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Posts written by Shagrath82

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    Auguri!
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    L'Inter si distrae... e il Sassuolo ne approfitta. Laurienté gol, Ballardini respira

    I campioni d'Italia, svagati dopo i festeggiamenti di domenica scorsa, mai in partita: annullato un gol a Lautaro


    dal nostro inviato Filippo Conticello
    4 maggio 2024 - REGGIO EMILIA
    Tra le bizzarre strade del calcio, ci si imbatte pure in questa: la tiranna del campionato che perde due volte su due contro una squadra che annaspa per non retrocedere. L’Inter capace di dominare ferocemente su ogni campo è caduta contro una sola squadra di questo campionato, l’umile Sassuolo: dopo il capitombolo di fine settembre, ecco quest’altro di inizio maggio, ben diverso perché arrivato dopo una settimana di lunghi festeggiamenti nerazzurri per la stella. Se Inzaghi perde l’occasione di sfondare i 100 punti e interrompe la serie di 42 partite con gol, Ballardini trova invece l’insperato impulso per crederci ancora: agganciata l’Udinese al terzultimo posto (con una partita in più), la salvezza è davvero possibile adesso. Tra l’altro, l’Inter venerdì andrà a Frosinone e potrà diventare l’arbitro di questa lotta senza quartiere, sempre a patto di giocare con altro spirito rispetto a quello un po’ vacanziero visto al Mapei Stadium.

    L'AVVIO—
    L’Inter, col cuore leggero e una nuova stella a illuminare il cammino, può finalmente distribuire minuti a chi meno ne ha avuti finora: dentro così Audero, Asllani, Frattesi e Sanchez a far coppia con Lautaro. Carlos Augusto fa riposare ancora una volta Dimarco e De Vrij gioca al posto dell’infortunato Acerbi. Il Sassuolo è invece spalle al muro e con una pistola puntata: per provare a uscire dall’angolo, Ballardini sorprende ancora una volta e azzarda la difesa a tre, anche se non c’è Tressoldi squalificato. Dietro giocano Erlic, Kumbulla e Ferrari, mentre in mediana la grande sorpresa è Lipani dietro agli interni Henrique e Thorstvedt: il suo compito è bloccare la manovra dei campioni di Italia sulla trequarti in un originale 3-1-4-2. A completare Toljan e Doig come esterni di centrocampo e la coppia Laurienté-Pinamonti, spesso lasciata troppo sola: due attaccanti così non sono programmati per lottare per sopravvivere, eppure devono fare di necessità virtù. La squadra di Inzaghi, poi, non ha esattamente il sangue agli occhi come nelle ultime partite. Dopo un tiro pericoloso di Thorstvedt e un altro di Lipani in libera uscita, ecco la rete emiliana per gentile concessione di Dumfries. L’olandese ancora in versione festa scudetto (non è il solo…) si fa borseggiare la palla di Doig, che poi trova in mezzo Laurienté: è un gol che la squadra di Ballardini aspettava come acqua nel deserto. Dumfries avrebbe pure l’occasione di farsi perdonare immediatamente, ma su un assist bellissimo e di prima di Asllani ciabatta fuori a tu per tu con Consigli: non è neanche la mezzora e già la partita ha un peggiore in campo.

    ANCORA FESTA— Difficile sintonizzarsi dopo una settimana di bagordi, normale che l’Inter vada a singhiozzo più o meno per tutta la gara: Lautaro, mai così fuori giri, è l’esempio della serata interista tanto strana. Solo nell’ultima parte del primo tempo la squadra di Inzaghi riesce a sciogliersi un po’ e a occupare la metà campo avversaria, senza mai mostrare troppa convinzione. Il gol del pari sarebbe pure arrivato su tiro di Carlos Augusto deviato in rete di Lautaro prima della fine del primo tempo, ma dopo lunga consultazione Var l’arbitro Marchetti fischia il fuorigioco: il Toro, a digiuno da Inter-Atalanta del 28 febbraio, non riesce proprio a sbloccarsi. Anche nei secondi 45’ è spesso Bastoni a traghettare l’azione davanti in un’Inter sempre sotto ritmo. Tra l’altro, per il difensore mancino questa partita conta simbolicamente più che per i compagni: ha ufficialmente tagliato il traguardo delle 200 presenze con la maglia dell'Inter, davanti a lui solo Lautaro (280), De Vrij (235) e Barella (231).

