Il finanziamento pubblico ai partiti e i rimborsi elettorali

Come nacquero, come cambiarono e perché creano sdegno

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  1. The Best Driver
     
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    Un tema secondo me molto attuale, ma già dibattuto a tutti i livelli in passato è il finanziamento pubblico ai partiti, che tecnicamente non esiste più ed è stato più o meno indirettamente sostituito dai rimborsi elettorali.
    Generalmente ha sempre provocato indignazione fra le persone, ha dato adito ad accese critiche dei giornalisti, della gente comune e di svaraiati politicanti (Beppe Grillo e il Partito Radicale in primis). Nonostante tutto questo e un vecchio referendum abrogativo esso esiste ancora, ed è una voce del bilancio pubblico a mio parere non trascurabile.
    Senza dilungarmi troppo, anche stavolta spiegherò prima come funziona e lasciando alla fine le mie opinioni.
    La nascita nel 1974
    Il finanziamento pubblico ai partiti venne introdotto dalla legge 195/1974, dietro la proposta di Flaminio Piccoli (DC). All'epoca la proposta (messa in pratica in 16 giorni) venne giustificata pubblicamente come la soluzione per evitare collusione e corruzione con i grandi poteri economici dell'epoca. Venne infatti introdotto il divieto di ricevere sostegni da strutture pubbliche e l'obbligo (penalmente sanzionato) di pubblicità e di iscrizione a bilancio dei finanziamenti provenienti da privati, se superiori ad una certa cifra.

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    Nell'immagine sopra, da sinistra verso destra: Bruno Kessler, Aldo Moro e Flaminio Piccoli
    Le modifiche del 1981
    La legge 659/1981 modificò lievemente il finanziamento, raddoppiandolo nelle cifre e introducendo un nuovo sistema di bilancio pubblico che però non prevedeva controlli effettivi. Inoltre partiti e politici (eletti, candidati o aventi cariche di partito) ebbero il divieto di ricevere finanziamenti dalla pubblica amministrazione, da enti pubblici o a partecipazione pubblica.
    L'abrograzione tramite referendum del 1993 e il passaggio ai rimborsi elettorali
    Nel dicembre 1993 i Radicali Italiani promossero un referendum abrogativo durante la stagione della sfiducia data da Tangentopoli, vinse infatti l'abrogazione del finanziamento con una quota dei voti superiore al 90%.
    A dicembre dello stesso anno però venne modificato un sistema che è quello tutt'ora esistente: il rimborso elettorale.
    Il 4 per mille ai partiti del 1997
    Una sorta di finanziamento pubblico venne introdotta poi con la legge 2/1997 tramite l'istituzione del 4 per mille ai partiti e formazioni politiche, una possibile scelta che i contribuenti potevano fare al momento della dichiarazione dei redditi ma senza poter indicare una preferenza per una precisa forza politica.
    I radicali promotori del precedente referendum tentarono il ricorso per il mancato rispetto della volontà referendaria ma la Corte Costituzionale non lo accettò.
    SPOILER (click to view)
    Sempre la legge 2/1997 introdusse l'obbligo per i partiti di redigere un bilancio per competenza, comprendente stato patrimoniale e conto economico, il cui controllo venne affidato alla Presidenza della Camera. La Corte dei Conti ebba la possibilità di controllare solo il rendiconto delle spese elettorali.
    L’adesione alla contribuzione volontaria per destinare il 4 per mille ai partiti fu bassissima.

