"Processo breve per salvare il premier si produrrà un disastro"

Intervista a Carlo Federico Grosso

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  1. Simo 0'Rulez
     
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    fonte: http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazion...9111214190195-1

    di: Andriolo Ninni

    CITAZIONE
    Avvocato, chiudere in sei anni un processo rappresenterebbe una rivoluzione considerando i tempi biblici della macchina giudiziaria...

    «In astratto, se si riuscisse a ridurre la durata dei processi si otterrebbe un risultato molto apprezzabile...».

    E in concreto non sarà così?

    «Un processo chiuso in sei anni passando per il primo grado, l'appello e la Cassazione? Per raggiungere effettivamente questo obiettivo servirebbero alcune condizioni che oggi mancano: la riorganizzazione del sistema giudiziario, perché si possa realmente rispettare il tempo limite che viene fissato; risorse ingenti da stanziare, e che attualmente non ci sono; aumento del personale giudiziario e para giudiziario; l'eliminazione dei presidi inutili e l'accorpamento dei tribunali; l'informatizzazione degli uffici; iniziative per rendere pi rapida la macchina della giustizia. Altrimenti...».

    Altrimenti?

    «Se si stabiliscono i termini e si fissa la prescrizione, senza garantire al sistema giustizia la possibilità di funzionare in modo adeguato, si produce il disastro. I giudici, infatti, con tutti gli sforzi possibili, non avrebbero i mezzi materiali per concludere i processi. Si andrebbe allo sfascio, centinaia di procedimenti verrebbero inesorabilmente prescritti. Con buona pace delle patti lese e della residua fiducia dei cittadini nella giustizia. Credo che le persone responsabili della maggioranza, e soprattutto ro parte per scongiurare il caos».

    L'opposizione ha preso le distanze. Il Partito democratico - Bersani, Pionati, Finocchiaro ecc - mette in chiaro che non si pu spacciare un provvedimen to salva premier per una riforma che valga per tutti...

    «Mi fa molto piacere: non si pu mostrare alcuna compiacenza per iniziative che, senza provvedimenti idonei di organizzazione e di legislazione, renderebbero di fatto impraticabili i nuovi tempi stabiliti per la durata dei processi. Su questi piani non si possono trovare intese per una riforma seria e condivisa della giustizia».

    Qualche esempio di processi che rischierebbero di non concludersi?

    «Quelli Parmalat per aggiotaggio che si celebrano in primo grado davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Milano e che andrebbero prescritti, con migliaia di persone offese che attendono giustizia. Ma. potrebbero essere a rischio anche i processi di Parma. Si tratterà di vedere come si specificherà la norma nel progetto di legge che verrà depositato in Senato. Ma penso anche ai procedimenti per diffamazione. Gli esempi da fare sarebbero molti...».

    La riforma, infatti, dovrebbe valere anche per il passato, non solo per i processi futuri.

    «Condizione imprescindibile dovrebbe essere che le nuove norme valgan solo per il futuro, per quando cioè si arriverà a definire leggi e condizioni materiali capaci di rendere possibile la celebrazione dei processi in tempi ragionevoli. Per salvare il premier dalle vicende giudiziarie che lo riguardano, al contrario, si penalizzano gli altri cittadini. Altro che rispetto del principio di uguaglianza di fronte alla legge...».

    Il limite dei sei anni varrebbe soltanto per i procedimenti che riguardano gli imputati incensurati, a quanto pare...

    «Non capisco perché una norma che dovrebbe servire a velocizzare i processi dovrebbe distinguere chi è in- censurato da chi non lo è. L'accertamento processuale della verità non è un premio. Se si vuole introdurre una regola di efficienza questa dovrebbe avere valore generale».

    Il vice presidente, Nicola Mancino, annuncia che il Csm darà un parere sul disegno di legge per il processo breve, anche se non richiesto . Il Pdl Quaglianello, al contrario, rilancia la disciplina dei pareri. Il Consiglio, afferma, potrà darli solo su richiesta del ministro Guardasigilli...

