Serie A stagione 2023-24

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    Gran bella vittoria, finalmente convincenti che ci permette di giocare la prossima con la mente sgombra
     
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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    Cabral risponde a Romagnoli, è 1-1 tra Salernitana e Frosinone

    Quarto risultato utile consecutivo per i ciociari, Sousa rinvia nuovamente l'appuntamento con la prima vittoria in campionato
    dal nostro inviato Matteo Pierelli

    22 settembre - SALERNO
    Un gol per tempo e la sfida tra Salernitana e Frosinone finisce in parità. Un risultato giusto, che sta bene alla squadra di Di Francesco, al terzo risultato utile di fila, mentre la Salernitana manca ancora l’appuntamento con la vittoria. Alla rete nel primo tempo di Romagnoli, ha risposto Cabral nella ripresa che se non altro ha evitato ai suoi una sconfitta che sarebbe stata pesantissima. La squadra di Paulo Sousa ha giocato un primo tempo deludente, ma ha mostrato una bella rezione nella ripresa contro un Frosinone che ha giocato a viso aperto fino alla fine.

    LA CHIAVE—
    Paulo Sousa, ancora privo di Dia (dovrebbe tornare a Empoli mercoledì), lascia in panchina Bohinen e Legowski, al loro posto Maggiore e Martegani. Dall’altra parte Di Francesco lascia fuori Baez e butta dentro Brescianini. La Salernitana parte meglio ma è sfortunata: Cabral dopo dieci minuti prende in pieno la traversa con uno splendido destro in diagonale. Ma il Frosinone alla prima occasione passa in vantaggio: cross di Marchizza dalla sinistra, Romagnoli salta di testa fra Pirola e Lovato e mette la palla all’angolino. La rete subita stordisce la Salernitana, incapace di reagire. E’ come se la squadra di Paulo Sousa fosse bloccata. Così il Frosinone prende campo e i padroni di casa rischiano di prendere il secondo gol: Caso segnerebbe pure, ma il suo gol al 17’ viene annullato per fuorigioco. E al 24’ è Ochoa a salvare i suoi con una bella respinta di Cheddira che ha colpito di testa in mezzo all’area, con la difesa di casa immobile. Da lì in avanti la Salernitana cerca di sfruttare le corsie laterali, ma senza costrutto: a parte una conclusione di Candreva facilmente controllata da Turati, i campani non si vedono.

    REAZIONE— Nella ripresa il pubblico di casa cerca di spingere i giocatori granata che in effetti fanno subito vedere di metterci qualcosa in più. Candreva ci prova con una grande girata al 51’ e subito dopo, su azione da calcio d’angolo battuto dallo stesso Candreva, la palla arriva a Cabral che con un diagonale preciso infila Turati. L’1-1 gasa la squadra di Paulo Sousa: Turati è bravissimo a salvarsi sul tiro di Maggiore deviato da Barrenechea. Poi il portiere del Frosinone dice di no anche al nuovo entrato Ikwuemesi che nel finale manca per poco il tap in vincente. Ma forse per il Frosinone sarebbe stata una punizione troppo pesante per quanto visto nei 90 minuti.
     
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    Estasi Lecce, batte 1-0 il Genoa e scavalca la Juve: è secondo da solo!

    I salentini collezionano occasioni e sfondano all'83' grazie a un tiro da fuori di Oudin. Liguri in 10 dal 36' per l'espulsione di Martin
    Francesco Calvi

    22 settembre - MILANO
    La vetta della classifica dista appena un punto, lo score stagionale segna tre vittorie e due pareggi. Al Via del Mare il Lecce di Roberto D’Aversa conquista il terzo successo interno consecutivo, grazie all’1-0 contro il Genoa nell’anticipo della quinta giornata. Per i liguri è fatale l’espulsione di Martin, fuori al 36’ per doppia ammonizione provocata da Almqvist, mentre i giallorossi esultano grazie all’ennesima invenzione di Remi Oudin, al debutto stagionale, acquistato in estate dopo il prestito dell’ultimo anno. Il francese aveva salutato il Lecce con un golazo contro il Bologna nell’ultima giornata del 2022-2023. Si è ripresentato allo stesso modo, dopo il trasferimento a titolo definitivo negli ultimi giorni di mercato.

