Williamson, Quel vescovo non è un alieno

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  1. mathley
     
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    "Nel dire nuova, Dio ha reso antiquata la prima alleanza. Ma ciò che diventa antiquato e che invecchia è prossimo alla scomparsa" (Lettera agli ebrei 8, 13). La profezia contenuta in questo testo apostolico tuttora inserito a pieno titolo fra le lettere di Paolo (benché l'attribuzione sia controversa) ha subito la smentita di diciannove secoli di storia.

    Sopravvissuti a innumerevoli persecuzioni e tentativi di sterminio, nel Novecento gli ebrei hanno rifondato uno Stato nella loro terra d'origine e sono tornati in milioni a parlare una lingua che pareva morta, a lungo rinchiusa nelle sole funzioni liturgiche.
    Un enigma, un miracolo, un accidente fastidioso? Il mondo fatica a rispondere, e con esso la Chiesa che si era concepita come Nuova Israele.
    "Se infatti la prima alleanza fosse stata irreprensibile, non se ne sarebbe cercata una seconda" (8, 7), minacciava ancora gli ebrei quella Lettera contenuta nel Nuovo Testamento. Riecheggiando il celebre passo paolino della Lettera ai Romani in cui "l'indurimento" della parte d'Israele restia a inchinarsi di fronte al Messia, comporterebbe la sua conversione come passaggio necessario alla salvezza universale.

    La crisi del dialogo ebraico-cristiano decisa ieri dal rabbinato d'Israele in seguito alla mancata sanzione del vescovo Richard Williamson, scaturisce certo da un comportamento maldestro del Vaticano, ma evidenzia la difficoltà di Benedetto XVI nel trovare risposta al mistero della persistenza ebraica. Egli fa i conti con un vuoto di dottrina o, se si vuole, un'inadempienza teologica dentro cui i tradizionalisti lefebvriani hanno buon gioco a inserirsi, esprimendo un umore diffuso ben oltre il loro minuscolo drappello. Basti pensare alla potente voce antisemita di Radio Maria in Polonia.
    In coerenza con insigni dottori della Chiesa, come Ambrogio e Agostino, riconoscendosi in secoli di predicazione del disprezzo nei confronti dell'imperfezione e della colpevolezza ebraica legittimata da quella "teologia sostitutiva" (la Nuova Israele che soppianta la vecchia), costoro approfittano della mancata trasposizione teologica dei deliberati conciliari.

    Negli ultimi quarant'anni i pontefici hanno revocato l'accusa di deicidio, hanno compiuto importanti gesti d'amicizia verso gli ebrei, hanno perfino riconosciuto (solo nei discorsi, mai in un documento teologico) la validità dell'alleanza contratta da Abramo e ribadita sul Sinai. Ma qui, sull'orlo dell'incognito, si sono fermati.

    È stato il cardinale Ratzinger nell'agosto 2000, con la "Dominus Jesus", a delimitare la portata della richiesta di perdono agli ebrei voluta da Giovanni Paolo II; precisando che non vi è salvezza possibile senza il riconoscimento del Cristo. La reintrodotta preghiera latina del venerdì santo per "l'illuminazione" degli ebrei, cioè per la loro conversione, è stato il passo successivo che ha indotto i rabbini italiani a sospendere il dialogo. Nel frattempo il Vaticano ha sposato una vulgata storica che separa nettamente l'antigiudaismo cattolico dall'antisemitismo nazifascista, con ciò escludendo - a dispetto di ogni evidenza - che vi sia stata anche una responsabilità cristiana nel concimare il terreno su cui hanno agito gli sterminatori. Basti pensare, solo un mese fa, alla reazione stizzita dell'"Osservatore Romano" nei confronti del presidente della Camera riguardo alle leggi razziali.

