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Posts written by Shagrath82

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    Scamacca accende l'Atalanta, Lazovic e Noslin la riprendono: Verona, punto pesantissimo

    Gol e assist (a Ederson) per il centravanti azzurro, ma nel secondo tempo arriva la reazione della squadra di Baroni
    Dal nostro inviato Matteo Brega
    15 aprile 2024 - MILANO
    Finisce 2-2 il posticipo tra Atalanta e Verona. I bergamaschi vanno sul 2-0 con Scamacca e Ederson nel primo tempo e a inizio ripresa in 4’ subiscono i gol di Lazovic e Noslin.

    PRIMO TEMPO DA DEA—
    L’Atalanta torna in campo dopo la storica serata di Anfield per il posticipo della 32ª giornata contro il Verona. Gian Piero Gasperini sceglie Holm per sostituire a destra lo squalificato Zappacosta. In mezzo al posto di De Roon, fermato anche lui dal Giudice sportivo, c’è Pasalic. E davanti Koopmeiners trequartista con Scamacca e De Ketelaere attaccanti. Marco Baroni ripropone Bonazzoli centravanti, reduce da due gol nelle ultime due di campionato, dentro un 4-1-4-1 in cui Dani Silva davanti alla difesa segue Koop. Nell’attesa dell’ingresso in campo delle squadre partono i primi cori della curva atalantina verso i 500 giunti da Verona: “Quel settore lì sembra Napoli” e “Voi siete napoletani”. Al 13’ la partita cambia. Suslov perde una palla in ripartenza sulla pressione di Toloi, transizione rapida per Scamacca che controlla e scarica un violento destro sul quale Montipò non può nulla. Terzo gol di fila in campionato per l’attaccante dell’Atalanta e in mezzo la doppietta al Liverpool. Al 18’ l’Atalanta raddoppia. Azione che parte da lontano: Koopmeiners vede il taglio di Ederson ma non lo serve, preferisce Scamacca che a sua volta imbecca il brasiliano dimenticato da tutto il sistema difensivo del Verona. Ederson vola da solo per cinquanta metri e davanti a Montipò la piazza. E’ 2-0, con Antonio Percassi in tribuna che applaude soddisfatto e divertito. Al 22’ Dea vicino al 3-0: rimessa laterale di Holm, sponda di CDK, Koopmeiners calcia dall’interno dell’area di sinistro di controbalzo, palla alta di poco. L’Atalanta viaggia il doppio dell’Hellas: cross di Koopmeiners per Pasalic che di prima spara alto da ottima posizione al termine di un’azione rapidissima. L’olandese cerca ancora il croato al 31’: cross dalla trequarti, Pasalic sul filo del fuorigioco gira di testa e Montipò devia in corner. Un minuto e Koopmeiners va vicino al gol. CDK gli illumina il corridoio che l’olandese disegna e poi calcia chiudendo troppo il diagonale. La Dea tiene l’Hellas nella sua metà campo. Al 34’ CDK calcia da fuori, Magnani corregge la traiettoria e poi Montipò la sposta in corner. Verona in difficoltà con il passare del tempo, sempre più. Il primo tempo finisce 2-0 con un dominio netto dei bergamaschi.

    RINASCITA VERONA— Si riparte con un Verona più convinto almeno nella forza di volontà. Il tiro di Cabal al 5’ è respinto con i pugni da Carnesecchi. All’11’ la partita si riapre. Ripartenza dell’Hellas, palla a Noslin sulla destra, squadre allungate, rientra e serve Lazovic che al limite controlla e calcia. La palla passa tra le gambe di Toloi e finisce giusto nell’angolino alla destra di Carnesecchi. Quattro minuti e l’Hellas pareggia. Giropalla al limite dell’area, Centonze cross per Noslin che si posiziona tra due marcatori atalantini e con il timing giusto anticipa l’uscita bassa di Carnesecchi che calcola male i tempi. Dopo aver resistito per 45’ sotto “solo” di due gol, il Verona ne fa altrettanti in 4’ all’alba della ripresa. Il Verona è più ordinato dell’Atalanta nel cuore della ripresa. Dal corner di Lazovic del 26’ spunta la testa di Folorunsho che finisce fuori di poco. L’Atalanta è meno precisa del primo tempo, merito anche del Verona che una volta raggiunto il pareggio ha mantenuto più equilibrio in campo. Al 42’ Miranchuk prova dalla distanza e trova ancora Montipò a ostruire la strada della gioia alla Dea. Dal corner successivo Hien spreca da due passi di testa, ma l’impressione è che fosse in fuorigioco. Finisce 2-2, con un pieno di rimpianti per l’Atalanta e di gioia per il Verona.
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    Ikoné risponde al solito Gudmundsson: il Genoa prende un punto anche a Firenze

    Posticipo della 32ª giornata a Firenze, i padroni di casa vanno sotto su rigore e si rimettono in partita nella ripresa. Annullati dal Var una rete a Belotti e un rigore su Retegui

    15 aprile 2024 - FIRENZE
    Finisce 1-1 al Franchi fra Fiorentina e Genoa con gli ospiti più vivaci nel primo tempo che trovano il vantaggio su rigore al 42’ con Gudmundsson, giocatore dei desideri dei viola nel mercato invernale. Il pareggio arriva al 9’ della ripresa grazie a Ikonè che di testa sfrutta l’assist di Bonaventura. Ancora rimandata quindi la vittoria in campionato per la Fiorentina, che non vince da quasi due mesi in Serie A e rimane al decimo posto in classifica.

    LE SCELTE—
    Vincenzo Italiano lascia inizialmente a riposo Nico Gonzalez (in vista del ritorno dei quarti di Conference League giovedì con il Viktoria Plzen) ma non rinuncia a Bonaventura in mediana e a Beltran sulla trequarti. Il centravanti è Belotti. Alberto Gilardino avanza Messias e lo schiera al fianco di Ekuban con Retegui che parte dalla panchina. La novità è la posizione di Gudmundsson mezzala. Confermati Frendrup e Badelj, mentre come esterni Sabelli vince il ballottaggio con Spence sulla destra e Martin si posiziona a sinistra.

