Serie A stagione 2023-24

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    La Fiorentina strapazza il Genoa: gioco, spettacolo e 4 gol, Italiano sorride



    Filippo Grimaldi

    19 Agosto - GENOVA
    Nel giorno della prima panchina in A di Gilardino, i viola dominano l'incontro. Di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez e Mandragora le reti, con gol della bandiera di Biraschi per il 4-1 finale.

    Una Fiorentina da favola, un Genoa da incubo, travolto (1-4) da un avversario in dominio assoluto e che già a metà gara, con le reti di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez (prima dell’ultimo sigillo di Mandragora) aveva messo in cassaforte la vittoria. Nelle intenzioni del presidente Commisso questo deve essere l’anno della consacrazione per la squadra di Italiano, alla terza stagione sulla panchina viola: se queste sono le premesse, ha totalmente ragione lui, perché la Fiorentina è stata bella e concreta al tempo stesso. Il Genoa di Alberto Gilardino, che a metà del campionato scorso aveva pilotato una squadra in affanno verso la promozione diretta in A, è piombato presto nell’incubo e non è più riuscito a rientrare in partita. Ma serviranno nuovi esami prima di valutare i rossoblù, al netto delle difficoltà enormi palesate a Marassi anche sul piano caratteriale, almeno sino a metà gara. Troppe le assenze pesanti (Strootman e Vogliacco) e gli innesti last minute ancora non disponibili (oltre a Messias, infortunato, anche Malinovskyi, presentato ieri prima del fischio d’inizio) per avere un quadro reale della situazione di una squadra alla quale hanno dato fiducia quasi 28 mila abbonati. Prova ne sia la panchina cortissima, con appena sette uomini di movimento e che infatti non ha cambiato l’inerzia della partita. Tutta un’altra storia, la squadra di Italiano: che approccia la gara in maniera perfetta, mostra solidità in difesa (che bravo la novità Kayode a destra, preferito a Dodo), e dalla trequarti sfrutta le incursioni di Brekalo e Gonzalez oltre alle sponde di Nzola, con un sontuoso Bonaventura al centro.

    MONOLOGO— Eppure Retegui illude il Genoa in partenza servendo in area un pallone prezioso su un tacco di Gudmundsson, senza però trovare compagni pronti alla deviazione. Sulla ripartenza ospite, arriva il gol-capolavoro di Biraghi, innescato da Nzola, e bravo ad evitare prima Frendrup e poi Biraschi prima di battere Martinez sul primo palo. Coordinazione perfetta, pallone nell’angolino alto sul primo palo. Il Genoa accusa il colpo, la Viola ne approfitta. E sei minuti dopo Bonaventura firma il raddoppio raccogliendo sotto porta il pallone ribattuto dal palo sulla conclusione di Gonzalez lanciato da Brekalo. Due a zero dopo undici minuti e per il Genoa diventa davvero tutto in salita. Una Viola cinica, che viaggia a ritmo altissimo e sfrutta Nzola centravanti che fa la sponda per le incursioni degli esterni. E il Genoa fatica a tornare in partita, perché in questa versione così d’emergenza non ha la qualità sufficiente per reggere l’urto. Manca la reazione, e la Fiorentina si infila a piacere negli spazi lasciati liberi dai rossoblù. E così arriva prima dell’intervallo (40’) il terzo gol di Gonzalez con un colpo di testa su corner di Biraghi.

    DA APPLAUSI— Troppo facile. Una lezione di calcio davanti alla quale il Genoa non riesce a sfruttare la reazione di Gudmundsson, l’unico dei rossoblù che prova a lavorare senza sosta anche per aiutare la mediana. Retegui, attesissimo, è chiuso nella morsa di Milenkovic e Ranieri. Non è serata, anche per lui. La ripresa non cambia la situazione. La gara viene sospesa un minuto per il lancio di un fumogeno in campo dalla gradinata genoana. Gilardino prova nel frattempo a passare al 4-4-2, abbassando Martin e allargando Frendrup a sinistra. Bonaventura serve Mandragora che di testa firma il quarto gol. Biraschi (assist di Frendrup) accorcia, ma la gara di fatto è chiusa. Gilardino passa al 4-3-2-1, piazzando Gudmundsson ed Ekuban dietro a Retegui. Tutto inutile. Fiorentina in gestione, torna a casa con il cuore gonfio di certezze che questa potrebbe essere davvero la sua annata, pronta a dimostrarlo anche nel prossimo playoff di Conference. Il duello da Superclasico fra Retegui e Beltran? Rimandato: il genoano non fa male, l’attaccante viola entra troppo tardi. Ma sa di essere entrato in una corazzata.
     
