[CineForum 154] La Classe Operaia Va In Paradiso

Dal 21.05.12 al 27.05.12

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    Il Film Della Settimana
    Proposto da
    Sampey


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    Dopo Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto (Cineforum 15)
    Dopo Todo Modo (Cineforum 59)
    Dopo La Decima Vittima (Cineforum 84)
    Ecco un'altra proposta targata Elio Petri, regista Scomodo, come questo film.

     
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  2. Richard Rahl
     
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    Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi?

    Ormai è il terzo film di Petri che vedo grazie al cineforum...

    Com'è passata la visione del film?

    Abbastanza veloce

    C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito?

    "A che cosa le fa pensare questo dito..." "A l'usel..."

    Anche la scena di sbroccamento finale con tanto di punizione a paperon de paperoni...

    Avresti cambiato qualcosa?


    No

    Come ti è sembrata la recitazione?

    Volontè :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino:
    Gli altri abbastanza bravi tutti.

    Quale Oscar gli gli assegneresti?

    Miglior attore protagonista

    Commento libero:

    Un film sicuramente interessante che parla di un momento in cui i diritti dei lavoratori non erano rispettati come ai giorni nostri, lì si viveva di cotimo e chi produceva di piu guadagnava di piu. Il lavoro però era un qualcosa di terribilmente alienante, soprattutto nelle catene di montaggio, dove l'operaio non era padrone di sapere nulla relativamente a quello che stava facendo; a tal proposito è emblematico il discorso che Lulù ha con il vecchio operaio ormai finito in casa di cura, nel quale l'anziano racconta di quando prese l'ingegnere per il collo chiedendogli dove andasse a finire il suo lavoro....
    Questo film fa una critica perfetta del mondo del lavoro dell'epoca, in cui in un modo diverso da quello attuale si sentiva molto di più il divario tra la classe operaia e il padrone. Nel mezzo vi è la vicenda di Lulù che passa dal ruolo di Stakanovista a quello di ribelle emarginato con tanto di crollo emotivo. In tutto il film Volontè è magistrale, rendendosi assolutamente credibile sia da sano che da "matto"...
    Poi nel film possiamo vedere l'abile regia di Petri che usa inquadrature a volte claustrofobiche con maestria, giocando molto con i primi piani e l'espressività di Volontè.
    Ultimo ma non per importanza il Maestro Morricone, quando c'è lui alle musiche si può stare sicuri che il prodotto sarà eccelso.

    Voto finale: 8+
     
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  3. Riolf
     
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    Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi?
    Petri è sempre interessante

    Com'è passata la visione del film?
    Tra alti e bassi

    C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito?
    Quando "uccide" il pupazzetto di Zio Paperone urlando "CONTROLLA LUI! COSA CONTROLLI???"

    Avresti cambiato qualcosa?
    Avrei fatto schiattare il protagonista alla fine (o in manicomio con l'altro vecchio)

    Come ti è sembrata la recitazione?
    Volontè è qualcosa di straordinario. Il miglior attore italiano di sempre. Gli altri bravi, mi sarei aspettato di piu' dalla Melato (ma ha avuto comunque poco spazio per esprimersi)

    Quale Oscar gli gli assegneresti?
    Miglior attore protagonista

    Commento libero:
    La classe operaia è un film interessante. Un opera che scava a fondo nel malumore che si percepiva in quel periodo, trasportandoci nel bel mezzo delle lotte che hanno intrapreso gli operai per avere un lavoro più dignitoso. Il tutto è condito, come nello stile di Petri, da una coraggiosa vena polemica: i sindacalisti sono dipinti come dei paraculo, mentre il movimento studentesco come un gruppo di figli di papà nullafacenti (il film infatti uscì accompagnato da grandissime critiche della sinistra di allora). Nel mezzo ci stanno gli operai come Lulù, le vere vittime del sistema, che ne usciranno quasi sempre sconfitti. Ho detto quasi perchè Lulù alla fine verrà riassunto, seppur alla catena di montaggio. Finale che mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca sinceramente, avrei spinto ulteriormente verso la drammaticità mandando il protagonista in manicomio assieme a Militina.