    VANTAGGIO GENOA— Dopo i primi minuti di studio, al 12’ arriva uno squillo con Luca Ranieri bravo a sventare un’incursione in area di Messias. Per i viola è Beltran dalla distanza, con un destro a giro, a mettere i brividi al Genoa. Fra il 22’ al 25’ la gara si accende: Terracciano si supera mettendo in angolo un colpo di testa di Ekuban su cross di Martin e dal successivo corner l’attaccante spreca un’ottima occasione, girando a lato da distanza ravvicinata; per la Fiorentina invece Belotti insacca su assist di Beltran, ma dopo un rapido controllo al Var, la rete viene annullata per fuorigioco. La svolta arriva però al 42’ quando Gudmundsson su rigore spiazza Terracciano e porta in vantaggio il Genoa sotto la Fiesole. Il penalty nasce da un errore di Martinez Quarta: l’argentino regala palla a Messias che si fa parare il tiro da Terracciano, ma subito dopo sul pallone si precipita Ekuban, atterrato in area da Parisi. Il primo cambio per Gilardino è obbligato a fine primo tempo perché Messias esce infortunato e al suo posto entra Thorsby. Gudmundsson si poziona così al fianco di Ekuban.

    PAREGGIO VIOLA— Vincenzo Italiano ad inizio ripresa fa entrare Arthur per Duncan, ma è Bonaventura al 9’ a pescare la testa di Ikoné che trova l’1-1. Per il francese è la seconda rete dall’inizio della stagione in Serie A. Subito dopo fra i viola escono Sottili, Belotti e Beltran per Gonzalez che si posiziona a sinistra, Kouame che diventa il centravanti e Mandragora che si posiziona al fianco di Arthur con Bonaventura che va sulla trequarti. Anche Gilardino effettua tre cambi ed entrano Spence per Sabelli, Haps per Martin e Retegui per Ekuban. Ed è proprio sull’argentino che Di Marco fischia inizialmente un rigore per un intervento di Kayode, ma dopo aver rivisto le immagini in tv, il direttore di gara cancella il penalty. La Fiorentina cerca il vantaggio prima con Ikoné e poi con Bonaventura, mentre fra i rossoblù entra Strootman per Badelj, applaudito dai suoi ex tifosi. L’ultimo cambio viola è invece Milenkovic per Bonaventura.
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    red37
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    MotoGP, il vero marziano è Vinales: vince dopo una rimonta folle. Marquez caduto, Bagnaia 5°

    Lo spagnolo dell'Aprilia da impazzire a Austin: parte male, va fuori pista, ma recupera e vince, diventando il primo della MotoGP a imporsi con tre case differenti. Secondo lo splendido Acosta, terzo Bastianini, a -21 da Martin nel Mondiale. Marc a terra quando era leader, Pecco in ombra

    Massimo Brizzi
    Giornalista
    14 aprile 2024 - MILANO
    L’ombra nera di Maverick Vinales plana sul Mondiale. Lo spagnolo dell’Aprilia, con un significativo adesivo di Batman sul casco, domina anche il GP della MotoGP di Austin, facendo bottino pieno dopo il successo nella Sprint con una perentorietà mai vista. È un’Aprilia che fa paura: la RS-GP di Noale consente infatti a Maverick di risalire dall’11° posto del 1. giro, dove era precipitato per una toccata alla prima curva, fino a un successo impressionante per la superiorità espressa. Vinales si impone quasi per distacco su Pedro Acosta, la cui personalità ormai non fa più notizia: il rookie della GasGas è gran secondo dopo una gara grintosa e senza alcun timore reverenziale nei duelli. A chiudere il podio Enea Bastianini, risalito in progressione con la Ducati ufficiale a centrare un terzo posto che gli consente di essere secondo nel Mondiale. In testa c’è sempre Jorge Martin, quarto, superato dal riminese della Ducati nel penultimo giro: lo spagnolo della Ducati Pramac ha ora 21 punti di margine su Enea, 24 su Vinales e 26 su Acosta. La lotta si fa interessante.

    AMAREZZE TEXANE—
    Texas amarissimo per Marc Marquez, caduto alla curva 11 dell’11° giro quando si era appena issato al comando della gara, e amarognolo pure per Pecco Bagnaia: il campione del mondo della Ducati è quinto, ma senza il passo per giocarsi il podio se non nelle prime fasi. Ora Pecco si ritrova a 30 punti dalla vetta e con quattro piloti davanti a sé: uno scenario che forse non si aspettava, anche se la gara, bella e vibrante nei primi giri, è stata lunga e logorante per tutti. Non è un caso, però, che ai primi due posti ci siano due piloti che hanno optato per la mescola media al posteriore, quella che ha pagato dei dividendi alla distanza.

    FENOMENO VINALES— Gara da fenomeno, quella di Vinales, che nelle rare giornate in cui trova la quadra perfetta del suo feeling con la moto acquisisce la percezione, confermata dai fatti, di poter essere imbattibile: il weekend di Austin lo proietta a pretendente per il titolo, ribadendo che gli squilli del Portogallo non erano acuti isolati. Con questo successo Maverick diventa anche il primo pilota della storia della MotoGP a imporsi con tre case differenti: nel suo caso sono Suzuki, Yamaha e Aprilia.