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    Mamma mia....noi male male male.
    Oh per una volta che ero a Genova e vado allo stadio con mio padre... :hihi:
    Mi sa che dobbiamo smetterla di pensare di essere forti e pensare prima di tutto a salvarci.
     
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    Nel primo tempo le squadre si sono date battaglia, nel secondo tempo sembravano tutti degli zombie per via del caldo e di una condizione approssimativa. Forse avrebbero dovuto gestire meglio le energie.
    Livello tecnico scadente ma siamo ancora ad inizio campionato.
    Per il resto il Toro ha i soliti difetti ovvero difficoltà a segnare soprattutto contro le squadre che fanno muro ma che rischia poco e niente. Il Cagliari ha giocato nello stesso identico modo del Toro e alla fine il pareggio è giusto.
     
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    Ovviamente è presto per esaltarsi e tirare conclusioni, ma almeno contro l'Udinese ho visto l'idea di squadra. L'esultanza di Chiesa e Vlahovic, che fino a ieri erano sul mercato (e purtroppo il mercato non è ancora finito) dimostra un senso di appartenenza che lo scorso anno non si è mai visto. E, comunque, ripeto, siamo solo alla prima partita, è calcio agostano ed abbiamo smesso di giocare nel secondo tempo essendo sul 3-0
     
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    Pulisic ancora a segno, Giroud ne fa due su rigore: poker Milan al Torino

    In gol anche Theo Hernandez, applaudito da tutto lo stadio al momento del cambio, L'unico gol dei granata è di Schuurs
    Marco Pasotto

    26 agosto - MILANO
    Troppo Milan, se a funzionare nella stessa partita è sia il vecchio che il nuovo Diavolo. L’impasto gustoso tra chi è appena arrivato e chi c’era già si era intravisto anche a Bologna, ma stavolta ha permesso a Pioli di presentare un menù di altissima appetibilità che non ha praticamente permesso al Torino di sedersi a tavola.
    I granata escono schiacciati sotto il peso massiccio di quattro gol e sono costretti ad assistere a un Milan che diverte e dà la nettissima sensazioni di divertirsi. Era da un (bel) po’ che in casa rossonera mancava questo genere di conforto. E tutto sotto gli occhi di Gerry Cardinale, che quest’anno pare non volersene perdere una. Il Milan ha comandato il match con Giroud, Theo e Leao (e pazienza se il gol deve ancora attendere), ma anche con Pulisic e Reijnders, e tutto sembra incastrarsi con grande naturalezza. Per merito della qualità di alcuni singoli e per merito delle novità tattiche di Pioli, ben trasmesse e ben recepite. Juric invece dovrà lavorare soprattutto per aumentare l’efficacia offensiva, che manca paradossalmente in misura maggiore rispetto a quella difensiva, nonostante la pesantezza del punteggio induca altri pensieri.

    LE SCELTE— Pioli ha lasciato a casa anche stavolta tutti i giocatori – Caldara, Ballo-Touré, Saelemaekers, Origi e Traoré – che ballano tra uscite potenziali ed esuberi certificati, e ha confermato l’undici di Bologna. Quindi il Pu-Gi-Le – Pulisic, Giroud, Leao - in attacco e Loftus-Cheek, Krunic, Reijnders in mediana. Juric aveva due dubbi in settimana, sciolti in questo modo: Vojvoda preferito a Lazaro sulla fascia sinistra e Radonjic al posto di Karamoh accanto a Vlasic e a supporto di Sanabria. Il resto ha replicato l’undici disegnato col Cagliari, con Bellanova sulla corsia di Hernandez: binario dell’alta velocità andata-ritorno, in pura teoria, mentre la pratica è stata molto diversa perché il Milan ’23-24 usa i terzini come mediani aggiunti e le percussioni centrali di Theo sono state uno dei grimaldelli con cui il Diavolo ha perforato il Toro. Non è roba nuova, sono cose che Pioli chiede al francese da tempo. La novità semmai è la frequenza con cui succede e la specularità con il medesimo lavoro di Calabria. Volendo sintetizzare: in fase di possesso i terzini rossoneri si accentrano e alzano sulla linea mediana, mentre le mezzali si trasferiscono sulla trequarti. Movimenti che avevano dato risultati già a Bologna e sono deflagrati con potenza stavolta.