    L’INGENUITÀ DI MARTIN—
    Senza lo squalificato Baschirotto e l’infortunato Banda, D’Aversa schiera Touba titolare e rilancia Strefezza dall’inizio. Nella prima mezz’ora i salentini dominano sul piano del gioco, trascinati dai guizzi di Almqvist e dello stesso Strefezza sulle fasce. Al 9’, Gilardino deve fare già i conti con due ammoniti: De Winter sulla corsia di destra, Martin dall’altra parte. I giallorossi sprecano un paio di chance con il solito Krstovic, il Genoa non demorde e al 32’ crea la prima, vera occasione da gol: Gudmundsson entra in area palla al piede, cerca la porta ma Touba lo ostacola e devia in corner. Proprio nel momento migliore dei rossoblú, Martin si lascia nuovamente sfuggire Almqvist e rimedia il secondo giallo per gioco scorretto. Prima dell’intervallo un’incornata di Krstovic si spegne a pochi centimetri dalla porta difesa da Martinez, il primo tempo si chiude sullo 0-0 nonostante la superiorità numerica.

    LA RIPRESA— Al rientro in campo, il Genoa corre ai ripari: dentro Vazquez per De Winter, Gilardino passa alla difesa a tre. Il Lecce cerca però con determinazione il vantaggio: ci va vicino con Almqvist - tiro di poco alto con una conclusione dal limite dell’area - e con una rovesciata di Krstovic al 62’. D’Aversa inserisce Dorgu e Oudin al posto di Gallo e Rafia, passa al 4-2-3-1 e punta forte sulle qualità di Almqvist, bravo a creare superiorità numerica e di nuovo pericoloso in due occasioni. II Genoa si ritrova schiacciato nella propria metà campo, eppure all’80’ la sua porta è ancora inviolata. I salentini si giocano il tutto per tutto e, nel finale, optano per il 4-2-4: Piccoli affianca Krstovic al centro dell’attacco, Sansone debutta al posto di Strefezza. La mossa è rischiosa, ma porta i frutti sperati: il Lecce preme sull’acceleratore e all’83’ Oudin, alla prima presenza stagionale, sigla l’1-0 con un tiro dalla distanza leggermente deviato da Frendrup. Nel finale il Genoa è stanco ma non si arrende e tenta di pareggiare con Puscas e Malinovskyi. Il Lecce non molla e, al triplice fischio, sogna ad occhi aperti: il match finisce 1-0 e, almeno per una notte, il club di Sticchi Damiani sarà secondo in classifica.
     
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    Brutta gara condizionata dall'ora giocata con un uomo in meno (espulsione giusta, per carità).
    Peccato aver subito gol all'81simo.
    Era una gara da affrontare meglio e la classifica continua a rimanere traballante
     
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    Al Milan basta un guizzo di Leao: 1-0 al Verona e Inter presa in vetta

    Tre punti fondamentali per i rossoneri dopo il tracollo nel derby e lo 0-0 con il Newcastle: decide un gol del portoghese a inizio gara

    Marco Pasotto
    Giornalista
    23 settembre - MILANO
    Diciamo qualcosa che galleggia tra consegne di responsabilità, difesa del ragazzo dalle critiche e anzianità aziendale. Rafa ha deciso una partita complessa per Pioli, costretto dalle esigenze di infermeria a tornare alla difesa a tre. Un primo tempo filato via per lo più liscio, una ripresa decisamente più complicata, trascorsa sotto la spinta di un Verona che ha sempre cercato di giocarsela a viso aperto. Più pressione che occasioni vere e proprie, in realtà, per i gialloblù. Il fortino rossonero alla fine ha retto, mantenendo una tradizione che non ha mai visto l’Hellas vincente al Meazza nella sua storia. Match iniziato con 25 minuti di ritardo a causa di un nubifragio con grandine che ha parzialmente imbiancato il prato. Milan con il lutto al braccio per la scomparsa di Lodetti.

    LE SCELTE— Pioli per individuare l’undici di partenza non si è limitato a far girare due o tre uomini, ma ha cambiato proprio l’impalcatura intervenendo tatticamente. Un turnover in realtà obbligato, come confermato dal tecnico nel prepartita, dal momento che Calabria ed Hernandez – contusioni muscolari per entrambi - non sono andati nemmeno in panchina. Assenze che in difesa si sono aggiunte a quella di Kalulu, scorticando il reparto. E allora – oltre a Sportiello fra i pali - dentro Musah a destra e Florenzi a sinistra nell’ambito di un nuovo 3-4-3 – anche in questo caso una necessità, più che una scelta - con una linea difensiva che ha visto il ritorno di Kjaer, affiancato da Thiaw e Tomori. Krunic e Reijnders interni di centrocampo e il “PuGiLe” davanti: dentro Pulisic, Giroud e Leao, Olivier riposerà un’altra volta. Baroni nel suo 3-5-2 ha tenuto in panca sia Djuric che Bonazzoli, affidando l’attacco a Ngonge e Lazovic, alla prima stagionale da titolare.

