Serie a 2019-2020

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    apro il topic per parlare del campionato in corso


    Do le mie indicazioni su Torino-Sassuolo, che è quella che ho visto

    Avremmo potuto pareggiare, addirittura vincere, ma non sarebbe stato giusto. Nel complesso il Toro è apparso più organizzato e determinato. Se siamo rientrati in partita è perchè dopo il sessantesimo ha pagato le fatiche europee, e allora siamo riusciti ad esprimere un buon calcio. La squadra è ancora troppo dipendente da Berardi (che domenica non c'era per squalifica) e paga tanto, troppo, amnesia difensive dei singoli.
    Buone indicazioni da Traorè, rivedibili Obiang, Toljan e Marlon. Così così Caputo, molto bene per quel poco che ha giocato Raspadori
     
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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    Io invece da Milanista sono già rassegnato all'ennesima via crucis
     
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    Juve, che botta: Chiellini va k.o.! Lesione del legamento, almeno 5 mesi di stop



    Il difensore bianconero si è fatto male in allenamento oggi. Contro il Napoli De Ligt in coppia con Bonucci


    Brutto infortunio per Giorgio Chiellini. Il difensore della Juve si è lesionato il legamento crociato anteriore, con annessa distorsione al ginocchio. Un crac di quelli seri, che terrà fuori il centrale per diversi mesi. A questo punto, scontata la permanenza di tutti i centrali della rosa bianconera, con De Ligt che partirà dal 1' contro il Napoli domani e Rugani-Demiral come duo di riserva.

    IL COMUNICATO— "Nel corso dell'allenamento odierno Giorgio Chiellini ha riportato la distorsione del ginocchio destro. Gli accertamenti diagnostici eseguiti presso il JMedical hanno evidenziato la lesione del legamento crociato anteriore. Sarà necessario intervenire chirurgicamente nei prossimi giorni".
     
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    bruttissima tegola per la Juve
     
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    Giampaolo non stecca la prima a San Siro: Calhanoglu stende il Brescia

    Decide il gol del turco che, al 12’, con un colpo di testa sblocca il match su cross di Suso
    Alessandra Gozzini

    31 agosto - 19:58 - MILANO
    Il Milan e Giampaolo conquistano il primo successo del nuovo corso. Il debutto stagionale a San Siro è un doppio evento: l’esordio del nuovo Milan davanti ai propri tifosi e un’occasione per rasserenare il clima dopo la tormentata sconfitta di Udine. Così è stato e con altro umore la squadra si avvia alla sosta. L’allenatore aveva chiesto ai suoi di cambiare atteggiamento e insieme aveva annunciato cambio di uomini e di sistema. Nessuno però si aspettava lo facesse in modo così netto: fuori Piatek, il centravanti che secondo Giampaolo era indietro nella condizione e nel recepire i nuovi schemi, e dentro André Silva, che per il club è una risorsa più per i soldi che può garantire dalla cessione che non come attaccante di riferimento. Invece nella partita che il tecnico non può permettersi di sbagliare c’è il portoghese e non Kris. Non c’è nemmeno Paquetà e i 70 milioni spesi nello scorso mercato invernale vanno in panchina. Il Milan però funziona di più, è più propositivo e meno teso e spaesato di quello visto a Udine. Anche fortunato: alla prima vera occasione trova il vantaggio con Calhanoglu, su cross di Suso. Il primo gol dell’anno non è di un attaccante puro, ma di un esterno offensivo riadattato a mezzala. Ci prova anche André Silva, azzardo dell’allenatore e giocatore su cui si concentrano le attenzioni maggiori: sul perfetto lancio di Suso (sempre da lui nascono le giocate di maggiore qualità) aggancia e tenta un pallonetto fuori misura. Il possesso rossonero a metà primo tempo arriva al 70%: è più incisivo di quello di Udine ma ancora lontano dal produrre pericoli veri. Tanto che tra i migliori del Milan c’è ancora il solito Gigio: su un tiro deviato di Sabelli, Donnarumma vola e chiude la porta. Un’occasione anche per Torregrossa, poi costretto al cambio all’intervallo. Corini aveva già dovuto rinunciare a Martella, due defezioni in 45’.