    INSERIMENTI— Il Torino si è rintanato fin dai primi minuti sotto la pressione del Diavolo, nonostante un abbozzo di aggressività smarrita dopo un paio di giri di lancetta: troppo pericoloso andare in pressione alta di fronte ai guizzi di Pulisic – quasi una sentenza nell’uno contro uno – da una parte, quelli di Leao dall’altra, e gli inserimenti sempre intelligenti di Reijnders. Nel cuore del campo le coppie sono state evidenti ed “affiatate” fin da subito: Krunic-Vlasic, Reijnders-Ricci e Loftus-Cheek-Ilic. L’ha spuntata il Milan, soprattutto con il moto perpetuo di Reijnders che ha eliminato il fosforo di Ricci e asciugato i rifornimenti a Vlasic e Radonjic. Discorso a parte per Sanabria, con una serata nata sotto la cattiva stella e terminato dopo 22 minuti per un problema fisico. Al suo posto l’ex Pellegri. Il primo quarto d’ora è vissuto sotto le fiammate rossonere, che però sono state inconsistenti sotto porta: una girata di Giroud, una punizione di Hernandez. Tutto finito fuori, senza grandi emozioni. Il Toro ha provato sporadicamente a mettere fuori il naso, ma si è perso nell’ultimo terzo di campo. La sfida si è accesa davvero poco dopo la mezzora, quando il Milan è passato: Pulisic ha chiuso alla perfezione inserendosi sul secondo palo un’azione in profondità avviata da lui stesso e rifinita con saggezza da Loftus-Cheek. Verticalità: è il nuovo Milan, sì. Il Torino però ha avuto la prontezza di reagire subito – tre minuti dopo -, in pratica al primo vero tentativo: destro al volo “ciabattato” di Ricci che si è trasformato in un assist per Schuurs, lesto e abile a infilare Maignan. Il Toro però è rimasto in partita soltanto sei minuti, il tempo per il Var di richiamare Mariani al monitor per una mano di Schuurs in area. Rigore trasformato da Giroud, a cui si è aggiunto nel recupero il terzo gol rossonero in versione deluxe, con uno scavetto di Hernandez a tu per tu con Milinkovic dopo un doppio duetto con Leao.

    DIALOGO— Nella ripresa Juric ha provato a rimediare, inserendo Linetty (Ilic), Karamoh (Radonjic) e Lazaro (Bellanova), ma la reazione è stata pressoché nulla di fronte a un Milan sempre più accerchiante e insistente. Loftus-Cheek si è fatto murare il destro da ottima posizione, Pulisic ha spedito in curva dopo un fitto dialogo con Leao e Giroud, e poi al minuto numero 18 è di nuovo entrato in scena il Var. Medesime modalità del primo tempo: Mariani al Var e secondo rigore per i rossoneri (Schuurs su Leao) messo a segno da Giroud. Quattro a uno e match in archivio. Il Toro resta inchiodato a un punto, il Milan rimane a punteggio pieno e ora l’asticella si impenna: Roma, Inter, Lazio, Juve e Napoli nelle prossime otto uscite.
     
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    Duda e Ngonge abbattono la Roma: Verona a punteggio pieno, Mou fermo a 1

    Aouar accorcia le distanze nel secondo tempo, ma i giallorossi non passano
    26 agosto - MILANO
    Verona subito in vantaggio al 4' con Duda che raccoglie sotto porta una respinta corta di Rui Patricio su tiro dalla distanza di Terraciano. Raddoppio dei veneti in chiusura di tempo, con Ngonge. Nella ripresa Mourinho mette in campo Spinazzola, El Shaarawy e Aouar e la partita cambia: è proprio l'algerino ad accorciare le distanze di testa al 56'. La Roma preme, colpisce una traversa con Pellegrini, ma la difesa del Verona regge. Padroni di casa a punteggio pieno, Mou resta fermo a 1.
     
