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Posts written by Shagrath82

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    GP Cina, Verstappen passeggia nella Sprint. Duello Ferrari: a contatto Leclerc e Sainz!

    Nella gara breve domina l'olandese che fa il vuoto davanti ad Hamilton e Perez. Duello senza esclusione di colpi tra le rosse: Charles quarto, Carlos quinto

    Giusto Ferronato
    Giornalista
    20 aprile 2024 - SHANGHAI (CINA)
    Max Verstappen ha dominato anche la prima Sprint della stagione, quella del GP di Cina. A Shanghai l'olandese della Red Bull ha vinto la prima gara breve del campionato precedendo al traguardo la Mercedes di Lewis Hamilton e il compagno di squadra Sergio Perez. Quarto e quinto posto per le Ferrari di Charles Leclerc e Carlos Sainz, che hanno duellato forte negli ultimi due giri. A punti anche i due della McLaren Lando Norris e Oscar Piastri e la Mercedes di Geroge Russell. Nono posto per l'idolo di casa Zhou Guanyo, ottimo con la Sauber.

    NORRIS BEFFATO DA LEWIS—
    Questa Sprint ha messo sicuramente in luce la superiorità della Red Bull, con Verstappen che è partito prudente e ha progressivamente risucchiato prima l’Aston Martin di Fernando Alonso, poi la Mercedes di Lewis Hamilton. Ma dietro al campione olandese, ci sono stati momenti piuttosto emozionanti e duelli che hanno lasciato strascichi un po’ polemici. Per esempio quello al via tra Hamilton e Norris, con Lewis che ha (regolarmente) portato largo la McLaren del rivale che è rientrato in pista in retrovia, sicuramente un peccato per lui che scattava dalla pole. Lando ha però forzato un po’ troppo e trovandosi nello sporco, ha compromesso la sua Sprint. Se avesse "accettato" la miglior partenza del sette volte iridato, giocandosi il resto della gara dalla seconda posizione, non avrebbe fatto male. Troppa foga si è rivelata dannosa.

    ALONSO DURO— Poi c’è stato l’attacco con cui Alonso, che era terzo, appena sorpassato da Sainz, ha replicato al connazionale del Cavallino, costringendo Carlos all’esterno con un contatto alla curva 9 che ha danneggiato molto di più il ferrarista. E’ stato un momento clou perché ne ha approfittato Sergio Perez, che così è andato a prendersi il terzo posto dietro a Verstappen e a Hamilton. Per Checo un altro grande piazzamento: ha portato a casa un podio perché è riuscito nelle sequenze di giri precedenti a difendersi bene dagli assalti di Leclerc, che le ha tentate tutte per attaccarlo. Il messicano si sta giocando sempre meglio le sue chance di rinnovo. Sainz ha lasciato la porta aperta, ma Alonso è stato molto aggressivo e anche un po' ottimista, anche perché era in palese difficoltà con le gomme e non avrebbe potuto difendersi dalla Ferrari. Anche in questo caso, come per Norris, si può parlare di foga eccessiva (e dannosa, visto che si è ritirato).

    SCONTRO TRA FERRARISTI— E dopo il duello Alonso-Sainz è arrivato quello forse più acceso, lo scontro tra le due Ferrari di Leclerc e Sainz. Lo spagnolo si è prima difeso con aggressività toccando col retrotreno in frenata il compagno, che è stato accompagnato all’esterno e si è lamentato via radio. Poi Leclerc, la cui Ferrari era in condizioni migliori di quella di Carlos, danneggiata dopo il contatto con Alonso (ritiratosi per foratura), è riuscito a passare finendo quarto davanti al compagno, che nelle interviste post gara si è scusato con Leclerc. Situazione di gara, momenti decisivi di una Sprint, tutto comprensibile. Charles ha detto “Parleremo”, sicuramente infastidito dai rischi che si è preso Sainz che avrebbero potuto costare punti a entrambi. Ma che Sainz non avrebbe steso tappeti rossi al compagno, alla luce del posto non rinnovato nel 2025, non può stupire nessuno. Alle 9 la qualifica per decidere lo schieramento di partenza del GP di domani.

