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Posts written by Shagrath82

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    Il 7 aprile del 1965 a Milano venne immatricolata la prima targa italiana dotata di una lettera. Fu installata su un'Alfa Romeo Giulia TI, destinata come auto di servizio al direttore del Corriere della Sera e la combinazione di lettere e numeri diede un simpaticissimo risultato.
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    Zampata di Gatti, sprechi e sofferenza finale: Juve, vittoria d'oro con la Fiorentina

    Decisivo il gol del difensore al 21'. Nella ripresa la Signora manca più volte il raddoppio, poi Szczesny decisivo su Nico. Per Allegri tre punti fondamentali in chiave Champions

    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    7 aprile 2024 - TORINO
    È tornata la Juventus del “corto muso” e delle vittorie firmate dai difensori. Ai bianconeri basta un gol di Federico Gatti nel primo tempo per battere la Fiorentina e ritrovare quel successo in campionato che mancava dal 3-2 all’ultimo minuto contro il Frosinone (25 febbraio). Dopo il successo di martedì in semifinale di Coppa Italia contro la Lazio, ecco tre punti pesanti in chiave Champions per la squadra di Massimiliano Allegri. In un colpo solo la Signora torna a sei punti dal Milan (secondo) e soprattutto guadagna due punti sul Bologna (quarto) e 3 sull’Atalanta (sesta). Invariata la distanza dalla Roma (quinta), sempre a meno 7. La Fiorentina conferma il momento difficile in campionato: i viola, seppur con una partita in meno, restano al decimo posto.

    GATTI GOL—
    Allegri s’affida a Chiesa e Vlahovic in attacco, come in Coppa Italia. Mentre Italiano punta sul trio Kouame-Barak-Nico Gonzalez a supporto del centravanti Belotti. La partenza è tutta della Juventus, che entra in campo con la fame e lo spirito delle giornate migliori. Segnali confermati da un primo tempo chiuso in vantaggio (gol di Gatti) e dominato in lungo e in largo. La Signora sblocca la partita dopo una ventina di minuti grazie a un classico della stagione: il gol da calcio d’angolo. La battuta di Kostic è precisa, lo stacco di Bremer potente. Il palo salva Terracciano, il quale però non può nulla sul tap-in vincente da pochi passi di Gatti. Prima e dopo il timbro del centrale bianconero, è sempre la Juventus a essere pericolosa. Basti pensare ai 3 gol che la squadra di Allegri si vede annullare per fuorigioco. Prima McKennie e Bremer (deviazione fatale sul tocco di Vlahovic) e, dopo l’1-0, anche DV9. Fiorentina poco intensa e praticamente mai velenosa dalle parti di Szczesny. A parte qualche tentativo di strappo di Nico Gonzalez, i viola faticano a trovare spazi e occasioni. Non a caso la prima vera conclusione è di Biraghi e arriva soltanto al 41esimo.

    BRIVIDI VIOLA— Italiano prova a ribaltare la Fiorentina già a inizio ripresa con l’inserimento prima di Maxime Lopez, Sottil e poi subito dopo di Beltran e Nzola. Allegri risponde con Iling e Yildiz, al posto di Chiesa. I viola guadagnano campo e spunto, grazie a un frizzante Sottil, e i bianconeri sono costretti a difendersi maggiormente e a giocare in ripartenza. Vlahovic, imbeccato da Iling, non trova il tempo per battere a rete e segnare il possibile 2-0. E a venti minuti dalla fine serve un super Szczesny ai bianconeri per evitare il pari. Il polacco devia sulla traversa lo splendido tiro a giro di Nico Gonzalez e salva la Signora. Una beffa per la Fiorentina che, negli ultimi minuti, non sfrutta una occasione anche più nitida con Beltran.
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    Mantova promossa in serie B, quando l'anno scorso aveva faticato a salvarsi dalla serie D
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    Verona, brutto passo falso. Gudmundsson firma la rimonta del Genoa

    Hellas avanti con Bonazzoli, ma ribaltata dalle reti di Ekuban e dell'islandese. Annullato il pari di Swiderski per un fuorigioco millimetrico

    Dal nostro inviato Matteo Pierelli
    7 aprile 2024 - VERONA
    Altro che già in vacanza. Il Genoa si regala un’altra serata da ricordare sbancando (2-1) il Bentegodi con una prova maiuscola. Ekuban e Gudmundsson ribaltano una partita che aveva visto il Verona andare in vantaggio con Bonazzoli all’inizio del match. Ma alla squadra di Baroni non è bastato e adesso i gialloblù ritornano a tremare visto che il vantaggio sulla zona retrocessione è di un solo punto e all’orizzonte c’è la sfida a Bergamo contro l’Atalanta. Il Genoa, invece, consolida una classifica scintillante e fa esultare i 1500 tifosi che hanno seguito i rossoblù.