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    Noi polli, imbarazzanti dietro e per certi versi il migliore in campo è stato il nostro portiere (il che è tutto dire) ma non si possono dare rigori come quello del 2-1
     
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    Juve, non basta il solito Vlahovic: un bel Bologna si prende un punto

    Nell'esordio casalingo del campionato la squadra di Allegri subisce la rete di Ferguson poi recupera nella ripresa con l'attaccante serbo, alla seconda rete in due match

    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    27 agosto - TORINO
    Un’incornata di Dusan Vlahovic salva la Juventus ed evita ai bianconeri la sconfitta casalinga contro il Bologna. Il secondo centro in due partite del serbo – e sarebbero potuti essere tre (una rete contro i rossoblù è stata annullata dopo controllo al Var) – permette alla squadra di Massimiliano Allegri di pareggiare la rete iniziale del rossoblù Ferguson, che regala così il primo punto del campionato agli emiliani.

    STADIUM GELATO—
    In partenza la Juventus negli uomini è più o meno la stessa del 3-0 di Udine. Eppure nel primo tempo ritmo e occasioni sono diverse. A parte una girata iniziale – e fuori misura – di Vlahovic, un diagonale deviato di Weah e una punizione laterale di Fagioli, è la squadra di Thiago Motta ad avere le chance migliori. Se Ndoye spreca la palla del possibile vantaggio (22’), due minuti dopo Ferguson non perdona e il Bologna gela i 38 mila dell’Allianz Stadium. Lo scozzese, liberato da un’ottima giocata di Zirkzee tra gli incerti Bremer e Alex Sandro, batte Perin. E sempre Ferguson, poco prima della mezzora, va vicinissimo al raddoppio.

    POGBA&VLAHOVIC— E’ un’altra Juve nella ripresa. Chiesa guida la riscossa con uno strappo dei suoi sulla sinistra e dopo 7 minuti Vlahovic fa esultare lo Stadium con una girata ravvicinata. I festeggiamenti vengono, però, spenti dal Var che annulla la rete per un fuorigioco di Rabiot. Neanche un gran tiro di Weah sorprende il reattivo Skorupski. Così Allegri dopo una ventina di minuti si gioca la carta Pogba, al debutto stagionale e osannato dai tifosi bianconeri. Assieme al francese il tecnico livornese manda in campo anche Iling Jr. L’inglese rischia grosso in area su Ndoye, il Bologna reclama il rigore ma l’arbitro Di Bello lascia correre. Ma poi Iling Jr, servito in fascia da Pogba, si fa perdonare a dieci minuti dalla fine con un cross perfetto per la testa di Vlahovic, che incorna dove Skorupski non può arrivare.
     
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    La Fiorentina va sul 2-0 ma si fa rimontare dal Lecce. Krstovic firma il pari

    I viola giocano un ottimo primo tempo e segnano con Gonzalez e Duncan, nella ripresa si riscattano i giallorossi, in gol con Rafia e poi col montenegrino
    FIRENZE Giovanni Sardelli

    27 agosto - MILANO
    Un tempo a testa e pareggio come logica conseguenza. Fiorentina e Lecce impattano al Franchi dopo che nei primi 45 minuti i viola sembravano poter vincere facilmente con due gol segnati ed un palo colpito mentre la squadra di D'Aversa non trovava ritmo e risposte. La pareggia Krstovic ad un quarto d'ora dal termine, centravanti classe 2000 appena entrato, con un bel colpo di testa. Triplo esordio dal primo minuto in maglia viola per Christensen, Parisi e Beltran, nel Lecce Strefezza centravanti con Banda ed Almqvist ai lati. Giusto il tempo di iniziare che la Fiorentina al terzo va in vantaggio con la specialità della casa già vista nella prima a Genova: corner, colpo di testa di Gonzalez (toccato anche da Ramadani) e palla all'angolo con Falcone battuto. Logica l'insoddisfazione di D'Aversa che la situazione l'aveva a lungo studiata in allenamento. Il gol non placa la Viola che somiglia decisamente di più a quella di Genova rispetto alla squadra vista a Vienna. Beltran mostra lampi di classe nel controllo, nel dribbling come nel passaggio. Proprio da un suo taglio in verticale nasce il secondo gol con Arthur che completa l'azione perfetta crossando per Duncan: testa del centrocampista e raddoppio servito. Gol numero 4000 nella storia della Fiorentina. A due dal termine Fiorentina vicinissima al terzo gol con un'altra azione perfetta in verticale grazie a Nico che serve perfettamente ancora Duncan il cui sinistro al volo colpisce la base del palo a Falcone battuto.