    GARA PALPITANTE— Il GP a tratti si è corso con il cuore in gola. Al via c'è lo scatto di Acosta, con Vinales che fa le spese peggiori delle sportellate della prima curva, finendo largo e costretto a risalire dal ventre del gruppo. Ci riesce ottimamente, coronando il suo inseguimento al 13. giro, quando passa con decisione il battagliero Acosta per raccogliere lo scettro del comando e non mollarlo più. La sua rimonta incastona una gara con tanti duelli e sorpassi, in cui Acosta, Martin e Marquez danno a lungo spettacolo, fino alla caduta dello spagnolo di Gresini, che toglie di scena un protagonista e una possibile minaccia per la rincorsa di Vinales. Marc incappa nel 'solito' eccesso di foga, ma nel suo 'giardino' di Austin p un errore che pesa il doppio. Il suo harakiri non oscura però la portata del successo di Vinales, la cui rimonta ha il sapore dell'impresa. A chiudere la top-10 ci sono, sesto Fabio Di Giannantonio, settima la seconda Aprilia, quella di Aleix Espargaro, ottavo Marco Bezzecchi, nono Brad Binder, che scattava 17° in griglia, e decimo Raul Fernandez. Tutti stremati. Tutti ad applaudire Batman-Vinales.

    MOTOGP, ORDINE DI ARRIVO DEL GP DI AUSTIN— L'ordine di arrivo del GP di Austin
    Viñales (Spa/Aprilia) in 41'09"503
    Acosta (Spa/GasGas) a 1"728
    Bastianini (Ita/Ducati) a 2"703
    Martin (Spa/Ducati) a 4"690
    Bagnaia (Ita/Ducati) a 7"392
    Di Giannantonio (Ita/Ducati) a 9"980
    A. Espargaro (Spa/Aprilia) a 12"208
    Bezzecchi (Ita/Ducati) a 13"343
    Binder (Saf/Ktm) a 14"931
    R. Fernandez (Spa/Aprilia) a 16"656
    Oliveira (Por/Aprilia) a 18"542
    Quartararo (Fra/Yamaha) a 22"899
    Miller (Aus/Ktm) a 24"011
    A. Fernandez (Spa/Ktm) a 27"652
    A. Marquez (Spa/Ducati) a 32"855
    Marini (Ita/Honda) a 33"529

    MOTOGP, CLASSIFICA MONDIALE— La situazione del Mondiale MotoGP dopo tre gare su ventuno:
    Martin (Spa/Ducati) 80 punti
    Bastianini (Ita/Ducati) 59
    Vinales (Spa/Aprilia) 56
    Acosta (Spa/GasGas) 54
    Bagnaia (Ita/Ducati) 50
    Binder (Saf/Ktm) 49
    A. Espargaro (Spa/Aprilia) 39
    M. Marquez (Spa/Ducati) 36
    Di Giannantonio (Ita/Ducati) 25
    Miller (Aus/Ktm) 22
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    L'Inter scappa due volte, il Cagliari non molla e firma il 2-2: contro il Milan servirà vincere

    A San Siro il gol di Thuram e il rigore di Calhanoglu lanciano i nerazzurri prima dei pareggi di Shomurodov e Viola: lunedì 22 aprile il match point scudetto nel derby

    Andrea Ramazzotti
    Giornalista
    14 aprile 2024 - MILANO
    Per vincere lo scudetto nel derby di lunedì 22 all'Inter servirà una vittoria. I nerazzurri sprecano l'assist pomeridiano del Sassuolo (che ferma il Milan sul 3-3) non andando oltre il 2-2 contro il Cagliari. Colpa di una difesa che concede più del solito, ma merito anche dei sardi che recuperano due volte lo svantaggio e portano a casa un pari (meritato) che li fa andare a +5 sulla terzultima. Per Inzaghi, che non può più superare il record della Juventus 2013-14 (102 punti), una mezza delusione: il tricolore della seconda stella arriverà comunque, ma festeggiare potendo contare su due risultati su tre nella stracittadina sarebbe stato sicuramente più semplice. Ecco perché all'uscita dal campo gli unici a sorridere sono i rossoblù, quasi salvi.

    ZAMPATA THURAM—
    Inzaghi, privo degli squalificati Pavard e Lautaro, sceglie Bisseck per completare la difesa a tre e Sanchez in attacco al fianco di Thuram. Niente panchina, con vista derby, per il diffidato Mkhitaryan. Ranieri, che deve rinunciare agli squalificati Nandez e Deiola, punta su un 3-4-3 che ha Luvumbo e Jankto nel tridente, ai lati di Shomurodov, ma in realtà i rossoblù sono spesso costretti a difendersi con un 5-4-1 nel quale Sulemana e Makoumbou provano a tenere botta in mezzo. Due le sorprese: Hatzidiakos preferito a Zappa e Obert in campo al posto di Dossena. Spinta dalla sua gente, l'Inter inizia forte, con un tiro di Barella parato da Scuffet. I sardi si difendono con due linee strette, ma la capolista dopo 12' le buca a destra, con Darmian che innesca Sanchez, il cui cross dal fondo viene deviato in rete da Thuram. Il francese, che esulta come Lautaro, si sblocca dopo quasi due mesi visto che l'ultima rete l'aveva segnata il 16 febbraio. La formazione di Ranieri subisce il possesso degli avversari, ma non lo fa passivamente e prima Luvumbo poi Shomurodov impegnano Sommer. Il raddoppio di Barella, servito da Dimarco, viene annullato per fuorigioco e il tecnico rossoblù, prima della mezzora, decide di intervenire provando a dare più equilibrio con Prati al posto di Jankto (che non la prende bene) e il 3-5-2. La gara è gradevole, con l'Inter che costruisce bene (molto attivo Sanchez), ma finisce spesso in fuorigioco, mentre il Cagliari punge appena ne ha l'occasione. E così all'intervallo il possesso palla è nerazzurro (64%), ma nei tiri gli ospiti sono addirittura avanti (5-4).