    ECCO PIATEK— Il suo Brescia però regge e il Milan non si sente mai certo del risultato: la prima occasione della ripresa è di Aye. In generale il secondo tempo è più piatto del primo: il possesso palla rossonero è ancora troppo sterile, l’avversario cerca di sfruttare le azioni – poche – con cui prova ad avvicinarsi a Donnarumma: una bella punizione di Tonali e un tentativo di acrobazia di Dossena. Dal gol di Calhanoglu ai minuti finali della partita non ci sono stati altri veri tiri rossoneri nello specchio della porta avversaria e questo nonostante in attacco si fosse registrato un cambio significativo: fuori Silva, dentro Piatek. Il primo esce tra qualche fischio di San Siro, il secondo entra incoraggiato dall’ovazione dello stadio. In area Kris sembra dover ritrovare le misure: un preciso pallone che gli arriva addosso è mal controllato, un tentativo solo davanti al portiere è clamorosamente fallito, il terzo è deviato da Joronen. Il quarto è la controprova della serata no: da azione d’angolo Kris trova la palla e la indirizza bene, esulta ma non è gol perché la tecnologia stabilisce che non tutto è il pallone ha varcato la linea della porta. Nel finale una buona palla anche per Kessie, di poco sopra la traversa. Tra Paquetà e il possibile raddoppio del Milan c’è invece di mezzo il palo, colpito dal brasiliano al termine di un’azione di contropiede incrociando troppo il sinistro. Nel finale i rossoneri legittimano una vittoria che fino all’80’ era stata la conseguenza di un solo vero tiro in porta. Ma non ha mai nemmeno dato l’impressione di poter subire. Basta così, il massimo con il minimo.
     
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    Juve-Napoli da pazzi: finisce 4-3, decide un autogol di Koulibaly al 92’

    A Torino la squadra di Sarri va sul 3-0 e sembra dilagare, quella di Ancelotti reagisce alla grande ma fa harakiri all’ultimo istante
    dal nostro inviato Filippo Conticello

    31 agosto - 22:48 - TORINO
    Se il campionato sarà così, allora cercare la poltrona più comoda per goderselo fino a maggio: il primo scontro scudetto è un tornado di emozioni, un inno alla irrazionalità e alla bellezza. Vince la Juve che prima domina il Napoli e poi crolla sotto i colpi dei campani e poi ancora raccoglie la più assurda delle vittorie: l’autogol di Koulibaly fissa il 4-3 finale, che difficilmente da queste parti e sotto al Vesuvio dimenticheranno.

    A DUE VOLTI— “Cosa stiamo vedendo?”, si chiede l’Allianz Stadium al 66’, mentre si stropiccia gli occhi e la gente attorno si spella le mani: la Juve sarriana, anzi martuscelliana, si diverte a strapazzare il temuto Napoli. Non sa però che la benzina sta per finire e che è vietato cantare con troppo anticipo in questo meraviglioso giochino: in un soffio si rischia di buttare alle ortiche il raccolto e la rimonta del Napoli, tanto beffarda quanto incredibile, è lì a ricordarlo. Da 3-0 a 3-3, tutto di volontà e in mezz’ora appena: la deviazione maldestra del centrale senegalese nell’ultimo minuto di recupero è solo l’ultimo granello di sabbia che scombina l’ingranaggio, ma è quello che è accaduto prima a dover essere analizzato. Anzi, è quasi difficile mettere ordine alla follia: al netto del crollo finale, la Juve ha mostrato a tratti una superiorità spiazzante. Sta iniziando a masticare il nuovo credo del tecnico, ma non può spegnere così presto la luce. Dall’altro ha pesato la timidezza iniziale degli azzurri, pallidi fino a sembrare irriconoscibili, per 65’ almeno: la riscossa finale, però, regala speranze da titolo.