    EMBLEMATICO— Mentre lo stadio, tutto interista, intona cori scudetto e lo invita a saltellare come aveva fatto a San Siro, Simone Inzaghi accenna al massimo un applauso. Pensa solo a urlare e a dare indicazioni perché perdere per la seconda volta di fila con il Sassuolo va di traverso: con l’ingresso di Cuadrado al posto di Dumfries e Arnautovic per Mkhitaryan, il tecnico nerazzurro schiera una formazione ben più offensiva in cui Sanchez fa il trequartista. In più, si aggiunge Buchanan a sinistra e Barella in mezzo per alzare i giri del motore. Di contro, il Sassuolo si abbassa e decide di badare esclusivamente al sodo, ovvero alla conservazione del vantaggio con Erlic e Ferrari a saltare sulla pioggia di cross che arriva: le pochissime ripartenze sono affidate solo all’elettricità di Laurienté e a qualche palla tenuta su da Pinamonti. All’80’ Kumbulla fa un miracolo in copertura su Arna servito da Cuadrado nell’area piccola: a pensarci è solo la prima occasione nerazzurra nella ripresa, emblematico più dello stesso risultato.
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    Ancelotti, è festa! Il Girona ribalta il Barça: il Real è campione di Spagna per la 36ª volta

    La squadra di Carlo ha battuto 3-0 il Cadice, a seguire il Barcellona va ko 4-2 contro i cugini che si piazzano al secondo posto a 13 punti di distacco dai blancos, troppi a quattro giornate dalla fine del torneo

    4 maggio 2024 - MADRID
    Campione allo stadio, ma davanti al televisore. Il Madrid ha vinto la sua 36a Liga dopo aver battuto 3-0 il Cadice e restando poi al Bernabeu a vedere Girona-Barcellona. Il Real aveva bisogno che il Barça non vincesse: la squadra di Xavi è andata due volte in vantaggio ma ha perso 4-2, come all’andata a Montjuic. Il Girona, prima stagione in Liga nel 2017, è matematicamente e storicamente in Champions e a 4 giornate dalla fine ha superato i rivali al secondo posto, che vale l’accesso alla Supercoppa europea e ai suoi milioni. A Montilivi festa sfrenata.

    SUPER CARLO—
    Per il Madrid una Liga colossale: una sola sconfitta, in settembre al Metropolitano contro l’Atletico, e da allora 28 giornate di imbattibilità, eguagliato il record del club stabilito nel 1990 con Toshack. Per Ancelotti titolo numero 26 in carriera e 12 col Madrid: +1 su Zidane e -2 sul mito Miguel Muñoz, che potrà essere superato la prossima stagione. Ancelotti ha vinto due Liga negli ultimi 3 anni ed è arrivato a 6 titoli nazionali: quello spagnolo è il suo primo ‘doblete’ in un campionato.

    SFIDA IMPARI— Al Bernabeu aria di festa e sfida impari tra due squadre alla fine separate da 61 punti, col Madrid alla settima vittoria consecutiva e il Cadice in zona retrocessione. Carlo ha fatto un turnover massiccio cambiando 10 uomini rispetto alla partita di Monaco col Bayern. Confermato solo Nacho, chiamato ad affrontare il fratello Alex. Tra i pali è tornato Courtois, dopo 355 giorni di assenza per la rottura di un legamento e poi di un menisco. Il belga è stato decisivo: dopo un primo tempo senza emozioni Chris Ramos si è presentato solo davanti al belga che si è fatto enorme e ha fermato il tiro dell’avversario, e sul rovesciamento di fronte Brahim si è inventato un gran gol con un tiro sul palo lontano quando era circondato da 3 avversari. Sesto gol in Liga, decimo stagionale.