    Finito di guardare il film la prima domanda che mi sono fatto è stata: cosa sarebbe stato il tutto se l'attore protagonista non fosse stato Volontè?
    Mi lancio verso l'ennesima lode al miglior attore italiano di sempre, in grado di focalizzare totalmente l'attenzione su di se, trasformando ogni interpretazione in oro colato. Anche in questo caso fa fare un grosso salto di qualità a un film che, rispondendo alla domanda d'apertura, non avrebbe avuto sicuramente questa qualità.

    Quello che non mi è piaciuto sono stati i frequenti cali di ritmo che un pochino annoiano e la perenne confusione che aleggia per tutta la durata dell'opera. Tanto fumo e poco arrosto insomma, forse il tutto è preso a un livello troppo sofisticato perchè mi possa piacere appieno. Avrei inoltre dato piu' spazio alla mitica Melato e reso il finale piu' incisivo come già detto.

    Il voto è comunque pienamente positivo, perchè l'interpretazione di Volontè nasconde bene le magagne della pellicola

    Voto finale: 7.5
     
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  4. thenameless12
     
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    Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi?
    Non tra i miei generi.

    Com'è passata la visione del film?
    Abbastanza scorrevole, questo paragonando alla prima visione che avevo avuto e sofferto.

    C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito?
    Quando torna a lavorare: "Non è che non posso, è che non ne ho voglia!" e il siparietto con lo psicologo che ne segue.

    Avresti cambiato qualcosa?
    Niente in particolare.

    Come ti è sembrata la recitazione?
    Grande Volontè che riesce a rendere alla grande un operaio frustrato, aggiungo che è il suo primo film che vedo, e si sono un ignorante per questo motivo XD.

    Quale Oscar gli gli assegneresti?
    Ovviamente Miglior Attore Protagonista.

    Commento libero:
    "La classe operaia va in paradiso" è un film ambientato negli anni '70, in cui la situazione lavorativa non era delle più rosee (non che adesso sia meglio): i sindacati erano impotenti, le ore di lavoro eccessive e c'era una grande disparità tra il "popolo" e il "padrone"; in mezzo a questi eventi si colloca la figura di Lulù.
    Il nostro protagonista è un fermo credente dello stakanovismo e della paga con il cottimo, non perchè vuole esserlo ma perchè deve, dato che deve mantenere, in teoria, due famiglie.
    La condizione di Lulù cambia rapidamente, passando ad essere quasi un pazzo sovversivo e Volontè riesce a dare veramente l'impressione che il suo personaggio abbia aperto gli occhi verso lo sfruttamento subito.
    Arrivando al sogno alla fine del film, gli operai cercano di guadagnare diritti come se dovessero guadagnare il paradiso, cercando di sfuggire alle grinfie di un lavoro alientante; fatto che accadeva allora come adesso, seppur con le adeguate differenze.
    Tutte le azioni che si susseguono fanno avvicinare il nostro "eroe" al suo amico Militina e alla casa di cura e tutto questo viaggio è stato molto curato nella recitazione da parte dell'attore che riesce a calarsi in una parte contraddittoria e non semplice; ovviamente è proprio questo il perno del film mentre le altre figure del film fanno il loro dovere, tra cui è presente l'interessante figura del Militina, uomo che incarna tutte le paure ed insicurezze di Lulù.
    Oltre aver scoperto Volontè come attore, posso dire di aver esplorato uno scorcio di storia neanche troppo lontano dai nostri tempi, ma il film presenta dei cali di ritmo, fatto per cui mi era pesato molto quando lo avevo visto in passato anche se adesso sono riuscito ad apprezzarlo meglio.
    Posso infine dire di esser stato sorpreso da questo film.