    PRIMA FACCIA— Il primo tempo della Juve è un gioiello raro: combinazioni in velocità, occupazione degli spazi, zero rischi (a parte un miracolo iniziale di Szczesny su Allan) e una grandinata di conclusioni. Dal suo box il convalescente Sarri avrà gradito, non immaginando cosa sarebbe poi successo. Ma molto si deve anche ai metri gentilmente concessi da Ancelotti: lì Douglas Costa si infila come una lama nel burro e Higuain, suntuoso, è il gran cerimoniere della serata. Stavolta il destino, spietato, ha obbligato ad azzardare una novità nello spartito “allegriano” già visto a Parma: c’è De Ligt nelle terre di Chiellini, osannato dall’Allianz dopo il guaio al ginocchio, e attorno alla sua zazzera bionda una montagna di curiosità. Il ragazzone olandese mostrerà alcune gravi ingenuità, il suo collega Koulibaly ricorderà invece il dribbling di Higuain nell’azione del 2-0: supergiocata e destro all’incrocio. Vedi Napoli e poi segna, vale ancora quel motto caro al Pipita. Prima era stato un nuovo arrivato ad aprire la partita: speedy Danilo, entrato al posto dell’infortunato De Sciglio, aveva concluso il contropiede dell’1-0 in un amen. Gli sono bastati 29 secondi di Juve e un solo pallone toccato per esultare: si sono visti esordi peggiori nel calcio. Avrebbe potuto partecipare al party del primo tempo anche Khedira, con un gol divorato davanti a Meret e una traversa in girata.

    SECONDA FACCIA— Oltre al Napoli, all’Allianz sembrerebbe marcare visita anche Cristiano, più lezioso rispetto a Parma. Nel secondo tempo, mentre Ancelotti prova subito a giocarsi la novità Lozano al posto di un deludente Insigne (dentro anche Mario Rui al posto di Ghoulam), Cristiano aggiusta la mira fino al gol del 3-0: tutto finito? Macché, inizia ora il party. Mentre il pubblico festeggia prematuramente, il Napoli ha una reazione nervosa nello stesso momento in cui i bianconeri staccano misteriosamente la spina: troppe energie spese, ma la caduta è preoccupante e fragorosa. La conseguenza è che Manolas di testa e Lozano a centro area (sfruttando un buco di Danilo e una chiusura in ritardo di De Ligt) riportano la partita sul 3-2 e in 3’ cambiano la sceneggiatura. I bianconeri dovrebbero solo difendersi con ordine e invece cadono ancora, con la stessa palla che in mezzo all’area è difesa malissimo da De Ligt e soci: il gol di Di Lorenzo (terzo gol di un nuovo arrivato) completa la rimonta. Un pari da ricordare negli annali, ma ancora più incredibile è il finale: Koulibaly, l’uomo che aveva dato a Sarri una gioia indicibile due anni fa, ne regala un’altra di uguale dimensione con un assurdo autogol. Degno finale di una partita assurda.
     
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    Dio bono sche sculata ieri sera, grazie K2! Fai sempre felice Sarri allo Juventus Stadium :lol:
    Festival delle difese distratte
     
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    Kolarov per la Roma, poi pari di Luis Alberto. La Lazio vince solo il derby dei pali

    Partita spettacolare per emozioni e capovolgimenti di fronte. Alla fine un punto a testa e 4-2 il conto dei legni per i biancocelesti

    Nicola Berardino

    1 settembre - 19:58 - ROMA
    Un derby bello, entusiasmante e ricco di emozioni. Il pareggio finale dà rilievo ai meriti di Lazio e Roma perché nessuna doveva uscire a mani vuote dopo aver dato tutto in una sfida ad alto livello. L'1-1 conclusivo maschera una gara giocata a viso aperto con tante occasioni: in primo piano i sei legni colpiti (quattro della Lazio). Al vantaggio di Kolarov nel primo tempo su rigore ha replicato nella ripresa Luis Alberto. Firme eccellenti sul 173esimo derby (tra campionato e Coppa Italia) della Capitale. È stato anche il primo esame in una stracittadina per Fonseca, che ha cullato legittimamente per un tempo il progetto dell'impresa.

