quelli che avrà anche la Ferrari nel prossimo GP a Imola. Curioso che questo “ribaltone” sia arrivato nel primo GP in cui Adrian Newey ha dato l’addio alla Red Bull. Solo un caso? Al via il protagonista in negativo è Perez. Il messicano alla 1 si è infilato a fionda per provare a passare Leclerc e nell’andare lungo ha consentito al monegasco di mettersi dietro a Verstappen, partito benissimo, e davanti a Sainz, che era scattato meglio di lui. Lo spagnolo ha perso velocità e si è così ritrovato saltato anche da Piastri, lestissmo a portarsi in terza posizione con la sua McLaren. Perez ha perso la quinta posizione pure da Norris, poi sorpassato nel corso del primo giro. Verstappen ha iniziato a macinare il suo ritmo e dietro, a sorpresa, non è stato Leclerc il primo inseguitore, ma Piastri, che al quarto giro ha scavalcato la Ferrari di Charles.

    I PRIMI PIT STOP— Mentre Hamilton, partito con le dure, si è messo a battagliare duramente con Hulkenberg, Verstappen ha tenuto il margine su Piastri intorno ai 3 secondi, con l’australiano incalzato dalle due Ferrari. Del gruppo di testa è stato Perez il primo a fermarsi per il pit stop, al 18° giro: il messicano è tornato in pista in decima posizione. La gomma media, pronosticata reggere almeno 21 giri, ha portato la Ferrari a decidere la prima sosta di Leclerc al giro 20. Charles è tornato dentro in sesta posizione tra le due Mercedes. Non ci ha messo niente il ferrarista a prendere Hamilton, infilato con decisione.

    SAFETY CAR DECISIVA— La gara si è accesa al giro 22 con errore di Verstappen che è andato lungo in una frenata e ha colpito un birillo di segnalazione delle chicane. Virtual Safety Car per permettere ai commissari di pista di rimuoverlo e sosta di Verstappen al giro 24: l’olandese è tornato in gara in quarta posizione davanti a Leclerc. Davanti, invece, Piastri, Sainz e Norris hanno proseguito con la gomma media fino al 28° giro, quando sono entrati l’australiano e lo spagnolo. E appena sono tornati dentro, ecco il colpo di scena della Safety Car, entrata per incidente tra Sargeant e Magnussen, colpevole dello speronamento alla Williams e quindi penalizzato di 10 secondi. Un colpo di fortuna per Norris, che ha potuto effettuare la sua sosta al giro 30 e restare così inaspettatamente al comando davanti a Verstappen.

    CONTATTO SAINZ PIASTRI— Ripartenza della gara al giro 33 e subito Norris velocissimo a togliere il Drs a Verstappen. Dietro, invece, super duello tra Piastri e Sainz, che ha tentato un attacco, ma è stato respinto con manovra molto al limite dal pilota della McLaren. Per i commissari difesa legittima. Sainz, furioso, ha dovuto ricominciare tutto e al giro 40 è riuscito a infilare il rivale, che ha calcolato male l’incrocio e ha così danneggiato la sua ala anteriore sulla posteriore destra di Sainz. Per Piastri rientro ai box per le riparazioni e gara rovinata. Ma non era proprio questa la giornata nera della McLaren. Davanti, infatti, gli astri si sono finalmente allineati alla perfezione per Lando Norris, che ha non ha dato la minima possibilità di avvicinarsi a Verstappen ed è andato a vivere la prima grande gioia della carriera.
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    Bremer risponde a Lukaku, Kristensen e Chiesa sbattono sui legni: Roma-Juve finisce 1-1

    I due gol nel primo tempo stabiliscono il pareggio in una partita ricca di azioni da gol tra due squadre alla ricerca della qualificazione in Champions League

    Dal nostro inviato Filippo Cornacchia
    5 maggio 2024 - ROMA
    La Roma passa in vantaggio nel primo tempo con Romelu Lukaku, ma la Juventus trova quasi subito il pareggio con Gleison Bremer. Finisce 1-1 all’Olimpico, ma i gol sarebbero potuti essere molti di più tra brividi, salvataggi, parate (di Svilar e Szczesny) e occasioni. A partire dalla traversa di Kristensen e dal palo di Chiesa. Partita vibrante fino al novantesimo. Alla fine il pareggio (il quarto consecutivo in A) non consente alla Signora di festeggiare aritmeticamente il ritorno in Champions (sarebbe servita una vittoria), che però è sempre più vicino e può arrivare già la prossima domenica vincendo all’Allianz Stadium contro la Salernitana retrocessa. Il punto tiene viva anche la corsa della Roma, dopo la semifinale di Europa League attesa dallo scontro diretto con l’Atalanta.

