La storia triste di Fritz, l’elefante indiano vissuto alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

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    La storia triste di Fritz, l’elefante indiano vissuto alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

    Dopo 25 anni di «servizio» alla corte dei Savoia, l’elefante donato dal viceré d’Egitto venne soppresso per aver ucciso uno dei suoi custodi

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    TORINO - Non tutti lo sanno ma nel corso della sua lunga storia, la Palazzina di Caccia di Stupinigi ha «ospitato» un elefante indiano. Fritz, per la precisione. Attenzione, non parliamo di un animale domestico qualsiasi, ma di un pachiderma capace di diventare una vera e propria star nella prima metà del 1800. Per capire come mai un animale così esotico e maestoso girasse liberamente nei giardini della famiglia Savoia, bisogna fare un salto indietro di… 190 anni.

    Gli anni di Fritz alla corte dei Savoia
    L’elefante Fritz infatti venne donato a Re Carlo Felice di Savoia dal viceré d’Egitto, Mohamed Alì. L’animale arrivò alla Palazzina di Caccia di Stupinigi nell’estate del 1827 in cambio di 100 pecore merinos, per poi rimanere a corte per ben 25 anni. Tutti lo amarono fin dal primo giorno per il carattere mite, per la simpatia suscitata da quella stazza enorme e per le caratteristiche da ballerino. Sì, perché durante la permanenza nella residenza di Caccia dei Savoia Fritz venne utilizzato soprattutto per intrattenere i visitatori con spettacoli, balletti e passeggiate nel parco. Come lecito aspettarsi, prendersi cura di un elefante indiano a Torino non fu un’impresa facile, anzi: Fritz venne nutrito ogni giorno, per 25 anni, con una dieta fatta di 50 pani, 24 cavoli, riso, burro, tabacco e due pinte di vino. Le castagne, capaci di procurargli un’indigestione, vennero utilizzate come premio speciale.

    La depressione e la morte del povero elefante
    Dopo anni d’onorato servizio alla corte dei Savoia, il destino di Fritz cambiò radicalmente con l’ascesa al trono sabaudo di Vittorio Emanuele II: il Re non digerì mai gli altissimi costi per il mantenimento dell’elefante e aspettò con pazienza un pretesto per sbarazzarsene. L’occasione arrivò nel 1852 quando Fritz, caduto in depressione per la morte del custode storico a cui si era affezionato, uccise con colpo di proboscide il nuovo guardano e sfasciò il proprio recinto. Vittorio Emanuele ne ordinò quindi la soppressione, che avvenne l’8 novembre mediante asfissia con l’ossido di carbonio. Una fine tristissima.

    Dove incontrare Fritz
    Immaginiamo di avervi sorpresi abbastanza, ma in realtà le curiosità non sono finite qui. Nonostante siano passati secoli infatti, Fritz è ancora oggi in mezzo a noi: i resti dell’animale sono infatti custoditi ed esposti con cura all’interno del Museo di Scienze Naturali di Torino. In sua compagnia i tanti animali ospitati nella Palazzina di Caccia di Stupinigi che nel corso degli anni vennero utilizzati per creare quello che, di fatto, fu il primo zoo in Italia.

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    Vittorio Emanuele era proprio un infame. Non gli bastavano gli austriaci... pure con gli elefanti se l'è presa
     
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  3. **AlenA**
     
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    Ho letto di molti elefanti indiani che sono impazziti o morti di crepacuore dopo la morte del loro cornak
     
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    QUOTE (**AlenA** @ 1/4/2017, 15:05) 
    Ho letto di molti elefanti indiani che sono impazziti o morti di crepacuore dopo la morte del loro cornak

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3 replies since 1/4/2017, 09:35   31 views
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