    Fa male riconoscere che il vescovo Williamson non è un marziano, ma il prodotto degenere di una corrente di pensiero più vasta. Chi, sulla base di una dottrina legittimata dal Nuovo Testamento, vede l'ebreo come un essere imperfetto che ha misconosciuto la Verità fiorita sulla sua radice, necessariamente ha vissuto la nascita dello Stato d'Israele come evento sospetto, se non malefico. Patisce come incomprensibile la riduzione a piccola minoranza dei cristiani nella terra di Gesù. Guarda con ostilità alla trasformazione delle vittime di sempre in combattenti (e ciò spiega anche i riferimenti offensivi a Gaza come "lager"). Infine, non può che rifiutare l'attribuzione di un significato provvidenziale al ritorno degli ebrei nella Terra Promessa.

    Questo è un punto delicatissimo, sul quale rischiano di insorgere equivoci pericolosi. Perché non si tratta certo, per la Chiesa, di mescolare le scelte politiche e diplomatiche mediorientali alla riflessione teologica, in un esplosivo cortocircuito: come la teoria degli evangelici apocalittici che indicano nel ritorno degli ebrei in Terrasanta un passaggio preliminare dell'Armageddon, la guerra distruttiva da cui scaturirà la loro conversione e dunque la salvezza. Per carità, c'è già abbastanza fanatismo integralista in giro. Ma pure è indubbio che la Chiesa stia faticando a elaborare una visione pacificata e amorevole d'Israele anche perché non ha risolto il problema teologico della persistenza ebraica nel mondo, senza conversione.
    La netta condanna espressa ieri da Benedetto XVI del negazionismo e del riduzionismo infiltrati nella corrente tradizionalista della Chiesa, giunge benefica a limitare i danni. Ma l'irrisolta questione teologica del suo rapporto con gli ebrei rende evidente come sia dannosa la limitazione proposta dal papa nella sua insolita lettera a Marcello Pera: il dialogo interreligioso derubricato a "dialogo interculturale"; per giunta impraticabile "senza mettere tra parentesi la propria fede".

    Uno stop che potrà anche piacere a certi rabbini, preoccupati di evitare a loro volta ogni contaminazione intorno alla figura del Gesù ebreo. Ma così si rinuncia a quel dialogo che per divenire efficace comporta la disponibilità a rimettersi in discussione grazie, e non contro la propria fede.
    Assai preferibile è la disposizione d'animo di Amos Oz che scherzando, ma non troppo, confida: "Gesù non è mai andato in Chiesa, non si è mai fatto il segno della croce. Vedo in lui uno dei nostri fratelli". Fu proprio lo zio di Oz, lo studioso gerosolimitano Joseph Klausner, a pubblicare nel 1922 il primo libro su Gesù scritto in ebraico senza intenti di proselitismo. Guardando oltre il male perpetrato nei secoli dai cristiani a danno dei suoi confratelli, Klausner li sollecitava a riconoscere la funzione benefica esercitata da Gesù come diffusore universale delle idee del giudaismo.

    Quando il dialogo ebraico-cristiano riprenderà, speriamo presto, ne avvertiremo gli effetti dirompenti che scaturiscono dal significato autentico della Bibbia. Il Libro che ci sollecita a cambiare, se vogliamo restare fedeli a noi stessi.

    fonte: Gad Lerner
    http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/e...efebvriani.html

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    medioevo alè alè?!
    un'altra dimostrazione di quanto Giovanni Paolo II abbia cercato di cambiare la chiesa?
     
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  2. Merlino620
     
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    ma che cambiato e cambiato...
    La chiesa nasce come istituto di controllo umano.. è normale ke compia determinate azioni.

    Io non mi ci soffermerei neppure...
     
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  3. Guybrush Threepwood
     
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    Altra notizia:
    CITAZIONE
    Prete lefebvriano "Camere a gas? Per disinfettare"
    Don Abrahamowicz, rappresentante dei lefebvriani di Treviso, alla Tribuna: "Non so se abbiano fatto morti oppure no".
    TREVISO - "Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione". Sono parole shock quelle pronunciate, in un'intervista alla Tribuna di Treviso, da don Floriano Abrahamowicz, capo della comunità lefebvriani del Nordest. Le dichiarazioni del religioso - che rifiuta però di definirsi antisemita - riaccendono la polemica sul negazionismo nonostante il mea culpa pronunciato dal leader del movimento tradizionalista Bernard Fellay addolorato dalle parole del vescovo Williamson.

