Baleniere senza più arpioni: il Giappone si arrende all’Onu

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    Baleniere senza più arpioni: il Giappone si arrende all’Onu

    Parte la spedizione invernale, ma per la prima volta non ci saranno uccisioni

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    «Caccia scientifica», la chiamano: tre baleniere giapponesi stanno per far rotta verso l’Antartide e non hanno arpioni a bordo; pare che fino al 28 marzo il loro intento sia compiere ricerche «non letali» sui grandi mammiferi marini per conto dell’Istituto nazionale di ricerche sui cetacei. Si limiteranno a «osservazioni e prelievi di campioni di pelle». La scusa della ricerca scientifica, però - dopo che la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite ha sancito nel marzo scorso che tali ricerche erano spesso un alibi per la caccia illegale - solleva molti dubbi: è già successo che gli esemplari catturati da simili navi, pagate dai contribuenti, siano finiti sulle tavole del Sol Levante.


    I dubbi degli ambientalisti

    Secondo gli ambientalisti anche l’olio di balena, ottenuto dal grasso, viene in realtà usato largamente nell’industria cosmetica, per non parlare della carne: è così pregiata sulle tavole in Giappone da essere venduta a 4.000 yen, circa 30 euro l’etto. Dopo la sentenza Tokyo aveva detto che avrebbe annullato la spedizione invernale in Antartide, poi ha cambiato idea e ha deciso di attuarla nel 2015-2016.
    La querelle, naturalmente continuerà; grazie al cielo, si potrebbe dire parafrasando Greenpeace e Sea Shepherd, in molti continuano a opporsi e a muovere le acque intorno alle baleniere giapponesi, che nella stagione 2013-14 hanno ucciso 251 balenottere e 103 ne hanno macellate l’anno precedente.
    Una caccia assai meno «ricca» del solito, però, grazie alle proteste degli ambientalisti e in particolare di Sea Shepherd, che compie azioni di disturbo nei confronti delle navi e mette in rete filmati impressionanti come quello che riprende da un elicottero una baleniera nel Mare di Ross, nel santuario dei cetacei, nel quale si vedono tre carcasse di balenottera ancora allineate sul ponte, una con l’arpione conficcato su un fianco, un’altra già scuoiata.


    Il santuario antartico

    La caccia alle balene, su cui tutti i Paesi hanno raggiunto da anni una moratoria, è proibita nel santuario antartico, un’area di 31 milioni di miglia quadrate attorno alle coste dell’Antartide, in base alla International Whaling Convention (Convenzione internazionale sulla caccia alle balene, Iwc) del 1994, alla quale il Giappone aderisce. La convenzione consente però ai Paesi membri di praticare la caccia ai cetacei in piccole quantità per «ragioni scientifiche», proprio quelle addotte da Tokyo per giustificarsi.

    Mari sempre più inquinati
    Con o senza arpioni a bordo, dunque, il timore è che il risultato sia lo stesso: i giganti del mare - che già affrontano degrado degli oceani, eliche delle imbarcazioni e inquinamento acustico di navi e sottomarini - finiranno sul mercato o nel piatto.
     
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