    «Quando ero impegnato a Palazzo dei Marescialli non capivo la contrarietà di molti per i pareri del Csm che, tra l'altro, non sono vincolanti né per il Parlamento né per il governo. Qual è il problema? Si ritengono inutili le indicazioni di giuristi qualificati che ragionano su una riforma? Se la politica non li vuole tenere in conto faccia pure, ma perché limitare l'attività del Consiglio?».

    Forse perché un parere negativo su un disegno di legge fa rumore e imbarazza il governo.

    «Ecco, appunto: imbarazza è la parola giusta

    In sostanza spiega che di per se, avere una giustizia più rapida piacerebbe a tutti, ma in Italia non ci sono i mezzi, quindi molti processi verranno prescritti (siccome vale anche per i processi già in corso) quali Tyssen, Parmalat, Cirio, Eutelia ecc
    Le accuse di corruzione e concussione sono incluse nel pacchetto (chissà perchè!) ma se rubi una mela rischierai sempre grosso..
    Tutto questo per salvare una persona

    Edited by Simo 0'Rulez - 13/11/2009, 11:18
     
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    chissà cosa staranno pensando i familiari degli operai della Thyssen, o chi è stato fottuto da Tanzi, in questo momento.
    E' vero che lo si fa per salvare una persona, ma stavolta per coprirlo ci va di mezzo pure dell'altra gente, e questo fa incazzare
     
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  3. Lord Tigro O'Riley
     
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    Velocizzare i processi, come concetto non ha nulla di sbagliato.
    Il problema è che la magistratura e la burocrazia soprattutto che stanno dietro a un processo non sono per nulla semplici e prima di dare un limite di durata ai processi sarebbe necessario semplificare e riorganizzare ciò che ci sta dietro.
    Che il premier la faccia per salvare sé stesso e che per questo ci vadano in mezzo migliaia di altri processi è vergognoso.
     
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  4. Naerior
     
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    Si tratta di un ddl che prende un problema, dichiara di volerlo risolvere, e lo aggrava.

    Qual è il problema in questione? Il tempo-giustizia è risorsa scarsa, tanto che il lavoro si accumula.
    Qual è la disposizione del ddl? Occupiamo tempo-giustizia che prima era impiegato per processi utili, con "spazzatura", ovvero processi inutili perché non andranno a completamento.
    Qual è il risultato? Oltre ad uccidere i processi lunghi, cosa che è assolutamente ovvia e sotto gli occhi di tutti, si diminuisce drasticamente l'efficienza della giustizia, ovvero tempo-giustizia sfruttato per processi utili fratto tempo-giustizia totale.

    In altre parole: abbiamo poco tempo? Lavoriamo di meno.

    Al di là della burocrazia, la soluzione sarebbe disincentivare la carriera dell'avvocatura, e incentivare quella della magistratura, in modo da avere più giudici e meno avvocati. Il motivo per cui è importante avere più giudici è ovvio, non altrettanto quello per cui è importante avere meno avvocati.
    Più avvocati => meno lavoro => più ricorsi e meno conciliazioni => più lavoro per la magistratura => più accumulo.

    Cheers,
    Naerior
     
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    Pronto un decreto blocca-processi "E se condannano Mills vado in tv"


    SE IL livello di un pranzo si capisce dall'antipasto, mai come ieri l'esordio di Berlusconi ha fatto capire agli astanti che il Silvio del 2010, quanto a voglia di liberarsi dai processi, è identico a quello del 2009. La cronaca gli offre lo spunto. Giusto alle 12 e 13 gli arriva sulla scrivania la notizia che il 25 febbraio la Cassazione deciderà la sorte della condanna di David Mills, il suo coimputato.

