Serie a 2019-2020

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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    Thiago Motta, esordio da favola: batte il Brescia con i tre subentrati

    Dopo il gran gol di Tonali nel primo tempo, i rossoblù, trasformati, rimontano con Agudelo, Kouamé e Pandev
    Filippo Grimaldi

    26 ottobre - 22:44 - GENOVA
    Ci vuole un fenomenale Kouame, e subito dopo una perla di Pandev (su assist dell’ivoriano) per rovesciare una partita in cui il Genoa pareva destinato a soccombere dopo il gol-capolavoro su punizione nel primo tempo di Tonali. La ripresa, invece, capovolge completamente una sfida che i rossoblù di Thiago Motta, alla prima in panchina, hanno la forza di far girare dalla loro parte grazie anche ai due cambi in attacco. Il Brescia torna a casa senza punti, ma con l’unico torto di non avere avuto la lucidità per chiudere la partita già nel primo tempo, quando i padroni di casa – subìto il gol dell’azzurro – sono crollati innanzitutto sul piano mentale.

    RIPARTENZA— Ne esce così una vittoria pesantissima per i genoani, reduci da cinque sconfitte nelle precedenti sei gare di campionato. Lo zero a uno iniziale è una prodezza di Tonali che sorprende Radu e premia la prestazione nei primi 45’ degli ospiti, contro un Genoa rivoluzionato sul piano del modulo (un inedito 3-4-2-1) e degli uomini (Gumus al debutto, Cassata alla seconda gara in campionato e Radovanovic arretrato al centro della difesa). Il Brescia è attento a non scoprirsi in difesa, ben organizzato in mezzo e pronto a colpire davanti, anche perché questo Genoa a due facce inizialmente tiene il baricentro molto (troppo) basso. Il risultato è che la squadra di Corini (dopo una buona occasione sprecata da Ayè) fa e disfa a suo piacimento. Romulo spinge forte a sinistra, il Genoa si affida quasi esclusivamente alle ripartenze veloci di Gumus: il tedesco calcia centrale al 28’, ma non basta a far saltare una difesa ospite che perde poi Chancellor prima dell’intervallo (sostituito da Gastaldello), ma non una sostanziale buona tenuta.

    PERLA— Per sbloccare una gara che non riesce mai a salire di livello, ci vuole una punizione-capolavoro di Tonali al 34’ del primo tempo, che sorprende dalla sinistra Radu e porta gli ospiti in vantaggio. Il Genoa accusa il colpo, piovono i primi fischi, e l’unico segno di risveglio è una nuova palla-gol per Gumus a metà gara, respinta da Joronen.

    RISVEGLIO— Servirebbe altro per far paura al Brescia, ma il Genoa pare non avere i mezzi per riuscirci, né – aspetto ancora più pericoloso – il carattere. Thiago Motta gioca la carta Agudelo ad inizio ripresa (fuori Radovanovic). Ankersen (3’) impegna Joronen a terra, però ai padroni di casa manca la continuità nella manovra. Il Brescia prova a ripetere la prestazione del primo tempo: non si chiude, pressa con attenzione, pronto a colpire. Ma non fa i conti con le mosse azzeccate da Thiago Motta, che butta dentro Pandev e Kouame. L’ivoriano colpisce subito un palo, ed è il segnale della riscossa genoana. Il sinistro dalla distanza di Agudelo riporta la gara in parità, e in successione, di fronte a un Brescia che sbanda vistosamente, arrivano il gol di Kouame (splendida rovesciata su cross di Ghiglione) e poco dopo il sinistro a giro di Pandev. Tre a uno per i rossoblù e festa grande al Ferraris. C’è ancora il tempo per un altro palo di Schone. Il futuro, adesso, fa meno paura. Il Brescia può solo prendersela con se stesso.
     
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    Partita ribaltata in pochi minuti.
    Non oso imamginare cosa sarebbe successo non fossimo riusciti a farlo
     
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    Palacio più Bani: il Bologna torna a vincere. Primo k.o. per Ranieri

    La squadra di Mihajlovic ritrova il successo dopo oltre un mese, alla Sampdoria non basta il gol di Gabbiadini
    Matteo Dalla Vite

    27 ottobre - 14:25 - BOLOGNA
    Gabbiadini non esulta, Bologna sì: perché non vinceva da 42 giorni (dalla trasferta di Brescia) e perché un pareggio contro la Samp avrebbe incastrato la creatura di Mihajlovic in una classifica non consona alla produzione, sempre alta pur se sempre molto fallibile. La Samp, lineare e comunque sempre in gara, si prende un’altra sconfitta e rimane lì in basso, animata da Ranieri (cose semplici e giuste), riattivata dal sinistro feroce di Gabbiadini (sempre innamorato di Bologna) ma piegata da un’incursione di Bani al minuto 33’ di un secondo tempo in cui i rossoblù hanno cominciato a guardare la porta avversaria con una ferocia diversa e più concretezza.

    SKOV OLSEN— La sorpresa bolognese porta Skov Olsen in campo per la prima volta da titolare e il ritorno di Dzemaili: in panchina, Mihajlovic (che segue la partita da remoto) è costretto a portare i baby Portanova (figlio di Daniele), il 2002 Baldursson e il 2001 Juwara per le assenze di Medel, Dijks, Tomiyasu e Destro. La Samp di Ranieri ragiona come ipotizzato: Quagliarella-Gabbiadini davanti, 4-4-2 da usato sicuro e nuova carica dopo il pareggio contro la Roma al debutto del tecnico ex campione d’Inghilterra. Intanto “Gli uomini vincenti trovano sempre una strada avanti Sinisa!” è lo striscione dei tifosi sampdoriani per Mihajlovic che visse il blucerchiato da giocatore e pure da allenatore.