    SPINTA— Di rifornimenti, però, là davanti l’Hellas ne ha messi a disposizione pochi, anche perché i veneti si sono trovati davanti un Milan in formato Newcastle: aggressività spinta, molta verticalità e ricerca veloce della porta avversaria. In più, il 3-4-3 ha liberato la spinta delle ali, che non si sono fatte pregare: sia Musah – al debutto da titolare in rossonero - che Florenzi hanno martellato a turno con efficacia, tenendo abbastanza bassi Faraoni e Terracciano. Un 3-4-3 in realtà spesso più tendente al 3-4-2-1, dal momento che Pulisic, in particolare, ha agito molto dentro il campo, svuotando la corsia destra a beneficio delle incursioni di Musah. Dall’altra parte Leao ha alternato movimenti da esterno puro, alla maniera classica, con inserimenti centrali. Come in occasione del gol. Minuto numero 8: Pulisic ha rubato palla a Hien – posizione di campo centralissima – e Giroud ha servito di prima Leao nello spazio: sgasata verso la porta di Montipò, infilandosi tra Magnani e Dawidowicz, e palla in buca col portiere in uscita. Tutti a fargli festa intorno: una liberazione.

    RIFORNIMENTI— Bisogna dire che il Verona dopo il gol non ha cambiato atteggiamento. Ha provato a giocarsela fin dall’inizio, e ha proseguito con lo stesso copione. Il problema? Mancanza di lucidità e precisione all’altezza della trequarti, dove si è inesorabilmente smarrita la maggior parte dei palloni. Da qui l’assenza di rifornimenti per le punte. Sull’unica vera occasione veneta – testa di Folorunsho a pochi passi dalla porta -, Sportiello non ha fatto rimpiangere Maignan con una smanacciata decisamente complicata. Riflesso notevole e applauso liberatorio di San Siro: “evviva, abbiamo un vice Mike all’altezza”. Nella ripresa Baroni ha cercato di aumentare la potenza offensiva – dentro Bonazzoli, fuori Faraoni, con Lazovic dirottato in fascia – e i gialloblù in effetti hanno alzato il baricentro di diversi metri, schiacciando il Milan negli ultimi venti metri, culminati in una girata al volo di Bonazzoli (11’) fra le braccia di Sportiello. Al 20’ ennesima tegola sulla testa di Pioli: bandiera bianca per Krunic (guaio muscolare, sensazioni non belle), dentro Loftus-Cheek, ma anche Jovic per Giroud. Un secondo tempo di sofferenza per il Diavolo, che non è più riuscito ad aprire le ali e ha smarrito la verve di Pulisic, ma ha trovato la bella notizia dell’esordio in prima squadra di Bartesaghi – al posto di Florenzi alla mezzora -, Primavera aggregato ai grandi da questa estate. La pressione veneta però alla fine non ha portato pericoli particolari alla porta rossonera. Diciamo che il Milan, stanco dall’impegno di coppa, ha dovuto fare di necessità virtù: via in ripartenza, ma anche stavolta si deve mangiare le mani sottoporta. Pulisic e Musah si sono visti murare due ottime occasioni da Montipò. Sarebbe stato il gol che avrebbe chiuso i conti, cancellando gli ultimi minuti di sofferenza.
     
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    Juve horror! Follie di Szczesny e Gatti, Berardi fa il genio e il Sassuolo vince 4-2

    Il portiere regala due reti ai neroverdi, il difensore fa harakiri. Ad Allegri non bastano un autogol e un centro del solito Chiesa. Vlahovic, sostituzione e polemica
    dal nostro inviato Filippo Cornacchia

    23 settembre - REGGIO EMILIA
    Altro che trascorrere la notte in testa alla classifica in attesa dell’Inter. La Juventus frena di brutto a Reggio Emilia, battuta per 4 a 2 dal Sassuolo. Prima sconfitta stagionale per i bianconeri, che fanno molto più che un passo indietro rispetto alle ultime uscite. Il solito Chiesa, ancora in gol, non basta a evitare una disfatta arrivata dopo una serie incredibile di papere (Szczesny sul primo gol), dormite (Danilo sulla rete di Berardi e su quella di Pinamonti) e distrazioni fantozziane, come l’autogol finale di Gatti. E domani i nerazzurri, se vincono a Empoli, possono scappare a più 5 sulla Juve.