    FESTA ANTICIPATA— Cadice depresso e Madrid di nuovo in gol con Bellingham, appena entrato e servito dallo stesso ex milanista, e nel recupero con Joselu, che un attimo prima aveva preso il palo, rete gentilmente offertagli da Nacho. Al Bernabeu i giocatori hanno festeggiato in campo e si sono poi messi a vedere la partita in tv dentro lo stadio, la polizia ha transennato la fontana di Cibeles in previsione delle feste dei parrocchiani blancos.

    BOTTA E RISPOSTA— A Montilivi inizio frenetico: gol spettacolare di Christensen, controllo di petto su gran taglio di Lamine Yamal e destro al volo incrociato dopo 2 minuti e 34 secondi, Girona che batte e in un’azione che passa dai piedi di Miguel Gutierrez e Ivan Martin arriva al pareggio con un colpo di testa di Dovbyk al 3’44”, 70 secondi dopo. L’ucraino, a segno nelle ultime 5 giornate, difende il pichichi: ha fatto 20 gol, 2 in più di Bellingham e 3 in più di Sorloth e Lewandowski, che nel recupero del primo tempo dopo una traversa di Gundogan ha trasformato un rigore non visto dall’arbitro e assegnato al Var per un fallo di Miguel Gutierrez sul solito eccezionale Lamine Yamal.

    INCREDIBILE PORTU— Nella ripresa la partita è rimasta aperta, con occasioni per entrambe le squadre. Decisiva il cambio di Portu per Tsygankov. Al 65’, entrato giusto qualche secondo prima, Portu ha pareggiato su assist di Dovbyk lanciato in maniera sciagurata da SergI Roberto. E al 67’, dopo appena 118 secondi, gara rovesciata: contropiede del Girona aperto da un altro errore di Sergi Roberto, Aleix Garcia lancia Portu che serve Miguel Gutierrez, tiro deviato da Kounde e Girona in vantaggio. L’incredibile Portu al 75’ ha suggellato il magnifico pomeriggio del Girona con un golazo fenomenale: destro al volo spettacolare in diagonale su lancio di Savio dalla trequarti. Nella pancia del Bernabeu è partita la festa dei giocatori, mentre i tifosi del Madrid hanno iniziato ad avviarsi sul Paseo de la Castellana verso Plaza de Cibeles. La Liga è in bacheca, mercoledì può arrivare anche la finale di Champions.
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    La doppietta di Djuric salva il Monza. Lazio, ora la Champions si allontana

    Immobile la sblocca all'11', poi l'attaccante bosniaco trova il pari al 73'. All'83' un erroraccio di Donati regala gol a Vecino, ma a tempo quasi scaduto Milan regala un punto a Palladino

    dal nostro inviato Simone Battaggia
    4 maggio 2024 - MONZA (MONZA E BRIANZA)
    Potevano essere tre punti per rafforzare la posizione per l’Europa League e inseguire il sogno Champions. E invece la Lazio si ferma a Monza, 2-2 al termine di una partita vibrante, per larghi tratti gestita dai brianzoli di Palladino. Al gol di un ritrovato Immobile in avvio e al 2-1 di Vecino su un erroraccio in disimpegno di Donati risponde per due volte Milan Djuric, decisivo al 92’ con un gran colpo di testa. Giusto così, perché i biancorossi hanno condotto la partita con intensità e voglia, il pari ci sta tutto.