    FA PIÙ LA SAMP— L’inizio è molto bolognese, nel senso che l’impetuoso dispositivo di Mihajlovic porta i rossoblù a caricare l’alba del match con munizioni da ognidove: ci sono tre situazioni favorevoli (Dzemaili non inquadra la porta da posizione difficile, Palacio si fa parare un tiro sotto-porta da Audero, Soriano chiede un rigore per fallo di Bertolacci (ma non ci sono gli estremi) ma poi è la Samp a pescare quasi il jolly quando da situazione di calcio d’angolo Quagliarella (minuto 24) calcia da fuori, Gabbiadini la scheggia e il pallone finisce sul palo. Morale: il Bologna è panna montata, la Samp controlla e quasi va vicino al vantaggio anche con Jankto che trova il tiro da fuori, deviato e di poco a lato.

    4-2-4— La ripresa vede Ranieri cambiare due uomini: Ekdal per Bertolacci Depaoli per Leris. Ma è il Bologna che nel giro di tre minuti mette le cose a posto e materializza la solita mole di lavoro spesso buttata all’aria: palla di Sansone, assistenza di Soriano da destra, Palacio si infila bruciando Murillo ed è 1-0. La Samp si scuote e arriva al pareggio poi annullato (a Depaoli) per fuorigioco disturbante di Gabbiadini (da notare un’altra uscita terrificante di Skorupski), mentre dall’altra parte ancora Palacio si mette a danzare in area e con un rasoterra feroce scaglia il pallone a un centimetro (fuori) dal palo. Tanjga (in panchina) decide di mettere Orsolini per un ancora timido Skov Olsen: ed è l’ala che perde un pallone mandandolo in orizzontale sulla propria trequarti, passaggino lieve e bastante per Gabbiadini che, liberatosi agilmente di Bani, piazza il sinistro a Skorupski mal piazzato. Tutto da rifare per un Bologna che Sinisa rivisita inserendo Santander e poi Schouten (bravo, deciso, rapido di pensiero) per l’infortunato Poli: 4-2-4 con Soriano che scende a fare il mediano assieme al giovane olandese e trazione anteriore per lavorare allo stomaco una Samp che comunque con Ekdal e poi Caprari aumenta il proprio tasso di palleggio. La svolta arriva da un calcio d’angolo: batte Sansone e un secondo prima si vede Bani dire al compagno di attendere ancora qualche secondo prima di calciare. Infatti, il centralone ex Chievo arriva in solitaria, marcato da nessuno e in scivolata infila il 2-1. Dopo 42 giorni il Bologna torna a vincere. Dopo una settimana da quello 0-0 contro la Roma, la mano di Ranieri si vede ma la Samp è ancora poco produttiva. Troppo… poco.
     
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    La Roma riprende quota con Dzeko e Zaniolo. Sprofondo Milan

    I giallorossi sono a un punto dal Napoli e dalla zona Champions. Prima sconfitta per Pioli da tecnico rossonero, nonostante il gol di Theo Hernandez


    27 ottobre - 19:53 - ROMA
    La Roma vede la zona Champions, il Milan manco la parte sinistra della classifica. All'Olimpico finisce 2-1 per i padroni di casa, ora a un solo punto dal Napoli quarto. Per gli ospiti la classifica invece si allunga ancora di più. Eppure i rossoneri partono bene, Paquetà trova anche il gol, annullato per un giusto fuorigioco, ma alla squadra di Pioli manca sempre qualcosa negli ultimi 16 metri. Al contrario, la Roma colpisce praticamente alla prima occasione: è il 38', da corner sponda di Mancini e testa vincente di Dzeko, dimenticato da Kessie a due passi dalla porta. Poco dopo, Pastore si divora il 2-0, calciando su Donnarumma in uscita disperata. Nella ripresa la Roma va vicinissima al raddoppio in un paio di occasioni, ma capitola al 10' quando sul cross di Calabria, Theo Hernandez stoppa e col destro, grazie anche alla deviazione di Smalling, batte Pau Lopez. Il pari però dura pochissimo: 3' dopo, Calabria sbaglia in disimpegno, Musacchio in scivolata devia il passaggio di Dzeko, ma finisce per servire Zaniolo, lucido nello spiazzare Donnarumma dal limite. Il portiere rossonero limita il passivo in un paio di occasioni, ma dopo il 2-1 la reazione del Diavolo è pressoché nulla, se si eccettuano un paio di tentativi a lato di Calhanoglu nel finale.
     
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    Sollievo Milan: entra Suso e stende la Spal. È la prima vittoria di Pioli

    Una punizione dello spagnolo al 18' della ripresa regala tre punti pesantissimi ai rossoneri, che tornano nella colonna sinistra della classifica
    Alessandra Gozzini

    31 ottobre - 22:50 - MILANO
    Tre punti con un colpo su punizione di Suso: il massimo con il minimo. Ma non è uno spettacolo da prima serata quello che il Milan propone ai suoi tifosi. È un piccolo passo avanti, ma da qui deve rimettersi in marcia. Stefano Pioli, che trova la prima vittoria della sua gestione, aveva provato a dare la svolta già prima di scendere in campo con un Milan rinnovato in tutti i reparti. Duarte terzino destro, Bennacer in regia e Castillejo al posto della fischiatissima riserva Suso. Nel primo tempo tanti cambi non portano a un Milan diverso: poche occasioni, ritmi medi, nessuno slancio e nessuna giocata dai giocatori di maggiori qualità. Tutti sembrano bloccati dalla stessa sensazione, la paura, e infatti nessuno azzarda. Il più brillante è Castillejo, apprezzato per la personalità che anche stasera non manca: cerca di farsi vedere, si lancia in profondità, sbaglia ma è anche il milanista che va più vicino al gol con una traversa colpita nei minuti iniziali.