    UNO-DUE SASSUOLO—
    Allegri conferma la stessa formazione della vittoria contro la Lazio. La Juventus parte aggressiva e propositiva, spinta dalla voglia di Chiesa, però prima del quarto d’ora viene gelata dal Sassuolo. Laurienté ci prova da fuori area senza troppe pretese, ma Szczesny pasticcia. La papera del portiere polacco, che in modo goffo respinge la palla nella propria rete, porta in vantaggio gli emiliani. Inizialmente i bianconeri sembrano subire il colpo, ma poi nel giro di dieci minuti (22’ p.t.) riescono a rimettere in equilibrio la gara. Chiesa crossa dalla sinistra e Vina, nel tentativo di anticipare McKennie, fa autogol. Il pareggio non sblocca la Juventus, che fatica a salire di giri e di idee. Così alla seconda occasione (41’ p.t.) Domenico Berardi, il più atteso dopo il corteggiamento estivo della Signora, punisce Szczesny con un sinistro telecomandato dei suoi. Gol bellissimo, ma l’azione è viziata da una dormita generale dei bianconeri: Gatti sbaglia in impostazione e Danilo lascia prendere la mira a Berardi senza opporre resistenza.

    NON BASTA CHIESA— Eppure a inizio ripresa è ancora il Sassuolo ad essere più pericoloso, spinto da un Berardi ispiratissimo. L’azzurro, dopo aver rischiato il cartellino rosso per un fallo su Bremer, inizia a pennellare per Laurienté, che però spreca. La Juventus, scampato il pericolo, prende coraggio. Ma prima Vlahovic non concretizza da buona posizione (diagonale fuori di poco) e poi viene sostituito da Allegri, che al suo posto fa entrare Kean. Un minuto dopo (32’ s.t.) Chiesa, imbeccato in area di Fagioli, trova il 2-2 di prepotenza, con un tiro rabbioso, e va a esultare in panchina con Vlahovic. Sembra la riscossa, invece si rivela un’illusione perché pochi minuti dopo (38’ s.t.) la Juventus si riaddormenta e il Sassuolo fa 3-2 con un colpo di testa ravvicinato di Pinamonti. La traversa, nel recupero, nega la rete a Defrel, ma poi ci pensa Gatti con un autogol da “Paperissima” a fissare il risultato sul 4-2.
     
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    Gagliardini risponde a Immobile, un bel Monza frena la Lazio

    Biancocelesti in vantaggio grazie al rigore del capitano (che prende anche un palo), poi il pareggio degli uomini di Palladino che controllano la gara fino alla fine
    23 settembre - MILANO

    Un Monza convincente ferma sull'1-1 la Lazio all'Olimpico, grazie alla rete di Gagliardini che risponde al vantaggio di Immonile. Dopo un inizio equilibrato, Immobile al 12' porta i suoi in vantaggio su calcio di rigore dopo il fallo di Ciurria su Zaccagni. Gli uomini di Palladino però non mollano, creano gioco e al 36' un bell'inserimento di Gagliardini, nato da un'idea di Kyriakopoulos, porta al pareggio. Nel corso della ripresa Sarri inserisce Pellegrini e soprattutto Felipe Anderson, tenuto in panchina a vantaggio di Isaksen: la prima conseguenza è il palo colpito da Immobile. Ma il Monza c'è e inanella una serie di occasioni (su Colpani e Kyriakopoulos è bravo Provedel). All'88' Immobile viene atterrato in area da Di Gregorio: Abisso è a due passi e sostiene non sia rigore.
     
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    Capolavoro Dimarco: l'Inter vince 1-0 a Empoli e resta prima da sola

    Una prodezza dalla distanza dell'esterno regala i tre punti che permettono ai nerazzurri di rimanere a punteggio pieno, tenere a bada il Milan e riprendersi la vetta della classifica in solitaria. Toscani inchiodati a zero punti
    Dal nostro inviato Andrea Ramazzotti

    24 settembre - EMPOLI (FIRENZE)
    Quinta vittoria nelle prime cinque giornate di campionato per l'Inter che resta sola in testa alla classifica, a +3 sul Milan e a +5 sulla Juve. Un primo tentativo di fuga per Inzaghi che alla Computer Gross Arena si impone di misura grazie a un eurogol di Dimarco a inizio ripresa. Successo meritato nei numeri quello dei nerazzurri (23-6 le conclusioni, 6-1 quelle nello specchio, 62% di possesso), ma la prestazione non è roboante come quella di sabato scorso nel derby. Forse Lautaro e compagni risentono della stanchezza psicologica della Champions e non brillano, ma conquistano i tre punti in un match "sporco" e insidioso, di quelli che alla lunga possono fare la differenza in chiave scudetto. Il cammino è lungo, ma la strada imboccata sembra essere quella giusta. Quinto ko di fila invece per i toscani ai quali per ora non basta il cambio in panchina, con Andreazzoli al posto di Zanetti: qualche guizzo gli azzurri lo mostrano, ma per fermare questa Inter che ha la miglior difesa del torneo ci voleva ben altro.