    PRIMO TEMPO—
    Con il solo Gila indisponibile e con Provedel che si riaffaccia in panchina, Tudor dà per la prima volta la maglia da titolare a Hysaj. Confermata anche la scelta di Immobile al centro dell’attacco al posto di Castellanos e il ritorno di Zaccagni, decisivo entrando dalla panchina contro il Verona. Lato Monza, Palladino è senza Gagliardini, squalificato, così piazza Pessina e Bondo a centrocampo, a creare e a interdire; Daniel Maldini finisce invece in tribuna per un fastidio muscolare dell’ultimo minuto. In avvio si capisce che è una di quelle partite in cui Luis Alberto può creare qualcosa in qualsiasi momento: un assist, un cross e all’11° un velo in area che apre le acque, con Pablo Marì che per liberare serve Kamada fuori area. Il tiro al volo viene deviato da Di Gregorio sulla traversa e permette a Immobile di avventarsi come un falco per il tap-in dello 0-1. Il capitano della Lazio non segnava in campionato dalla vittoria 3-1 del 10 febbraio a Cagliari. Il Monza però non resta a guardare, anzi: già al 5’ un bellissimo scambio Colpani-Djuric aveva portato l’ex Verona davanti a Mandas, ma il diagonale da sinistra era uscito di poco oltre il secondo palo. Gli uomini di Palladino sono ordinati nelle ripartenze e le trame in attacco, sempre godibili, sono ispirate dalla qualità dei vari Colpani, Zerbin e Pessina. Al 15’ Zaccagni deve spendere un giallo per fermare Birindelli, al 23’ lo stesso Colpani semina il panico sulla destra e crossa per Valentin Carboni, che solo in area manda a lato di testa un’occasione clamorosa. Djuric dà una mano enorme anche dietro, respingendo di testa i corner laziali, e per evitare problemi sulle palle alte nell’altra area Tudor fa uscire Zaccagni al 31’ - anche per evitare i rischi di un secondo giallo - e fa entrare Casale. Il Monza spinge, ci provano dalla distanza Pessina (sinistro a giro dalla distanza, Mandas usa i pugni) e Bondo (debole), ma l’occasione più grande capita a Valentin Carboni, ancora di testa: la sua girata sul cross di Bondo dà a tutti l’idea del gol ma si spegne alla destra di Mandas. Si chiude il tempo con tre gialli laziali a zero - Zaccagni, Casale, Kamada - e con la sensazione che i brianzoli abbiano costruito di più.

    RIPRESA— Luis Alberto torna a ispirare la Lazio davanti, ma sono le ultime fiammate. Il giallo all’11’ a Romagnoli che deve fermare Colpani e quello al 23’ di Patric (fallo su Zerbin al limite dell’area) raccontano di una Lazio che innanzitutto deve difendersi. Al 13’ lo stesso Colpani riceve una bella palla sull’angolo di destra dell’area piccola, ma non si fida a tirare al volo e l’azione sfuma; al 17’ Valentin Carboni (che lancio) e Colpani (doppio dribbling su Patric e Mandas) danno spettacolo, ma il trequartista dei brianzoli non ha abbastanza angolo per impensierire Mandas. Palladino al 26’ cambia volto alla squadra con tre cambi - Dani Mota per Kyriakopoulos, Akpa Akpro per Valentin Carboni, Caldirola per Zerbin - e dopo due minuti arriva il gol: a metà campo perde palla Hysaj, Colpani scende e serve sulla destra Donati, per un cross che trova la testa di Pessina. Mandas respinge, ma Djuric è pronto per ribattere a rete per il pari, confermato dopo un check del Var. Dieci minuti dopo, però, la Lazio pesca un jolly: Donati in fase di disimpegno passa il pallone a metà strada tra Akpa Akpro e Di Gregorio, permettendo a Vecino di infilarsi e di segnare il gol dell’1-2. La partita sembra non finire mai, Pablo Marì ci prova dalla distanza con il sinistro impegnando Mandas, poi Colpani da fuori area viene ribattuto due volte. Al 46’ Guendouzi ci prova con un rasoterra sul quale è bravissimo Di Gregorio e sul capovolgimento di fronte arriva il pari: ennesimo cross da sinistra, stavolta di Pessina, e in area svetta di testa Djuric che trova l’angolino alla destra del portiere laziale. Gli animi si accendono, Vecino prende un giallo per un brutto fallo su Pessina che fa nascere una bagarre (giallo anche a Donati). Il Monza ha un’ultima palla in avanti, ma Akpa Akpro perde l’attimo e non c’è più tempo. La Lazio con 56 punti è settima in classifica, la Champions si allontana.
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    GP Miami, Verstappen domina la Sprint. Ferrari, Leclerc 2° davanti a Perez. Sainz chiude 5°