    Dall’altra parte la Spal non fa la provinciale arrivata a San Siro per difendersi: anzi, i due suoi centravanti, Petagna e Floccari, giocano di fisico e sono utili con le loro sponde agli inserimenti de compagni. Grazie a loro la squadra non sta rintanata in difesa ma sale a seconda delle opportunità: e il Milan ne concede. Non c’è una squadra padrona del campo, ma due formazioni che si fronteggiano alla pari. Piatek è simile allo spettro di questi tempi, e si vede con un solo tiro dalla distanza. Calhanoglu lo stesso, ma è meno fortunato che contro il Lecce: stavolta non inquadra. La Spal arriva alla conclusione con Petagna, debole su Donnarumma. È il conto delle occasioni del primo tempo. Che infatti finisce tra

    RIECCO SUSO— La mossa del secondo tempo di Pioli è Suso per Castillejo: entrato tra i fischi, Jesus impiega sei minuti a trasformarli in applausi. Tanti quanti bastano al Milan per conquistarsi una punizione dal limite perfetta un mancino. Suso si incarica della battuta perfetta, con Berisha che resta immobile. Il Milan è in avanti grazie a un colpo del suo contestatissimo numero 8. Il gol non serve a scacciare definitivamente le streghe: dopo il vantaggio la squadra si ripiega a lungo su se stessa, rianimata da un’azione personale di Paquetà che non trova la porta. Ma siamo a un minuto dall’80’: in mezzo il solito nulla (o quasi). La cosa migliore che San Siro vede nel finale è il ritorno in campo di Bonaventura, uno di quei giocatori di esperienza che al Milan giovane e impaurito di questi tempi possono fare molto comodo. Finisce così, un colpo da tre punti e San Siro che alla fine, timidamente, applaude. Il Milan torna nella colonna di sinistra della classifica, al 9° posto a pari punti col Parma (13). La Spal resta penultima a quota 7.
     
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    Il solito Zaniolo lancia la Roma, ora è terza: 2-1 al Napoli che crolla in classifica

    Terzo successo di fila in campionato per i giallorossi di Fonseca. Agli azzurri non basta un gol di Milik
    Andrea Pugliese

    2 novembre - 17:03 - ROMA
    Ancora una vittoria, ancora una gioia. È la terza consecutiva, quella che porta la Roma momentaneamente al terzo posto e le permette di staccare il Napoli di ben 4 punti. A decidere il successo giallorosso le reti di Zaniolo e Veretout, a cui ha risposto il tap-in di Milik. Per gli uomini di Fonseca una vittoria di cuore e sofferenza, per i partenopei troppe occasioni sprecate nella seconda parte del primo tempo.

    DOPPIO VOLTO— Il primo tempo di fatto si divide in due partite completamente opposte. A fare la differenza è il rigore parato da Meret al 24’ su Kolarov, che cambia radicalmente l’inerzia della partita. Fino a quel momento, infatti, la Roma aveva avuto il possesso pieno della partita, andando in vantaggio con Zaniolo (tiro dal limite sotto l’incrocio al 19’, grande giocata iniziale di Mancini) e rendendosi pericolosa due volte con Kluivert da fuori e una con un diagonale in corsa di Kolarov, su cui Meret è stato perfetto. Poi, appunto, il rigore concesso per fallo di mano di Callejon e la parata chiave di Meret. Lì è girata la partita, con il Napoli che ha preso d’istinto coraggio ed ha costruito sette buone palle gol in venti minuti. Clamorosa quella al 41’, con Milik che colpisce di testa la traversa e Zielinski che da fuori si vede poi negare il gol dal palo. Poco dopo Dzeko si toglie la mascherina di carbonio e la butta via, quasi a voler scuotere i suoi. C’è da lottare e da correre, come dice sempre Fonseca. Cetin fatica un po’ a trovare la posizione, Mertens e Insigne iniziano a dialogare anche nello stretto e Di Lorenzo accompagna spesso la manovra, tanto che al 28’ aveva sfiorato anche il pari di testa (salvataggio in extremis sulla linea di Smalling).

    BOTTA E RISPOSTA— Dopo 9 minuti della ripresa è un altro rigore, però, a ridare forza ed entusiasmo alla Roma. Stavolta il fallo di mano è di Mario Rui su azione insistita di Pastore (altra ottima gara la sua), sul dischetto va Veretout che insacca il 2-0. Adesso l’inerzia della partita gira ancora, perché l’Olimpico diventa una bolgia e su una ripartenza (14’) Kluivert con un tiro dal limite va vicino al 3-0, negatogli solo dalla traversa. Nel frattempo Ancellotti junior è già passato al 4-3-3, con Lozano al posto di Callejon e un centrocampo super offensivo (Ruiz, Zielinski e Insigne). Poi l’altra mossa è Llorente per Mertens, ma a riaprire la partita al 27’ è Milik, che sfrutta al meglio un buco di Cetin e insacca sul secondo palo l’assist di Lozano. Poco prima Rocchi aveva invece sospeso per due minuti la partita per cori discriminatori, dopo che era stato già lanciato in precedenza un avvertimento. Poi c’è ancora spazio per un gol annullato per fuorigioco a Dzeko, un tiro dal limite di Zielinski che esce di un soffio e per l’espulsione finale di Cetin per doppio giallo al 95’. L’ultimo brivido è la punizione dal limite di Milik, deviata dalla barriera. La Roma festeggia una vittoria fondamentale, il Napoli è sempre più dentro una crisi profonda.
     