    PRIMO TEMPO—
    Andreazzoli deve rinunciare a Caputo, fermato da un problema al polpaccio, e lo sostituisce con l'esordiente Sphendi che compone un tridente con Baldanzi a destra e Cambiaghi a sinistra. A centrocampo prima da titolare anche per l'ex juventino Ranocchia, che è uno dei 6 cambi rispetto al ko per 7-0 contro la Roma, costato il posto a Zanetti. Sei sono anche gli avvicendamenti di Inzaghi dopo il match di Champions di mercoledì: Frattesi parte per la prima volta nell'undici iniziale (al posto di Barella), ma rispetto all'1-1 contro la Real Sociedad le novità dal 1' sono pure Darmian, Acerbi, Calhanoglu, Dimarco e Thuram. L'Inter ha fiducia, vuole continuare la striscia di vittorie in A e lo dimostra prendendo in mano le redini del match. Una manciata di secondi e i nerazzurri attaccano subito la profondità con Dimarco per Thuram che appoggia per Calhanoglu e poi per il tiro alto di Mkhitaryan. Un minuto più tardi è Calhanoglu a pescare lo scatto del francese, passaggio a Frattesi e conclusione alta. L'Inter mette le tende nella metà campo empolese grazie all'ottima regia del recuperato Calhanoglu, mai pressato dagli avversari, e allo sviluppo sugli esterni, così ci vuole un salvataggio sulla linea di Ismajli per negare la gioia del gol al colpo di testa di Darmian. Ci prova anche Dimarco da fuori, ma Berisha risponde, poi il turco spara alto dal limite. Il primo quarto d'ora è un monologo, poi però gli azzurri iniziano a prendere le contromisure e, siccome il giro palla dei vice campioni d'Europa perde in rapidità, Berisha può respirare. Almeno fino al gol annullato a Thuram per fuorigioco e alla parata che il portiere albanese fa in uscita per stoppare Frattesi, lanciato da Calhanoglu. L'Inter è più allungata, non riesce a velocizzare la manovra come all'inizio e ha poco dialogo tra i due attaccanti perché Lautaro ha le batterie scariche, così l'Empoli, con il suo 4-3-3, riesce a difendersi e rientra negli spogliatoi sullo 0-0.

    RIPRESA— L'Empoli inizia bene con un tiro a lato di Shpendi, ma perde per infortunio Ismajli e il sostituto Walukievicz non ha neppure il tempo di entrare in campo che gli uomini di Inzaghi passano in vantaggio: corner di Calhanoglu, respinta di Ranocchia e spettacolare sinistro da fuori area di Dimarco con la palla che si insacca all'incrocio dei pali. L'Inter è più tranquilla e gioca più sciolta sfiorando il raddoppio con Thuram, il cui tiro è deviato in angolo da Walukievicz. I toscani si scuotono un po' e con un'incursione Baldanzi si procurano una punizione pericolosa costringendo al giallo Bastoni. Il calcio piazzato battuto da Ranocchia costringe alla prima parata del pomeriggio Sommer. Andreazzoli sostituisce Ranocchia e Marin con Grassi e Fazzini nella speranza di dare più verve in mezzo, Inzaghi risponde con Barella, Arnautovic e De Vrij per Frattesi, Lautaro e Bastoni. L'Inter cerca di controllare tenendo la palla, l'Empoli punge con qualche fiammata e il match resta gradevole. Thuram va vicino al gol-fotocopia del derby, ma stavolta il suo destro a giro non si insacca all'incrocio dei pali. I due tecnici fanno le ultime mosse: offensive quelle di Andreazzoli, che con Cancellieri e Destro per Shpendi e Cambiaghi ordina un pressing alto, conservative quelle di Inzaghi che con Sanchez per Thuram e Carlos Augusto per Dimarco vuole amministrare e dare forze fresche. I toscani ci provano fino alla fine e qualche pericolo lo creano perché gli avversari finiscono in dieci complice l'infortunio a una coscia di Arnautovic, ma al triplice fischio di Marcenaro l'Inter sorride e allunga in classifica.
     