    SUPER VIOLA— Nella ripresa il ritmo si abbassa e l'Inter prova a gestire concedendo poco. Dimarco esalta Scuffet, costretto al grande intervento, mentre Sommer para facilmente un destro di Obert. Ci prova anche Calhanoglu su punizione, ma il numero 22 sardo mette in angolo e poi blocca sul tentativo di Sanchez. La prima sostituzione della seconda frazione la fa Inzaghi con Frattesi al posto di Mkhitaryan, ma pochi istanti dopo l'ingresso dell'ex Sassuolo il Cagliari pareggia con un bel lancio di Obert, la sponda di Luvumbo per la conclusione vincente di Shomurodov. Per il Meazza è un doccia gelata, ma l'Inter non si disunisce e, su cross di Barella, il colpo di testa di Frattesi diretto verso la porta viene intercettato dal braccio largo di Mina: è calcio di rigore che Calhanoglu trasforma con il destro. Per il turco, 16 penalty trasformati su 16 da quando indossa la maglia nerazzurra, è l'undicesimo gol in campionato, eguagliato il suo record in carriera (Amburgo 2013-14). Inzaghi, che già lo aveva preparato prima del 2-1, fa un triplice cambio (fuori Sanchez, Darmian e Dimarco per Arnautovic, Dumfries e Carlos Augusto), ma il Meazza, che canta per il centrocampista ex Milan, quasi non se ne accorge. Anche Ranieri prova la "rivoluzione" con Lapadula per Shomurodov, Zappa per Di Pardo e Viola per Luvumbo tutti insieme e la scelta gli dà ragione perché Lapadula, con un tocco di braccio non ritenuto punibile, serve a Viola il pallone del 2-2. Lo stesso Viola sfiora il 3-2 con una botta da fuori e Inzaghi si gioca pure la carta Buchanan per Bastoni (Carlos Augusto arretra in difesa). L'Inter chiude con Acerbi centravanti, ma è il Cagliari a divorarsi con il solito Viola, servito da Lapadula, il gol della vittoria. Stavolta per Barella e compagni niente impresa nel recupero come a Udine: Ranieri non avrebbe meritato il ko.
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    Bayer Leverkusen nella storia: per la prima volta è campione tedesco

    Un 5-0 al Werder Brema che vale il titolo. Interrotto il dominio di 11 anni del Bayern: è la tredicesima squadra a diventare campione di Germania da quando esiste la Bundesliga (1963)

    Elmar Bergonzini
    14 aprile 2024 - MILANO
    Si è fatta la storia. Il Leverkusen ha vinto, la partita con il Werder Brema, certo, ma soprattutto il campionato. Il Bayer, che interrompe il dominio di 11 anni del Bayern Monaco, ha trionfato per la prima volta in Bundesliga. È la tredicesima squadra a diventare campione di Germania da quando esiste la Bundesliga (cioè dal 1963). Lo fa al termine della 29esima giornata: solo il Bayern nel 2014 (27esima giornata) e nel 2013 (28esima) ha chiuso il campionato prima. Per battere il Werder (5-0) sono serviti i gol di Boniface, su rigore, al 25', quello di Xhaka al 60' e Wirtz al 69', all'83' e al 90'. Con la vittoria di oggi il Leverkusen è rimasto imbattuto anche per la 43esima partita stagionale, pareggiando il record stabilito dalla Juventus di Conte nel 2011-12. Ma è un primato che oggi, giustamente, passa in secondo piano.

    LA GARA—
    Il Leverkusen non perde tempo e attacca dai primi minuti a caccia del gol che vale il titolo. All'8' la prima occasione dell'incontro: Tella ha spazio per crossare sul secondo palo dove Hincapié calcia a botta sicura, ma Zetterer è bravo a respingere. Al 22' è ancora Tella a mettere la palla in mezzo dove Hofmann viene però atterrato da Malatini: per l'arbitro, dopo l'intervento del Var, è rigore che Boniface trasforma. Sbloccata la partita, per il Leverkusen è tutto in discesa: al 28' è Xhaka a sfiorare il 2-0, al 29' prima Tah, poi Boniface. La squadra di Xabi Alonso domina, non rischia e continua a creare: al 38' Adli colpisce la traversa al 38'.

    LA RIPRESA— Nel secondo tempo, se possibile, il Leverkusen ha la vita ancor più facile: Wirtz non inquadra la porta solo di poco al 59', pochi secondi dopo è Xhaka a metterla nell'angolino con un tiro potente da circa 25 metri. Entra anche Schick, che al 63' mette in porta Hofmann, che da ottima posizione però calcia fuori. Il Werder Brema non c'è, non riesce a reagire, e il Leverkusen continua a divertirsi, trascinato dal pubblico che ha inevitabilmente riempito lo stadio. Al 69' arriva così anche la perla del gioiello di casa Wirtz, che sorprende Zetterer con un'altra conclusione da fuori e fa 3-0. Il talento classe 2003 segna, in contropiede, anche il 4-0, che spinge i tifosi, impazienti, a invadere il terreno di gioco già all'83'. Dopo qualche minuto la partita riprende fra i fumogeni: giusto il tempo di arrivare al 90' e festeggiare prima il 5-0 di Wirtz e poi, senza neanche riprendere il gioco, il titolo. Conquistato per la prima volta nella storia. Con la consapevolezza che questa squadra, a Leverkusen, è già leggenda.
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    Moto3, Alonso imprendibile a Austin. Holgado (2°) resta leader. Piqueras sul podio

    Il colombiano domina la gara e avvicina a soli 2 punti lo spagnolo della GasGas nella classifica iridata. Terzo lo spagnolo della Leopard. Il miglior italiano è Matteo Bertelle, 10°

    Federico Mariani
    14 aprile 2024 - MILANO
    Ad Austin lo sceriffo della Moto3 si chiama David Alonso. Il colombiano della CFMoto Aspar vince il GP delle Americhe, terzo round iridato, mettendo in mostra una velocità impressionante, nonostante un po' di usura alle gomme da metà corsa. L'unico brivido della sua gara perfetta. Battuto oggi, Daniel Holgado ha comunque un motivo per sorridere: lo spagnolo su GasGas difende ancora la leadership nel Mondiale grazie alla seconda posizione. Gran terzo posto per Angel Piqueras (Honda), al primo podio nel Mondiale e battuto solo in volata. Matteo Bertelle, 10°, è il migliore degli italiani.