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    De Ligt, il primo gol è pesantissimo: battuto un buon Toro, la Juve torna in testa

    Partita intensa, con un Sirigu portentoso in almeno quattro occasioni. Decide il difensore su assist del nuovo entrato Higuain. Proteste granata per un mani in area dell'olandese
    dal nostro inviato Fabiana Della Valle

    2 novembre - 22:43 - TORINO
    Matthjis de Ligt è l’uomo del giorno, anzi l’uomo del derby. Poteva esserlo per quel tocco malandrino in area a inizio primo tempo, che poteva costare ai bianconeri il fallo da rigore e che ha fatto arrabbiare tantissimo il Torino, invece lo è diventato per il gol partita segnato a un quarto d’ora dalla fine, quando la ciurma di Mazzarri, che ha preparato molto bene la partita, stava già accarezzando il piacere di aver strappato un punto alla capolista. E invece no, è arrivato il piedone dell’olandese a decidere un derby giocato meglio dai padroni di casa che dalla Juventus, ma con un’evidente differenza di valori che alla fine è venuta fuori.

    RABBIA GRANATA— Il primo tempo della Juventus (con Pjanic, recuperato in extremis, in cabina di regia e Bentancur mezzala) non è di quelli che passeranno alla storia, come dimostrano le statistiche: per il primo tiro in porta bisognerà aspettare la mezz’ora abbondante (sinistro di Dybala ribattuto da Sirigu). Meglio il Toro, che pur senza creare grosse apprensioni a Szczesny (l’azione più bella nasce dal piede di Belotti, che supera De Sciglio e mette in mezzo per Meite: alto) è combattivo è sempre pronto a sfruttare ogni pallone perso per ripartire. Intorno al quarto d’ora c’è l’episodio che farà discutere: tocco di mani in area molto dubbio di De Ligt (ancora lui), i granata chiedono il rigore che però l’arbitro non assegna. L’episodio è molto simile a quello di Lecce, dove venne assegnato penalty contro i bianconeri. L’olandese cerca di farsi perdonare nel finale, quando gli capita l’occasione migliore del primo tempo: tiro a botta sicura su assist di Ronaldo, ma Sirigu è sul pezzo e respinge.
    De Ligt, il primo gol è pesantissimo: battuto un buon Toro, la Juve torna in testa

    SUPER SIRIGU — Il portiere del Toro si conferma in grande spolvero a inizio ripresa, quando intercetta il diagonale di CR7 (innescato da Dybala) destinato all’angolino. La strategia di Mazzarri sembra funzionare: il Toro gioca a togliere l’aria ai bianconeri, che faticano a costruire, e regge molto bene sul piano dell’agonismo.

    DECIDE DE LIGT— Però non ha in panchina le risorse della Signora, che la sblocca al 25’ inserendo Higuain e Ramsey per Dybala e Bernardeschi. Il Pipita prima esalta ancora Sirigu con una gran botta al volo (altra grande parata), poi mette sul piede di De Ligt il pallone per l’1-0. L’acquisto più caro del mercato bianconero non ha scelto una partita qualsiasi per la prima rete con la Juventus. Il Toro non s’arrende e cerca il pari fino all’ultimo secondo. Nel recupero c’è pure un gol annullato a Bremer per fuorigioco. La Juventus vince ancora soffrendo, ma il Torino merita gli applausi che il pubblico dell’Olimpico gli riserva a fine partita.
     
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    È un Cagliari da Champions! L'Atalanta finisce per la prima volta senza gol

    Autogol di Pasalic e rete di Oliva per Maran. Espulso Ilicic al 39' tra i nerazzurri, che colpiscono una traversa con Gomez
    Dal nostro inviato Francesco Velluzzi

    3 novembre - 14:21 - BERGAMO
    Un Cagliari da sballo batte 2-0 l'Atalanta a Bergamo e la raggiunge a quota 21 punti al quarto posto in classifica. Roba da Champions. I sardi partono subito forte, con Simeone che scalda le mani di Gollini. L'Atalanta fatica a contenere le veloci combinazioni ospiti e al 32' la fortuna premia un ottimo Cagliari con l'autorete di Pasalic: punizione di Lykogiannis, deviazione volante di Cacciatore, la palla colpisce Palomino e poi il croato, prima di terminare la propria corsa in fondo al sacco. La reazione nerazzurra porta a una clamorosa traversa di Gomez al 38', ma proprio quando ti aspetti la crescita dei padroni di casa, Ilicic si fa espellere per un ingenuo calcio da dietro a Lykogiannis. Gasperini all'intervallo cambia: dentro Malinovskyi e Hateboer, fuori Gomez e Gosens. L'Atalanta ci prova con più piglio, ma al 58' Simeone apparecchia alla grande per Oliva che da distanza ravvicinata gela il Gewiss Stadium per la seconda volta. Subito dopo Hateboer fallisce l'occasione per riaprire la gara. La squadra di Gasperini ha il merito di giocare sino alla fine (Olsen nega il gol a Malinovskyi con un gran volo), ma per onore di cronaca anche il Cagliari va vicino al tris (bravo Gollini su Nandez). Finisce 2-0 per i sardi, ora in piena zona Champions. L'Atalanta chiude una gara senza gol per la prima volta in questo campionato.
     