    BOTTA E RISPOSTA—
    Qualche sorpresa nella formazione iniziale gialloblù: Folorunsho va in panchina, mentre dietro Centonze prende il posto di Tchatchoua e davanti Bonazzoli è confermato titolare, come a Cagliari. Dall’altra parte accanto a Gudmundsson c’è Ekuban, mentre sulla corsia sinistra spazio ad Haps, con Messias mezzala. La partita è subito vivace e piacevole con l’Hellas che dopo soli otto minuti passa in vantaggio grazie a Bonazzoli, che sfrutta un bel lancio di Lazovic, sorprende l’incerto Martinez (uscita sbagliata) e deposita la palla in rete. La rete dà vigore al Verona che appena può cerca di sfruttare la velocità dei suoi attaccanti. I gialloblù ci provano ancora dalla distanza con Noslin ma la difesa del Genoa si salva. La squadra di Gilardino poi comincia a macinare gioco e va vicina al pareggio con Vasquez che di testa, dopo azione da calcio d’angolo, prende la parte superiore della traversa. Poi è Frendrup ad avere una buona chance dal limite, ma spreca calciando malamente. Il gol degli ospiti è nell’aria e arriva al 45’ grazie a una azione fortunata: Lazovic è sfortunato sul rimpallo che permette a Ekuban di battere da due passi Montipò.

    GENOA IN PALLA— Nel secondo tempo Baroni toglie Duda (ammonito) e mette dentro Dani Silva. Il Verona scende in campo meno frizzante rispetto ai primi ai 45 minuti e prende il gol da due passi di Gudmundsson, dopo una bella azione di Vasquez respinta con i piedi da Montipò proprio sui piedi dell’islandese. Il Genoa, giocando spensierato, sfiora anche la terza rete con il neo entrato Thorsby che spreca da buona posizione. Baroni fa un’altra girandola di cambi e arriverebbe anche al pareggio al 70’ con Swiderski, gol annullato per fuorigioco di Mitrovic che gli aveva servito l’assist dalla destra. Il Verona attacca a testa bassa a pieno organico ma è Messias ad avere la palla per chiudere la partita: pallonetto sventato da Montipò. L’ex rossonero si mangia anche il terzo gol appena cominciato il recupero, ma il Verona non ha più la forza di fare male e alla fine si arrende.
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    È Viola l'uomo salvezza: entra e ribalta l'Atalanta, il Cagliari si prende tre punti pesantissimi

    La squadra del Gasp va in vantaggio con Scamacca in avvio di gara, prima dell'intervallo il pari di Augello. Nel finale assist di Luvumbo e colpo di testa del numero dieci di Ranieri

    Inviato a Andrea Elefante
    7 aprile 2024 - CAGLIARI
    Una sconfitta che allontana l’Atalanta dalla Champions, una vittoria che avvicina il Cagliari alla salvezza: migliore inizio del ciclo che ora la metterà di fronte a Inter e Juventus non poteva esserci. Ed è giusto così, perché la squadra di Gasperini, alla decima sconfitta in campionato (più di tutte le prime sette in classifica), domina per una ventina di minuti, ma poi lascia campo all’ottima condizione del Cagliari - solo una sconfitta nelle ultime sette partite - e soprattutto al suo enorme cuore: con i tre di oggi sono 16 i punti recuperati da situazione di svantaggio ed è così che si alimentano le speranze di restare in A.

    LE SCELTE—
    Ranieri cerca equilibrio fra solidità e soluzioni offensive per favorire Shomurodov, preferito a Lapadula come unica punta: dunque Oristanio e Gaetano larghi per accompagnare l’uzbeko, con un trio compatto (Deiola più basso, con Makoumbou e Sulemana) davanti alla difesa, che ha Nandez e non Zappa come laterale destro. Gasperini ripropone Toloi - prima da titolare dopo cinque mesi - assieme a Djimsiti e Kolasinac, con Hateboer e Zappacosta sulle fasce e la stracollaudata coppia centrale De Roon-Ederson. Davanti c’è Koopmeiners da trequartista, dietro la coppia Scamacca-Lookman.