    Nella mini gara di 19 giri successo per l'olandese della Red Bull che tiene la testa dalla pole e precede il monegasco e il compagno di squadra. Ricciardo precede la seconda Ferrari

    Giusto Ferronato
    Giornalista
    4 maggio 2024 - MIAMI (USA)
    Max Verstappen re della Sprint anche a Miami. L'olandese della Red Bull si è aggiudicato la seconda mini gara del Mondiale precedendo la Ferrari di Charles Leclerc e la seconda Red Bull, quella di Sergio Perez. Quarto posto per Daniel Ricciardo con la RB, quinto per la seconda Ferrari di Carlos Sainz junior. Poi Piastri, Hulkenberg e Tsunoda a chiudere i primi 8 a punti. Alle 22 italiane la qualifica per definire la pole e lo schieramento di partenza del GP di domani.

    LA PARTENZA—
    Allo start partenza molto aggressiva per Verstappen, che non è scattato meglio di Leclerc e per non rischiare di perdere la posizione ha stretto la traiettoria in maniera molto decisa verso la Ferrari. Così alla prima curva ha potuto girare per primo davanti al monegasco e a Ricciardo, che è riuscito a sfilare la Red Bull di Perez. In retrovia, invece, disastro per Lando Norris, finito fuori alla prima curva toccato dall’Aston Martin di Stroll, a sua volta penalizzato dall’ingresso troppo irruento di Alonso. Per rimuovere la McLaren di Norris è stata schierata la Safety Car, rimasta in pista per un paio di tornate. Danno anche sull’Aston Martin di Stroll, che è stato costretto al ritiro.

    UN SOLO DUELLO— Alla ripartenza gruppo sgranato e Verstappen ha iniziato a spingere come al suo solito. Sainz si è dato da fare per attaccare il quarto posto di Ricciardo, passato da Perez, mentre Leclerc ha cercato di non perdere contatto da Verstappen. Si è invece staccato dal ferrarista Perez, terzo. Appena Verstappen e Perez hanno preso ritmo, la gara per le prime posizioni si è sostanzialmente ridotta a un duello tra Sainz e Ricciardo per il 4° posto. L’australiano è stato molto bravo a difendere la posizione e a portare a casa un ottimo piazzamento ai piedi del podio.

    MAGNUSSEN DANNEGGIA HAMILTON— Sprint da dimenticare per Lewis Hamilton, che dopo il contatto al via che lo ha visto coinvolto con Alonso, ha lottato per tutta la gara con la Haas di Kevin Magnussen. Il danese ha prima beccato 10 secondi per taglio di chicane. Poi quando Hamilton è riuscito a sorpassarlo, nel replicare all’inglese è andato lunghissimo in staccata, costringendo Lewis a rallentare per non colpirlo. Così Magnussen si è preso altri 10 secondi di penalizzazione, e come spesso accade tra due litiganti, è arrivato il terzo incomodo Tsunoda che ha approfittato del rallentamento di Hamilton per prendergli la posizione, l’ottavo posto che è l’ultimo che assegna punti nella Sprint: con il contemporaneo quarto posto di Ricciardo, in casa RB è stato un comprensibile abbraccio collettivo alla bandiera a scacchi.
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    La traversa e Skorupski frenano il Torino. Con il Bologna finisce senza gol