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    Impressionante il crollo del Genoa, anche per demeriti di Thiago.
    La vedo durissima quest'anno riuscire a salvarsi
     
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    Il Milan dura un’ora, la Lazio sprinta con Immobile e Correa. Ora è quarta

    Match divertente nel primo tempo, con Piatek (ma è decisiva la deviazione di Bastos) che riprende Ciro. Nel finale il Tucu non perdona
    Alessandra Bocci

    3 novembre - 22:43 - MILANO
    C’è anche la Lazio nel terzetto che sogna la Champions a un solo punto dalla Roma, terza. I biancocelesti contro un Milan buono solo per un’ora e nel finale la chiudono con Correa dopo i gol di Immobile (centesimo sigillo biancoceleste) e l’autorete di Bastos su zampata di Piatek.

    BOLLICINE— Match subito frizzante, anche se con diversi errori. Dopo aver colpito una traversa, lo stappa di testa il solito Immobile sul cross di Lazzari, liberissimo perché Theo attacca bene ma non torna. Correa delizia ma come al solito spreca e allora il Milan la pareggia con una zampata di Piatek su cui è decisiva la deviazione di Bastos. Si fa male un buon Castillejo, Suso è infortunato quindi entra Rebic.
    Il Milan dura un’ora, la Lazio sprinta con Immobile e Correa. Ora è quarta

    CAMBI PESANTI— Anche la ripresa sembra un film di Bud Spencer e Terence Hill, con le due squadre che si scambiano schiaffoni senza andare per terra. Dopo 15’ Inzaghi toglie due pezzi da novanta come Milinkovic (ammonito) e Immobile per Parolo e Caicedo. Pioli prima aveva rischiato Leao per Paquetà. Ma è anche il momento in cui subentra la fatica, i ritmi si abbassano e gli uomini in campo non riescono a ripartire. Nel finale però il guizzo lo trova Correa in contropiede su assist di Luis Alberto.
     
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    Caprari entra e segna nel recupero: gode la Samp, beffa tremenda per la Spal

    La squadra di Semplici attacca per quasi tutta la partita, ma Audero non deve fare miracoli. L’ultimo cambio realizza un gol pesantissimo al 91’
    dal nostro inviato Filippo Grimaldi

    4 novembre - 22:40 - FERRARA
    Colpaccio Samp. Al 46’ della ripresa Caprari di testa regala alla Sampdoria la seconda vittoria della stagione, che allontana i blucerchiati dall’ultimo posto in classifica e manda all’inferno una Spal colpevole di non avere capitalizzato la mole di gioco superiore agli avversari nel primo tempo. Succede tutto nel finale, quando il pari pareva già scritto. Invece Depaoli ha servito un pallone in area dalla destra, Ramirez ha allungato di testa verso Caprari: zuccata vincente e Samp in paradiso. Semplici aveva chiesto una squadra capace di produrre gioco e intensità: nel primo tempo succede proprio così, ma la ripresa dice ben altro. Padroni di casa con Murgia e Valoti titolari e Moncini in attacco al fianco di Petagna. Ranieri ritorna al 4-4-2, ma a sorpresa fa debuttare il norvegese Thorsby sulla fascia destra, con la coppia offensiva Gabbiadini-Bonazzoli, viste le condizioni non ottimali di Quagliarella. Il primo tempo racconta di una Spal più efficace ed organizzata rispetto alla Sampdoria, grazie soprattutto alla spinta garantita sugli esterni da Reca a sinistra e da Strefezza sulla fascia opposta. La squadra di Ranieri fatica a contenerne la spinta. Resta comunque quello che è una sorta di monologo di Petagna e compagni, dopo un buon avvio ospite con Gabbiadini e Depaoli al tiro. Ci provano Kurtic, Moncini, Strefezza e poi la doppia occasione di Reca al 24’: la prima respinta da Audero, la seconda fuori bersaglio. I blucerchiati faticano ad alzare il baricentro, e la manovra offensiva degli ospiti ne risente. Bonazzoli calcia fuori poco dopo la mezz’ora, Gabbiadini su calcio piazzato alza di poco la palla sulla traversa proprio allo scadere di metà gara.

    CALMA PIATTA— Non decolla la sfida nella ripresa, che ripropone lo stesso canovaccio del primo tempo, ma con meno intensità: Petagna e compagni più propositivi di una Samp un po’ troppo prevedibile. Al 7’ annullato alla Samp un gol di Gabbiadini in fuorigioco sugli sviluppi di una mischia in area della Spal. Ma servirebbe altro: Semplici inserisce Floccari al posto di un poco efficace Moncini, quindi Missiroli per Valoti. La mossa di Ranieri - Ramirez per Gabbiadini –, che dovrebbe mirare a creare imprevedibilità dalla trequarti in avanti, non sposta gli equilibri della sfida. Tutto inutile, calano il ritmo e la qualità della manovra, anche perché Jankto (crampi) lascia il posto al debuttante Augello. Bonazzoli in scivolata non riesce (38’) a sorprendere Berisha, prima della prodezza di Caprari. La Samp riparte, la Spal resta al palo. Che brutta aria, quaggiù in fondo alla classifica, per gli uomini di Semplici.
     