    KOLAROV, GOL DELL'EX— Inzaghi recupera Leiva e lo inserisce in regia, confermando poi gli altri titolari del successo contro la Sampdoria. Fonseca deve rinunciare a Zappacosta che si ferma durante il riscaldamento e quindi riporta Florenzi in difesa innestando Kluivert in avanti. In difesa, rispetto alla formazione schierata contro il Genoa, c'è la novità di Mancini: centrale, al fianco di Fazio. Al 3' Lazio già vicinissima al gol: palo di Leiva che al volo ribatte a rete una respinta di Pau Lopez, si lancia sul pallone Immobile ma Fazio fa muro. Al 5' replica la Roma: palo timbrato dal Zaniolo con una rasoiata da fuori area. Derby subito elettrizzante. La squadra di Inzaghi si sgancia in avanti. Alto un tiro di Immobile. Milinkovic pericoloso, Pau Lopez sventa. Luis Alberto conclude a lato. Ritmi elevatissimi. Fallo di mani di Milinkovic su cross di Dzeko: Guida non ha dubbi, è rigore. Al 17' dal dischetto l'ex Kolarov sigla il vantaggio della Roma. La Lazio accusa il colpo senza però smarrirsi. Qualche minuto e i biancocelesti riprendono a carburare. Al 25' nuovo legno colpito dalla Lazio: da Immobile il pallone fiondato all'incrocio. Un minuto dopo ancora un palo per i biancocelesti, questa volta con Correa. Scatta la Roma: al 26' azione ribattuta e Milinkovic salva praticamente sulla linea, pochi secondi dopo Zaniolo si vede fermare nuovamente dal palo una sua bordata a rete. Partita intensa e spigolosa. Duro intervento ai danni di Luiz Felipe da parte di Zaniolo che viene ammonito. Al 33' Immobile tenta la conclusione dalla distanza: fuori. Al 37' Pau Lopez non si fa sorprendere dal doppio passo di Correa al tiro. Al 40' si ferma Luiz Felipe e Inzaghi lo sostituisce con Bastos. Al 46' punizione di Kolarov alzata da Strakosha sopra la traversa. È l'ultimo brivido di un primo tempo senza respiro che si conclude col vantaggio della formazione di Fonseca.

    RISPONDE LUIS— La ripresa parte con un'insidiosa incursione di Zaniolo: conclusione sopra la traversa. La Lazio dà continuità alla manovra offensiva. Al 5' Pau Lopez si oppone a Leiva. Al 12', un cross di Radu innesca il colpo di testa di Lazzari che va fuori di poco. Un minuto dopo il pareggio della Lazio: Milinkovic ispira Immobile, che si gira in area e porge il pallone a Luis Alberto lesto a scaraventarlo in rete. Primo gol per lo spagnolo nel derby della Capitale. Al 19', ghiottissima occasione per la squadra di Inzaghi: Correa, dopo una combinazione con Immobile, si fa ipnotizzare da Pau Lopez. Primo cambio per la Roma: al 22' Fonseca avvicenda Under con Pastore. La Lazio insiste, ma la Roma è sempre pronta a farsi valere nelle ripartenze. Seconda sostituzione nella Lazio: al 26' Parolo dà il cambio a Milinkovic. La formazione di Fonseca infittisce le puntate offensive. Inzaghi vuole nuove risorse in avanti: al 33' Jony rileva Lulic. Esordio in A per lo spagnolo, chiamato a dare più incisività sula corsia sinistra. Nella Roma Zaniolo, molto affaticato, è sostituito da Santon, mentre Florenzi viene spostato in avanti. Al 41' la Lazio impreca per un altro legno a sbarrare al via del gol: traversa di Parolo. Ultimo cambio nella Roma: ecco Diawara per Florenzi. Quattro minuti di recupero sempre a caccia del sussulto per prendersi il derby. Crede di trovarlo Lazzari quando vede il pallone in rete ma il gol viene annullato per fuorigioco di Jony. Finisce 1-1 e tutti a testa alta tra gli applausi dell'Olimpico.
     