    MOTO3, AUSTIN: IL VIA—
    Niente GP delle Americhe per José Antonio Rueda: lo spagnolo della Ktm Ajo, secondo in qualifica, è stato operato nella notte per un attacco di appendicite. Quattordici i giri da completare, ma il primo passaggio è disastroso per gli italiani: fuori Filippo Farioli e Stefano Nepa. Nessuna sorpresa da parte di Alonso, subito al comando. Alle sue spalle c'è Holgado, ma i piani dello spagnolo vengono subito stravolti da un tamponamento di Kelso che gli fa perdere posizioni. Daniel impiega poco per tornare al secondo posto, ma ormai la sagoma del rivale per il titolo è lontanissima. Alonso, infatti, gira con un ritmo insostenibile per chiunque. O almeno in apparenza.

    MOTO3, AUSTIN: IL FINALE— Dietro a David si crea un quintetto formato da Holgado, Kelso, Veijer, Yamanaka e Piqueras. Dopo qualche schermaglia, il gruppo organizza l'inseguimento. A metà gara il margine del capoclassifica inizia a ridursi in maniera netta, complice l'usura delle gomme: in tre passaggi, il colombiano passa da 5 a 3 secondi di vantaggio. La caccia ad Alonso subisce una brusca battuta d'arresto a quattro giri dal termine, quando Veijer, secondo in quel momento, cade e rallenta gli altri inseguitori. A quel punto si infiamma la lotta per il podio. Holgado difende la piazza d'onore per soli 13 millesimi su Piqueras, dopo un gran duello.

    MOTO3 GP AMERICHE, ORDINE DI ARRIVO— La top 10 del GP Americhe di Moto3 a Austin:
    Alonso (Col/CFMoto) in 31'38"427
    Holgado (Spa/GasGas) a 5"163
    Piqueras (Spa/Honda) a 5"176
    Yamanaka (Giap/Ktm) a 5"676
    Munoz (Spa/Ktm) a 13"285
    Suzuki (Giap/Husqvarna) a 13"730
    Kelso (Aus/Ktm) a 16"963
    Roulstone (Aus/GasGas) a 19"126
    Esteban (Spa/CFMoto) a 19"325
    Bertelle (Ita/Honda) a 20"657

    MOTO3, CLASSIFICA MONDIALE— La top 10 del Mondiale Moto3 2024 dopo 3 gare su 21:
    Holgado (Spa/GasGas) 65 punti
    Alonso (Col/CFMoto) 63
    Kelso (Aus/Ktm) 28
    Ortola (Spa/Ktm) 23
    Suzuki (Giap/Husqvarna) 22
    Veijer (Ola/Husqvarna) 21
    Rueda (Spa/Ktm) 20
    Piqueras (Spa/Honda) 20
    Esteban (Spa/GasGas) 20
    Nepa (Ita/Ktm) 19
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    Moto2 Austin, colpo doppio per Garcia: prima vittoria e leadership iridata. Foggia 6°

    Lo spagnolo sulla Boscoscuro del team MT Helmets si sblocca nella classe di mezzo e va in testa alla classifica iridata. A podio anche Joe Roberts e Fermin Aldeguer

    Federico Mariani
    14 aprile 2024 - MILANO
    Sergio Garcia non aveva mai vinto una gara in Moto2 prima del GP delle Americhe. Ad Austin lo spagnolo della Boscoscuro del team MT Helmets coglie la sua prima affermazione e diventa anche leader del Mondiale 2024. Infatti, la vittoria davanti Joe Roberts gli consente di precedere in classifica proprio lo statunitense per 2 punti. Terzo Fermin Aldeguer, autore ancora una volta di una rimonta epica dopo una partenza non brillante. Sfortunato Dennis Foggia, sesto e migliore degli italiani dopo essere stato frenato da un calo della gomma negli ultimi giri.

    MOTO2: IL VIA—
    Sedici i giri da affrontare e la prima curva si rivela subito caotica per gli incroci di traiettoria. In testa c'è Garcia, seguito da Roberts e Foggia, mentre il poleman Canet si ritrova in decima posizione. Chi rovina la sua gara al via è Gonzalez, penalizzato con due long lap penalty per partenza anticipata. Una volta sgranato il gruppo, emergono i valori. È il caso proprio di Aldeguer: il futuro pilota Ducati risale rapidamente dall'ottavo al quinto posto con una serie di sorpassi strepitosi, entrando così nel gruppo dei pretendenti alla vittoria che comprende il fuggitivo Garcia, leader davanti a Roberts, Foggia, Lopez e, appunto Fermin.

    MOTO2: IL FINALE— A metà gara si infiamma il duello tra le due Boscoscuro del team Speed Up. Tra Aldeguer e Lopez è una lotta intensa e aspra, con staccate durissime e ripetuti scambi di posizioni. Prevale Fermin, che va ad acciuffare anche Foggia, superato a sei giri dal termine. Lo spagnolo si avvicina a Roberts con cui ingaggia un bel duello: prima lo passa, poi è superato di nuovo per concludere al terzo posto finale. Roberts negli ultimi giri prova la rimonta su Garcia, che però nel finale, nonostante un paio di sbavature, conquista una vittoria doppiamente speciale.

