Le patate di Federico il Grande re di Prussia e la scoperta di Parmentier

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    Le patate di Federico il Grande re di Prussia e la scoperta di Parmentier

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    Si può dire che le patate di Federico il Grande abbiano cambiato il corso della storia. Inoltre, se Maria Antonietta avesse ascoltato con maggiore attenzione quanto Antoine Parmentier aveva da dire sul povero tubero, forse avrebbe salvato la testa. E magari sarebbe invece di entrare nella storia della gastronomia per l’infelice battuta sulle brioche sarebbe stata ricordata per avere sfamato il suo popolo come accaduto a Federico il Grande re di Prussia.

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    Parmentier e le patate di Federico il Grande
    Farmacista militare Parmentier viene preso prigioniero dai prussiani durante la guerra dei Sette anni (1756-1763) e sopravvive alla fame grazie alle patate. Infatti mentre in Europa il tubero, arrivato dal Nuovo Mondo e ben noto da un paio di secoli, è ancora considerato un cibo adatto solo ai maiali, nel nord della Germania le patate salvano un intero popolo dalla carestia. In realtà anche i sudditi di Federico il Grande redi Prussia non erano affatto propensi a inserire questo volgare frutto della terra nel loro menù quotidiano ma il re decide di piantare delle patate nel suo giardino mettendo, addirittura, dei soldati a guardia del raccolto. Visto che l’ortaggio ha l’aria di essere prezioso, qualcuno lo e decide di assaggiarlo. Il gioco è fatto, la patata entra così nell’uso comune dei tedeschi e da allora è uno degli alimenti base della cucina germanica.

    Questa la leggenda, ma più concretamente sono un inverno particolarmente duro e una tremenda carestia a far scattare l’interesse concreto dei prussiani, con una piccola spinta da parte di un sovrano molto pragmatico; il 24 marzo 1756, Federico II firma il celebre “Kartoffelbefehl”, un decreto con il quale viene imposta la coltura intensiva della patata. Un’ottima idea visto che con gli eserciti che vanno e vengono sulle terre coltivate tutto il resto è, spesso da buttare. Il tubero, che cresce sotterraneo, invece è perfetto per le esigenze di una nazione sempre in guerra. I tedeschi gliene sono, ancora oggi, molto grati.

    Le patate di Federico il Grande
    Colto, intellettuale, raffinato, amico di filosofi fra cui Voltaire, appassionato di musica, Federico di Hohenzollern (1712-1786) riceve in eredità nel 1740 uno stato piccolo, ma con un esercito perfettamente addestrato e lo metterà subito all’opera. Quello che avrebbe voluto essere ricordato come “il re filosofo”, in aperto contrasto con il padre Federico Guglielmo I, “il re sergente”, trascinerà la Prussia e di conseguenza l’Europa in una serie di guerre lunghe e devastanti. I giudizi su questo sovrano, simbolo del dispotismo illuminato, sono contrastanti. Appena salito al trono avvia importanti riforme, protegge le lettere, le scienze e le arti, è tollerante in materia religiosa, ama la sobrietà e la semplicità, però non è un uomo di pace, tanto da diventare successivamente anche un emblema per l’aggressivo militarismo prussiano degli ultimi Hohenzollern e successivamente del nazismo. Hitler lo considera uno dei suoi eroi e in piena guerra fa nascondere i suoi resti mortali; successivamente recuperata la spoglia di Federico II viene finalmente tumulata – nel 1991 con una grande cerimonia – come da suo desiderio in un’aiuola della terrazza di Sans Souci il suo piccolo castello roccocò nel grande parco di Potsdam, accanto agli amatissimi levrieri. Sulla tomba ci sono sempre mazzolini di fiori e patate, il dono più grande fatto dal re al suo popolo.

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    Ma torniamo a Parmentier il quale rientra in patria con l’idea fissa di promuovere anche in Francia la coltivazione di un prodotto che è una vera e propria manna dal cielo. Impresa non facile anche perché nel 1748 il Parlamento di Parigi ha addirittura vietato la coltivazione del tubero ancora considerato velenoso. Ma Parmentier insiste asserendo che questo frutto della terra che può davvero salvare dalla fame intere popolazioni e cerca in ogni modo di farla entrare nell’uso comune; fra l’altro in quegli stessi anni i cattivi raccolti hanno fatto salire alle stelle il prezzo del pane. Con il beneplacito di Luigi XVI, noto per la sua curiosità in campo scientifico e naturalistico il farmacista avvia la coltivazione della patata nella piana dei Sablons nei pressi di Neuilly. Nel 1778 lo studioso invita alcuni importanti personaggi, fra cui il chimico Lavoisier e Benjamin Franklin (all’epoca ambasciatore in Francia), a una cena di gala il cui menù tutto a base di patate; il successo è notevole ma la strada verso il successo ancora molto lunga. Però Parmentier non demorde e nel maggio del 1786 si presenta nei giardini di Versailles dove riesce ad avvicinare il re e la regina a cui offre dei fiori di patata. Il re apprezza, i cortigiani sono incuriositi, ma ormai l’Ancien régime è agli sgoccioli e i sovrani, già molto screditati, non possono essere il veicolo per la diffusione su larga scala dell’ortaggio.

    Nonstante la rivoluzione Parmentier continuerà i suoi studi e le sue ricerche in campo scientifico e quando muore, nel 1813, è famosissimo e il suo nome sarà per sempre legato a questo piccolo e insignificante tubero che ha sfamato tante persone. Tante le ricette a base di patate ispirate al celebre farmacista, fra cui il “potage Parmentier“.

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