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    Torna Caputo e il Sassuolo vince il derby! Bologna, le trasferte fanno male

    Doppietta del bomber dopo l'infortunio e gol di Boga per i neroverdi. Ai rossoblù non basta Orsolini: quarto k.o. di fila lontano dal Dall'Ara
    Dal nostro inviato Matteo Dalla Vite

    8 novembre - 22:39 - REGGIO EMILIA
    Il Sassuolo torna a vincere in casa (non succedeva dal 22 settembre contro la Spal) mentre per il Bologna la crisi di risultati (e di prestazioni, soprattutto della difesa) comincia a diventare seria, presente, pressante e molto preoccupante. Doppietta di Caputo (il terzo gol è da "Fuga per la Vittoria"), poi Boga: e il 2-1 momentaneo di Orsolini diventa solo un piccolo acuto in una serata sulla quale il timbro neroverde è visibile e scorticante. Il Sassuolo veniva da tre sconfitte interne in casa e il Bologna da tre k.o. consecutivi in trasferta: la risultante è che sorride De Zerbi mentre la squadra di Mihajlovic deve rivedere tante cose, la fallibilità davanti (nonostante manchino 5 giocatori) e la tenuta dietro.

    CAPUTO GOL— De Zerbi lascia inizialmente in panchina Traoré e si affida al trio di mezzo Djuricic (alto a fare anche e soprattutto il trequartista), Magnanelli e Locatelli. Mihajlovic (in panchina Tanjga) si tiene un attaccante di riserva in panca (è senza Destro e Santander) e osa col trio Under 23 formato da Orsolini, Svanberg (al posto di Soriano) e Skov Olsen dietro all'enciclopedico Palacio. L'inizio non è roboante e anzi da due squadre che sanno giocare a calcio ci si aspettava un Lato A ben diverso e meno compassato: tanto possesso-palla a cercare anche il momento giusto e l'errore magari in fase di disimpegno difensivo, per entrambe manovrato. La prima conclusione arriva al 7': Boga si infila in area dalla sua sinistra, tiro lieve che Skorupski prende ad altezza primo palo. La risposta del Bologna è attrezzata da Palacio, Orsolini e Svanberg: tre tiri da fuori area, bloccati senza troppo sudore da Consigli. Il brivido arriva al 21' quando Marlon con grande disinvoltura appoggia indietro per Consigli che, per un metro e dopo rincorsa, sventa un ipotetico autogol clamoroso. Ma il Sassuolo il gol poi lo fa al minuto 34: Skorupski para benissimo un tiro di Locatelli, Boga la prende al limite del campo, rovesciata di Djuricic, carambola e palla a Caputo che infila l'1-0 da due passi.

    CORO PER SINISA— Senza Santander, Destro, Soriano, Tomiyasu e Dijks, Tanjga può solo mettere Sansone per dare una sterzata diversa alla partita: c'è subito un'occasione di Poli su cui Consigli non si fa pregare a parare in tuffo. Intanto Danilo e Bani si fanno ammonire: salteranno la prossima gara contro il Parma dopo la sosta. Intanto De Zerbi infila Traoré (che si crea subito un'occasione da gol, parata da Skorupski) per Djuricic e Tanjga Dzemaili (che si prende subito un'ammonizione) per Medel: la curva dei tifosi del Sassuolo dedica un coro a Mihajlovic («Dai Sinisa non mollare») e questo fa giustamente applaudire tutto lo stadio.
    LEGNATA SASSUOLO— Il Bologna può prendersi il pareggio ma Magnanelli fa una magia quando Sansone e Palacio scappano in contropiede: palla a te, palla a me, poi arriva il mediano neroverde e sbroglia tutto dando il via all'azione del 2-0 con Boga che taglia in due la difesa del Bologna e piega Skorupski. Il Bologna è demotivato ma non troppo, nel senso che i ricordi di Brescia (rimonta da 1-3) emergono: Krejci mette in mezzo e Orsolini la tocca quanto basta per infilare il 2-1. De Zerbi decide di vincerla davvero e mette Defrel per far stare alta la squadra, il Bologna ci prova ma la definitiva botta arriva da Caputo che (dopo palla persa da Poli) si beve mezza difesa del Bologna e fa 3-1. Ora i rossoblù devono inopinatamente pensare alla classifica, guardandosi dietro. Il Sassuolo, che li scavalca, respira: e anche bene.
     
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    Il Toro passa a Brescia: decidono Belotti e Berenguer. Male Balotelli

    Granata avanti con due rigori di Belotti nel primo tempo, Berenguer (pure lui doppietta) chiude i conti nella ripresa. Brescia in dieci (espulso Mateju) dal 41’. Balotelli sostituito a fine primo tempo
    9 novembre - 16:48 - MILANO

    Gara senza storia, brutto esordio per Fabio Grosso sulla panca del Brescia. Dopo 26 minuti il Toro è avanti di due gol (doppietta su rigore di Belotti) e poco prima della fine del primo tempo ecco il rosso (doppia ammonizione) di Mateju che toglie ogni speranza di rimonta ai padroni di casa. Nella ripresa doppietta anche per Berenguer

    BELO SÌ, BALO NO— Fabio Grosso schiera Ayé accanto a Balotelli. Mazzarri, là davanti, si affida a Verdi e Belotti. Dopo 17 minuti, proprio una punizione di Verdi porta al mani in area di Cistana: trasforma appunto Belotti. Nove minuti dopo è il Var a richiamare l’arbitro: altro mani nell’area bresciana, altro rigore trasformato da Belotti. La reazione del Brescia è inesistente, Balotelli non trova mai la porta avversaria. E al 41’ arriva il secondo cartellino giallo a Mateju (fallaccio su Belotti): Brescia in dieci.