    LUKAKU-BREMER GOL—
    De Rossi fa turnover in difesa e inserisce Baldanzi a rimorchio di Lukaku con Dybala e Pellegrini. Allegri rilancia Chiesa in coppia con Vlahovic. I giallorossi non sembrano né stanchi né distratti dalla semifinale di Europa League contro il Bayer Leverkusen (k.o. per 2-0 all’andata, giovedì il ritorno) e i bianconeri danno la sensazione di voler chiudere in anticipo la pratica Champions League. Il risultato è un primo tempo aperto e con diverse occasioni da una parte e dall’altra. La Roma prima impaurisce la Juventus (traversa di Kristensen) e poi sblocca la dopo un quarto d’ora con Lukaku, uno dei protagonisti più attesi dopo il lungo tormentone estivo con la Signora. Il belga è freddo davanti a Szczesny, ma i meriti vanno spartiti con Baldanzi (bravo ad avviare l’azione sulla destra) e con lo sfortunato Gatti, che nel tentativo di respingere un tiro di Cristante sforna a Big Rom il migliore degli assist possibili. La reazione della Juventus, in avvio pericolosa con una conclusione fuori bersaglio di Vlahovic, è tutta nelle sgasate di Chiesa. Fede è in serata e, dopo qualche strappo dei suoi, intorno alla mezzora confeziona un cross perfetto per l’incornata vincente di Bremer, che anticipa Kristensen a centro area. All’energia di Chiesa, i giallorossi contrappongono la freschezza di Baldanzi, prezioso anche nel procurarsi punizioni invitanti dal limite dell’area. Ma Dybala, non al massimo e sostituito all’intervallo da Zalewski, non ha il piede caldo come nei tempi migliori.

    PALO DI CHIESA— La partita si apre ancora di più nella ripresa a suon di folate e ribaltamenti di fronte. Merito del cambio marcia di Rabiot e di Chiesa, che in avvio sfiora il 2-1 con una super giocata e viene fermato soltanto dal palo, e di un intervento di Weah (già ammonito in avvio) su Paredes che scatena le proteste di De Rossi e la reazione della Roma. Alla fine l’arbitro Colombo punisce il fallo, ma non estrae il cartellino giallo. Ci pensa Allegri a richiamare subito l’americano in panchina, sostituendolo con Kostic. Ma nel momento migliore dei bianconeri, si riaccende la Roma: Pellegrini e Kristensen sfiorano il vantaggio, decisivi i salvataggi sotto porta di Bremer e Danilo. Pressione giallorossa che spinge Allegri a cambiare la Juventus per il finale. L’allenatore bianconero, proprio come aveva fatto in precedenza De Rossi (dentro Abraham e Azmoun per Lukaku e Baldanzi), ribalta l’attacco cambiando uno spento Vlahovic con Milik e un Chiesa in riserva con Kean. Ma tanto l’azzurro quanto Locatelli vengono murati da Svilar. Decisivo anche Szczesny, che nel recupero dimostra di non essere da meno del collega salvando su Abraham.
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    "Fast is fine, but accuracy is final."

    Wyatt Earp
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    Il Milan non vince più. Soffre, rimonta e poi si butta via: pari Genoa nel finale

    La contestazione del Meazza incide sulla prova dei rossoneri, che vanno sotto due volte, riescono a riportarsi avanti ma subiscono ancora gol a 3' dalla fine. Gol di Retegui, Florenzi, Ekuban, Gabbia, Giroud e autogol di Thiaw. Fischi a Leao

    Francesco Pietrella
    Giornalista
    5 maggio 2024 (modifica alle 20:06) - MILANO
    Lo striscione esposto in curva Sud fa da manifesto al pomeriggio milanista. C’è scritto “il rumore del silenzio”, e il cuore pulsante del tifo rossonero lo tiene al centro della gradinata per l’intera gara. Il tutto senza fiatare, senza sventolare bandiere, senza far partire cori. E infatti il Genoa graffia tre volte un Milan già ferito dallo sciopero del tifo. Al Meazza finisce 3-3: i rossoneri incassano due ganci, poi ne rifilano altri tre e alla fine vengono raggiunti all’ultima ripresa.