    Arrivano i commensali e lui dichiara perentorio: "O i giudici decidono nel senso che sostengo io o faccio una dichiarazione a reti unificate per dire che la magistratura è molto peggio della mafia". Il "senso" di Berlusconi è presto detto: la Cassazione deve annullare la sentenza perché i pm di Milano hanno artatamente posticipato di un anno la data del reato e quindi la decorrenza della prescrizione. Se il delitto di corruzione è stato commesso nel '99 e non nel 2000 Mills se ne può tornare a Londra tranquillo e lui può governare sereno.

    Grandi riforme all'insegna del partito dell'amore? Immunità per tutti? Solo bubbole. Il premier pensa a se stesso, fa riscrivere il processo breve dal suo fido Ghedini che c'infila dentro almeno altre tre bombe ad personam, è intenzionato a chiedere al Colle un decreto per bloccare i processi. Alle ortiche il legittimo impedimento, in cui c'è troppa discrezionalità dei giudici. Per Napolitano la richiesta è ben altra. Lui la spiega così: "Siccome ci sono le elezioni regionali e voglio stare tranquillo senza l'incubo dei processi, mi serve una soluzione indolore, per cui il presidente ci deve dare una mano. Un decreto, e stiamo tranquilli".


    La nuova trovata non può che uscire dalla borsa di Niccolò Ghedini, il mago dei cavilli giuridici. L'ultima invenzione è questa: un decreto che recepisca la sentenza 333 della Consulta, fresca del 14 dicembre e scritta dall'avvocato Giuseppe Frigo, new entry alla Corte per il centrodestra sponsorizzata giusto da Ghedini, in cui si riconosce una lesione del diritto alla difesa, e quindi l'obbligo di riaprire i termini, qualora, di fronte a una nuova contestazione del pm a dibattimento aperto, l'imputato non abbia avuto la possibilità di scegliere il rito abbreviato. E chi ha ricevuto ben due di queste contestazioni? Berlusconi naturalmente, sia nel caso Mills che in quello Mediaset. E cosa chiederà il decreto? Di congelare il processo per tre mesi - si badi: il lasso di tempo che ci separa dalle regionali - per dare all'imputato Silvio la possibilità di decidere se preferisce usare il rito abbreviato. È da vedere se Napolitano riconoscerà necessità e urgenza di un simile decreto. Ieri il capo dello Stato ha preso in contropiede il premier. Lui si aspettava che fosse Napolitano a chiedergli se aveva novità sulla giustizia ed era pronto a sfoderare l'arma del decreto. Ma il presidente ha evitato un possibile terreno di scontro. Certo che i primi guai arriveranno col processo breve

    Del resto il maxi emendamento - piatto forte del pranzo a palazzo Grazioli - è l'apoteosi della norma ad personam, camuffata come una legge che riprende quelle di bei nomi della sinistra, nell'ordine, Fassone, Ayala, Brutti, Calvi, Maritati, Finocchiaro, Casson, Pisapia. Berlusconi vorrebbe subito il pieno appoggio di Fini, gli indora la pillola ("Con lui voglio riprendere il filo"), ma durante il pranzo Giulia Bongiorno, Italo Bocchino, Ignazio La Russa, di solito loquaci, sono silenti. Solo La Russa dice che "è essenziale un incontro tra i due leader". Con loro Fini, di prima mattina, è stato perentorio. Gli ha detto che senza una precedente istruttoria, in presenza di rapporti politici inesistenti, qualsiasi giudizio va sospeso. Prima serve il chiarimento politico, poi i finiani giudicheranno il maxi emendamento che l'ex aennino Giuseppe Valentino ha scritto ad Arcore assieme a Ghedini e ai leghisti.

