Cosa Nostra paga chi aiuta la latitanza di Provenzano

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  1. ildrugo
     
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    ADN KRONOS

    Sarà trasmessa stasera [IERI SERA] a 'Tv7', in onda su Raiuno alle 23,25
    Il testo integrale dell'intervista di Grasso
    Il neo procuratore nazionale antimafia: ''Cosa Nostra paga chi aiuta la latitanza di Provenzano''

    Roma, 21 ott. (Adnkronos/Ign) - ''Un sistema che sembra antiquato, ma se usassero le più moderne tecnologie probabilmente noi riusciremmo a entrare e a scoprire molte più cose. Quello dei biglietti è un sistema che ha dei limiti che non riusciamo a valicare. Nel senso che dovendo seguire la persona che porta i biglietti in un luogo dove è impossibile seguire quella persona, salvo essere scoperti, questo viene sfruttato a vantaggio della comunicazione nell'organizzazione Cosa Nostra''. Inizia così, con un riferimento ai 'pizzini' usati spesso dai vertici della mafia per comunicare ordini e informazioni, l'intervista del Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che sarà trasmessa stasera a 'Tv7', in onda su Raiuno alle 23,25. Quello che segue è il testo integrale dell'intervista, dopo queste prime battute. '

    'Dalle nostre indagini - dice Grasso - risulta che spesso siamo noi stessi oggetto di indagini. Cercano di capire le macchine che sono sul territorio a chi appartengono e fanno anche delle ricerche attraverso persone di loro fiducia presso la motorizzazione Chi copre la latitanza del capo di Cosa Nostra? La coprono rappresentanti della professioni, la coprono politici, imprenditori, forze di polizia. Dall'indagine sulla sua ricerca sono emerse tutte queste categorie, quindi non è soltanto una copertura da parte di un'organizzazione criminale, ma è una copertura che viene da intere fasce sociali'', prosegue il Procuratore nazionale antimafia.

    ''Abbiamo scoperto - rivela Grasso - che un imprenditore riceveva da un sottoufficiale della forza di polizia delle informazioni sulle nostre indagini. L'imprenditore era collegato a Cosa Nostra e quindi le indagini nostre venivano conosciute direttamente da Provenzano. Non abbiamo ancora catturato il latitante Provenzano che da tanti anni, appunto, è tale, però diciamo che i successi ottenuti nella ricerca del latitante Provenzano sono assolutamente indiscutibili. Abbiamo arrestato ben 450 suoi favoreggiatori o associati a Cosa Nostra. Sono stati sequestrati centinaia di milioni di euro di beni, sono state scoperte tante persone che facevano da prestanome o intestavano fittizziamente per conto di Provenzano beni di ingente valore. Quindi diciamo che l'organizzazione paga certamente per questa latitanza''.

    Non è tutto. Infatti, alla domanda ''Perché va in Francia a curarsi?'', Grasso replica: ''Mentre in passato Provenzano si era servito di medici palermitani, adesso, sentendo forse il terreno non sicuro sotto i suoi piedi, si è rivolto all'estero. E fra l'altro in una zona dove parecchi siciliani sono soliti andare per risolvere all'estero i problemi della sanità, visto che la sanità siciliana non sempre è all'altezza della situazione. Del resto proprio nel salotto del medico Guttadauro si sentiva parlare di primari che dovevano prendere certi posti al posto di altri''. ''Cosa nostra - avverte Grasso - è sempre un'emergenza, nel senso che va a infiltrarsi nel potere, nell'economia e distrugge quella libertà d'impresa, libertà di mercato che è il fondamento per lo sviluppo di una regione, di una nazione. Cosa Nostra ha degli accertati collegamenti con altre regioni d'Italia come la Lombardia, il Veneto, la Toscana, per quello che ci risulta''. E alla successiva domanda ''Sono investimenti?'' Grasso risponde: ''Ci sono investimenti e ci sono anche, secondo un fenomeno abbastanza strano, uno scambio di imprese siciliane che ottengono appalti in queste regioni e imprese di queste regioni che ottengono degli appalti in Sicilia. Sembra quasi che ciò possa essere in un certo qual senso coordinato o diretto da una mente che accentra tutto''.