    Voto finale: 8
     
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  5. Amexis
     
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    Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi?
    E' un film che conosco a memoria.

    Com'è passata la visione del film?
    Nonostante il film mi piaccia trovo delle parti molto pesanti, altre però molto veloci.

    C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito?
    un bullone, un culo, un bullone, un culo... Grande capacità di Volontè bello il girato di Petri e meraviglioso lo spaccato dell'uomo macchina... Da insegnare!!!

    Avresti cambiato qualcosa?
    No assolutamente.

    Come ti è sembrata la recitazione?
    In questa domanda ogni mio riferimento a Volontè è superfluo.... Davvero ottimo, eccezionale come solo lui sa fare. Bravissima anche la Melato che anche questa volta è una sua ottima partner. Davvero ottima la recitazione non c'è che dire....

    Quale Oscar gli gli assegneresti?
    Miglior attore protagonista e anche miglior film straniero.

    Commento libero:
    Perdere un dito in una fabbrica dove vige il cottimo e dove serve il lavoro manuale e la completa forza fisica è come diventare impotenti e questo è il messaggio migliore che un regista potesse lanciare negli anni '70 a chi pensava che il lavoro in fabbrica fosse solo questione di muscoli e di forza di carattere. Quando il mondo del lavoro era ancora sottoposto a rigide regole di cottimo e di capacità del singolo, con tempi cronometrati e quantità di produzione precise e rigorose.
    La critica di Petri si scaglia con decisione verso il mondo del lavoro, della protesta sindacale mai veramente incisiva ed obiettiva e contro quegli operai che osannavano, come ancora fa qualcuno oggi, il posto di lavoro come un favore divino e non come un diritto ed il salario come qualcosa di mistico e non come il frutto risicato delle proprie fatiche.
    La regia di Petri è sobria e pungente, affidato alla caratura scenica di un eccellente Volontè che incarna tutte le sicurezze e le spavalderie di un uomo senza troppi scrupoli degli anni '70, il quale poi si avvicinerà, sentendolo sulla propria pelle, alla meschinità data da quei ritmi e da quel modo di lavorare che lui stesso osannava.
    La riscoperta della necessità di un unione sindacale intrisa di proletariato totale e di lotte relativamente di classe, dove la parrucchiera e l'operaio non sono quelli della Wertmuller, ma quelli di una società ancora lontana dai tempi del consumismo accelerato, ma già incamminati verso una situazione sociale ed economica, vedasi il Paperon de Paperoni, che ha portato fino ai giorni nostri.
    Il Film andrebbe guardato solo per la capacità eccelsa di Volontè di entrare nei panni di un operaio degli anni 70, di essere realmente come lui, di pensare davvero come lui e di avere le sue stesse remore e le sue stesse spavalderie.
    E' però un'opera completa che riesce ad entrare, con la sua analisi morale, all'interno di una società in cambiamento, che la rende nuda ed evidente, asciutta e pregnante di realismo.
    Petri ha creato un film neorealista negli anni '70 e nessuno lo ha mai ricompensato abbastanza, forse perchè era il degno compare di un sempre dimenticato e grande Volontè.

    Voto finale: 8.75
     
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    Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi?
    Guardo spesso film di denuncia sociale (chiamiamoli anche realisti senza anteporci dei "neo" o "neoneo").

    Com'è passata la visione del film?
    Non è un film che passa veloce, bisogna ammetterlo.

    C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito?
    Ci sono dei discorsi memorabili di Volontè, dal modo di concentrarsi pensando ad un culo, alla maniera con cui ha tirato su un mucchio di soldi col cottimo ("ma pedalare!"). Però la scena che se la prende col pupazzo di Paperone mi ha fatto morire.

    Avresti cambiato qualcosa?
    Forse una ventina di minuti li avrei rosicchiati qua e là.

    Come ti è sembrata la recitazione?
    Penso che se a Volontè gli chiedessero di recitare volontariamente male non ne sarebbe capace. Mostruoso come sempre. Tutto il resto diventa solo contorno.