    E le conseguenze si vedono. Nel processo breve rientrano tutti i reati, meno gravi, gravi, gravissimi. La corruzione ovviamente resta tra i primi. Tre anni in primo grado, due in secondo, 18 mesi in appello. Ma cosa è scritto nella norma transitoria? La legge si applica subito ai reati commessi prima del 2 maggio 2006, quindi coperti dall'indulto, per i quali, recita l'articolo, "il giudice pronuncia sentenza di non doversi procedere per estinzione del processo quando sono decorsi più di due anni dal provvedimento con cui il pm ha esercitato l'azione penale". Va da sé che i casi Mills e Mediaset rientrano tra questi. È questo il fulcro del maxi emendamento, conta poco che per i delitti gravi si preveda una scansione di quattro, due, 18 mesi per le tre fasi di giudizio, e che per quelli gravissimi si passi a cinque più tre più due dando al giudice la possibilità di spingersi a un terzo in più.

    Altre sono le novità da oggi al Senato: il processo breve viene esteso anche alle persone giuridiche, perché il famoso 231, il decreto che disciplina la responsabilità amministrativa delle società ricadrà nel processo breve. Dibattimento corto anche per tutte le società, quelle di Berlusconi comprese, su cui ricade appunto la responsabilità del reato. E non basta ancora. Processo breve pure per la Corte dei conti. Tre anni in primo grado, che si riducono a due "se il danno erariale contestato non supera i 300mila euro", due anni in appello. Il creditore pubblico avrà meno tempo del privato per rivalersi. Costituzionale? Si vedrà. Per ora Berlusconi ha benedetto il tutto. L'en plein per tutelarlo è fatto. Tant'è che non si parla più di lodo congela processi. Quanto all'immunità sia la sinistra a dire se la vuole.

    Fonte: Repubblica.it

     
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  6. sandei
     
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    meno male che silvio c'è
    SPOILER (click to view)
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    L'ennesima misura salva Berlusconi. Fini s'infuria

    Mills e Mediaset congelati per 9 mesi. Caos al Senato

    Alfano e Ghedini a rapporto da Berlusconi. Ieri pomeriggio da palazzo Grazioli è uscita l'ennesima misura salva Berlusconi che inchioderà il processo Mills contemporaneamente all'entrata in vigore del processo breve, in odore di approvazione definitiva - se i tempi verranno rispettati - entro la fine di gennaio. "Decreto legge già domattina" rilanciavano ieri diverse fonti - Ansa compresa.
    Il Guardasigilli ha provato a cavarsela con un "non so", ma avrebbe portato addirittura un testo direttamente al capo. Solo Gianni Letta alla fine avrebbe stoppato i falchi dall’aprire un nuovo fronte con il Quirinale.
    I boatos comunque in serata hanno infiammato l’aula del Senato, con Pd e Idv che hanno preso a tamburellare le mani sui banchi in segno di protesta e con Schifani che ha sospeso la seduta per cinque minuti.

    Dunque, la battaglia è cominciata. Si tratta di assicurare un doppia blindatura per il premier in attesa dell'approvazione dell'altro provvedimento, quello sul legittimo impedimento che, invece, concluderà l'iter parlamentare entro la metà di febbraio.
    Che bisogno c'era? Nessuno. Ma Berlusconi, come ha avuto modo di ribadire ieri ad Alfano, non vuole correre rischi.Ecco, dunque, piovere sul processo breve un'ennesima forzatura che il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, ha comunque giustificato come "assolutamente necessaria".
    La norma sospenderà fino a 90 giorni quei processi per i quali non è stato concesso di chiedere il rito abbreviato nonostante ci sia stata una nuova contestazione da parte del pm a dibattimento aperto. Guarda caso, proprio quello che è accaduto nei processi Mills e Mediaset.