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    Altri punti buttati nel cesso, l'autogol di Gatti è qualcosa che si vedeva su Mai dire gol sui campetti di provincia.
    Temo sia l'anno dell'Inda
     
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    Il Napoli delude ancora: col Bologna è 0-0, Osimhen sbaglia un rigore

    Alta tensione nel club azzurro: il nigeriano, sostituito a 4' dalla fine, contesta apertamente il tecnico Garcia

    Matteo Dalla Vite
    24 settembre - BOLOGNA
    BOLOGNA, ITALY - SEPTEMBER 24: Giovanni Simeone of Napoli looks dejected after the draw in the Serie A TIM match between Bologna FC and SSC Napoli at Stadio Renato Dall'Ara on September 24, 2023 in Bologna, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)
    Dov’è finito il Napoli? Nel reticolato di un Bologna attento e dinamico ma soprattutto dentro il recinto di troppe incertezze palesate nello sviluppo, nella personalità, nella distribuzione di compiti e movimenti propedeutici a restare la miglior squadra d’Italia. Finisce 0-0 con Osimhen che sbaglia un rigore (assegnato generosamente da Ayroldi) e poi esce – perché sostituito – dal campo con ampi gesti di dissenso verso la scelta di Garcia che – è evidente – non ha ancora dato un senso compiuto alla propria creatura scudettata. Il Bologna ferma un’altra big dopo la Juventus e il Napoli sale a 8 punti dopo aver vinto sì in Champions ma contando 2 punti nelle ultime 3 gare di A mostrando palesi passi indietro rispetto a un campionato fa. Evidenziati, con accenti marcati, anche al Dall’Ara.

    PALO DI OSI—
    Thiago Motta sceglie Aebischer come capitano e “impiatta” la formazione annunciata: Zirkzee davanti e ai lati Ndoye e Karlsson sulle ali. Garcia parte col tridente da fulmini immediati, ovvero Kvara, Osimhen e Raspadori dando la centralità della linea difensiva anche – come detto – a Natan vicino a Ostigard. Dall’Ara con 26.000 spettatori, presente anche Saputo che da tempo vive più a Bologna rispetto al Canada (il figlio Luca è in società, il quadrigenito Jesse gioca nell’Under 17 rossoblù), arbitra Ayroldi: l’inizio è un’occasione velenosa del Napoli, minuto 5’, lancio di Raspadori e Osimhen (fuggito a Lucumi) diagonalizza prendendo il palo, Kvara arriva e di primo impatto mette il pallone di poco fuori. La prima ammonizione è per Olivera, per il primissimo acuto del Bologna serve attendere anche la prima sostituzione forzata: Posch s’infortuna e al 10’ deve lasciare il posto a De Silvestri. Il Napoli ha il controllo, il Bologna ragiona inizialmente più di attesa che di sviluppo e possesso subendo anche un colpo di testa innocuo ancora di Osimhen al minuto 11.

    PICCOLI FUOCHI— La gara vive di piccole fiammate: il Bologna non trova Meret, il Napoli cerca l’intuizione giusta davanti alla squadra di Motta che dalla mezz’ora in poi cerca di manovrare un po’ di più, mantenendo palla ma anche e soprattutto compattandosi in fretta, chiudendo gli spazi a un Napoli che cerca di accendersi soprattutto sull’asse Kvara-Osimhen con le cuciture di Anguissa (fra i migliori in assoluto) e Zielinski. C’è un caos in area al 30’: Skorupski esce incerto, ma con Ostigard che lo infastidisce, su un pallone alto, ne nasce una situazione d’area in cui Osimhen va a terra su contatto di De Silvestri: niente da segnalare come poco dopo quando Freuler prende lo spazio a Olivera ma il contatto è leggero e non abbastanza per poter essere punito. Il primo tempo si conclude con un tiro alto di Raspadori (45’) dopo semifuga di Osimhen. Morale: gara non bella, anche noiosetta, col Napoli più attorcigliato che sciolto e Bologna che – lento nello sviluppo offensivo - non ha mai azionato i guanti di Meret.