    PRIMO TEMPO— La Dea parte molto aggressiva, si prende il ring, soffoca in pressing qualunque alleggerimento del Cagliari. La prima chance è per Ederson che però mira alto, la seconda per Scamacca che non sbaglia. L’azione scorre da Zappacosta a De Roon per Koopmeiners, con verticalizzazione per Lookman, che da sinistra cerca il centravanti, "abbandonato" da Dossena: tocco dolce, imparabile per Scuffet. Sarebbe il momento per affondare il colpo, ma un paio di volte Lookman e Scamacca non si capiscono e il Cagliari prende coraggio, aumenta aggressività, baricentro e numero di calci d’angolo. Un contrasto in area fra Hateboer e Mina viene giudicato non da rigore dopo controllo Var, ma il Cagliari non perde coraggio, anzi: quando Ranieri cambia anche sistema di gioco, passando a un 5-3-2 con tutti a uomo, soprattutto Sulemana con Koopmeiners, coglie di sorpresa l’Atalanta. Che paga quando una palla recuperata a centrocampo da Gaetano arriva a Shomurodov, che con una sterzata inganna Toloi e trova a sinistra l’accorrente Augello, lasciato libero da Hateboer. L’1-1 a quel punto è meritato e anzi il Cagliari chiude il tempo ancora stabilmente nella metà campo nerazzurra.

    RIPRESA— Gasperini cerca nuove soluzioni offensive con De Ketelaere e Touré, ma lo spartito non cambia granché. Partita molto fisica, ma il Cagliari tiene botta soprattutto sotto quel punto di vista, continuando a non abbassare la guardia nei duelli e nell’intensità. Anzi, alla distanza sono proprio i cambi, perfetti, di Ranieri, a fare la differenza, perché il belga e il maliano (che ha due buone chance, ma le usa malino) non incidono, mentre con Luvumbo il Cagliari trova freschezza e il cross perfetto per il gol vittoria: lo segna di testa Viola, una sentenza da subentrato, infilandosi fra Djimsiti e Toloi e regalando alla Domus Arena un trionfo che fa sperare nella salvezza.
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    Da Osimhen a Raspadori: poker Napoli e Monza ribaltato. Calzona torna a sorridere

    I campani vanno sotto (gol di Djuric al 9'), poi nel secondo tempo ne fanno tre con il nigeriano, Politano e Zielinski (55', 57', 61'). Colpani la riapre, ma Raspadori affossa la squadra di Palladino

    dal nostro inviato Matteo Brega
    Un tempo per uno, la partita al Napoli. Si può riassumere così la gara di Monza vinta dai campioni d’Italia per 4-2. Dopo il gol di Djuric nel primo tempo, comandato dai brianzoli, bastano 13’ tra il 55’ e il 68’ per ribaltare e sigillare la partita. Segnano Osimhen, Raspadori, Zielinski (uno più bello dell’altro) e Raspadori. Inutile e illusorio il momentaneo 2-3 di Colpani, altrettanto pregevole.

    MONZA, AVVIO OK—
    Il Monza torna al 3-4-2-1 con Mota Carvalho e Colpani alle spalle di Djuric e Zerbin (ex, in prestito secco) a sinistra; dietro si rivede Caldirola dal 1’. Il Napoli è quello dello Scudetto a parte Ngonge che trova posto dal principio al posto di Politano. Aria ben differente tra le due curve. Mentre i tifosi del Napoli espongono uno striscione con la scritta “Assenti come i vostri” e il disegno dei testicoli (non canta il popolo campano e lascia anche vuota la parte centrale del settore ospiti), in casa Monza c’è un messaggio ben diverso. “Il calcio non afferisce alla sfera del business ma dei sentimenti come la religione con i misteri dolorosi e gaudiosi. Ed è così che siamo andati avanti insieme arrivando per la prima volta in Serie A”: una frase che lega Silvio Berlusconi ad Adriano Galliani da quando nel 1986 acquistò il Milan. L’aria è decisamente più serena in casa brianzola. E al 10’ il Monza passa. Zerbin affonda a sinistra, cross al centro per Djuric che di testa anticipa Juan Jesus e supera Meret. Al 15’ entrano gli ultras del Napoli in curva. “Solo gli ultras vincono sempre” si legge nel nuovo striscione, cori contro i giocatori e un fumogeno in campo. In campo intanto Di Lorenzo spreca dall’interno dell’area piccola, ma è fuori che viene calamitata l’attenzione. Prima i cori “Ve li diamo noi, i c… ve li diamo noi”, “De Laurentiis, meritiamo di più”, “Noi siamo per i colori”, “Andate a lavorare”. Al 27’ primo cambio: fuori Mota Carvalho per un colpo alla caviglia destra ed entra Maldini. Al 40’ il Monza si complica la vita con la costruzione dal basso. Di Gregorio si fa aggredire da Osimhen che riesce a toccare per Kvara, il georgiano con la porta “comoda” calcia ma ritrova il portiere del Monza sulla traiettoria, poi Akpa Akpro pulisce in corner. Solo il Monza sembra rivitalizzare il Napoli sbagliando qualche passaggio semplice e non velocizzando la costruzione dal basso. Perché per il resto i brianzoli hanno in mano l’incontro nei tempi e nei modi. Dopo un sospetto contatto Zerbin-Ngonge in area monzese, il Napoli ci prova con Kvara che dal limite sibila un destro poco largo. Finisce così il primo tempo, con i fischi napoletani che sommergono la squadra di Calzona.