    Salta l'incontro cattolici-ebrei. Le acque che le parole del Papa hanno tentato di placare, ritornano a farsi agitate. In segno di protesta per la riammissione nella Chiesa del vescovo negazionista, il rabbinato capo di Israele ha cancellato l'incontro con funzionari cattolici previsto a Roma per il prossimo marzo.

    "Servono scuse pubbliche". Oded Wiener, direttore generale del grande rabbinato, ha spiegato di aver scritto una lettera al cardinale Walter Casper, presidente della commissione vaticana che cura i rapporti col mondo ebraico, nella quale si lamenta che la chiesa Cattolica ha reintegrato il vescovo ordinato dall'arcivescovo anticonciliare Marcel Lefebvre, senza aver ottenuto dal prelato pubbliche scuse. Wiener ribadisce comunque l'apprezzamento per le parole di ieri del Papa - "Ebrei, vittime innocenti di un cieco odio razziale e religisoso" - e per quanto riguarda la partecipazione all'incontro di marzo non chiude definitivamente tutte le porte: "Aspettiamo la risposta del Vaticano".

    Don Floriano e il genocidio. Ma le parole di don Floriano Abrahamowicz non aiutano di certo il dialogo. Smentendo Benedetto XVI che nell'udienza generale di ieri ha ricordato la Shoah e "l'eccidio efferato di milioni di persone", il religioso trevigiano mette in dubbio il genocidio di sei milioni di ebrei: "I numeri - spiega il religioso - derivano da quello che il capo della comunità ebraica tedesca disse agli angloamericani subito dopo la liberazione. Nella foga ha sparato un cifra. Ma come poteva sapere?"

    E le camere a gas? "Sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no". Il sacerdote della Fraternità San Pio X rilancia le tesi negazioniste del vescovo Richard Williamson convinto che "nessun ebreo è stato ucciso nelle camere a gas", e che hanno ragione i revisionisti quando calcolano che le vittime della Shoah non superano "i 200-300 mila".

    "Non sono antisemita". Ma rifiuta la definizione di "antisemita" don Floriano - "Io stesso ho, da parte paterna, origini ebraiche" - e difende il vescovo Williamson riabilitato dopo la scomunica del 1988: "Tutta la polemica sulle sue esternazioni, è solo una grande strumentalizzazione".

    Fonte repubblica.it -link-


    Quindi non è successo niente ?
     
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  4. Ni'
     
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    abboh! sono cose su cui si farà chiarezza fra un bel po' di tempo :hihi: se ci è voluto il 1900 per dire che forse Nerone non aveva incendiato Roma
     
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  5. mathley
     
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    Il capo dei lefebvriani del Nordest
    "Il Vaticano II peggio di un'eresia"

    PADOVA - Il capo dei lefebvriani del Nordest, don Floriano Abrahamowicz, attacca il Concilio Vaticano II, definendolo "peggio di un'eresia", all'indomani della nota con cui la segreteria di Stato vaticana ha chiarito come "il pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II" sia "condizione indispensabile" "per il futuro riconoscimento della Fraternità Pio X". Don Floriano Abrahamowicz aveva detto nei giorni scorsi, commentando le affermazioni negazioniste del vescovo Richard Williamson, che le camere a gas nei campi di sterminio esistevano "almeno per disinfettare".

    Per don Floriano Abrahamowicz, "il Concilio Vaticano II è stato peggio di un'eresia, perché l'eresia significa prendere una parte della verità, renderla assoluta e negare il resto". Parlando nel corso di un programma dell'emittente televisiva Canale Italia, Abrahamowicz ha detto che "San Pio X ci spiega che il modernismo è la 'cloaca maxima' delle eresie e non si capisce niente in questo modernismo: una pagina dice la verità, giri la pagina c'è l'errore. In questo senso dico che il Concilio Vaticano II è una cloca maxima".