    Un'altra misura ad personam? Ovvio. Com'è ovvio che gli estensori lo neghino con fermezza: "C'è una sentenza della Corte Costituzionale del 14 dicembre - afferma Caliendo - che impone l'obbligo di un intervento immediato".
    La sentenza è quella della Consulta firmata da Giuseppe Frigo che ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 517 del codice di procedura penale. E che viene ora forzata dal Pdl in modo da calzare alle necessità di Berlusconi, con la scusa che si è creato un vulnus, che bisogna garantire gli imputati e che, dunque, l'intervento legislativo non può attendere. Ma Caliendo, alla fine, ha svelato anche l'importanza strategica di questo nuovo espediente: "Capirete - ha spiegato - che se ne frattempo qualcosa sfuggisse di mano e finisse un procedimento con sentenza definitiva, sarebbe irrimediabilmente viziato".

    Inutile dire che la notizia di quest'ennesimo provvedimento ad personam ha fatto saltare i nervi al presidente della Camera. Qualcuno giura di averlo sentito sibilare ad uno stretto collaboratore: "Questa non gliela faccio proprio passare...".
    È facile pensare che la calendarizzazione del processo breve alla Camera potrebbe incorrere in complicazioni, ma si vedrà. Di fatto ieri, assieme alle voci sull’ennesimo decreto in arrivo, Fini aveva nuovamente dato il proprio stop al ritenere "che la funzione di governo si traduca automaticamente in un'agenda legislativa predefinita a senso unico".

    Sotto tiro, come sempre, l'uso disinvolto degli strumenti legislativi da parte del governo (decreti legge e ricorsi abnormi alla fiducia) solo per perseguire lo scopo di salvare dal giudizio un premier con troppi guai.
    Monito, anche questo, rimasto inascoltato.
    Ma che ha inevitabilmente accelerato il redde rationem tra i due co-fondatori del Pdl. Ormai o la va o la spacca, la misura è colma. "E non si può andare avanti così, a strappi - dicono gli uomini di Fini - senza un chiarimento". Così, ecco Italo Bocchino, il più fedele tra i finiani, annunciare - complice una scherzosa intervista radiofonica - che Fini e Berlusconi si vedranno forse giovedì prossimo.
    L'annuncio è stato accompagnato da parole di distensione ("sono come marito e moglie, che possono litigare ma devono trovare il modo di stare insieme") che non hanno affatto convinto i falchi del Pdl.
    "Il rapporto tra i due è ormai logorato - sostiene un ascoltato spin doctor del Cavaliere come Giorgio Stracquadanio - e Berlusconi continua a non capire cosa vuole mai Fini e perchè continua a mettersi di traverso ogni momento; non vediamo anche noi l'ora che ci sia il colloquio. Che, comunque, un risultato lo produrrà".

    Quanto positivo è dunque tutta da vedersi. Intanto, ieri il processo breve è approdato nell'aula di palazzo Madama, dove è stato accolto dal fuoco di fila dell'opposizione, un copione già studiato dal governo che, se sarà necessario, porrà la questione di fiducia. "Non abbiamo tempo da perdere - ha chiosato Filippo Berselli, presidente della Commissione Giustizia del Senato - il processo breve deve essere approvato entro la prossima settimana".



    Da Il Fatto Quotidiano del 13 gennaio

     
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    Tam tam tre le toghe su internet
    "Al Quirinale con la Costituzione"


    ROMA -Tutti in piazza del Quirinale. Con la toga addosso e la Costituzione in mano. Per manifestare solidarietà e sostegno al presidente della Repubblica e alla Consulta. Per contestare il "processus interruptus", alias processo breve, l'ultima legge ad personam di Berlusconi che tra di loro, nelle mailing list, i magistrati paragonano, per evidenziarne la distruttività, all'ipotetico obbligo, per i muratori, di completare le case a rischio di crollo in sei mesi. In caso contrario tutto sarà buttato giù e "guai a chi pensa di mettere in salvo anche solo un pezzetto, tutto va soppresso, anche la prova legittimamente acquisita, e non sarà consentito nemmeno provare a ricostruire un'altra volta la casa, stavolta in sei mesi, perché se non ci siete riusciti è peggio per voi". La toga chiosa: "Il processo è definitivamente demolito, e con lui la giustizia". Le mail, già nell'indicare l'"oggetto", parlano di "sterminio".