    ARRIVO— Questo l'ordine d'arrivo della Sprint del GP della Cina:

    1. Max Verstappen (OLA/Red Bull) 19 giri in 32'04"660
    2. Lewis Hamilton (GB/Mercedes) a 13"043
    3. Sergio Pérez (MES/Red Bull) a 15"258
    4. Charles Leclerc (MON/Ferrari) a 17"486
    5. Carlos Sainz Jr (SPA/Ferrari) a 20"696
    6. Lando Norris (GB/McLaren-Mercedes) a 22"088
    7. Oscar Piastri (AUS/McLaren-Mercedes) a 24"713
    8. George Russell (GB/Mercedes) a 25"696
    9. Zhou Guanyu (CIN/Sauber-Ferrari) a 31"951
    10. Magnussen (DAN/Haas-Ferrari) a 37"398
    11. Daniel Ricciardo (AUS/Racing Bulls-Red Bull) a 37"840
    12. Valtteri Bottas (FIN/Sauber-Ferrari) a 38"295
    13. Esteban Ocon (FRA/Alpine-Renault) a 39"841
    14. Lance Stroll (CAN/Aston Martin-Mercedes) a 40"299
    15. Pierre Gasly (FRA/Alpine-Renault) a 40"838
    16. Yuki Tsunoda (GIA/Racing Bulls-Red Bull) 32:46.530
    17. Alexander Albon (THA/Williams-Mercedes) a 42"998
    18. Logan Sargeant (USA/Williams-Mercedes) a 46"352
    19. Nico Hülkenberg (GER/Haas-Ferrari) a 49"630
    20. Fernando Alonso (SPA/Aston Martin-Mercedes) ritirato
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    Juve, pari in rimonta prima della Coppa. Cagliari, l'autogol di Dossena costa due punti

    Doppio vantaggio dei sardi con due rigori (Gaetano e Mina) poi nella ripresa punizione di Vlahovic e autorete del difensore. Martedì la Signora si gioca la finale di Coppa Italia con la Lazio


    Dal nostro inviato Marco Guidi
    19 aprile 2024 - MILANO
    La Juve vede le streghe a Cagliari, ma alla fine strappa un punto in rimonta, dopo essere andata sotto di due gol nel primo tempo per la prima volta in stagione. Un risultato che, soprattutto per come si era messa e con la certezza oggi delle cinque squadre italiane in Champions nella prossima stagione, può bastare a Massimiliano Allegri. Un po’ di rammarico resta piuttosto a Claudio Ranieri, raggiunto all’87’ da un’autorete di Dossena, dopo aver accarezzato l’idea dei tre punti a lungo. Per il Cagliari, comunque, in ottica salvezza il pari resta oro che cola.

    SCELTE—
    Ranieri opta per Shomurodov in attacco, appoggiato da Gaetano e Luvumbo alle spalle. Difesa a quattro in fase di possesso che si trasforma a cinque in contenimento, con Nandez ad abbassarsi da quinto. Nella Juve Szczesny recuperato tra i pali e novità a centrocampo: Weah a destra nella linea a cinque, con Cambiaso che slitta a sinistra, mentre Alcaraz viene preferito a McKennie da interno. Davanti, confermata la coppia Vlahovic-Chiesa, ancora panchina per Kenan Yildiz.

    CHE CAGLIARI— Dopo 2’ Luvumbo parte subito in sprint, ma il suo destro a giro dal limite finisce di poco alto. Poco dopo, episodio che fa discutere in area rossoblù, con Mina che salta di testa, ma involontariamente colpisce col gomito Alcaraz (giocherà con un turbante improvvisato il resto del match) prima di andare sul pallone: l’arbitro Piccinini lascia correre e il Var Chiffi resta silente. L’inizio dei sardi è comunque particolarmente aggressivo e al 9’, sugli sviluppi di un corner, si vede anche Shomurodov: sinistro a lato da posizione favorevole. L’intensità del Cagliari complica la vita alla Juve, che solo al 20’ si rende pericolosa dalle parti di Scuffet: prima tiro di Vlahovic murato, poi conclusione di Weah respinta a fatica dal portiere di casa. E’ però solo un sussulto, perché da una mischia su corner Bremer devia di braccio la sponda aerea di Dossena (Luvumbo poi sbaglierà da due passi): anche qui Piccinini non vede, ma stavolta il Var interviene ed è rigore per i rossoblù. Gaetano trasforma e alla mezzora la Juve è sotto 1-0. Non solo, 3’ dopo Shomurodov sfrutta un buco di Danilo e serve un pallone perfetto a Luvumbo, che al volo calcia fuori a Szczesny pietrificato. La Signora sbanda e al 35’ Szczesny è costretto a stendere Luvumbo in uscita: altro rigore, ma nuovo tiratore, con Mina che spiazza il portiere polacco dal dischetto.