    Quale Oscar gli gli assegneresti?
    Attore Protagonista.

    Commento libero:
    Ennesima proposta per un film di Elio Petri, ormai metà filmografia ve l'ho proposta.
    Ma credo che registi di questo calibro debbano essere portati avanti, fatti conoscere ai giovani, così come il cinema Italiano deve essere fiero e riconoscente a uomini e artisti di questo calibro che hanno saputo usare la settima arte per raccontarci delle grandi verità del nostro tempo. Verità che ci accompagnano tutt'ora. E non solo, Petri era scomodo, hanno sempre tentato di distruggere i suoi lavori, di sminuirlo e di mortificarlo. Ma mi auguro che la sua reazione sia stata quella di battersene le palle (anche se di certo trovare produttori per film come questi non dev'essere stato facile).

    Questa volta nelle mire di Elio ci finisce la classe operaia, il lavoro a cottimo, la lotta studentesca e i rapporti sociali/familiari che questo sistema crea. Ce n'e per tutti, nessuno si salvi.
    Ed è forse proprio questo il motivo dell'accoglienza fredda della critica, tutta. Si perchè se attacchi il sistema sei pericoloso e se lo fai con un film sei anche contenibile, basta tagliarti le gambe e limitare la distribuzione del tuo prodotto. Ma i lavori validi prima o poi tornano, e sopravvivono.
    Ed ecco qua, 40 anni dopo ad ammirare un altro impegnato lavoro, che ripropone uno straordinario e ispiratissimo (come sempre) Volontè nel ruolo di Lulù, lavoratore a cottimo stakanovista, odiato da tutti i compagni che, partendo da una totale situazione di assuefazione da lavoro, a casa di un grave incidente cambierà completamente il modo di rapportarsi al lavoro, anche se poi il cerchio si chiuderà con un nulla di fatto e una triste realtà da accettare : i padroni vincono, il popolo perde (mi sembra sia molto in voga ultimamente questa situazione, accettata all'unanimità dal popolo italiano che crede di risolvere i problemi postando petizioni e lamentandosi su facebook :eek3: ).

    Petri è bravo, aiutato da un'ottima (e fastidiosa) colonna sonora molto "Industrial", a criticare tutto e tutti senza doverlo necessariamente spiegare : la critica è nell'atteggiamento dei personaggi, nella sceneggiatura stessa, negli avvenimenti. Il dipinto è disarmante, almeno per anni 70, ma se lo riportiamo ad oggi non saprei davvero fare un paragone, nel film gli studenti dicono "Lavorerete 8 ore, uscirete che sarà buio".....questo ai giorni nostri è routine giornaliera (per i fortunati che hanno un lavoro), non c'e nessun cottimo e se ci fosse probabilmente molte persone ne gioverebbero (io ad esempio). In sinstesi mi domando come sarebbe "La Classe Operaia Và In Paradiso 2012".

    Tecnicamente il film presenta la solita regia attenta anche se meno curata nei movimenti rispetto a tutti gli altri film del regista, suppongo che il tutto sia voluto per creare un senso di destabilizzazione allo spettatore.
    Per Volontè inutile innalzare i soliti elogi, è un mostro, da solo regge il film, punto.


    L'angolo della Chicca :
    L'ultima persona che si vede nel film, proprio prima dei titoli di coda (subito dopo il sogno surreale raccontato da Lulù) e' Ennio Morricone.

    Voto finale: 8.5
     
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  7. Nonno Face
     
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    Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi?
    Il cinema italiano d'interesse sociale è decisamente tra i miei generi preferiti.

    Com'è passata la visione del film?
    Non è stata delle più leggere, ma in ogni caso interessante.