    RIPRESA NAPOLETANA— Si riparte senza cambi e con un nuovo striscione della curva napoletana: “Presenti solo per i nostri colori”. Al 4’ il Napoli pareggerebbe con Ngonge ma il Var annulla tutto per fuorigioco. Al 9’ primi cambi per il Monza: dentro Bondo per Akpa Akpro e Ciurria (dopo due mesi lontano dai campi per problemi fisici) per Zerbin. Calzona toglie Ngonge e inserisce Politano invece. Al 10’ il Napoli pareggia: cross di Anguissa e colpo di testa di Osimhen che vola in cielo con un’elevazione mostruosa anticipando Izzo. Di Gregorio non può nulla, 1-1. Due minuti e la partita si ribalta. Azione travolgente del Napoli in ripartenza, la palla balla al limite dell’area e Politano la colpisce al volo ad altezza considerevole infilando l’incrocio. Un gol meraviglioso per il 2-1 dei campioni d’Italia. E’ Napoli-spettacolo: al 16’ Zielinski con il sinistro disegna un arco perfetto che tocca la traversa e si infila in porta. In sei minuti tre gol spettacolari e la squadra di Calzona si ritrova avanti 3-1. Ma la partita è apertissima adesso. Palla al Monza che con Colpani attacca a destra, rientra sul sinistro nel suo classico movimento e con un tiro a giro leggermente deviato trova il gol. E’ 3-2 e siamo solo al 18’ della ripresa. Un minuto e Osimhen avrebbe subito la palla del 4-2, ma Di Gregorio riesce a frenare la sua conclusione (e ci sono dubbi sul contatto Bondo-Anguissa). Al 24’ il Napolli segna il 4-2. Raspadori, alla prima palla toccata, appoggia in rete dopo la respinta di Gregorio sul tiro di Di Lorenzo. Impatto devastante per il numero 81 del Napoli. Il Napoli si sente leggero e al 29’ lo si nota con la scelta di Osimhen: cucchiaio di Olivera per il centravanti che da posizione defilata e lontana dalla porta sceglie la rovesciata. Spettacolare, ma non pericolosa, Di Gregorio para. Al 32’ ulteriori mosse di Palladino. Dentro Valentin Carboni e Kyriakopoulos per Gagliardini e Birindelli. Il tutto porta Colpani a fare il mediano davanti alla difesa al fianco di Bondo. Finisce 4-2 per il Napoli che rilancia l’ambizione di trovare un posto in Europa. Per il Monza invece seconda sconfitta consecutiva.
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    Suzuka, dominio Red Bull: vince Verstappen davanti a Perez. Ma la Ferrari c'è: 3° Sainz, 4° Leclerc


    Nella quarta prova iridata tutto facile per l'olandese. Bella rimonta di Leclerc dall'ottavo posto. Male le Mercedes

    Giusto Ferronato
    Giornalista
    7 aprile 2024 - SUZUKA (GIAPPONE)
    La Red Bull è tornata a passeggiare. A Suzuka Max Verstappen e Sergio Perez hanno dominato il GP del Giappone, quarta gara del Mondiale che seguiva il passo falso dell'Australia, dove erano state le Ferrari a interrompere la marcia sin lì trionfale delle vetture campioni del mondo. In Giappone i valori sono stati ripristinati. La Ferrari si è però confermata con autorità la seconda forza di questo Mondiale con un bel podio conquistato dal solito Carlos Sainz e con Charles Leclerc ottimo quarto con una rimonta dall'ottava casella della griglia. Niente da fare per le McLaren che si sono dovute accodare: Lando Norris ha chiuso 5°, Oscar Piastri 7° preceduto anche dall'Aston Martin di Fernando Alonso. Ottavo e nono posto per le Mercedes di Geroge Russell e Lewis Hamilton. A punti, per la gioia del pubblico di casa, Yuki Tsunoda con la Racing Bulls.