    REAZIONE DUSAN— All’intervallo Allegri inserisce Yildiz per Alcaraz, passando al 4-2-3-1, mentre Ranieri sostituisce Sulemana con Prati. Ed è proprio quest’ultimo al 6’ a obbligare Szczesny al primo (difficile) intervento della ripresa con un bel destro da fuori. La Juve, però, ora tiene più la palla, il Cagliari cala e si abbassa e al 17’ Vlahovic accorcia le distanze su punizione, alla prima, vera occasione. Tornato sotto di un gol Allegri si gioca pure la carta McKennie per Weah, Ranieri risponde con Deiola (più difensivo) per Gaetano, Max controreplica con Milik per Locatelli, in quella che è probabilmente la versione più offensiva della Juve 2023-24. Nella girandola dei cambi dentro pure Zappa e Viola per Nandez e Shomurodov, due tra i migliori e applauditissimi dall’Unipol Arena. L’assalto della Juve produce comunque pochissimo, se si eccettua un tentativo acrobatico (complicato) di Vlahovic. Ma a 3’ dalla fine, quando il Cagliari pare potere resistere, Dossena svirgola nella propria porta il cross di Yildiz. E’ il 2-2, ma al 95’ per poco non arriva pure il colpo gobbo: Yildiz strozza troppo il tiro in mischia e Scuffet riesce a bloccare. Ultima emozione del match.
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    Atalanta nella storia! Il Liverpool segna ma non sfonda, Bergamo in semifinale

    Dopo il successo di 3-0 all'andata a Anfield, gli uomini di Gasp tra le prime quattro di una coppa europea 36 anni dopo l'ultima volta per la Dea.
    Giorgio Dusi
    18 aprile 2024 - BERGAMO
    L’impresa è compiuta: a 36 anni dalla prima volta, l’Atalanta torna in semifinale di una coppa europea. Lo 0-3 di Anfield è troppo anche per una squadra abituata alle rimonte come il Liverpool, che stavolta non riesce a ribaltare il punteggio contro la tenacia di una Dea operaia e che non smette mai di lottare: il rigore di Salah decreta lo 0-1 dopo 7 minuti, ma i Reds non vanno oltre. E la festa è bergamasca. Sfiderà il Marsiglia, che ha superato ai rigori il Benfica.

    AVVIO SHOCK—
    Pronti-via e il braccio di Ruggeri complica immediatamente i piani della serata nerazzurra: Salah ci mette 7 minuti a sbloccare dal dischetto caricando ulteriormente i Reds, vicini al raddoppio immediato al 12’, stavolta sventato da una provvidenziale uscita bassa di Musso su Luis Diaz. Lo stesso Salah mette insolitamente largo un pallonetto verso il finale di primo tempo, proprio due giri d’orologio prima che Koopmeiners (41’) si veda annullare un gol per fuorigioco (netto). Urlo che resta strozzato in gola al Gewiss Stadium, pervaso da un brivido quando sullo scoccare della fine del primo tempo Hien para un’imbucata rischiando il rosso e cavandosela col giallo, che costa comunque la squalifica in semifinale.

    LA RESISTENZA— Il registro cambia nella ripresa, che è di strenua resistenza bergamasca: Klopp dopo 20 minuti di poco o nulla si gioca Nunez e Jota per complicare la vita al trio difensivo dell’Atalanta, che col passare dei minuti anziché piegarsi si carica. Il cambio di passo inglese non arriva. Come all’andata, Gasp temporeggia per cambiare le sue carte in tavola: la squadra è solida e non concede nemmeno una briciola. La gente di Bergamo inizia a crederci davvero: a fine partita l’esplosione di gioia per la conquista di una semifinale attesa e sognata dai tempi di Strömberg, che ora è realtà.
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    Gonzalez-Biraghi, l'urlo viola! Dopo 120' la Fiorentina doma il Viktoria e va in semifinale

    Dopo un assedio durato 90' e la superiorità numerica dal 66' per l'espulsione di Cadu, la squadra di Italiano passa dopo i tempi supplementari
    dall'inviato Matteo Dalla Vite
    18 aprile 2024 - FIRENZE
    Più bello così? Così sofferto e maledettamente in salita? Beh, dipende dai punti di vista ma alla fine di una gara infinita la Fiorentina – sudando, imprecando, prendendo due pali e una traversa, vedendosi parare di tutto da Jedlicka soprattutto nel primo tempo – approda in semifinale di Conference League issando anche il Ranking-Uefa per l’Italia. Alle 20,48 di una serata che pareva un incubo, al secondo minuto del supplementare che Fiorentina e Viktoria hanno mandato in onda al Franchi, ecco che spunta la magia di chi fino ad allora aveva fatto pochino. Da corner di Biraghi, Nico Gonzalez orchestra un tiro di destro in piena area sul quale Batman-Jedlicka riesce a fare poco: il vantaggio tanto sognato e portato a termine manda la Fiorentina in semifinale (contro Bruges o Paok), fa schizzare il Ranking-Uefa verso una Champions per 5 italiane e alla fine c’è anche il raddoppio di Biraghi al 3’ del secondo supplementare. Il Muro di Gomma del Viktoria – al quale vanno comunque applausi - non rimbalza più.