    MOTO2, ORDINE D'ARRIVO— La top-10 del GP Americhe di Moto2 a Austin:
    Garcia (Spa/Boscoscuro) in 34'25"954
    Roberts (Usa/Kalex) a 0"492
    Aldeguer (Spa/Boscoscuro) a 3"293
    Lopez (Spa/Boscoscuro) a 6"967
    Ramirez (Spa/Kalex) a 7"102
    Foggia (Ita/Kalex) a 7"150
    Ogura (Giap/Boscoscuro) a 9"869
    Alcoba (Spa/Kalex) a 10"036
    Canet (Spa/Kalex) a 11"004
    Vietti (Ita/Kalex) a 12"751
    MOTO2, CLASSIFICA— La top 10 del Mondiale Moto2 dopo il GP Americhe (3 gare su 21):

    Garcia (Spa/Boscoscuro) 51
    Roberts (Usa/Kalex) 49
    Lopez (Spa/Boscoscuro) 38
    Canet (Spa/Kalex) 38
    Ogura (Giap/Boscoscuro) 33
    Gonzalez (Spa/Kalex) 30
    Aldeguer (Spa/Boscoscuro) 29
    Ramirez (Spa/Kalex) 28
    Baltus (Bel/Kalex) 23
    Vietti (Ita/Kalex) 22
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    CITAZIONE
    Milan, difesa horror. Col Sassuolo Okafor salva (ancora una volta) il Diavolo

    I rossoneri vanno sotto 3-1 e riescono a rimontare con i gol di Jovic e il pari del nazionale svizzero. Annullati due gol a Chukwueze per fuorigioco. Il secondo posto resta blindato, ma la squadra di Pioli appare in netta involuzione

    Dalla nostra inviata Alessandra Gozzini
    14 aprile 2024 - REGGIO EMILIA
    Non è un Milan da semifinale di Europa League e nemmeno una versione da derby: da Reggio Emilia Pioli sperava di ricevere la spinta per poi proseguire verso Roma e rientrare a San Siro pronto a fermare l’Inter. Qui invece il Milan non fa un passo avanti ma uno indietro. Forse anche due, o tre come i gol incassati dalla penultima in classifica. Il Sassuolo rimpiange i tre punti persi in ottica salvezza: il pareggio per 3-3 serve a poco.

    DIFESA E LEAO—
    Se l’atteggiamento con cui il Milan pensa di entrare in campo giovedì all’Olimpico è quello del pomeriggio con il Sassuolo, le chance di rimonta si azzerano. Dopo poco più di dieci minuti i rossoneri sono sotto di due, svogliati, slegati, fuori fase. Agli avversari bastano due affondi per il doppio vantaggio: Kjaer e Thiaw fragilissimi in entrambe le occasioni. La prima dopo appena 3’: spunto di Volpato sulla destra e palla in mezzo per Pinamonti, un ex nerazzurro che beffa Sportiello al primo tentativo. Otto minuti per il raddoppio: l’azione si sviluppa stavolta sulla sinistra, con Laurientè che parte e conclude. Milan troppo, troppo distratto: un errore che in avvio si ripete spesso. Non è questione di titolari o riserve: Pioli si presenta con Theo, Loftus-Cheek e Leao, tre titolarissimi. Sono distrazioni collettive e solo dopo che la svegliata è suonata due volte, il Milan si riattiva. Lo fa con tutti i suoi uomini: Thiaw è il primo a impegnare Consigli, Chukwueze colpisce ma è in fuorigioco. Ci vuole allora un super Leao: Rafa salta due uomini nello stretto e mette all’angolo con il destro. Una giocata individuale che restituisce vigore alla squadra e allo stesso Leao: Pioli lo aveva confermato nell’undici proprio per allontanare la tristezza del post Roma. La difesa continua a ballare (quando Laurienté parte è un pericolo) e l’attacco ci prova, senza pungere: Chukwu e Theo spingono ma sono imprecisi nelle scelte, Musah si inserisce ma sbatte sulla difesa avversaria, Jovic resta isolato.

    AFFONDATO— Se perseverare è diabolico, il Milan lo sa meglio di chiunque altro: nel secondo tempo, invece che ripartire dalla reazione finale dei primi 45’, i rossoneri vanno di nuovo giù. A fondo? No. Laurienté approfitta di un nuovo dello sbandamento difensivo del Milan, riuscendo a pungere al secondo errore in disimpegno dei centrali rossoneri. E’ il 3-1. Pioli corre ai ripari con Gabbia (è Kjaer a chiedere il cambio per infortunio e andare dritto negli spogliatoi: prestazione pessima), Reijnders e Giroud. Come nel primo tempo succede che sia una magia di Leao a riportare a galla il Milan: sullo spunto di Rafa, c’è Jovic al centro pronto al 3-2 sulla ribattuta di Consigli. E ancora una volta sono solo i colpi avversari a chiamare la reazione rossonera: la testa di Giroud, il secondo (bellissimo) gol annullato a Chukwueze per fuorigioco, Pulisic che spara su Consigli l’invito di Aldi. E infine Okafor, appena entrato, a trovare il pari su azione d’angolo. Il Milan chiude all’assalto: Jovic mediano, Pulisic, Giroud (altro errore sotto porta) e Okafor davanti. Ma l’ultima notizia arriva ancora dalla barcollante difesa: Thiaw chiude zoppicante e già ammonito, che da diffidato significa la squalifica nel derby. Prima però la Roma e se Pioli e il Milan pensano di ribaltarla, devono prima cambiare se stessi.
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    Il Bologna non segna più: col Monza altro 0-0. Frenata Champions, la Roma può salire a -1

    Dopo quello di Frosinone, altro pari senza gol. Orsolini fermato tre volte da Di Gregorio. Infortunio a un ginocchio per Ferguson

    dal nostro inviato Giulio Saetta
    13 aprile 2024 - BOLOGNA
    Nessun gol al Dall’Ara ma tante occasioni e intensità. Un punto che sta stretto al Bologna, che per la seconda di fila dopo Frosinone non trova il gol, stavolta incartato da un Monza attento e muscolare che doveva muovere la classifica dopo due sconfitte di fila. Mvp della serata Di Gregorio, autore di un miracolo su Orsolini e almeno altri tre grandi interventi. Per il Bologna una grandissima occasione sprecata in chiave Champions, ora la Roma può andare a -1.