    REAZIONE LECCE— D'Aversa cambia ad inizio ripresa, dentro Dorgu e Kaba, fuori Gallo e Gonzalez con l'avanzamento di Rafia sulla trequarti. Mossa che regala immediatamente i frutti sperati con Arthur che perde il pallone e Rafia che fa partire un tiro perfetto sotto l'incrocio. Partita riaperta e Lecce che giustamente ci crede. Al 55' è Pongracic ad inserirsi centralmente, tiro fuori. Viola che arranca ed Italiano sbuffa preparando i primi cambi. Dentro Brekalo per uno spento Sottil e Nzola al posto di Beltran, applauditissimo. Poi dentro anche Mandragora fra i viola e Krstovic nel Lecce. Proprio il numero 9 appena entrato trova il pareggio con un bel colpo di testa su cross perfetto di Dorgu. Incredibile per quanto visto nel primo tempo ma nell'aria invece per come si è strutturato il secondo. Il Var toglie un rigore assegnato nel finale ai viola, il forcing degli uomini di Italiano, parsi anche piuttosto stanchi durante un secondo tempo mal giocato, non porta frutti. Finisce con la gioia dei tifosi salentini ed il rammarico degli oltre 30mila viola che speravano in un esordio casalingo decisamente differente. Adesso l'attenzione si sposta a giovedì, contro il Rapid Vienna la Fiorentina deve subito dare un segnale alla stagione
     
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    Retegui affonda la Lazio: vola il Genoa, Sarri perde ancora

    Il bomber rossoblù trova il primo gol in Serie A e regala tre punti importanti a Gilardino. Cadono ancora i biancocelesti, fermati dalla traversa colpita da Immobile nella ripresa

    Nicola Berardino
    Giornalista
    27 agosto - ROMA
    La Lazio resta a zero. Contro il Genoa la squadra di Sarri bissa la sconfitta di Lecce. Il primo gol in A di Mateo Retegui al 16’ del primo tempo fissa il risultato. Vana e inconcludente la rincorsa dei biancocelesti, che scontano un approccio soft alla gara ma poi non riescono a trovare la spinta giusta per riacciuffare il risultato. Smuove la classifica con una vittoria preziosa il Genoa, che con tenacia e lucidità sa custodire il vantaggio. Così Gilardino può festeggiare il suo primo successo in A da allenatore.

    SUBITO RETEGUI—
    Sarri, alla centesima gara da tecnico biancoceleste, inserisce Casale e il centrale è l’unica novità rispetto alla formazione di Lecce. In panchina Sepe, il nuovo secondo portiere, arrivato dalla Salernitana. Brucia ancora il 4-1 subito dalla Fiorentina, così Gilardino riassesta il Genoa passando alla difesa a quattro con Sabelli e Vazquez sulle corsie esterne. In mediana. spazio a Strootman. Nella trequarti, al fianco di Gudmundsson, c’è Malinoskyi al debutto in rossoblù. Prima della gara ricordato Vincenzo D’Amico, fantasista della Lazio scudetto del 1974, scomparso il primo luglio. Il Genoa si sgancia subito: colpo di testa di Retegui parato da Provedel. La Lazio scatta all’attacco puntando sul palleggio. Al 12’, incursione di Vazquez sulla sinistra: parabola a rientrare che timbra il palo. Quattro minuti dopo il Genoa passa con il primo gol in A di Retegui, pronto a insaccare sulla respinta di Provedel a una botta di Frendrup. La Lazio accusa il colpo, la squadra di Gilardino si mostra più agile nella manovra. Biancocelesti in difficoltà nelle verticalizzazioni. Alla mezz’ora proteste laziali per Immobile spintonato in area da Dragusin. La formazione di Sarri non riesce a trovare sbocchi a rete. Intervento di Bani su Zaccagni in area: Marinelli non riscontra irregolarità. Sei minuti di recupero. Tiro di Kamada deviato in angolo. Assedio laziale, ma il muro rossoblù regge. All’intervallo con l’1-0 per la squadra di Gilardino. Fischi dei tifosi laziali.

