La rivolta Libica e l'impatto a livello economico

Economia ed energia tra Italia e Libia

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    Guardando oggi Rai News 24 e leggendo il sito Quotidiano Energia mi è venuto in mente che forse era utile aprire questo topic.

    Come ben saprete il nord Africa è attualmente in tumulto, notizie (non sempre confermate) di rivolte e di morti si rincorrono per il mondo. Qui sul forum principalmente Leonatos si occupa della trascrizione e dela divulgazione di queste notizie.
    Tra i Paesi in rivolta troviamo la Libia, che con l'Italia ha rapporti economici ed energetici che vanno ben oltre quelli tra i leader (Gheddafi e Berlusconi, molto contestati) e le dispute storiche.
    Italia e Libia sono infatti partner commerciali, e la Libia per l'Italia risulta essere un importante fonte di gas e petrolio (le esportazioni di greggio della Libia sono infatti indirizzate all'Italia per circa il 39%), in particolare dopo il Trattato di Bengasi del 2008 che ha fatto stringere i rapporti tra i due Paesi.
    SPOILER (click to view)
    Il trattato prevede molte cose tra cui il rispetto dei diritti umani in Libia e l'aiuto nel contrasto all'immigrazione clandestina, visto che le coste libiche sono una importante partenza per gli scafisti.
    La seconda parte del trattato, relativa alla chiusura del passato, è la più onerosa per l'Italia: il governo italiano si impegna a realizzare infrastrutture in Libia per un valore di 5 miliardi di dollari, tramite esborso di 250 milioni di dollari all'anno per 20 anni. I fondi sarebbero reperiti tramite addizionale IRES a carico delle aziende petrolifere. L'esecuzione dei lavori sarebbe affidata a ditte italiane, e i fondi sarebbero gestiti direttamente dall'Italia. Le confische delle proprietà agli italiani in Libia negli anni '70 sono state compensate con 600 milioni di Euro.

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    Nell'immagine sopra: il colonnello Muammar Gheddafi, massima autorità del regime libico dal 1969 come "Guida della Rivoluzione".
    Le cifre delle relazioni economiche tra Italia e Libia
    Fra il 2008 e il 2010 Italia e Libia hanno visto scambi per circa 40 miliardi di Euro.
    La banca centrale libica e il fondo sovrano hanno investito circa 2,5 miliardi per l'acquisizione del 7% di Unicredit, principale banca italiana di cui risultano i principali azionisti.
    Con il 7,5% delle quote azionarie della Juventus, la Libia e il quinto investitore a Piazza Affari.
    Inoltre la libica Lafitrade, insieme a Fininvest, controllano il 10% di Quinta Communications, società di Tarak Ben Ammar.
    Cesare Geronzi, patron di Generali, ha accolto anni fa la Libia nel patto di società di Banca di Roma (poi Capitalia).
    A questo bisogna aggiungere gli investimenti legati al trattato di Bengasi, tra cui i primi 2,3 miliardi per l'autostrada libica e una seria di commissioni a ditte italiane, tra cui elicotteri a Finmeccanica, la costruzione di un centro congressi a Impregilo e l'appaltamento della segnalazone ferroviaria all'Ansaldo.
    La Libia poi è a stretto contatto con l'ENI di cui parlerò meglio dopo.
    Alcune di queste aziende, dopo l'inizio della crisi libica hanno visto perdere punti in borsa, ecco a cosa mi riferivo quando ho detto che "ai mercati finanziari l'instabilità non piace".
    I rifonimenti energetici, il ruolo del'ENI e l'aumento del costo del greggio
    L'ENI di Enrico Mattei è stata una delle prime aziende petrolifere a operare in Libia. È stata proprio l'ENI a costruire l'unico gasdotto che unisce la Libia con l'estero.
    Tra l'altro l'1% dell'ENI è stato acquisito dai libici, che hanno prolungato di 25 anni le concessioni energetiche (gas e petrolio per lo più), in cambio di investimenti ENI per 28 miliardi di Euro.
    La crisi libica e di altri Paesi rischiano di mettere in difficoltà l'Italia in particolare per il gas (trasportato principalmente attraverso 4 gasdotti) che attualmente proviene quasi tutto da Russia, Norvegia, Algeria e Libia.
    Infatti le ultime notizie parlano della chiusura del Greenstream, il gasdotto tra Libia e Sicilia, oltre al rimpiatro dei tecnici italiani dell'ENI per motivi di sicurezza.
    Per il petrolio il problema è più ridotto in quanto tramite le navi è comunque possibile farlo arrivare da molti Paesi, circumnavigando l'Africa in caso di chiusura del canale di Suez, Inoltre l'OPEC ha garantito l'aumento di produzione in caso di necessità. Comunque in Libia i terminali e le raffinerie del petrolio sono già fermi.
    Tutto questo però ha portato a un aumento del costo del greggio, arrivato oggi a 108 dollari al barile in Europa.

    Le preoccupazioni sono comunque tantissime, principalmente quella di un afflusso di immigrati clandestini dalla Libia al punto da arrivare ad una emergenza umanitaria di profughi, visto che la crisi libica rende difficile i controlli e il rispetto del trattato di Bengasi, a rischio quasi nella sua interezza.
    Lega Nord ha proposto di distribuire il flusso di immigrati anche nel resto dell'UE che però ha già fatto sapere che non intende accettare una proposta del genere.
    Molteplici gli inviti comunque alla calma sia dalle istituzioni italiane che dall'UE per il passaggio alla democrazia e alla fine della violenza.
    Bersani oggi poche ore fa è intervenuto a Roma ad un comizio per la Libia facendo le sue proposte e criticando la linea diplomatica e i rapporti tra Berlusconi e Gheddafi che ha visto negli ultimi anni molti incontri e una certa ostentazione di atteggiamenti da e nei confronti del leader libico.

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    Nell'immagine sopra: una barca di immigrati in arrivo a Lampedusa. L'isola siciliana oltre che importante meta turistica è per motivi geografici il principale porto di arrivo degli scafisti con i clandestini.
    Personalmente sono molto preoccupato a livello energetico, per il gas avremmo molti meno problemi se qualcuno non avesse fatto tanto ostruzionismo sui rigassificatori (ecologisti in primis) e se avessimo usato più metodi di produzione dell'energia, compreso magari il nucleare a cui sono sempre stato tendenzialmente favorevole. Questo spiega in parte perché ho sempre avuto repulsione non per l'ecologia, ma per gli ecologisti ostruzionisti italiani.
    Sono anche preoccupato a livello finanziario e per l'immigrazione, trovo inaccettabile che l'UE si rifiuti di aiutarci e intervenire, non possiamo essere UE solo quando fa comodo e lasciarci da soli a gestire l'arrivo di migliaia di immigrati, dopo che essa si è espressa per aiutare la transizione nel nord-Africa.
    Per quanto riguarda la Libia poi l'ho già detto, in un clima del genere credo si sia vicino al colpo di stato o alla divisione del Paese in chiave tribale, e la storia ci insegna che le conseguenze di rado sono positive.
     
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