    PISTA ESIGENTE—
    Si sperava, ipotizzava, che la Ferrari potesse impensierire un po’ di più la Red Bull sul passo gara. Ma questa gara, su una pista molto esigente in termini di capacità di gestire il degrado delle gomme, ha confermato la qualità delle RB20. Se su Verstappen dubbi di sorta non ce n’erano, il secondo posto agevole dello stesso Perez è stato un ribadire la scala di valori tecnici di questo Mondiale. Non appena la Red Bull ha risolto i problemi di affidabilità che l’hanno stoppata a Melbourne, non c’è stata praticamente partita. Anche perché la superba prestazione in gara ha seguito quella già superba in qualifica.

    PASSI AVANTI— Eppure, pur riconoscendo il valore della Red Bull, questo GP conferma anche i passi avanti della Ferrari, che ha nettamente battuto la McLaren, più brillante delle rosse a Suzuka l’anno scorso. Carlos Sainz junior ha portato a casa un podio che vale molto per il Cavallino e soprattutto per lui, sempre più pezzo pregiato del mercato piloti. Facile prevedere che Carlos potrà sedersi al tavolo di chi lo vuole ingaggiare con molti argomenti. E se lo merita per come ha affrontato e reagito alle difficoltà di questo suo particolarissimo inizio di stagione. E poi c’è da sottolineare la bella prova di Leclerc, che dovendo risalire dall’ottava posizione, ha optato col team per una strategia a una sosta che, pur sacrificata, ha messo in luce la capacità del monegasco di gestire bene la gomma, soprattutto nel primo stint di gara. Una sosta in meno ha consentito a Charles di recuperare 4 posizioni. Il quarto posto in gara dietro a Sainz non è l’obiettivo dei suoi weekend, ma per come si erano messe le qualifiche, alla fine ha minimizzato il danno.

    DUELLO DI STRATEGIE— La gara su due soste è stata un duello di strategie tra i muretti e tra i piloti in pista nella gestione delle mescole. La gara ha vissuto qualche attimo di apprensione per l’incidente tra Daniel Ricciardo e Alex Albon in curva 2 che ha costretto la direzione gara a sospendere la corsa e farla ripartire dopo 32 minuti. Il leit motiv però è stato sempre Max Verstappen al comando davanti a Perez, con le Ferrari e le McLaren a duello coi pit stop e le SF-24 decisamente messe meglio sul passo. Fernando Alonso con l’Aston Martin e le due Mercedes sono state più comprimarie, mentre dietro da registrare la gioia della Racing Bulls e del pubblico giapponese per il decimo posto a punti di Yuki Tsunoda, sempre più in crescita. Zhou unico ritirato con la Sauber oltre ai già citati Ricciardo e Albon. Tra due settimane si torna in pista in Cina.

    ORDINE D'ARRIVO — Ordine d'arrivo del GP del Giappone:
    1. Verstappen (Red Bull)
    2. Perez (Red Bull) a 11"195
    3. Sainz (Ferrari) a 19"593
    4. Leclerc (Ferrari) a 23"888
    5. Norris (McLaren) a 26"075
    6. Alonso (Aston Martin) a 39"662
    7. Piastri (McLaren) a 40"230
    8. Russell (Mercedes) a 40"771
    9. Hamilton (Mercedes) a 45"268
    10. Tsunoda (Racing Bulls) a 1'27"166
    11. Stroll (Aston Martin) a 1'33"742
    12. Hulkenberg (Haas) a 1 giro
    13. Magnussen (Haas) a 1 giro
    14. Bottas (Sauber) a 1 giro
    15. Ocon (Alpine) a 1 giro
    16. Gasly (Alpine) a 1 giro
    17. Sargeant (Williams) a 1 giro
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    Torino, così fa male: Zapata raggiunge l'Empoli al 91' ma poi arriva la beffa di Niang