    "Ecco perché - ha proseguito - i padri conciliari, tra i quali Lefebvre, facevano una fatica grande perché ad ogni pagina dovevano mettere una pezza". Nei giorni scorsi Abrahamowicz aveva detto che "le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione". E oggi afferma: "io non ho intenzione di abiurare rispetto a quanto detto, ci sono poi state delle rettifiche da parte di alcuni giornali".

    "Per me la Shoah è un genocidio, ma non è stato il solo, se guardiamo alla storia del '900 - ha concluso - sarebbe opportuno formare gli studenti un anno sul genocidio degli ebrei, un altro anno ad esempio farli studiare su cos'era il genocidio armeno, un altro anno studiamo il genocidio di Stalin".

    http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/e...no-secondo.html
     
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  6. marcodonà
     
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    ecco ora dice una cosa considerabile e bisogna confondere il lettore infarcendo l'articolo delle sue precedenti dichiarazioni su tutt'altro.
     
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  7. mathley
     
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    aggiornamento:

    Richard Williamson è persona non gradita in Argentina e, per questo, deve lasciare il Paese. La durissima misura è stata decisa dal ministro dell’Interno, Florencio Randazzo, attraverso la direzione nazionale per l’immigrazione. Nella disposizione, annunciata con un comunicato ufficiale, il ministero intima al vescovo lefevbriano, riabilitato dal Vaticano ma finito nella bufera per le sue tesi negazioniste, di «abbandonare il Paese in maniera perentoria entro dieci giorni» perchè ne è stata «decretata l’espulsione». Uno degli argomenti addotti per motivare la decisione è che «il vescovo ha nascosto ripetutamente il vero motivo della sua permanenza nel Paese, dal momento che si è dichiarato un impiegato amministrativo dell’associazione civile "La Tradicion", mentre , in realtà, la sua vera attività era quella di sacerdote e direttore del seminario lefebvriano che la Fraternità di San Pio X ha nella località di Moreno», alle porte di Buenos Aires (il vescovo britannico è stato rimosso il 9 febbraio da questo incarico).

    La motivazione appare però come un pretesto "amministrativo" per giustificare le reali convinzioni del governo di Buenos Aires. La decisione, si scrive nella nota ministeriale, tiene conto anche della «diffusione pubblica che hanno avuto le sue affermazioni antisemite a una tv svedese, nelle quali ha messo in dubbio che il popolo ebraico sia rimasto vittima dell’Olocausto». Il governo di Buenos Aires sostiene che, «pretendendo di negare una comprovata verità storica, manifestazioni come queste creano danni profondi alla società argentina, alla comunità ebraico e a tutta l’umanità». E per questo decide di «fare ricorso alla facoltà che ha per legge di ordinare al vescovo lefebvriano di lasciare il Paese e sottomettersi all’espulsione».

    Qualche giorno fa il rabbino di Buenos Aires Daniel Goldman aveva chiesto alle autorità argentine di dichiarare «persona non grata» il vescovo negazionista. In dichiarazioni rilasciate all’Agenzia ebraica "Ajn", Goldman aveva infatti sottolineato che le dichiarazioni del vescovo lefebvriano, considerate «assolutamente offensive e devastanti», esigevano una risposta forte da parte dell'autorità. «Sarebbe importante che le autorità nazionali dichiarassero Williamson persona non grata, poichè questi apologeti dell’odio non possono essere ospitati nei nostri territori», aveva concluso il rabbino più noto dell’Argentina.

    Il Vaticano non ha voluto fare nessun commento sulla decisione del governo argentino. «No comment», si è limitato a dire padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede.
     
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  8. marcodonà
     
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    CITAZIONE
    Qualche giorno fa il rabbino di Buenos Aires Daniel Goldman aveva chiesto alle autorità argentine di dichiarare «persona non grata» il vescovo negazionista.

    image

    bellino questo quadro eh? si trova nel Duomo di Milano. Rappresenta la penitenza imposta da Ambrogio all'imperatore Teodosio
     
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7 replies since 29/1/2009, 14:10   170 views
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