    LE SCELTE—
    Non c’è Calafiori dall’inizio, Motta lo risparmia, in quanto diffidato, per lo "spareggio Champions" con la Roma della prossima settimana; al suo posto, al fianco di Lucumi, c’è Beukema. Per sostituire lo squalificato Saelemaekers la scelta è ricaduta su Urbanski; largo a destra confermato Orsolini. Partner di Ferguson in mezzo, Aebischer. Palladino sceglie la difesa a quattro, che risolve diversi ballottaggi: davanti lo vince Djuric su Colombo, Zerbin confermato largo a sinistra sulla linea di trequarti dopo l’assist al centravanti bosniaco contro il Napoli, con al centro Pessina e a destra Colpani; doppio play muscolare Akpa Akpro-Bondo.

    LA PARTITA— Molto intenso il minuto di silenzio per le vittime della tragedia di Suviana, striscioni nelle due curve: “Lavorare è un diritto, vivere di più” si legge sugli spalti rossoblù. “Monza si unisce al vostro dolore” la risposta biancorossa. Dopo una prima fase di studio, il primo vero squillo del match arriva al 19’ su palla inattiva: Orsolini uncina una punizione da destra costringendo Di Gregorio a un bel riflesso per alzare sopra la traversa; pericolo sui due corner conseguenti battuti perfettamente dal solito Orsolini. Scatenato l’esterno, al 25’ una sua percussione con taglio verso il centro e tiro a giro basso chiama Di Gregorio al miracolo. Risponde a tono il Monza dopo 3’, bella combinazione Pessina-Zerbin sulla sinistra, palla dentro per Djuric e anticipo di Lucumi che costringe Skorupski a una non facile respinta in controtempo. Gara che si innervosisce molto dopo la mezzora, con due gialli, Ferguson e Izzo, e un rosso a un dirigente del Bologna. Padroni di casa ancora vicini al vantaggio nel finale di tempo, sempre sugli sviluppi di corner, con Ferguson che gira fuori di poco col destro.

    CHANCE SPRECATA— Nella ripresa Parte subito forte il Monza che al 3’ sfonda sulla sinistra con Pessina e Zerbin, cross perfetto per Colpani che da pochi passi in mezza girata non trova la porta. Al 17’ Motta è costretto a sostituire il capitano Ferguson che uscendo ha mimato una torsione del ginocchio: dentro Ndoye. Ancora protagonista Di Gregorio al 20’ che chiude bene lo specchio a Orsolini pescato in area da un lancio lungo. Momento di maggior pressione dei rossoblù che collezionano angoli: 10-0 il parziale alla mezzora della ripresa. Ma non c’è solo la reattività del portiere biancorosso a tenere a galla il Monza: Freuler al 31’ si divora il gol davanti a Di Gregorio dopo un’imbucata di Posch. Al 34’ doppio cambio Monza, dentro Maldini e Gagliardini per Zerbin e Akpa Akpro. Prezioso il lavoro dell’ex Inter, servono chili, centimetri ed esperienza per contenere l’assalto del Bologna. Missione compiuta per Palladino, Motta invece mastica amaro.
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    Vinales domina la Sprint Race davanti a Marquez. Male Bagnaia, è solo 8°


    Lo spagnolo dell'Aprilia vola e precede il connazionale della Ducati Gresini e Martin, che allunga in vetta al Mondiale. Quarto Acosta, Bastianini 6°, Pecco indietro dopo una brutta partenza

    Massimo Brizzi
    13 aprile 2024 (modifica alle 23:07) - MILANO
    Il rodeo texano del sabato va a Maverick Vinales. È lo spagnolo dell'Aprilia a conquistare infatti la Sprint Race del GP delle Americhe di Austin dopo aver fatto centro anche nella pole. Sul traguardo del Circuit Of The Americas il Top Gun della casa di Noale precede Marc Marquez, buon secondo con la Ducati Gresini dopo aver sudato le proverbiali sette camicie contro Pedro Acosta, 4° con grinta sulla Gasgas. A chiudere podio c'è il leader del Mondiale, Jorge Martin, che in classifica allunga ancora: adesso lo spagnolo della Ducati Pramac è a +24 su Enea Bastianini, sesto con la prima delle Ducati del team ufficiale.


    BAGNAIA IN AFFANNO—
    Gara da dimenticare per Pecco Bagnaia: il campione del mondo parte male, con la sua Ducati che allo spegnimento dei semafori salta in griglia come un cavallo imbizzarrito, ed è costretto a una corsa con il fiatone nella pancia del gruppo. Decimo al primo passaggio, Pecco ha un paio di guizzi e chiude ottavo: davvero poco di fronte alle prestazioni palesate dai suoi rivali per il titolo.

    UNO IN FUGA, POI IL GRUPPO— Se Brad Binder termina lontano, solo 12° con la Ktm, Vinales, dominatore dalla prima curva, Marquez, positivo, ma senza il colpo in canna per puntare al successo e Martin, a podio per la quinta gara di fila (Sprint e GP) della stagione, sono apparsi a un piano superiore. Nel Mondiale Martin, come detto, ha ora 24 punti di margine su Bastianini, 25 su Binder, 28 su Bagnaia e 31 su Marquez: alle spalle dell'uomo in fuga il gruppo è compatto, ma il leader ha un gran passo.