    Apre Cambiaghi, pareggia Zapata poi Cancellieri firma il vantaggio al 74'. Nei minuti finali succede di tutto: pari della punta granata e colpo vincente di quella empolese

    Dal nostro inviato Andrea Ramazzotti
    6 aprile 2024 - EMPOLI
    L'Empoli interrompe la striscia di quattro sconfitte (senza gol segnati) battendo il Torino. Per Nicola è un successo pesante nella lotta salvezza, mentre Juric, che aveva conquistato otto punti negli ultimi quattro incontri, frena nella corsa verso l'Europa. Partita ricca di emozioni con il 2-2 di Zapata (doppietta) e il 3-2 di Niang entrambi nel recupero. Per i granata, che prima di stasera avevano collezionato 15 clean sheet, tre gol subiti come non accadeva dalla trasferta del 26 febbraio a Roma contro i giallorossi. Fa sensazione che li abbia incassati dal peggior attacco della Serie A. Nicola contro la sua ex squadra torna a sorridere e fa festa insieme al Castellani, mentre Juric ora cercherà il riscatto nel derby contro la Juve.

    IL GUIZZO—
    Di fronte allo sguardo del c.t. Spalletti, Nicola, nonostante il ritorno dello squalificato Maleh, in mezzo al campo si affida a Marin e Bastoni, mentre in attacco c'è Cerri e non l'ex Niang. Juric sceglie Vojvoda a sinistra e manda Lazaro in panchina; in avanti Sanabria torna titolare dopo tre panchine e due gol da subentrante. Il Toro inizia bene e Sanabria dopo un grande slalom per poco non inquadra lo specchio, ma a passare in vantaggio è l'Empoli con Cambiaghi che, saltato Tameze accentrandosi, infila un gran tiro alle spalle di Milinkovic. Interrotto il digiuno di gol della sua squadra che durava da 367 minuti, mentre il numero 28 non segnava dall'8 maggio. Gli azzurri sono aggressivi e in mezzo al campo non permettono a Ricci di palleggiare e a Vlasic di accendersi, così la soluzione del lancio lungo per Zapata è molto gettonata. Poco cercato anche Bellanova, sempre fermato da Pezzella. Il Toro riesce comunque a farsi vedere con un paio di tiri di Sanabria, il secondo parato da Caprile (ma c'era Tameze in fuorigioco), mentre i padroni di casa vanno vicini al raddoppio con Luperto che nel recupero non arriva su un cross di Marin. All'intervallo Juric ha più possesso (60%) e più conclusioni (7-2), ma nessuna nello specchio.

    I CAMBI DI NICOLA— La ripresa inizia con le stesse formazioni e con un colpo di testa centrale di Zapata, parato da Caprile. Il Torino preme di più e ci vuole un miracolo del numero 25 azzurro per fermare ancora Zapata che devia di testa da due passi un assist di Tamaze. Ora però sono i granata a fare la partita anche perché Ricci ha più libertà e i movimenti a sinistra di Vlasic sono più incisivi. Walukiewicz per fermare lo scatenato colombiano mette in angolo un filtrante di Sanabria e dalla bandierina arriva il traversone di Vojvoda che Duvan, spazzando via Luperto, inzucca alle spalle di Caprile. Nicola capisce che deve cambiare qualcosa perché la sua squadra non riesce più a ripartire e nell'arco di cinque minuti getta nella mischia prima Maleh e Cacace, poi Niang e Cancellieri. Le sue scelte sono perfette perché i toscani sorprendono il Toro e trovano il 2-1 con un'azione costruita da Niang, rifinita da Maleh e conclusa da una botta in diagonale di Cancellieri, al terzo centro del suo 2023-24. Juric spende la carta Lazaro per Vjovoda, poi inserisce anche Lovato e Okereke per Ricci e Rodriguez: i granata chiudono con il 4-2-3-1 e su cross di Bellanova Zapata di testa firma il 2-2. Per l'ex attaccante dell'Atalanta dodicesima rete stagionale, quella che sembrava aver evitato il k.o. Prima della zampata decisiva di Niang, servito dall'assist di Cacace su errore di Bellanova.
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    Roma, quanto sei tosta: Mancini decide il derby di fuoco con la Lazio. De Rossi, 4° posto a -2

    Il difensore segna nel finale di primo tempo, El Shaarawy centra un palo, si rivede Abraham: alla fine è tripudio giallorosso. I biancocelesti di Tudor prima timidi poi troppo nervosi