    La squadra di Motta puntella la posizione in zona Champions, mentre i granata restano al decimo posto, lontani dalle posizioni che portano in Europa

    Dal nostro inviato Mario Pagliara
    3 maggio 2024 - TORINO
    È stato il punto dell’orgoglio granata, alla vigilia delle celebrazioni dei 75 anni dalla scomparsa del Grande Torino. Dopo diversi passaggi a vuoto, la squadra di Juric torna a giocare un calcio godibile, interpreta decisamente meglio degli emiliani la serata e, ai punti, avrebbe meritato di più. Il difetto di Juric è il solito: quarta partita consecutiva senza segnare nemmeno un gol. Per la classifica, però, lo zero a zero è molto più utile al Bologna che puntella la propria posizione in pienissima zona Champions. La traversa di Sanabria nel primo tempo e l’occasionissima di Ilic nella ripresa fanno tirare un sospiro di sollievo a Thiago Motta: questa sera il Toro era in giornata e, quindi, per il tecnico rossoblù tornare a casa con uno zero a zero può essere letto come un buon risultato.

    PRIMO TEMPO—
    Bologna insolitamente più conservativo, Torino decisamente molto più pimpante e propositivo. E’ la sceneggiatura di un primo tempo nel quale la squadra di Juric avrebbe meritato qualcosa in più ai punti, sia per il gioco espresso sia per le occasioni. Perché se al sedicesimo un diagonale di Zirzkee si fa sì insidioso ma non inquadra la porta difesa di Milinkovic, poi le occasioni migliori arrivano dai granata. Il minuto del grande rimpianto del Toro è il diciottesimo, quando Sanabria si stampa sulla traversa raccogliendo di testa il cross-cioccolatino di Ilic. L’occasione è doppia: sulla ribattuta si avventa di prepotenza Zapata murato in condivisione prima da Lucumi poi da Skorupski. Un infortunio all’adduttore destro tira fuori Vlasic dalla partita al ventisettesimo ed è perdita che ha il suo peso sull’economia del gioco di Juric. Al posto del croato entra Linetty: il polacco va in mediana, Ricci si alza in marcatura sul cervello bolognese Freuler. Il Bologna ricomincia con un giro palla tutto sommato sterile senza riuscire mai ad entrare tra le linee del Toro. Prima dell’intervallo, Aebiscer prova a scuotere i suoi con un siluro dal limite sui tabelloni (37’). Mentre le squadre sono negli spogliatoi, la band torinese Sensounico si esibisce nella struggente “Quel giorno di pioggia”: è l’omaggio del popolo granata al Grande Torino, di cui domani ricorrerà l’anniversario dei 75 anni dalla scomparsa nell’incidente aereo di Superga.

    RIPRESA— Il copione della serata non cambia nella ripresa. Anzi, il Torino trascinato dalla coppia di centrocampisti Ricci-Ilic aumenta anche la qualità del palleggio, lasciando poco o nulla al Bologna. Ci prova ancora Aebischer dalla distanza, ma Milinkovic in volo si concede agli obiettivi dei fotografi. Chi invece deve compiere il secondo grande intervento della serata è il collega Skorupski sul diagonale di Ilic (22’): intervento ascrivibile nella categoria delle paratone. La pressione del Toro è costante fino allo scadere, al netto di qualche buona incursione proprio nel finale del Bologna. Lo zero a zero non si schioda.
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    Visti quasi tutti (tranne Craco e Melfi) e devo dire che la Basilicata ha grandi potenzialità (e se non altro meno problematiche di malavita e malaffare rispetto ad altre regioni del Sud)
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    grande...splendida Praga
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    L'Atalanta scappa con Scamacca, il Marsiglia la riprende: si decide tutto a Bergamo

    L'andata della semifinale di Europa League finisce in parità con i padroni di casa che recuperano con Mbemba la Dea già nel primo tempo. Gasp resiste nella ripresa e sfiora la vittoria nel finale con Miranchuk

    Dal nostro inviato Matteo Brega
    2 maggio 2024- MARSIGLIA (FRANCIA)
    Finisce 1-1 tra Marsiglia e Atalanta: decidono i gol di Scamacca e Mbemba. La qualificazione alla finale di Europa League di Dublino si deciderà tra una settimana a Bergamo.