    Quando gli viene infine chiesto ''A far mettere i timbri sul documento falso di Provenzano è stato l'ex Presidente del Consiglio di Villa Abate, Francesco Campanella, che oggi sta collaborando con questa Procura. Qual è il valore di questo fatto?'', Grasso precisa: ''Certamente questo da' l'esatta misura di come Cosa Nostra riesca a infiltrarsi nelle istituzioni, addirittura ma non solo locali ma anche nazionali. Il presidente di un Consiglio comunale che si presta a mettere un timbro falso su un documento falso per consentire appunto il viaggio all'estero a Provenzano. Questo mi pare che sia totalmente devastante per quelli che sono i rapporti sociali. Campanella - incalza Grasso - è quello che noi possiamo definire l'interfaccia tra Cosa Nostra e le altre categorie sociali, perché è il Presidente del Consiglio comunale di Villa Abate, quindi ha dei rapporti con la politica, ha una finanziaria, ha dei contatti a Roma con vari ministeri. Insomma - conclude il Procuratore nazionale antimafia - è quello che da' veramente la forza dell'organizzazione, la capacità di infiltrarsi e di avere questi collegamenti con l'esterno''.
     
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  2. ildrugo
     
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    da www.beppegrillo.it

    di Norberto Lenzi, giudice di Bologna.

    "Abbiamo appreso dalla politica che esistono gli uomini del dire e gli uomini del fare. Ce lo ha spiegato Berlusconi, che si è iscritto di diritto a quest’ultima categoria, senza nemmeno dirci se ce ne sono altri.
    Anche in magistratura era lo stesso. Solo che oggi gli uomini del fare sono stati costretti alla inattività, mentre rimane campo libero agli uomini del dire.

    Le pagine dei giornali sono piene delle “dirompenti” esternazioni di Pietro Grasso, il nuovo procuratore antimafia. Ma (a parte il fatto che Grasso non avrebbe dovuto essere lì perché, dopo tutto quanto era stato fatto contro Caselli, tutti i colleghi, per solidarietà e per dignità, avrebbero dovuto ritirare le loro domande) che cosa ha detto?

    Che la latitanza di Provenzano è stata facilitata da sostegni nella politica, nell’imprenditoria e nelle forze dell’ordine.
    Ma che vi sia stata collusione tra mafia, politica, massoneria e finanza è storicamente accertato e considerato politicamente corretto ammetterlo anche al Rotary.

    Il problema è un altro: sono i nomi. Se ne fai uno grosso, o anche soltanto medio, si scatena un putiferio.
    Ho sentito alcune volte Grasso parlare nei convegni di questi problemi. Lo ha fatto con parole energiche, con toni violenti. Cose che se le avesse dette Caselli sarebbe stato incaprettato. Per Grasso nessuna reazione. Ci sarà un perché.

    Il fumo della genericità è come una scarica a salve. Avete mai sentito Grasso fare un nome? Avete mai sentito il suo predecessore Piero Vigna, pur grande chiacchierone, pronunciare la parola “Andreotti” durante i lunghi anni di un processo in cui si parlava di mafia, la sua materia?

    C’è una evidente continuità nelle istituzioni, per cui si può dire, parafrasando Dante, che oggi ha tolto l’uno all’altro Piero la gloria della mafia, ma che, purtroppo, non sembra nato chi “l’uno e l’altro caccerà di nido”.
    Perché allora queste reazioni allarmate al solito discorso di Grasso?

    Non c’è nulla da temere. Alla richiesta di fare i nomi lui ha risposto che li aveva già fatti e li ha coraggiosamente elencati: il sindaco di Villabate, che ha procurato un falso documento a Provenzano, un carabiniere che è diventato assessore e un maresciallo della Guardia di Finanza che faceva la talpa. Dirompente?

    Se fossero stati questi gli ominicchi che dovevano proteggergli la latitanza Provenzano sarebbe da tempo in galera.
    Per cui, signori della politica e della finanza, state tranquilli perché, come direbbe Celentano, Grasso è lento. E’ Caselli che è rock!"
     
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1 replies since 22/10/2005, 12:55   91 views
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