    Nicola Berardino
    Giornalista
    6 aprile 2024 ( - ROMA
    Dopo due anni la Roma torna a vincere nel derby. Un gol di Gianluca Mancini a fine primo tempo decide la stracittadina numero 183 della Capitale. De Rossi festeggia il suo primo derby da allenatore con tre punti preziosismi sulla strada che può portare in Champions. Amaro invece il debutto nella sfida per Tudor. Seconda sconfitta di fila dopo quella di martedì in Coppa Italia contro la Juventus per il tecnico croato subentrato a Sarri. I biancocelesti hanno ancora una volta pagato i loro problemi in fase offensiva. Mentre la Roma ha avuto anche la possibilità di arrotondare il punteggio, a partire dal palo colpito da El Shaarawy.

    AVANTI CON MANCINI—
    De Rossi ritocca in ogni reparto la formazione schierata lunedì a Lecce. In difesa, spazio a Celik e Llorente (squalificato Ndicka) . A centrocampo riecco Lorenzo Pellegrini. In avanti, Dybala ed El Shaarawy ai lati di Lukaku. Tudor sposta Felipe Anderson sulla fascia sinistra per rilevare infortunato Zaccagni. Novità nella trequarti con la coppia Isaksen-Kamada. Parte dalla panchina Luis Alberto. In difesa ritorna Casale dal via. Roma subito pericolosa. Botta di Paredes di poco a lato. Replica la Lazio: Isaksen verticalizza per Immobile, tiro fuori da buona posizione. Giallorossi più aggressivi: Casale rimedia su un doppio tentativo dii Llorente. Articolata la manovra della Roma. Staffilata di Lorenzo Pellegrini: Mandas ribatte con qualche difficoltà. La Lazio cerca lanci rapidi in profondità. Vecino murato al tiro. Gara equilibrata sul piano tattico. Squadre attente alla copertura degli spazi. Schiacciata di Celik: pallone che rimbalza sul terreno e si impenna. Assalto con Isaksen e Vecino: libera Llorente. Gara molto intensa anche sul piano dinamico. Paredes anticipa Immobile al tiro. Lazio proiettata all’attacco. Rischia l’autogol Gila per deviare in angolo su un’incursione di El Shaarawy. Dal corner successivo, pennellato da Dybala, arriva comunque il gol della Roma. Al 42’ il colpo di testa di Mancini da centro area fulmina Mandas tra varie colpe dei difensori laziali. La squadra biancoceleste accusa il colpo. All’intervallo col vantaggio dei giallorossi.

    NON GRAFFIA LA LAZIO— Nella ripresa Tudor inserisce subito tre cambi. Patric, Pedro e Castellanos rilevano Romagnoli, Isaksen e Immobile. Lorenzo Pellegrini sfiora l’incrocio dei pali su punizione. Giallorossi con trame fluide. Biancocelesti a caccia di continuità nel gioco. Palo di El Shaarawy ben imbeccato da Lukaku. Conclusione di Castellanos sventata da Svilar. Lukaku non aggancia un invitante traversone di Cristante. Al 18’ annullato un gol di Kamada per fuorigioco dello stesso giapponese. Sale la tensione. Battibecco fra Guendouzi e Dybala. La Lazio spinge. Sul fondo una punizione di Felipe Anderson. Al 25’ Luis Alberto avvicenda Vecino, mentre Spinazzola rileva El Shaarawy. Partita spigolosa e sempre più fallosa. Tanto possesso dei biancocelesti, giallorossi blindati. Al 33’ De Rossi fa entrare Smalling e Abraham per Angelino e Dybala. Contemporaneamente Tudor inserisce Luca Pellegrini al posto di Marusic. Ultimo cambio per la Roma: Bove per Paredes. La Lazio prova a potenziare l’assalto finale. Roma attenta e reattiva. Cinque minuti di recupero, poi diventati sei. Ma la formazione di Tudor non sa pungere. E la Roma festeggia la vittoria tra le scorie delle ultime tensioni tra i giocatori delle due squadre.
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    Il Milan continua a volare: Lecce schiantato e secondo posto blindato

    Quinta vittoria di fila (settima in totale) per i rossoneri, che confermano il grande momento di forma e si avviano al meglio verso l'incrocio di Europa League con la Roma. Gol firmati da Pulisic, Giroud e Leao, espulso Krstovic al 45'