    Mancano quattro giorni alle solite cerimonie d'apertura dell'anno giudiziario, venerdì quella formale in Cassazione a Roma, sabato quelle nei singoli distretti giudiziari. Dal 2002, l'anno del "Resistere resistere resistere" di Francesco Saverio Borrelli (allora procuratore generale di Milano), sono diventate il contenitore per rendere plastico il disagio per una giustizia allo sfascio, per le leggi ad personam, per difendersi dagli attacchi del Cavaliere. Messa a riparo la giornata alla Suprema corte per via della presenza del capo dello Stato, è la seconda quella che i giudici vogliono sfruttare con la contestazione giusta.

    Hanno stampato una Costituzione formato gigante e l'hanno sventolata (2002), si sono messi le toghe nere in segno di lutto (203 e 2004); quest'anno, tra di loro, c'è chi chiede "una protesta forte e simbolica", "iniziative eclatanti e diverse, con un nuovo scatto d'orgoglio, d'entusiasmo, di compattezza, magari di fantasia". I vertici del sindacato, il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini, non hanno ancora deciso, lo faranno mercoledì. Per mantenere l'effetto sorpresa. Ma sui loro tavoli si accumulano le richieste, e tutte mirano "a lasciare un segno" contro un governo che, ancora ieri con il Guardasigilli Angelino Alfano, preannunciava come prossima la (per loro "odiata") separazione delle carriere e del Csm. "Andiamo al Quirinale" dice uno; "disertiamo completamente le cerimonie", propone un altro; "lasciamo soltanto sulle sedie la nostra toga senza presentarci neppure" ipotizza un altro ancora. Oppure: "Andiamoci, ma quando finisce di parlare il presidente della Corte di appello e tocca al rappresentante del ministro, lasciamo l'aula tutti assieme". O ancora: "Restiamo, ma tutti in toga nera ci alziamo in piedi e sventoliamo la Costituzione". In alternativa: "Stiamo lì in silenzio, ma quando attacca a parlare il rappresentante dell'Anm, che starà per tutto in tempo in piedi con un braccio alzato e la Costituzione in mano, noi facciamo lo stesso". Altra soluzione: "Sfiliamo in silenzio e poi consegniamo la toga". I prudenti, e ce ne sono, raccomandano di evitare gesti "rivoluzionari", "perché così facciamo il gioco del centrodestra, è proprio quello che loro si aspettano, magari per cancellare la cerimonia d'inaugurazione, oppure per toglierci la parola".


    Ma, va detto, è una posizione minoritaria. I più spingono per un gesto "significativo". Perché "mentre noi discutiamo e dialoghiamo su come coltivare le aiuole qui si prepara il passaggio dei carri armati". C'è chi cita un passo del 1945 di Elsa Morante su Mussolini che ragiona su un uomo che "si macchiò ripetutamente di delitti che gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna, la privazione di ogni autorità di governo", ma che restò comunque al suo posto. C'è chi vorrebbe comprare intere pagine di giornali per spiegare le proprie ragioni, chi fare dei volantini, chi propone di distribuire in tribunale copie del rapporto Cepej 2008 sulla produttività delle toghe, chi dai vertici dell'Anm si aspetta che "la reazione sia proporzionata all'assoluta indecenza di norme come il processo breve". E dunque "bisogna alzare il livello dello scontro con una denuncia clamorosa e corale dello scempio della giustizia". Perché ogni toga, a partire dai presidenti di corte d'appello che terranno le relazioni sullo stato distrettuale della giustizia, dovrebbero "sentire l'obbligo morale di urlare il loro sdegno facendo capire ai cittadini che queste norme sono proprio per loro il peggiore degli imbrogli".

     
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7 replies since 13/11/2009, 11:06   130 views
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