    BOTTA E RISPOSTA—
    Neanche il tempo di studiarsi che la rosa di Pioli incappa subito nel primo segno rosso sul quaderno degli appunti. Al minuto 3, dopo aver letto lo striscione della sud indirizzato verso la proprietà - in sintesi, “Milano non si accontenta” - Vogliacco scappa via sulla destra e viene steso da Tomori: calcio di rigore. Retegui spiazza Sportiello e torna al gol dopo sette partite. Il Milan risponde coi singoli: Pulisic, schierato di nuovo sulla trequarti con licenza di spaziare, sforna una giocata da numero 10, controlla un pallone nello stretto e calcia a giro col destro: palo. La squadra di Pioli è tutta qui. Si affida a un paio di aperture di Reijnders e all’estro di Chukwueze, titolare a destra. Leao, a sinistra, gioca una gara opaca col freno a mano tirato. Tenta un paio di giocate, non sfrutta un regalo di De Winter alla mezz’ora e si incaponisce in un paio di dribbling. A sbrogliare una partita tesa ci pensa Florenzi, che al 45’ sbuca tra i centrali rossoblù e infila Martinez di testa. L’assist è di Chukwueze, mentre l’esultanza - rabbiosa, di cuore - arriva da chi non segnava da quasi due anni. L’ultimo squillo di “Sandrino” risaliva all’8 maggio 2022, Milan-Verona 3-1, terzultima gara della cavalcata scudetto.

    FISCHI A LEAO— Il Genoa punge allo stesso modo con cui aveva aperto i giochi nel primo tempo. Attende, studia, sfrutta il punto debole e poi colpisce. Al 48’ Vogliacco trova lo spiraglio e fa partire un cross dalla destra. Ekuban, più lesto di Gabbia, buca Sportiello di testa per il 2-1. Stavolta l'errore è del centrale rossonero. A questo punto il Milan si rianima, il tutto in un clima surreale senza cori e senza incitamenti. Chukwueze segna al 51’, ma la rete viene annullata per fuorigioco, poi Giroud sbaglia l’impossibile al 69’, solo davanti a Martinez. Okafor scappa via a destra, il pallone dentro l’area è perfetto, la porta spalancata, ma il francese calcia a lato mettendosi le mani sul volto. Nel mezzo c’è l’uscita tra i fischi di Leao, sostituito a venti minuti dalla fine dopo una gara opaca e senza guizzi, eccezion fatta per un destro debole e centrale. Il portoghese cammina a testa bassa sotto la sud, si infila la pettorina e poi esce dal campo, dritto negli spogliatoi.

    LA CURVA ESCE— Il pari rossonero arriva dalla certezza di questi sei mesi: Gabbia, il ragazzo del vivaio, quello rientrato dal Villarreal per fare da tappabuchi, infila Martinez di testa al 71’ e manda baci alla curva, che ovviamente resta in silenzio anche stavolta. Il tutto prima del sinistro di Giroud due minuti dopo: il francese esulta energicamente proprio sotto la sud, andando a rompere quel silenzio con un urlo forte. Come se volesse scaricare la tensione delle ultime partite tutt’altro che perfette. Al minuto 87 però, quando il mare sembra essersi calmato, il Genoa spunta di nuovo fuori come un’onda anomala, graffiando il Milan per l’ultima volta. L’autogol sfortunato è di Thiaw, reo di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato dopo un cross rasoterra dalla destra. A fine partita la squadra applaude a centrocampo, ma non va sotto la curva come fa di solito. Il motivo è semplice: la sud ha già lasciato i propri posti da una decina di minuti, intorno all'ottantesimo. Resta lo striscione, “il rumore del silenzio”, emblema di un 3-3 pieno di ombre e spunti da analizzare.
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