    Francesco Pietrella
    Giornalista
    6 aprile 2024 - MILANO
    Il sole di inizio Primavera bacia sulla fronte un Milan cinico e sereno, mai così in forma come in questi mesi. Pioli rifila tre reti al Lecce, blinda il secondo posto e ringrazia i soliti noti - Pulisic, Leao e Giroud -, più un Chukwueze formato “chapeau”. San Siro è un cocktail di buone notizie: l’ennesimo gol da applausi di Pulisic, una giocata di Adli da metronomo rodato, una traversa di Theo da trenta metri e la spensieratezza di una squadra che ha trovato la quadra dopo mesi nella tempesta. A novembre, proprio contro il Lecce, il Milan andò in vantaggio di due reti e poi subì la rimonta, ma stavolta ha gestito la gara con serenità, aiutata dal rosso di Krstovic a fine primo tempo.

    SEMPRE CP11—
    La nave rossonera salpa con un cambio di mansioni nell’equipaggio. Chukwueze a destra e Pulisic sulla trequarti, il ruolo dove si è distinto con il Borussia Dortmund. Lo statunitense tiene la barra dritta per tutta la gara e infila anche un gol d’autore, l’ennesimo di una stagione straordinaria: al 5’ Chukwueze salta due avversari sulla destra e serve CP11 al limite dell’area. L’ex Chelsea mira, calcia e infila Falcone con un sinistro a giro da giù il cappello. Decimo gol in campionato, tredicesimo in stagione. Mai così bene in carriera. Prima di esultare sotto la curva abbraccia il nigeriano e lo indica più volte, sottolineandone il merito. Gran prova la sua: Samu dribbla, sgasa, crea occasioni in serie e mette in difficoltà Gallo, stavolta meno offensivo del solito. Facile intuirne il motivo. Al 10’, infine, sempre Samu fa alzare in piedi San Siro, prendendosi i meritati applausi: parte da destra, salta tre avversari e serve Leao, che calcia fuori di poco. Il manifesto di un giocatore ritrovato. Aveva solo bisogno di continuità.

    LECCE IN 10— Il Milan chiude la partita al 20’ col solito Giroud, aiutato dall’astuzia e da una spalla fortunata. Su calcio d’angolo di Adli - ordinato e pulito per tutta la gara -, il francese anticipa Blin e segna… di spalla. Un 2-0 facile facile. Tredicesima perla in campionato. A questo punto il Lecce prova ad alzare la guardia affondando dalle fasce, soprattutto con Banda e Dorgu, ma la difesa tiene botta e concede solo un paio di conclusioni da fuori bloccate da Maignan. L’unico squillo è la traversa di Gonzalez su assist di Ramadani dalla destra (29’), prima del rosso diretto di Krstovic per un fallo su Chukwueze (41’). Il contatto c’è - gamba altissima, tesa -, anche se il montenegrino non vede arrivare l'avversario e interviene d’istinto per arpionare il pallone. Massimi non ha dubbi: rosso. Krstovic salterà la sfida decisiva contro l’Empoli di sabato prossimo.

    LEAO SURFA— La ripresa è un elogio ai gesti tecnici. Quelli per cui vale la pena pagare il biglietto un sabato di primavera e gustarsi un Milan concentrato e bello da vedere. Il gol di Leao - il sesto in campionato, dodicesimo stagionale - nasce da una bella giocata di Adli sulla trequarti. Il francese alza la testa e imbecca il portoghese con un filtrante di 25 metri che taglia tutto il campo. Rafa ringrazia, buca Falcone ed esulta mimando la tavola da surf. Il Lecce, nel frattempo, protesta, perché l’azione da rete nasce da un contatto tra Theo e Almqvist in area di rigore. Massimi sorvola, ma intanto il presidente giallorosso Sticchi Damiani prima applaude ironicamente e poi lascia la tribuna per protesta. Il resto della gara è gestione: al 64’ Hernandez sfiora l’ennesimo eurogol della sua storia rossonera con un sinistro a giro da trenta metri. Traversa piena. Al 75’, invece, Maignan disinnesca un destro di Almqvist da posizione defilata. Lo svedese, entrato a fine primo tempo insieme a Piccoli, si dimostra l’unica arma affilata di Gotti, che lascia San Siro senza punti. I rossoneri, invece, festeggiano la quinta vittoria di fila in Serie A e un secondo posto sempre più solido. Ora testa alla Roma. In palio c’è la semifinale di Europa League. In un solo concetto, tutta la stagione.
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    La Golena del Po colma d'acqua
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