    SCAMACCA SUBITO A SEGNO—
    Gasset sceglie il 3-5-2 con Aubameyang, bomber di questa Europa League, supportato da Sarr; il capitano Kondogbia davanti alla difesa, Veretout mezzala sinistra e Pau Lopez in porta. Il contingente degli ex "italiani" è chiuso da Correa, ancora dell'Inter, che parte dalla panchina. Gasperini opta per l'undici della vigilia, con Djimsiti al centro della difesa al posto dello squalificato Hien. Davanti il meglio delle notti europee atalantine: Scamacca-De Ketelaere-Koopmeiners. All'11' l'Atalanta passa: Ederson per Koppmeiners dalla sinistra verso il centro, Murillo sbaglia il movimento, sceglie di stringere invece che di allargare dove va Scamacca. L'attaccante controlla e di destro infila in diagonale Lopez. Il gol funziona da pulsante: il Velodrome, infernale, si spegne per una decina di secondi. Si sentono i quasi 3mila tifosi arrivati da Bergamo prima che la scatola marsigliese riprenda a sostenere la squadra di Gasset. Al 15' il Marsiglia spaventa la Dea. Cross di Luis Henrique per Sarr, la traiettoria scavalca Musso ma c'è Kolasinac ad anticipare Sarr. Al 17' si ferma Kolasinac. Gasperini è costretto a sostituirlo, esce zoppicando, al suo posto Pasalic con De Roon che va a fare il marcatore di sinistra. Al 20' il Marsiglia pareggia. Angolo battuto rapidamente, quattro uomini liberi al limite, la Dea non è rapida ad accorciare così Mbemba ha il tempo di pensare e calciare. Destro a giro, palo interno e gol. Al 42' i francesi si divorano una grande chance. L'Atalanta sbaglia la pressione sull'uscita da un corner, il Marsiglia costruisce una ripartenza due-contro uno micidiale, ma Audameyang smette i panni del capocannoniere della competizione e stringe troppo il diagonale davanti a Musso.

    PRESSIONE OM— Si riparte con gli stessi uomini che avevano finito il primo tempo. E nei 6' iniziali della ripresa ci sono un paio di tentativi da lontano, prima Aubameyang e poi Koopmeiners, niente che possa impensierire Musso e Pau Lopez. Al 13' si unisce Kondogbia con un sinistro di poco alto dal limite. Gasperini intorno all'ora di gioco toglie Scamacca e inserisce Lookman: va CDK a fare il falso nueve. Lookman entra bene e al 18' dopo un'azione travolgente sulla sinistra si accentra e con il destro calcia fuori dall’interno dell’area. Il Velodrome esplode pochi secondi dopo quando Sarr, al 19', firma il 2-1. Ma l'azione era iniziata con un fuorigioco di Luiz Henrique. Entra Ounahi, si piazza davanti alla difesa e al 28' prende l'incrocio con un destro dal limite. Il quarto d'ora finale si trasforma nell'inferno vero, quello anticipato dal presidente Longoria nell'intervista alla Gazzetta di qualche giorno fa. Il Marsiglia passa al 4-3-3 per tenere ancor più sotto pressione il sistema difensivo bergamasco. Ma quando ha la palla l'Atalanta il Velodrome fischia, sente che il pericolo c'è ancora, ben presente. Gasperini toglie CDK e mette Miranchuk, fa rifiatare Zappacosta e inserisce Hateboer per affrontare il finale. Miranchuk proprio al 45' fa sfilare il sinistro poco distante dal palo dando l'illusione del gol. Il risultato non cambia, finisce 1-1, resta apertissimo il discorso qualificazione.
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