    La modifica del 1999 con il passaggio al rimborso proporzionale
    Con la legge 157/1999, il rimborso cambiò moltissimo in quanto si discostò dalle spese elettorali reali per diventare un compenso in base al numero di voti presi.
    Questa legge prevedeva 5 fondi (ancora oggi esistenti) per le svariate elezioni: Camera, Senato, Parlamento Europeo, Regionali e per i referendum. L'erogazione dei rimborsi però veniva interrotta in caso di fine precoce della legislatura.
    La modifica del 2002 e l'ultimo ritocco del 2006
    La legge 156/2002 trasformò il fondo per il rimborso in annuale, abbassando poi il quorum per ottenerlo dal 4 all'1%.
    Venne pressoché raddoppiato il compenso per le elezioni del Parlamento.
    Con l'ultima modifica introdotta dalla legge 51/2006, l'erogazione dei rimborsi è divenuta quinquennale anche in caso di fine precoce della legislatura. Questa è una delle principali questioni che vorrei trattare dopo, in quanto ha portato ad una sovrapposizione di fondi enorme dopo la crisi politica del 2008.
    I costi di tutto questo e lo studio dell'ARES
    Alla fine le modifiche sopra elencate hanno portato ovviamente ad un dispendio di soldi pubblici, che è andato aumentando in maniera esponenziale.
    Partendo dalle elezioni del 1994, la torta da spartirsi all'epoca era di circa 47.000.000 di Euro in una unica soluzione.
    Con l'introduzione del 4 per mille, nel 1997 venne istituito un fondo transitorio per l'anno in corso di circa 82.000.000 di Euro.
    Per la modifica del 1999, per le elezioni del 2001 il fondo dei rimborsi fu di 193.713.000 di Euro, erogati ai partiti in rate annuali, che vennero poi più che raddoppiati arrivando a circa 468.000.000 di Euro.
    Uno studio dell'ARES ha poi calcolato i soldi percepiti dai singoli partiti nel 2008, denunciando un giro di soldi di proporzioni enormi.
    407.488.386 Euro (che vede un calo rispetto a quanto scritto prima per via di una riduzione simbolica in una legge finanziaria) sono i soldi riferiti alle elezioni politiche del 2008, che si vanno a sommare ai precedenti fondi della legislatura precedente preocemente interrotta.
    Grazie a questa serie di erogazioni, anche i partiti esclusi dal Parlamento riescono a sopravvivere, e persino quelli che non raggiunsero l'1% dei voti hanno qualche possibilità grazie alle erogazioni precedenti.
    I voti venivano inizialmente contati 800 lire l'uno, passando poi nel 2002 ad 1 € e aumentando via via fino ad arrivare a 5 €.
    Ma vediamo lo studio dell'ARES (Agenzia di ricerca economico-sociale) ha calcolato la spartizione della "torta dei rimborsi" per le elezioni del 2008.
    Per questioni di successo elettorale, il più premiato risulta il PDL con 160.446.990 Euro, da sommare ai circa 170 milioni della tornata del 2006 guadagnati da AN e Forza Italia e che verranno erogati fino al 2011.
    IL PD si è guadagnato una cifra simile di 141.998.246 €, da sommare ovviamente ai vecchi rimborsi del 2006.
    Lega Nord, più piccola, ha diritto ad una cifra di 35.339.331 a cui vanno sommati circa 21 milioni della tornata precedente.
    Avendo superato l'1%, il Movimento per le autonomie riceverà 4.670.297 Euro.
    L'UDC potrà ricevere 24.018.774 Euro (più i 32 milioni precedenti), l'IDV 18.427.608 euro (con i 12 milioni circa del 2006).
    I partiti della Sinistra Arcobaleno e La Destra, pur rimanendo fuori dal Parlamento hanno diritto rispettivamente a 13.356.565 (più i 51 milioni di prima) e 9.629.998 €.
    Lo studio dell'ARES è di aprile 2008, riporta anche altre cifre (in caso si mantenga questo sistema), stimando circa il miliardo di Euro per le altre elezioni, tra cui le europee del 2009. Inoltre questo studio stima che non più del 40% di questi soldi vengono usati per le spese elettorali effettive.

    A tutt'oggi il Partito Radicale (contrari da sempre), Beppe Grillo e svariati giornalisti (tra cui anche Marco Travaglio) continuano ad esprimere denuncia e sdegno per questo sistema, e i primi due movimenti politici a quanto pare hanno deciso di rinunciare a questi rimborsi.
    La questione dei rimborsi ai partiti è stata ampiamente trattata all'interno del famoso libro "La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili" di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, due giornalisti del "Corriere della sera".

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    Nell'immagine sopra: Marco Pannella, leader dei radicali e da sempre contrario ai rimborsi elettorali.
    Io non sono contrario ad un piccolo finanziamento o ai rimborsi elettorali come principio (è utile qualcosa che permetta di fare politica a chi non è ricco), ma questo sistema mi pare veramente pessimo e fuori da ogni logica, ed è uno dei motivi per cui penso non si debba andare ad elezioni anticipate (costerebbero troppo e alimenterebbero questo gioco perverso) e mi piacerebbe poter vedere una pesante riforma di questo sistema prima ancora della legge elettorale. Peccato che di questo ne senta parlare assai poco.
    Una riduzione drastica e una riforma dei metodi di erogazione di questi soldi credo sarebbe utile non solo a livello economico, ma anche per la credibilità della politica di cui tutti lamentiamo il suo alto costo. Oltre a questo ci sono i privilegi economici dei parlamentari o per esempio i costi (molto riservati) della Presidenza delle Repubblica che parrebbero essere 4 volte superiori dei costi della corte del re e della regina d'Inghilterra.
     
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