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    Bene.
    Per ora mi godo i sei punti, anche se non credo che risuciremo a lottare per la Champions League. Ora abbiamo una preparazione atletica superiore agli altri per aver fatto i preliminari di Europa League, bisogna approffitarne e mettere fieno in cascina.
     
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    È festa Cagliari: 3-1 al Genoa e seconda vittoria di fila

    Fino a sette minuti dalla fine decide l’ex Simeone. Poi dopo il pareggio di Kouame si scatenano i padroni di casa, con l’autogol di Zapata e il tris di Joao Pedro
    dal nostro inviato Francesco Velluzzi

    20 settembre - 22:41 - CAGLIARI
    Seconda vittoria consecutiva per il Cagliari, che nell’anticipo del venerdì apre la quarta giornata di Serie A battendo 3-1 il Genoa, alla seconda sconfitta di fila dopo quella casalinga con l’Atalanta. Padroni di casa in vantaggio a inizio secondo tempo con la rete dell’ex di Simeone. All’83’ i liguri pareggiano con un diagonale di Kouame, ma dopo solo un minuto l’autogol di Zapata su cross di Nandez riporta avanti i sardi, che all’87’ chiudono i giochi col 3-1 di Joao Pedro, bissando il successo di domenica scorsa a Parma.
     
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    Juve al minimo, ma basta per i tre punti: Ramsey e Ronaldo rimontano il Verona

    Bianconeri sotto per il gran gol di Veloso, poi il tiro (deviato) del gallese e un rigore di Ronaldo sistemano le cose per Sarri. Doppia clamorosa occasione per l’Hellas al 90’

    dal nostro inviato Fabiana Della Valle

    21 settembre - 19:52 - TORINO
    Stavolta non c’è la beffa nel finale, anche perché ci pensa SuperGigi ad evitare il peggio. La Juventus batte il Verona 2-1 ma con i soliti brividi nel finale, che ormai sono diventati quasi una consuetudine. Ma la fortuna (tre legni di cui uno nel finale) e Buffon, al debutto bis allo Stadium, evitano un altro pari.

    VELOSO FAVOLOSO— Primo tempo che rischia di diventare un film degli orrori per la Juventus, che si ritrova in svantaggio dopo venti minuti. Tutto inizia nell’area bianconera, dove Cristiano Ronaldo reclama un calcio di rigore per un presunto fallo di Faraoni. L’arbitro però non è dello stesso parere e ne beneficia il Verona, che sul rovesciamento di fronte trova il penalty: entrata goffa di Demiral su Di Carmine, che si sistema sul dischetto. Buffon è spiazzato, ma il tiro del giocatore del Verona si stampa sul palo. Tutto finito? Macché. Lazovic colpisce la traversa, la palla torna tra i piedi dei gialloblù e Veloso chiude la questione con un gran tiro da fuori nell’angolino. La Juventus sembra frastornata dall’inaspettato vantaggio però riparte. Dei nuovi lanciati da Sarri (5 in totale) Dybala e Ramsey sono i migliori. L’argentino si muove tanto e bene su tutto il fronte dell’attacco e fa ammonire due giocatori del Verona, il gallese (che ancora non aveva mai giocato un minuto in campionato), schierato a destra a centrocampo, ha intelligenza tattica e visione di gioco. È lui a firmare l’1-1, complice una deviazione di Gunter: Cuadrado apre per Ronaldo, tocco di CR7 per Il tiro da fuori del numero 8. Meno bene Bentancur in regia, sostituito a inizio ripresa da Pjanic.
    Juve al minimo, ma basta per i tre punti: Ramsey e Ronaldo rimontano il Verona