    GENOA BLINDATO— Nella ripresa la Lazio prova a dare più intensità alla manovra. Tentativo di Zaccagni deviato in angolo. Martinez smanaccia una traiettoria calibrata di Luis Alberto. Aumenta la pressione biancoceleste. Ripartenza rossoblù: insidioso traversone di Frendrup non raccolto da Retegui. Replica la Lazio: pallonetto ravvicinato di Immobile che colpisce la traversa. Al 21’ Sarri fa entrare Luca Pellegrini, Vecino, e Isaksen al posto di Marusic, Kamada e Felipe Anderson. Triplo cambio anche nel Genoa: Ekuban, Thorsby ed Hefti rilevano Retegui, Strootman e Malinovskyi. La Lazio non trova il ritmo per rendere più profonda la manovra. Sarri sostituisce Cataldi con Castellanos: attacco a quattro punte. Dalla distanza ci prova Vecino: Martinez è di guardia. Ancora Vecino: capocciata fuori. Incornata di Castellanos a lato. GiIardino avvicenda Sabelli con Martin. Ekuban va vicino al raddoppio: fiondata a lato. Cinque minuti di recupero. Jagiello sostituisce Gudmundsson. Il Genoa è ormai blindato in copertura, ma non disdegna rilanci offensivi. Vincono i rossoblù. Lazio delusa e incredula fa i conti con la seconda sconfitta nei primi 180 minuti di campionato tra i fischi pungenti dell’Olimpico.
     
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    Mi ero illuso dopo la prima gara, e invece vedo gli stessi difetti dell'anno scorso.
    Ma Alex Sandro sa qualcosa di compromettente sul mister che gioca sempre?
     
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    Grande Retegui e bella reazione dopo la scoppola contro la Fiorentina, assistiti anche da un po' di fortuna che ci aveva completamente mollato la scorsa partita.
    Lazio proprio bruttina quella vista ieri sera
     
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    Samardzic torna a brillare ma non basta: Dia riprende l'Udinese

    Un punto a testa tra la Salernitana e i friulani al termine di una partita equilibrata. Succede tutto nella ripresa: vantaggio ospite con il serbo, pareggio del bomber senegalese
    28 agosto - MILANO


    Lazar Samardzic - ANSA
    Due dei protagonisti più attesi decidono la sfida dell'Arechi valida per la seconda giornata. Dopo un primo tempo equilibrato, in cui Ochoa salva lo 0-0 nel finale, la ripresa regala emozioni. Prima sale in cattedra Samardzic, che si inserisce in area e calcia al volo dopo la sponda di testa di Lucca: palla all'angolino e vantaggio Udinese. Sousa cambia qualcosa, ed il neo entrato Martegani dà il via all'azione del pari: trova Candreva tra la linee, il capitano imbuca per Dia che batte Silvestri col mancino per l'1-1. Nel finale sono i padroni di casa a provarci maggiormente ma il pareggio resiste: primo punto per l'Udinese, Salernitana a quota due.
     
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    La regola del 2-0: Inter, tutto facile anche col Cagliari. Milan e Napoli raggiunte in testa

    Le reti di Dumfries e Lautaro nel primo tempo consentono agli uomini di Inzaghi di gestire senza problemi la timida reazione della squadra di Ranieri. Al comando del campionato ora c'è un poker con le tre big e il Verona
    Dal nostro inviato Vincenzo D'Angelo

    28 agosto - CAGLIARI
    Un indizio non è mai una prova, però stavolta quantomeno è un gran bel segnale. Nella prima uscita esterna stagionale, l'Inter in un colpo solo scaccia via ansie e fantasmi del passato: 2-0 al Cagliari senza macchie. L'esame contro una piccola – tra l'altro su un campo molto caldo come l'Unipol Domus, sold out – è stato passato a pieni voti. Con qualità e personalità. Questo chiedeva Simone Inzaghi, dopo un 2023 che nella scorsa stagione ha mostrato la faccia più brutta dell'Inter formato trasferta. Stavolta tutto è stato perfetto, con i nerazzurri sempre in totale controllo e affamati nell'area avversaria. Ancora in gol Lautaro, assist per Thuram, centrocampo dominante e difesa mai in affanno. Meglio di così, difficile sperare. L'Inter tiene il passo di Milan e Napoli, convincendo sotto ogni profilo.