    C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito?
    "COSA CONTROLLI??? TI SPEZZO IO!! TI SPACCO!!" con il pupazzo di Zio Paperone è stata forte :hihi:

    Avresti cambiato qualcosa?
    L'unica cosa che ho trovato un po' fastidiosa è che a volte le discussioni sono un po' confusionarie e non ci si capisce una mazza, ma sono dell'idea che si tratti di una cosa voluta, quindi...

    Come ti è sembrata la recitazione?
    Beh sembra quasi ripetitivo elogiare Volonté ogni volta, ma vista la poca conoscenza che si ha di lui ai giorni nostri, mi sembra il minimo.
    Mi sono reso conto, ma magari è un illusione mia, che la sua prova sembra valorizzare, quasi far rendere meglio, tutto il resto del cast.

    Quale Oscargli gli assegneresti?
    Darei a Volonté quello come miglior attore, e lo farei rinominare "premio Volonté" :hihi:

    Commento libero:
    Insieme con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (qui già visionato) e La proprietà non è più un furto, La classe operaia va in paradiso è la realizzazione per mano di Elio Petri con la collaborazione di Ugo Pirro, di una sorta di trilogia della nevrosi: la nevrosi del potere, del denaro e del lavoro. Tre elementi che sono criticati da Petri, quali appunto fonti di nevrosi sociale e alienazione, tema a mio avviso cardine nella poetica dell'autore, per quanto ho potuto vedere.

    Nel costruire il suo film Petri prende il personaggio di Lulù, classico cocco del padrone, ligio al lavoro e al dovere, operaio modello con una produttività ai limiti dell'umano, e lo porta gradualmente a diventare il simbolo della classe operaia degli anni 60-70. Affronta il tema del lavoro a cottimo, che probabilmente per noi è solo una lontana reminiscenza delle ore di economia aziendale, ma che è stata una vera e propria piaga per i lavoratori.

    E Petri prende chiaramente posizione mostrandoci la trasformazione di Lulù, che dopo l'incidente, cagionato proprio dall'eccesso di sicurezza nei suoi ritmi di lavoro del cottimo. Lulù si trova così a non reggere più i tempi e capisce che quella che si svolge dentro la fabbrica non è vita. Il tutto si svolge nel contesto di contestazione attorno alla fabbrica da parte dei sindacati, e da parte delle forze studentesche, un movimento più radicale ed estremo, del quale Lulù finirà per diventare il baluardo dopo essere stato licenziato a causa della sua protesta.

    Film importante per i temi di rilevanza sociale e storica trattati, scomodo per la forte critica a tutto il sistema. Ed ancora attualissimo, ahimé, dopo 40 anni. Con le dovute proporzioni. Quello che ieri era il problema del cottimo, oggi è la precarietà. Ieri ci si ammazzava di lavoro, oggi ci si ammazza per lavorare. A cosa sono servite tutte le conquiste sofferte in 40 anni di lotta con sangue e sudore?

    La colonna sonora di Morricone, mi ha un po' ricordato quella del già citato "Indagine", qui più martellante accompagnata da sonorità industrial al limite del fastidioso, coerente con le ambientazioni da catena di montaggio, e dal tono generale chiassoso delle scene.
    Qualche parola ancora per il solito Volonté, che mai delude, qui alle prese con il dialetto Milanese e l'operaio medio nevrotico che "si è rotto le balle". La sua presenza è sempre un valore aggiunto, forse tanto forte da rendere i film in cui recita più belli di quanto sarebbero stati se ci fosse stato qualche altro attore. Sono convinto che il mio pensiero riguardo a La classe operaia va in paradiso non sarebbe stato altrettanto positivo.

    E' un film che andrebbe fatto vedere e rivedere, che dovrebbe essere conosciuto, come gli altri della coppia Petri-Pirro, di Francesco Rosi, o interpretati dallo stesso Volonté, che sceglieva sempre questo tipo di lavori "scomodi". Anche se devo ammettere che è quello che probabilmente io ho apprezzato di meno, e la cui visione ho trovato meno piacevole, forse si poteva alleggerire di 15 minuti tagliuzzando qua e la, ad esempio la parte del Militina, non la trovo essenziale per rendere chiaro quanto l'alienazione del protagonista si stia avviando a diventare pazzia.