    CR7 DI RIGORE— Il rigore che chiedeva Ronaldo nel primo tempo l’arbitro lo concede all’inizio del secondo (3’) per fallo (nettissimo) di Gunter su Cuadrado. CR7 non fa il Di Carmine ma mira alto al centro della porta e trova il 2-1, andando poi a incitare i tifosi. Stadium per la prima volta senza striscioni dopo l’inchiesta “Last Banner” che ha decapitato la curva bianconera, e con gli steward nella Sud, ma fuori non ci sono stati disordini.
    CI PENSA SUPERGIGI— Juric s’affida a Pessina per cercare di cambiare lo spartito e in effetti il Verona fa molto più pericoloso e ha più occasioni dei bianconeri. Prima un tiro di Zaccagni che costringe Buffon a intervenire coi pugni, poi un brivido su calcio piazzato, il tallone d’Achille dei bianconeri: punizione per i gialloblù, Buffon respinge e sul tiro di Di Carmine è provvidenziale la ribattuta di schiena di Bonucci. Infine un altro tiro insidioso di Veloso (il migliore dei veneti insieme a Di Carmine), ma l’over 40 in porta (che raggiunge Maldini in vetta alla classifica degli italiani con più presenze nei club) è più reattivo di un ventenne. La Juve soffre ma stavolta la beffa non arriva, anche se la prova non è brillantissima. In difesa Bonucci ancora il migliore mentre Demiral è da rivedere, davanti tante giocate utili di Cuadrado e Dybala (che esce tra gli applausi). E poi Buffon, che nel finale si supera su gran botta di Lazovic e viene salvato dal palo sulla ribattuta di Veloso (ancora lui). Finisce 2-1 con l’espulsione di Kumbulla per fallo al limite dell’area su Matuidi. Juve non bella ma efficace.
     
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    Brozovic+Lukaku, l'Inter si mangia il Milan nel derby e fa quattro su quattro

    I nerazzurri colpiscono anche tre pali con D'Ambrosio, Politano e Candreva. Legno pure per i rossoneri con Theo Hernandez
    Marco Pasotto

    21 settembre - 22:43 - MILANO
    Racconta Antonio Conte che "allenare l'Inter non è semplice", ma una cosa è certa: la classifica, dove i nerazzurri restano a punteggio pieno, non rispecchia tutte queste difficoltà. Lukaku e compagni superano anche l'esame derby al termine di una sfida non bella ma che ha correttamente premiato la squadra più meritevole. Il Milan se l'è giocata davvero soltanto nella seconda parte del primo tempo ed è evidentemente troppo poco. Segno che gli automatismi chiesti da Giampaolo faticano a sbocciare. Anche stavolta ha colpito in particolare la grande difficoltà nel portare pericoli alla porta avversaria mentre l'Inter, pur non giocando certo un calcio eccelso, quando si è presentata al cospetto di Donnarumma gli ha fatto venire i brividi svariate volte. Ben oltre i due gol. È dunque un derby che restituisce ai nerazzurri quelle certezze un po' smarrite in Champions e certifica le grandi difficoltà rossonere di questo avvio stagionale dove la squadra fin qui non ha ancora giocato una prova convincente. In casa rossonera la grande sorpresa – un po' com'era avvenuto con André Silva al posto di Piatek contro il Brescia – è l'impiego dal primo minuto di Leao. Il portoghese era stato (timidamente) provato fra i titolari lungo la settimana, ma pareva davvero difficile immaginarlo dentro dal primo minuto. In questo caso a pagare pegno è stato soprattutto Paquetà (e in minor misura Rebic), che in vigilia pareva il più accreditato con Piatek e Suso. Un Suso che così si è ritrovato sulla trequarti come a inizio stagione: 4-3-1-2, Giampaolo non intende evidentemente abbandonare il suo marchio di fabbrica, anche se poi lungo la sfida spesso e volentieri si trasforma in 4-3-3. In difesa Conti, come da pronostico, ha rilevato lo squalificato Calabria. Conte, dal canto suo, ha ridato fiducia al tandem Lautaro-Lukaku, nonostante l'esibizione non esattamente trascendentale in Champions e ha piazzato D'Ambrosio (preferito a Candreva) a tutta fascia. Seconda maglia da titolare consecutiva – in campionato – per Barella, che l'ha spuntata su Vecino.