    RIGORE GENEROSO— Ripresa: Garcia infila Mario Rui per l’ammonito Olivera, Lobotka deve andare a chiudere proprio a sinistra – prendendosi il giallo – per una fuga di Ndoye, e insomma il decollo al minuto 10 della ripresa non è ancora in agenda. Al 15’ una conclusione di Kvara impegna il giusto Skorupski ma è una sorta di altra piccola fiammata che dà una scossa alla partita. Al 16’, incursione del Bologna con Zirkzee che cerca di assistere Ferguson mentre dall’altra parte ancora Skorupski interviene senza faticare troppo su conclusione di Osimhen. Impera la lentezza di sviluppo: il Napoli è stato fino a qui pericoloso solo quando ha potuto allungarsi negli spazi col proprio nigeriano; il Bologna ha cercato più di allontanarsi dai pericoli che crearne di veramente velenosi. Motta infila Saelemaekers per Ndoye e Calafiori – acquistato anche per fare il centrale difensivo - per Lucumi (infortunato). E Garcia? Infila Politano per Raspadori, autore di una gara spenta. Al 27’ l’episodio che può scatenare tutto: su palla crossata bassa da Kvara, Calafiori intercetta e il pallone gli incoccia sul braccio sinistro: è dinamica di gioco, braccia congrue al movimento in campo ma nonostante questo Ayroldi consegna il pallone sul dischetto al Napoli. Generoso. Osimhen: fuori. La risposta di Zirkzee è al 30’: primo tiro che arriva a Meret.

    NERVI TESI— Garcia decide di togliere Kvara, sempre più seccato, e anche Osimhen che non la prende affatto bene e gesticola non poco nell’uscire dal campo; Motta mette Orsolini ed El Azzouzi. Il Bologna prende più iniziativa e ritmo, Zirkzee al 90’ gira debole verso Meret ma è segno della volontà di provarci. Anguissa chiede il cambio per problema alla coscia sinistra, il quarto uomo segnala 5’ di recupero e il Napoli è (e resta) un punto interrogativo grande così.
     
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    Lukaku scappa, Zapata lo riprende: un punto a testa per Torino e Roma

    Una partita dura ed equilibrata, firmata dai due centravanti: il giallorosso segna al 68', il granata pareggia all'85'
    Dal nostro inviato Mario Pagliara

    24 settembre - TORINO
    L’hanno marchiata a fuoco loro, i due giganti di Toro e Roma: Lukaku apre le danze nella ripresa, Zapata risponde in coda a una partita mai banale con il suo primo gol granata. È stata una partita combattuta, agonisticamente intensa, con diversi spunti interessanti: meglio e complessivamente più continuo il Toro sul piano del gioco, visto questa sera nella sua migliore versione stagionale. Nella ripresa la Roma di Mourinho è cresciuta tanto, dopo aver concesso il campo nel primo tempo ai granata. È un buon punto per entrambe le squadre.

    CORPO A CORPO—
    Juric e Mourinho si conoscono a fondo e pure da molti anni. C’era un tempo in cui il primo studiava lo Special, poi José ha cominciato ad interessarsi con curiosità alla filosofia del croato. Quando Toro-Roma comincia, questa conoscenza emerge plasticamente: granata e giallorossi si posizionano a uomo contro uomo a tutto campo. Stesso modulo (3-4-2-1), stessi concetti di fondo, varia l’interpretazione. Perché se la Roma, nel primo tempo, ruota sostanzialmente intorno al talento di Dybala con ripartenza su Lukaku (e a dire il vero, i due si innescano raramente), la squadra di Juric ha certamente il controllo del campo e prova ad entrare centralmente con Zapata (grazie al lavoro continuo di cucitura del duo Tameze-Ilic) e sulle fasce. Specialmente a sinistra, con Lazaro, nascono le idee più interessanti. Al quinto, proprio da un traversone di Lazaro, Zapata si avvita di testa nel cuore dell’area chiamando Rui Patricio ad una parata dall’alto coefficiente di difficoltà. Quattro minuti dopo arriva l’unico lampo di Dybala nei primi 45’: di sinistro inventa un filtrante centrale, non sfruttato da Lukaku: in corsa, il suo diagonale è impreciso. Radonjic lucida il tiro a giro un paio di volte (19’ e nel finale di primo tempo) ma la mira non c’è. Alla mezz’ora una sberla al volo di Rodriguez sbatte sui tabelloni. All’intervallo, il punteggio non si sblocca.

    CRISTANTE AL PALO— In avvio di ripresa (6’), l’occasionissima se la inventa il frizzante Seck lanciato da Zapata: si beve N’Dicka, e il suo diagonale accarezza il palo per un soffio. Dopo dieci minuti, Juric tira fuori uno spento Radonjic per gettare nella mischia Vlasic. La Roma risponde al dodicesimo con il palo di Cristante: Spinazzola crossa dalla sinistra, la palla rimbalza nel cuore dell’area dove Cristante la sfiora quel tanto che basta per ingannare Milinkovic in uscita e finisce sul palo.
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    ECCO I GIGANTI— La banda Mourinho comincia ad alzare i giri del motore. C’è bisogno prima di uno strepitoso muro di Rodriguez su Lukaku per evitare il vantaggio giallorosso, ma al 24’ Big-Rom vince nel cuore dell’area il duello con Buongiorno e trafigge Milinkovic. Juric attinge a piene mani dalla panchina: fuori Seck e Tameze per Sanabria e Karamoh, portando Vlasic sulla linea dei mediani. É la notte dei giganti: al 40’ al giallorosso Lukaku, risponde il granata Zapata. Ilic scodella una palla dalla sinistra su calcio di punizione al centro dell’area, dove il colombiano arriva come un treno in corsa: è la sentenza dell’uno a uno. Finale arrembante del Toro, che non trova il colpo del ko.
     