    LA RIPRESA— Nell’intervallo, Grosso lascia negli spogliatoi Balotelli e inserisce Martella. Al 54’ Verdi calcia fuori da pochi metri. Subito dopo Sirigu è bravissimo a respingere una dopo l’altra le conclusioni di Ayé e Spalek. Grosso inserisce Donnarumma per Spalek. Poi Sirigu è straordinario sul colpo di testa di Bisoli. Dall’altra parta, è Belotti a impegnare Joronen con un potente diagonale di sinistro. E a un quarto d’ora dalla fine arriva il 3-0 di Berenguer su assist di Laxalt. Il 4-0 finale, sempre di Berenguer, arriva in contropiede.
     
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    Barella, tiro da tre punti! L’Inter soffre, poi ribalta il Verona. È prima per una notte


    Nerazzurri sotto (rigore di Verre) ma protagonisti di una grande reazione. Attaccanti imprecisi, ma ci pensano Vecino e l’ex Cagliari

    Davide Stoppini

    9 novembre - 19:54 - MILANO
    L’Inter torna in testa al campionato, almeno per una notte. E lo fa rialzandosi dopo la sconfitta di Dortmund, ribaltando lei stavolta il risultato. Il 2-1 finale sul Verona, dopo il vantaggio gialloblu nel primo tempo su rigore di Verre, porta la firma di Vecino ma soprattutto quella di Barella, che a sette minuti dal 90’ trova un destro imparabile da fuori area, buono per abbattere la resistenza della squadra di Juric.

    PRIMO TEMPO— Inter con il solito 3-5-2, Conte sceglie Lazaro a Biraghi sulle fasce. Difesa a tre anche per Juric, con Verre che da trequartista fa il marcatore a uomo su Brozovic e il giovane Salcedo, di proprietà Inter, a infastidire De Vrij e compagni. Ed è proprio Salcedo, al 6’, a firmare la prima occasione del match: riceve palla da Zaccagni, controllo non perfetto e conclusione di sinistro che Handanovic para a terra. Ancora Verona al 9’: Faraoni per Salcedo che trova nuovamente in area l’esterno, il cui tap-in da ottima posizione è ribattuto. L’Inter si sveglia al minuto 10: cross di Biraghi, Lautaro non arriva. E sull’angolo successivo, lo stesso Lautaro di testa manda alto. La squadra di Conte gioca a ritmi bassi. Ad alzarli è all’inizio solo il Verona, che non a caso in ripartenza trova il rigore: Lazovic innesca Zaccagni, toccato in uscita da Handanovic. Al 19’ è Verre a trasformare dagli undici metri e a portare avanti i gialloblu. Lo schema della partita è chiaro. Il Verona è disposto ad abbassarsi moltissimo per poi sfruttare le ripartenze, tanto che De Vrij - ultimo uomo nerazzurro - viene addirittura a giocare il pallone sulla trequarti del Verona. Doppia chance Lukaku al minuto 25. Il belga prima anticipa alla grande sul primo palo su cross di Biraghi, trovando l’ottima risposta di Silvestri. E poi strozza troppo il sinistro da buona posizione, spedendo fuori il possibile 1-1. E’ il momento migliore dell’Inter: al 27’ Brozovic dal limite con il sinistro trova la parte alta della traversa. Il Verona non riparte più, si gioca di fatto in una sola metà campo. Ci prova De Vrij da 30 metri al 37’: Silvestri in angolo. L’occasione più grande dei nerazzurri arriva al 44’: ancora Biraghi mette dentro dalla sinistra, è troppo lunga per Lukaku ma sul secondo palo in posizione defilata sbuca Vecino, Silvestri respinge sulla linea, il pallone sembra entrare, in effetti lo fa ma solo per circa due terzi, perché è bravo Empereur a rinviare in tempo.

    SECONDO TEMPO — La ripresa comincia subito con un cambio: al 5’ Juric sostituisce Zaccagni con Tutino. Copione del match identico ai primi 45’, con l’Inter che prova a forzare i ritmi. Al 13’ lunga azione insistita dei nerazzurri, non conclusa da Lautaro che cerca un dribbling di troppo invece della conclusione. E sul ribaltamento di fronte Salcedo spreca la chance di servire Tutino solo davanti ad Handanovic. Al 15’ ci prova Lukaku: sinistro dai 20 metri che però finisce fuori alla sinistra di Silvestri. Minuto 16, altra doppia chance Inter: prima Lazaro si vede deviato un colpo di testa a botta scura, poi è Skriniar a sprecare, sempre di testa, sul successivo corner. E’ il momento dei cambi: al 18’ nell’Inter dentro Candreva per Biraghi, nel Verona Henderson per Verre. E al 20’ i nerazzurri trovano il pareggio: Bastoni cambia gioco per Lazaro, cross dell’austriaco, Vecino a centro area salta più in alto di Gunter e con la testa fa 1-1. Il Verona non ne ha più per ripartire. Al 28’ Bastoni due volte pericoloso: prima con il sinistro impegna Silvestri in angolo, poi con un tiro cross mette in condizione Lukaku di trovare il 2-1, ma il belga non trova il pallone. Ancora Inter: al 31’ ci prova Candreva con il destro da fuori, di poco a lato. Incredibile al minuto 35: retropassaggio alto impreciso di Amrabat, Silvestri non può uscire, Lukaku a quel punto è solo e avrebbe anche il tempo di controllare ma cerca una conclusione immediata di testa che il portiere del Verona blocca a quel punto con facilità. Conte sostituisce Lautaro con Esposito. E al 38’ Barella trova l’eurogol che fa esplodere San Siro: Inter avanti. Juric butta dentro Stepinski per Salcedo, Conte si copre con D’Ambrosio per Lazaro. Il Verona prova a ributtarsi in avanti al primo dei cinque minuti di recupero si rende pericoloso, con una giocata di Lazovic dalla sinistra per Stepinski, che spedisce alta la conclusione di sinistro. E’ l’ultimo battito, finisce qui.
     