    APRILIA INATTACCABILE— La gara rilancia le ambizioni della coppia Aprilia-Vinales: lo spagnolo replica la perentoria prestazione della Sprint di Portimao, facendo vedere ai suoi rivali solo la targa con una progressione davvero notevole. I duelli sono stati tutti alle sue spalle: Marquez respinge il veemente Acosta; Martin risale bene dal sesto posto in griglia; Bastianini non brilla, ma è buon secondo nel Mondiale; Espargaro recupera due posti rispetto alla griglia. Domani si replica sulla lunga distanza e questo Maverick può sognare il colpaccio.
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    Vinales è una furia: pole ad Austin con l'Aprilia. 2° Acosta, poi Marquez. Bagnaia parte 4°

    Sulla pista texana lo spagnolo fissa il record precedendo il rookie della GasGas e l'otto volte iridato di Gresini. Le Ducati ufficiali in seconda fila, con Pecco davanti a Bastianini e Martin, scivolato due volte. Brad Binder lontano: scatta 17°

    Massimo Brizzi
    Giornalista
    13 aprile 2024 - MILANO
    Maverick Vinales fa sul serio. Lo spagnolo dell'Aprilia firma la pole del GP delle Americhe della MotoGP, stabilendo anche il record della pista di Austin. In Texas Vinales fissa il limite in 2:00.864, unico ascendere sotto il 2'01", ribadendo che la velocità mostrata a Portimao con la RS-GP non era un evento episodico. Alle sue spalle c'è il rookie terribile Pedro Acosta, secondo con la GasGas a 0.328 e sempre più temibile, e poi Marc Marquez, terzo a 0.402 con la Ducati Gresini e primo delle moto di Borgo Panigale. Le rosse ufficiali sono infatti in seconda fila: 4. Pecco Bagnaia a 0.488 davanti al compagno Enea Bastianini (+0.575) e al leader del Mondiale Jorge Martin che incappa in una qualifica difficile. Lo spagnolo della Ducati Pramac cade due volte: prima scivola alla curva 11, poi, senza nemmeno fermarsi ai box a far controllare la moto, va giù alla 20 per poi chiudere con il sesto tempo a 0.647.

    GLI ALTRI—
    A completare la top-10 ecco: 7. Aleix Espargaro (0.698) con la seconda Aprilia; 8. Fabio Di Giannantonio (Ducati VR46 +0.803); 9. Franco Morbidelli (Ducati Pramac +0.873); 10. Marco Bezzecchi (Ducati VR46 +1.415), scivolato pure lui; 11. Jack Miller e 12. Alex Marquez.
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    Vlahovic e Lazaro sprecano, il Toro è alla pari della Juve: il derby finisce senza gol

    Erroraccio del serbo, che in avvio calcia sul palo una clamorosa occasione. Poi domina l'equilibrio, ma le palle-gol latitano. L'ultimo brivido in pieno recupero con l'esterno granata

    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    13 aprile 2024 (modifica alle 20:26) - TORINO
    Un tempo per parte e un punto ciascuno. La Juventus è più pericolosa nei primi 45 minuti, il Torino domina la ripresa. Alla fine il derby della Mole finisce in parità e senza gol. Le difese – e i difensori (da Buongiorno a Bremer) – hanno la meglio sugli attacchi. A Zapata viene annullato una rete e Lazaro dopo il novantesimo sfiora il gol vittoria, mentre Vlahovic in avvio di gara spreca due chance nitide (palo e gran parata di Milinkovic). Così, a conti fatti, la Signora rafforza il terzo posto e aggiunge un altro mattoncino sulla via della corsa Champions. Mentre i granata ripartono dopo la sconfitta di Empoli e tengono in vita il sogno europeo.

    VLAHOVIC SPRECA— Juric parte con Vlasic alle spalle della coppia Zapata-Sanabria. Allegri s’affida a Vlahovic e Chiesa, con l’azzurro libero di svariare da sinistra a destra per provare a scardinare i meccanismi del Torino. Il primo tempo è condizionato dal primo caldo stagionale, che influisce sul ritmo e avvantaggia le difese. È la Juventus ad avere le occasioni migliori in avvio, tutte con Vlahovic. Ma prima il serbo spreca l’ottimo cross di Chiesa dalla destra impallinando il palo da pochi metri. E poi, intorno alla mezzora, Dusan si fa neutralizzare dal compagno di nazionale Milinkovic Savic, decisivo con una parata di ginocchio. Scampati i pericoli – in mezzo anche una conclusione alta di Locatelli – il Torino guadagna campo e fiducia soprattutto grazie alla spinta dei due esterni: Vojvoda a sinistra e Bellanova a destra cominciano a rifornire l’area di traversoni. Le torri di Allegri – Gatti, Bremer e Danilo – hanno quasi sempre la meglio nei duelli aerei con Zapata, Sanabria e Vlasic. Ma è proprio quest’ultimo, poco prima dell’intervallo, a trovare l’inserimento giusto in area sorprendendo la difesa bianconera. Il colpo di testa del croato, però, non è preciso.

    BRIVIDO LAZARO— È un altro Toro nella ripresa e il derby diventa più arrembante. La squadra di Juric esce dagli spogliatoi con più coraggio e una spinta importante arriva anche dal pubblico granata. Così, nel giro di pochi minuti, a Zapata viene annullato un gol per un fallo precedente di Bellanova su Kostic, Rodriguez ci prova dalla distanza e Sanabria quasi fa esultare lo stadio. La supremazia, anche fisica, del Torino obbliga Allegri a rivedere la Juventus e a ribaltare l’attacco: fuori Chiesa e Vlahovic, dentro Yildiz e Kean. Finale bollente di derby: Szczesny ha la peggio in un duello aereo con Masina, ma dopo essersi fatto medicare alla testa resta in campo. L’episodio, con il fallo fischiato dall’arbitro Maresca, fa infuriare Juric, che si fa espellere. Il tecnico croato sente dagli spogliatoi il boato della Maratona quando, nel recupero, Lazaro fallisce con un’incornata quello che sarebbe stato un gol pesantissimo.
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