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Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta
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CITAZIONE (C@te @ 9/4/2014, 12:42)secondo questo articolo a casa dei miei suoceri sono fermi al 1985
pure casa dei miei suoceri, se è per questo.
manca solo la tappezzeria e il posacenere a pressione. -
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che bello scoprire che pure la gastronomia è diventata radical chic . -
.QUOTE (C@te @ 9/4/2014, 12:42)secondo questo articolo a casa dei miei suoceri sono fermi al 1985
pure casa dei miei suoceri, se è per questo.
manca solo la tappezzeria e il posacenere a pressione
Comunque anche il cibo in gelatina pare sia démodé.. -
Simo0'Rulez2.
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Vogliamo parlare delle cascate di prosciutto anni 80?
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tu lasciamo con quella cosa, una bottiglia di quello buono e mi fai felice.
Certo, se ti avanza del culatello e un po' di pane croccante.... -
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aggiungerei del volgare parmigiano e siamo a posto. -
**AlenA**.
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Simo0'Rulez2.
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Secondo me questi alimenti sono di moda ora nei paesi ex URSS. -
.CITAZIONEScaloppine ai funghi
Quando ero alle elementari (quindi gli anni ottanta erano finiti da un pezzo) andavo alla mensa della scuola. Era un posto da incubo: a parte le pareti bianche riflettenti che ti accecavano appena entrava un raggio di sole, c'era un'eco pazzesco. Immaginate 100 bambini dai 6 ai 10 anni a schiamazzare nelle grotte di Frasassi e avrete una pallida idea del fracasso infernale che c'era là dentro.
Si mangiava anche da schifo, ma quello non ve l'ho detto perché lo davo per scontato.
Ricordo che un giorno abbiamo mangiato le scaloppine ai funghi senza scaloppine e senza funghi. Nel senso che facevano talmente cagare che la fetta di carne era fine come il prosciutto ed era immersa in una brodaglia che probabilmente una volta era entrata in contatto con dei funghi, chiaramente non pervenuti.
C'era il mio compagno di banco, un tipo basso e rompipalle ma simpatico, che faceva storie perché non voleva mangiare le scaloppine. La maestra (che era vecchia e gobba) si è messa accanto a lui per invogliarlo.
Dai Mario, mangia le scaloppine!
No. Io sono allergico alle scaloppine!
Il racconto edificante potrebbe finire qui, dato che a questo punto ho trovato una scusa eccezionale per rifiutare le pietanze che non mi piacciono. Una volta che dici "Sono allergico" la gente smette di rompere le palle. Provare per credere.
Anche se ogni tanto, mentre gli altri commensali addentano l'astice con voracità ti lanciano occhiate di commiserazione perché non puoi gustare tale prelibatezza e ti tocca mangiare una fettina di prosciutto. Non sanno che in realtà l'astice ti fa schifo con quelle antennine che escono dal davanti e gli occhietti inquisitori che sembrano dirti: brutto stronzo perché mi stai mangiando?
Ma non è questo il punto. Il mio amico che piangeva di fronte alle scaloppine era solo la prima parte della storia.
Infatti riprende circa un'ora dopo, in classe. Nel primo pomeriggio avevamo lezione di musica (la maestra stavolta era giovane e figa).
Ha preso lo stereo scalcagnato della scuola con una cassetta audio dove erano registrati alcuni brani di musica classica. Poi ci ha detto: prendete il quaderno e dividete una pagina in quattro quadranti. Sentiremo quattro tipi di musica diversi, ognuna che rappresenta una stagione. Dovete disegnare quello che vi fanno venire in mente.
La musicassetta è partita a tutto volume, con la maestra che leggeva e noi che disegnavamo. Io ero concentratissimo: nella sezione "primavera" stavo disegnando una foresta popolata da cervi.
Ad un certo punto mi volto alla mia destra e noto con orrore che il mio compagno aveva vomitato sul banco.
La cosa che più mi aveva colpito è il contrasto tra la musica classica che si sentiva in quel momento e il mio compagno con la faccia come un cadavere che guardava la maestra come per dire: scusa, non l'ho fatto apposta a vomitare sul quaderno!
La maestra è intervenuta subito chiedendo al mio amico se stesse bene. Ha spento la musica e ha subito mandato una nostra compagna a chiamare il bidello per pulire.
Nella classe, che era una vera trappola di aria viziata, c'era un odore insopportabile. Prima io e i miei compagni ci siamo spostati in fondo all'aula. Poi, mentre il bidello in divisa blu puliva con pazienza (da ammirare per lo zelo e l'aplomb dimostrato nella situazione), siamo usciti un attimo per areare il locale.
La mamma del mio compagno di banco, prontamente avvertita dalla maestra, è arrivata a portare via il suo piccolo e noi abbiamo ricominciato a fare lezione.
Questa storia mi ha insegnato molte cose:
- Quando succede qualcosa di spiacevole e inatteso è meglio spegnere la musica, soprattutto se contrasta con lo spirito di quanto sta accadendo in quel momento.