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    Il Napoli non esce dal tunnel. Il Genoa strappa un buon pari tra i fischi del San Paolo

    Continua la crisi degli azzurri, contestati dal pubblico di casa: Radu para tutto e Pinamonti per poco non piazza il colpaccio rossoblù
    Mimmo Malfitano

    9 novembre - 22:40 - NAPOLI
    Finisce male. Il pareggio (0-0 contro il Genoa) non basta a evitare ai giocatori del Napoli la contestazione. Fischi e insulti, come non si udivano da tempo. Che tristezza, mentre la classifica diventa ancora più pesante. Carlo Ancelotti esce a testa bassa e la squadra riunita a centrocampo applaude la gente che contesta: i fischi diventano ancora più assordanti. Il Genoa lascia il San Paolo con onore, ha giocato con grande equilibrio finendo, poi, per meritarsi il punto.

    C'È MERTENS— L'atmosfera è strana, non abituale per il San Paolo. Sugli spalti c'è poca gente, l'ambiente è freddo. Carlo Ancelotti lascia fuori Arek Milik: la sua è stata una defezione dell'ultima ora. L'attaccante polacco soffre per una contusione al ginocchio. E al centro dell'attacco, a far coppia con Lozano, c'è Dries Mertens, mentre in difesa ecco il ritorno di Hysaj che viene schierato a sinistra al posto di Mario Rui. Tra i pali, invece, va Ospina, Meret è stato tenuto a riposo dopo l'attacco febbrile dei giorni scorsi. Thiago Motta deve fare a meno di Kouamé, nemmeno convocato, e al suo posto c'è Goran Pandev.

    ILLUSIONE— Passano appena due minuti e Lorenzo Insigne torva il modo di scaraventare in rete il pallone deviato male da Lozano. Il giocatore esulta, ma l'assistente di Calvarese, Villa, è fermo con la bandierina alzata per segnalare la posizione irregolare del messicano. Il Genoa si difende con ordine, Zapata domina nella propria area di rigore, mentre Schone rischia con quegli appoggi corti che mettono in apprensione la panchina rossoblù. Poco dopo il quarto d'ora, Zielinski ci prova dalla distanza, perché negli spazi è difficile trovare l'inserimento. La conclusione di sinistro viene deviata da Radu. Lozano è agile nelle ripartenze, ma viene contrastato in prima battuta da Ankersen e Romero è pronto al raddoppio. Al 24' è lo stesso attaccante messicano che fallisce una buona occasione, ciccando il pallone. Pandev, intanto, non finisce mai di stupire. Koulibaly e Hysaj sono costretti ripetutamente al fallo ogni qualvolta l'attaccante della Macedonia del Nord entra in possesso di palla: tecnicamente, è ancora piacevole ammirarlo. La gente di Napoli lo ha accolto con un lungo applauso a memoria degli anni vissuti con la maglietta azzurra. Sul suo sinistro, tuttavia, capita il pallone buono (appoggio all'indietro di Agudelo), al 32', ma lo calcia male. Il tempo si chiude con i fischi del San Paolo.

    BRIVIDO PINAMONTI— Il Genoa ci crede, comunque, e non si limita sola a difendersi. Anzi, inizia la ripresa aggredendo la metà campo napoletana. Pandev si porta dietro Hysaj e Koulibaly e poi tenta la conclusione a giro, ma la palla termina a lato. Ancora il macedone in azione: suo il cross per il colpo di testa di Pinamonti che esce di poco (5'). Al 15', la prima sostituzione. Ancelotti richiama in panchina Callejon e inserisce Llorente. E due minuti più tardi, il Genoa arriva a un passo dal vantaggio. Agudelo, che tiene sotto scacco Di Lorenzo, trova un cross millimetrico per il destro al volo a porta vuota di Pinamonti: Koulibaly si lancia in tackle e riesce a deviare il pallone in angolo: un prodigio, davvero.

    FISCHI PER INSIGNE— Corre il minuto 21 quando Ancelotti sostituisce Lorenzo Insigne. Ed è a quel punto che partono i fischi, mentre il capitano va a dare la mano ad Ancelotti e a tutti i componenti la panchina. Al suo posto subentra Elmas. Negli ultimi 20 minuti il Napoli prova il tutto per tutto e si riversa nella metà campo del Genoa. Al 42' Lozano va via sulla destra e crossa morbido per il colpo di testa di Elmas: Radu vola sulla sua sinistra e devia con la punta delle dita. Una vera prodezza che blinda il risultato.
     
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