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    Un pari giusto, prezioso che conferma che se non facciamo cazzate potremo toglierci soddisfazioni. Basterà iniziare a fare punti contro le piccole.
    Poi a chicca della sconfitta della Juve...
     
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    Dio li fa, Chuck Norris li distrugge, Mc Gaiver li aggiusta

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    Milik scaccia la paura: riscatto Juve col Lecce e secondo posto

    Il polacco, alla prima da titolare, decide l'anticipo della sesta giornata e rilancia i bianconeri dopo la sconfitta col Sassuolo di tre giorni fa
    Filippo Cornacchia

    26 settembre - MILANO
    Foto Fabio Ferrari/LaPresse - 26 Settembre 2023 - Torino, Italia - sport, calcio - Juventus vs Lecce - Campionato italiano di calcio Serie A TIM 2023/2024 - Juventus Stadium. Nella foto: goal Arkadiusz Milik (14 Juventus FC) 1-0 September 26, 2023 Turin, Italy - sport, calcio -Juventus vs Lecce - Italian Serie A Football Championship 2023/2024 - Juventus Stadium. In the pic: Arkadiusz Milik (14 Juventus FC) scores goal 1-0
    Una zampata di Milik rialza la Juventus e ferma la corsa del Lecce. Il gol di rapina del polacco, decisivo a inizio ripresa, e la prestazione difensiva attenta regalano una vittoria di misura ai bianconeri e permettono alla squadra di Massimiliano Allegri di cancellare la pesante sconfitta di sabato contro il Sassuolo. Successo di “corto muso” e secondo posto in solitaria per una notte, in attesa della partita del Milan. Si ferma all’Allianz Stadium, invece, l’imbattibilità dei giallorossi.

    SOLO CHIESA E… FISCHI—
    Allegri conferma Szczesny dopo gli errori di Reggio Emilia e inizialmente lancia dal primo minuto Milik al posto di Vlahovic. Rotazioni anche per D’Aversa, che però non rinuncia al bomber Krstovic e alle sgasate di Almqvist. La Juventus, complice un Lecce in grande fiducia, fatica a prendere in mano la partita e a guadagnare campo. Il palleggio prolungato dei giallorossi, che hanno in Krstovic un punto di riferimento importante per la manovra, finisce per sfiduciare i bianconeri, attentissimi in fase difensiva ma probabilmente ancora un po’ frastornati dalla sconfitta con il Sassuolo. A svegliare la Signora, dopo qualche timido tentativo, è il solito Chiesa. Il numero 7, poco prima della mezz’ora, si inserisce in area con i tempi giusti, ma poi il suo diagonale finisce fuori di pochi centimetri. Troppo poco per il pubblico dell’Allianz Stadium, che fischia i bianconeri alla fine del primo tempo.

    IRROMPE MILIK— A trasformare i mugugni in applausi ci pensa Milik, che a inizio secondo tempo (12’ s.t.) trova una zampata sotto porta delle sue su assist volante di testa di Rabiot. Primo gol stagionale per il polacco, che si sblocca e… sblocca mentalmente anche la Juventus, più libera in tutti sensi da quel momento. La rete dell’ex Marsiglia trasmette fiducia ai bianconeri, più pericolosi in avanti e sempre blindati dietro. C’è tempo anche per l’ingresso di Vlahovic (al posto di Milik) e il rilancio di Gatti, protagonista dell’autogol fantozziano di Reggio Emilia, in campo nella ripresa al posto di Rugani. Il Lecce ci prova fino alla fine, a evitare la prima sconfitta in campionato, ma non ci riesce anche a causa dell’espulsione finale (doppia ammonizione) di Kaba.
     
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    Madre, donna, lesbica. What else?

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    Culla Bianconera

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    Evitata una figuraccia
     
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    Di ieri sera salvo solo il risultato e che abbia segnato Milik, almeno la butta dentro qualc'altro anziché solo Vlahovic o Chiesa
     
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