    I GOL—
    La partita la sblocca Dumfries, che dimostra di essere finalmente tornato il giocatore che con l'Olanda ha impressionato ad Euro 2020 e all'ultimo Mondiale. Stavolta ha raccolto l'invito in profondità di Thuram e in diagonale ha battuto Radunovic (21'), mettendo così la strada in discesa. La risposta del Cagliari è racchiusa in due capocciate fuori misura di Pavoletti, che poi prima dell'intervallo ha lasciato il campo per un problema ai flessori della coscia sinistra. Prima, era arrivato il raddoppio dell'Inter col solito Lautaro Martinez (per lui anche un palo al volo sullo 0-0), bravo a scattare sul filo del fuorigioco e freddo sotto porta a saltare un difensore con una finta prima di depositare all'angolino il 2-0. Ranieri ha osservato amareggiato dalla panchina: troppo aperta la sua difesa, troppa poca pressione sui palleggiatori nerazzurri che hanno trovato con facilità le imbucate vincenti, approfittando anche degli errori in costruzione del Cagliari.

    QUALITÀ E CONTROLLO— Nella ripresa l'Inter controlla senza affanni, gestendo palla e ritmi di gioco. Nell'area del Cagliari ci arriva di rado (palo di Calhanoglu nel finale), come i rossoblù, che trovano il tempo per recriminare su un contatto Luvumbo-Cuadrado-Bastoni apparso da subito poca cosa e nel recupero di sfiorare il gol della bandiera con Azzi (bravo Sommer a bloccare). I tre cambi in contemporanea (Cuadrado-Carlos Augusto-Frattesi per Dumfries-Dimarco-Barella) danno l'esatta misura della qualità della rosa nerazzurra. In attesa di Sanchez, del rientro di Acerbi e del nuovo "braccetto" destro, Inzaghi può ritenersi soddisfatto: la squadra cresce in condizione, vince e continua a non subire gol. Segnali da squadra matura, con l'obiettivo chiaro in testa: l'Inter quest'anno vuole giocarsi lo scudetto fino in fondo. Per il Cagliari c'è da lavorare, ma questo Ranieri lo sa benissimo. Ed è grazie al suo straordinario lavoro che i sardi sono tornati in Serie A. Per salvarsi, però, servirà ritrovare compattezza e cattiveria.
     
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    È tornato Berardi! Doppietta decisiva al Verona, prima vittoria del Sassuolo

    Il capitano neroverde, alla prima stagionale, decide il match con l'Hellas con due gol nella ripresa, di Pinamonti il vantaggio iniziale. Ai gialloblù non basta la rete di Ngonge
    Dal nostro inviato Pierfrancesco Archetti

    1 settembre - REGGIO EMILIA
    Il Sassuolo aveva perso le prime due partite ma non aveva Berardi. Rientrato il leader, è arrivata la vittoria insieme alla doppietta del suo uomo con più qualità. Il Verona era a punteggio pieno, ma stavolta sbaglia troppo a partire dalla difesa. Riesce a pareggiare nella ripresa con Ngonge, ma dopo si arrende allo show di Berardi. Verdetto corretto.

    AVVIO SPRINT—
    Va detto anche che Berardi si ripresenta dopo le turbolenze dovute al desiderio di essere ceduto e non dopo un infortunio. Ma si fa perdonare subito: cross al centro che mette in difficoltà il Verona, il secondo invito è di Toljan e Pinamonti gira di testa in rete dopo colpevoli disattenzioni di Coppola e Magnani. E’ il primo gol del Sassuolo in questo campionato. I neroverdi provano a insistere con un paio di spunti di Laurienté e Berardi, ma il Verona prende campo e comincia a produrre occasioni da gol. Duda manda alto da buona posizione, un gol di Ngonge viene annullato per giusto fuorigioco in partenza, ma dopo è suo l’errore più grave mancando la porta di testa su cross di Doig. Si rifarà nella ripresa con l’1-1, che in realtà era un tentativo di cross che nessuno tocca.

    LE MOSSE— Dionisi dopo mezz’ora rafforza il centrocampo mettendolo stabilmente a tre, Baroni invece deve cambiare l’infortunato Hongla con Serdar. In avanti Folorunsho è il finto nove al posto di Djuric, che entra nella ripresa; vicino a lui si muovono Ngonge e Mboula, cambiato a inizio secondo tempo con Bonazzoli. Ma i problemi maggiori per l’Hellas sono sempre in difesa dove manca lo squalificato Hien. A inizio della seconda parte, fra errori da entrambi le parti, il colpo di Ngonge sorprende tutti, però dopo inizia lo show di Berardi: supera Coppola e infila con una deviazione il 2-1, poi pescato da Bajrami si procura il rigore del tris (fallo di Doig) e non sbaglia. Bentornato.
     
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