    Voto finale: 8-
     
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    Come collochi questo film rispetto ai generi che di solito guardi?
    È un genere che difficilmente guardo per la pesantezza ma mi piacciono questi temi.

    Com'è passata la visione del film?
    Onestamente difficile, tantevvero che ho finito di vederlo al quarto tentativo.

    C'è stata qualche scena o qualche frase che ti ha particolarmente colpito?
    Il discorso finale quando si paragona ad una macchina o quando passa in rassegna gli oggetti sui mobili.

    Avresti cambiato qualcosa?
    Avrei tagliato qualcosa qui e là.

    Come ti è sembrata la recitazione?
    «Credo che Gian Maria Volonté sia stato il più grande attore italiano del suo tempo [...] Un camaleonte con un volto solo,
    una voce sola, ma capace di assumere mille volti, mille voci semplicemente indossando mille maschere e tuttavia rimanendo sempre se stesso: geniale e puntiglioso, ossessivo, severo con sé e con gli altri, intollerante fino a divenire talora intollerabile per la sua meticolosità e addirittura per il suo fanatismo professionale.» (cit.)

    Quale Oscar gli gli assegneresti?
    Miglior attore protagonista a Volontè.

    Commento libero:
    Non è facile commentare perché la visione è stata dura, nonostante il film mi sia piaciuto. Ci provo.

    Ludovico Massa, chiamato Lulù, è un operaio che ha ben due famiglie da mantenere: da una parte la ex moglie ed il figlio, dall'altra la nuova compagna ed il figlio di lei. Lavora a cottimo in una fabbrica, dove viene preso di mira dai colleghi in quanto sembra un'instancabile stakanovista, o come si sente dire un "leccaculo". Ciò nonostante la sua vita al di fuori risente di tutto questo: non riesce più ad avere rapporti con la compagna, non esiste nessun tipo di dialogo e la tv è l'unico passatempo. Fuori dall'azienda salgono i cori degli studenti contro la tipologia di lavoro e la schiavitù praticamente forzata, e poi arriva un giorno in cui Ludovico perde un dito. Il tutto viene rappresentato su livelli a volte alti ed a volte meno, con qualche minuto di troppo che potrebbe stancare uno spettatore poco pronto rispetto all'enorme entità della pellicola.

    Pellicola non facile, male accolta all'epoca (e non la prima per il povero regista), perché presenta in modo spietato ed assai crudo la quotidinità dell'operaio in fabbrica, con movimenti ripetitivi (quasi mi veniva in mente Tempi Moderni) ed un'annullamento della propria persona.
    E' quando salta via un dito che Lulù si rende conto della sua situazione; la sua quasi-pazzia ed ossessione dei particolari sembra però venire quando sarà reintegrato nel mondo del lavoro. Non che ciò sia una vincita. Anzi.

    Magistrale la regia e l'atmosfera che si respira, grazie ad immagini anche "disturbanti"; la colonna sonora firmata da Morricone non può che arricchire il film, con temi che ricordano quelli di "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", ma comunque più adatti ad un film più "industriale" come questo. E' Morricone, non è Uno Stronzo Qualsiasi.

    Un applauso ed un paragretto a parte se lo merita Volontè. Potrei passare ore ad elogiare la sua bravura. E' un Mostro, di quelli che sono nati per fare questo mestiere, e lui lo ha sempre fatto in modo eccelso. I suoi occhi, i suoi gesti, la sua voce. Non c'è NIENTE fuori posto, regge da solo 2 ore di pellicola. Ci vorrebbero 92 minuti di applausi (cit.), ma non sarebbero comunque abbastanza.

    Voto finale: 7,5

    «Ma che vita è la nostra? ...Io sono una macchina...»

     
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7 replies since 20/5/2012, 18:22   122 views
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