La Nuova America e i Vecchi Nemici

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  1. mathley
     
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    La Nord Corea che riprende il programma nucleare allontanando gli ispettori delle Nazioni Unite e l’Iran che vanta dei progressi sull’arricchimento dell’uranio sono i due fronti roventi della proliferazione delle armi non convenzionali con cui Barack Obama è chiamato a confrontarsi. Incalzato dalle iniziative forse coordinate di Pyongyang e Teheran, accomunate da un fitto scambio di tecnici balistici e scienziati nucleari, il presidente americano reagisce tendendo la mano agli avversari, facendo perno sulle alleanze, cercando soluzioni multilaterali ed evitando mosse brusche. Proprio come avviene sugli altri scenari di crisi dove si trova a confrontarsi con vecchi e nuovi avversari di Washington: la Siria di Assad che foraggia Hamas e Hezbollah, il Sudan di Bashir sotto accusa per le stragi in Darfur, la Somalia dei pirati, il Venezuela di Chavez che sogna la rivoluzione latinoamericana. Ovunque Obama gioca partite diplomatiche che puntano a inventare soluzioni politiche.

    NORD COREA
    Il regime ora minaccia di riaprire le centrali
    Il voto di lunedì notte, con cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato il test del missile intercontinentale di inizio mese, ha innescato la reazione di Pyongyang, che ha abbandonato i negoziati multilaterali sul disarmo, cacciato gli ispettori dell’Agenzia atomica dell’Onu e annunciato la ripresa del programma nucleare, azzerando di fatto tutti gli accordi siglati con l’Amministrazione Bush. La risposta di Barack Obama è stata quella di mettere più enfasi nel plauso al Consiglio di Sicurezza per il «forte accordo raggiunto» dopo otto giorni di trattative che nella condanna delle «minacce provocatorie» della Nordcorea, confermando la strategia che Susan Rice, ambasciatrice Usa all’Onu, definisce «basata sull’intesa con i partner». Consolidare le alleanze è il metodo con cui Obama affronta Pyongyang.

    IRAN
    Gli Usa non chiedono più lo stop all’arricchimento
    A pochi giorni dal «Giorno del Nucleare,» nel quale il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha inaugurato a Isfahan la prima centrale di produzione di combustibile atomico, il «New York Times» rivela che Stati Uniti e Unione europea si accingono a far cadere la principale condizione finora posta a Teheran per trattare: la sospensione del programma atomico. E’ un passo destinato a legittimare l’Iran come potenza nucleare. La risposta di Teheran è stata di processare a porte chiuse una giornalista Usa come spia, di annunciare l’imminente lancio di un satellite militare, oltre all’intervista rilasciata da Ahmadinejad allo «Spiegel» nella quale ha definito «sbagliata» la politica di Obama. Ma la Casa Bianca ignora gli schiaffi iraniani e progetta un’apertura in grande stile. Puntando a raggiungere più gli iraniani che Ahmadinejad.

    SUDAN
    L’America è prudente per non irritare la Cina
    Il presidente sudanese Omar al Bashir è accusato di crimini di guerra nel Darfur dal Tribunale penale internazionale e Obama durante la sua campagna presidenziale ha mantenuto la difesa delle popolazioni del Darfur in cima alla propria agenda internazionale. Ma da quando è stato eletto, il Presidente statunitense ha parlato di Sudan soltanto per lamentare la recente espulsione di alcuni gruppi umanitari. L’assenza di critiche americane ha spinto Al Bashir perfino a lodare apertamente Obama per la sua «apertura all’Islam», sollevando le critiche dei conservatori, secondo i quali l’intenzione di Barack è quella di non irritare la Cina, protettrice di Khartoum. La Casa Bianca ritiene però che quello che conta per l’America è il sostegno al Tribunale penale internazionale, al quale gli Stati Uniti potrebbero anche aderire.

    SOMALIA
    Lotta dura contro i pirati ma non è ancora guerra
    Autorizzando il recente blitz dei Navy Seals che hanno liberato il capitano della nave «Maersk Alabama» Richard Phillips e ucciso i pirati-rapitori, il Presidente Obama ha firmato la dichiarazione di guerra alle gang di bucanieri che infestano il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano, minacciando la navigazione verso il Canale di Suez. I pirati hanno reagito preannunciando sequestri e uccisioni di marinai americani, il Pentagono ha presentato alla Casa Bianca i piani di blitz di terra e la Cia paventa il rischio di un patto pirati-Al Qaeda. Ma Obama parla solo di «azioni da concertare con i partner della regione per sgominare la pirateria», facendo puntualizzare ai portavoce che i bucanieri sono «criminali» e non «terroristi». Come dire, non ha in mente di lanciare blitz militari ma solo di varare operazioni di polizia internazionale.

    SIRIA
    La pace Damasco-Israele priorità in Medio Oriente
    Il Presidente Bashar Assad è il leader della Siria che ospita e finanzia i leader di Hamas, consente a Hezbollah di armarsi in Libano e mantiene un’alleanza strategica con Teheran. Ma Obama lo corteggia come non sta facendo con nessun altro leader straniero: prima il presidente della commissione Affari Esteri del Senato, John Kerry, poi due inviati di Hillary Clinton si sono recati a Damasco per tentare di convincerlo ad allontanarsi da Teheran avvicinandosi a Washington. Per capire cosa sta avvenendo bisogna ascoltare Martin Indyk, consigliere del presidente sul Medio Oriente, convinto che la pace fra Siria e Israele «sia assai più facile da raggiungere rispetto alla composizione del conflitto israelo-palestinese». Di questo Obama parlerà in maggio alla Casa Bianca con il nuovo premier israeliano Benjamin Nethanyahu.

    VENEZUELA
    Un patto con Zapatero per contenere Chavez
    Il presidente Hugo Chavez in passato ha definito Obama «uno stupido» ma ora sta facendo di tutto per riuscire a incontrarlo durante il «Summit delle Americhe» che si svolgerà alla fine della settimana a Trinidad e Tobago. Finora Obama non ha mai parlato in pubblico di Chavez ma, in privato, ha concordato con il primo ministro spagnolo Juan Luis Zapatero la strategia della quale stiamo vedendo i primi segnali: meno sanzioni economiche a Cuba, per impedire a Chavez di sfruttare l’avversione all’embargo Usa al fine di consolidare la sua leadership regionale. Era stato Moises Naim, direttore di «Foreign Policy», a prevedere la mossa: «Un’apertura di Obama a Cuba taglierebbe l’erba sotto i piedi a Hugo Chavez, la cui forza evocativa in Sudamerica sta nel presentarsi come l’erede di Fidel Castro contro gli yankee».

    link: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr....asp?ID_blog=43
     
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  2. Simo 0'Rulez
     
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    CITAZIONE
    SUDAN
    L’America è prudente per non irritare la Cina
    Il presidente sudanese Omar al Bashir è accusato di crimini di guerra nel Darfur dal Tribunale penale internazionale

    e chissà perchè nessuno condanna il governo cinese per i crimini in Tibet...

    tra questi cmq mi preoccupano di più i paesi nuclearizzati.. usa compresi
     
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1 replies since 15/4/2009, 08:06   77 views
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