- Le mamme e le maestre fighe sono sempre le migliori quando uno sta male
- Fare il bidello è bello perché di solito non fai un cazzo, però quando ti tocca una mansione schifosa non puoi proprio tirarti indietro. E in una scuola elementare stai sicuro che succede.
- Una volta ripulita la scena del crimine si può tornare alla vita di tutti i giorni.
Ma soprattutto,
- Se non hai voglia di mangiare qualcosa, di' che sei allergico. Sempre che tu non venga imboccato da una maestra vecchia e gobba.
P.S. la maestra era gobba nel senso letterale, non era (che io sappia) tifosa della Juventus.. -
.CITAZIONEScaloppine ai funghi
Quando ero alle elementari (quindi gli anni ottanta erano finiti da un pezzo) andavo alla mensa della scuola. Era un posto da incubo: a parte le pareti bianche riflettenti che ti accecavano appena entrava un raggio di sole, c'era un'eco pazzesco. Immaginate 100 bambini dai 6 ai 10 anni a schiamazzare nelle grotte di Frasassi e avrete una pallida idea del fracasso infernale che c'era là dentro.
Si mangiava anche da schifo, ma quello non ve l'ho detto perché lo davo per scontato.
Ricordo che un giorno abbiamo mangiato le scaloppine ai funghi senza scaloppine e senza funghi. Nel senso che facevano talmente cagare che la fetta di carne era fine come il prosciutto ed era immersa in una brodaglia che probabilmente una volta era entrata in contatto con dei funghi, chiaramente non pervenuti.
C'era il mio compagno di banco, un tipo basso e rompipalle ma simpatico, che faceva storie perché non voleva mangiare le scaloppine. La maestra (che era vecchia e gobba) si è messa accanto a lui per invogliarlo.
Dai Mario, mangia le scaloppine!
No. Io sono allergico alle scaloppine!
Il racconto edificante potrebbe finire qui, dato che a questo punto ho trovato una scusa eccezionale per rifiutare le pietanze che non mi piacciono. Una volta che dici "Sono allergico" la gente smette di rompere le palle. Provare per credere.
Anche se ogni tanto, mentre gli altri commensali addentano l'astice con voracità ti lanciano occhiate di commiserazione perché non puoi gustare tale prelibatezza e ti tocca mangiare una fettina di prosciutto. Non sanno che in realtà l'astice ti fa schifo con quelle antennine che escono dal davanti e gli occhietti inquisitori che sembrano dirti: brutto stronzo perché mi stai mangiando?
Ma non è questo il punto. Il mio amico che piangeva di fronte alle scaloppine era solo la prima parte della storia.
Infatti riprende circa un'ora dopo, in classe. Nel primo pomeriggio avevamo lezione di musica (la maestra stavolta era giovane e figa).
Ha preso lo stereo scalcagnato della scuola con una cassetta audio dove erano registrati alcuni brani di musica classica. Poi ci ha detto: prendete il quaderno e dividete una pagina in quattro quadranti. Sentiremo quattro tipi di musica diversi, ognuna che rappresenta una stagione. Dovete disegnare quello che vi fanno venire in mente.
La musicassetta è partita a tutto volume, con la maestra che leggeva e noi che disegnavamo. Io ero concentratissimo: nella sezione "primavera" stavo disegnando una foresta popolata da cervi.
Ad un certo punto mi volto alla mia destra e noto con orrore che il mio compagno aveva vomitato sul banco.
La cosa che più mi aveva colpito è il contrasto tra la musica classica che si sentiva in quel momento e il mio compagno con la faccia come un cadavere che guardava la maestra come per dire: scusa, non l'ho fatto apposta a vomitare sul quaderno!
La maestra è intervenuta subito chiedendo al mio amico se stesse bene. Ha spento la musica e ha subito mandato una nostra compagna a chiamare il bidello per pulire.
Nella classe, che era una vera trappola di aria viziata, c'era un odore insopportabile. Prima io e i miei compagni ci siamo spostati in fondo all'aula. Poi, mentre il bidello in divisa blu puliva con pazienza (da ammirare per lo zelo e l'aplomb dimostrato nella situazione), siamo usciti un attimo per areare il locale.
La mamma del mio compagno di banco, prontamente avvertita dalla maestra, è arrivata a portare via il suo piccolo e noi abbiamo ricominciato a fare lezione.
Questa storia mi ha insegnato molte cose:
- Quando succede qualcosa di spiacevole e inatteso è meglio spegnere la musica, soprattutto se contrasta con lo spirito di quanto sta accadendo in quel momento.
- Le mamme e le maestre fighe sono sempre le migliori quando uno sta male
- Fare il bidello è bello perché di solito non fai un cazzo, però quando ti tocca una mansione schifosa non puoi proprio tirarti indietro. E in una scuola elementare stai sicuro che succede.
- Una volta ripulita la scena del crimine si può tornare alla vita di tutti i giorni.
Ma soprattutto,
- Se non hai voglia di mangiare qualcosa, di' che sei allergico. Sempre che tu non venga imboccato da una maestra vecchia e gobba.
P.S. la maestra era gobba nel senso letterale, non era (che io sappia) tifosa della Juventus.
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