    LA PARTITA— Il primo tempo non è stato senz'altro bello in termini di spettacolarità e si è acceso soltanto intorno a metà frazione, ma da lì in poi ha regalato diverse emozioni. Il primo squillo arriva al 18' con Lukaku, con un destro rasoterra insidioso che Donnarumma smanaccia fuori dalla zona rossa. Tre minuti più tardi Sensi serve una palla deliziosa a Lautaro che conclude da pochi passi ma trova sulla traiettoria un super Donnarumma. Intervento di altissimo livello, dopo il quale D'Ambrosio, a porta sguarnita, riesce a centrare incredibilmente il palo. Sul ribaltamenti di fronte il popolo rossonero grida al gol sul destro di Calhanoglu, ma Doveri giustamente annulla per un braccio di Kessie che aveva agevolato il polacco. Donnarumma intanto prosegue a sfornare meraviglie: stavolta – siamo a meno dieci dall’intervallo – dice di no a una rovesciata di D’Ambrosio, che poi Lautaro ribadisce in rete. Gol annullato dal Var per fuorigioco. L'ultimo quarto d'ora comunque è quasi tutto del Diavolo, cresciuto col passare dei minuti. Prima Leao deposita un pallone perfetto sulla testa di Piatek (che poteva fare molto meglio) e poi Suso, su una pallaccia persa da Sensi, si fa tutto il campo fino al dischetto del rigore, dove pecca di egoismo e si fa disinnescare da un super recupero di Asamoah. Il problema del Milan alla fine resta sempre lo stesso: in 48 minuti nemmeno un tiro nello specchio della porta (tecnicamente ce n'è uno di Piatek, che arriva ad Handanovic circa ai due all'ora).

    TINTE NERAZZURRE— L'equilibrio della sfida si spezza a inizio della ripresa. Ovvero al minuto numero 3, quando Conti (quanto è dura rimettersi in carreggiata quando si è fuori da un'eternità) atterra Sensi e, sugli sviluppi della punizione, nessun rossonero si sogna di uscire a murare Brozovic, che ha tutto il tempo di alzare la testa, prendere la mira e far partire un tiro che Leao devia visibilmente, spiazzando Donnarumma. C'è però bisogno della convalida del Var, per un movimento di Lautaro nei pressi di Donnarumma che alla fine viene ritenuto ininfluente. È un Milan molle e prevedibile, quello che si è ripresentato dopo l'intervallo, l'Inter se ne accorge e così aumenta nuovamente i giri, con Lautaro che si infila spesso e volentieri partendo da sinistra e accentrandosi. Il sigillo sulla gara arriva al 33' con Lukaku, che raccoglie un invito di Barella e infila Donnarumma sovrastando di testa Romagnoli. Dopo di che, a parlare sono solo episodi che non modificano più la sostanza: Politano coglie la parte superiore della traversa, Hernandez il palo esterno e Candreva un altro palo. Poi, squadre davanti alle curve: festa grande sotto la Nord, fischi al polo opposto.
     
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    mi sto godendo il Sassuolo contro la Spal :sega:
     
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    Musso salva l'Udinese dall'assalto del Verona nella ripresa: la sfida salvezza finisce 0-0

    Nell'anticipo del turno infrasettimanale di Serie A pari senza reti: i friulani chiudono una serie di tre sconfitte consecutive, i veneti salgono a quota 5
    dal nostro inviato Pierfrancesco Archetti

    24 settembre - 21:01 - VERONA
    Non basta al Verona un secondo tempo tutto nella metà campo dell'Udinese: finisce 0-0 al Bentegodi il primo anticipo della quinta giornata di campionato tra veneti e friulani. La squadra di Tudor chiude una serie di tre sconfitte consecutive, quella di Juric è ancora senza successi: tre sconfitte e due pareggi. La migliore occasione da rete al 76' per i padroni di casa, col portiere ospite Musso bravissimo da pochi centimetri a deviare sulla traversa un colpo di testa nell'area piccola di Stepinski, entrato a gara in corso dopo una botta alla testa presa nel primo tempo da Di Carmine.
     
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