    PALO, TRAVERSA E JEDLICKA—
    Detto che in tribuna ci sono moglie (Camilla) e figli di Joe Barone – domani è un mese dalla scomparsa -, Italiano mette in campo Arthur perché come all’andata Bonaventura ha accusato un gonfiore alla caviglia e il tecnico viola non ha voluto rischiarlo vista l’imminente gara contro l’Atalanta di Coppa Italia. Così, i poco meno di ventimila spettatori del Franchi hanno visto la coppia formata dal brasiliano e da Mandragora con davanti il trio Gonzalez-Beltran-Kouamé a supporto di Belotti. Morale: sono due cambi rispetto alla gara d’andata (0-0) e sette rispetto alla partita pareggiata in casa contro il Genoa. Il Viktoria non ha rinunciato al centralone Hejda e ha recuperato Kopic, il numero 10 di Koubek che occupa la posizione di “finto quinto” del 5-3-2. L’inizio è del Viktoria che sfiora con Hranac la deviazione sottoporta mentre l’occasione super – con parata strepitosa di Jedlicka – avviene al 6’: cross di Kouamé perfetto dalla sinistra, Belotti anticipa l’avversario e batte a rete sicuro. La “macumba” di cui parlava Italiano fa compiere al portiere del Viktoria un autentico miracolo. La Fiorentina acquisisce calci d’angolo, ci provano da fuori Mandragora e Beltran, il Viktoria dopo un avvio da naso avanti si richiude su se stessa e mette in pratica la strategia di sempre: compattezza e ripartenze. Anche Gonzalez si iscrive al tiro al Jedlicka, che al 23’ para una conclusione da fuori dell’argentino. Al 29’, altro miracolo di Jedlicka, questa volta su Kouamé; poi un minuto dopo Belotti colpisce il palo di testa. La “macumba” del gol continua anche al 44’: Kouamé si sistema un pallone delizioso sulla parte sinistra dell’area, si gira, traversa. Morale: primo tempo con la Viola esondante ma non ne va dentro una.

    PLZEN IN 10— Niente cambi dei due tecnici ad inizio ripresa: Nico Gonzalez è in difficoltà, ha saltato una sola volt l’uomo ma non ha saputo “spaccare” la porta nel primo tempo. Al 10’, rovesciata in piena area di Mandragora: alta. Koubek infila Kliment per Vydra, Italiano infila Maxime Lopez per Arthur mentre il Viktoria perde un uomo: Cadu viene espulso con l’ausilio del Var per aver pestato il tendine di Dodò. Viktoria in dieci dal 22’ del secondo tempo. La Fiorentina preme, non ha più la lucidità e la brillantezza del primo tempo ma arriva comunque al tiro: sbagliando, schiumando e vedendo ancora Jedlicka chiudere ogni sogno a dieci minuti dalla fine su spunto di Ranieri sottoporta. Italiano infila anche Faraoni (per Dodò) e Ikoné (per Belotti) a poco dal 90’: Nico Gonzalez vola via a sinistra ma il suo “mezzo tiro mezzo cross” è un’occasione persa. I minuti di recupero sono 6: e non succede un bel niente, con il Viktoria che continua nella sua (sensata e con distanze giuste) difesa del territorio.

    NICO-GOL— Ai supplementari, che sembrano una vera beffa considerando tutte le occasioni avute nel primo tempo (nel secondo no), la Fiorentina si presenta con Quarta per Mandragora: e proprio Quarta impegna Jedlicka che para ancora. Ma è questione di poco: angolo battuto da Biraghi, 2’, Nico va in battaglia, si gira e di destro la fa solo toccare al portiere del Viktoria per l’1-0 tanto sospirato. Poi si prende anche l’ammonizione per essere andato ad abbracciare i tifosi posizionati in tribuna. Arriva anche il raddoppio al 3’ del secondo supplementare: da calcio d’angolo dei cechi parte un’azione veloce e verticale con Maxime Lopez e poi Ikoné che serve Biraghi a Plzen tutto sbilanciato. Due a zero e il Muro di gomma ceco, squadra comunque da applaudire, è infranto.
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    Il Milan non c'è più. La Roma in dieci lotta, vince e vola in semifinale

    I giallorossi legittimano la superiorità dell'andata anche nel secondo round, nonostante l'espulsione di Celik dopo mezz'ora. I gol firmati da Mancini, Dybala e Gabbia. De Rossi ora sfiderà il Bayer Leverkusen

    Andrea Pugliese
    Giornalista
    18 aprile 2024 - MILANO
    Con il cuore, la voglia, soffrendo fino alla fine. E con uno stadio gigantesco, che ha accompagnato fino alla fine la Roma. I giallorossi battono il Milan anche al ritorno, stavolta per 2-1, e volano in semifinale di Europa League, ancora una volta contro il Bayer Leverkusen, proprio come la scorsa stagione. Per i rossoneri, invece, il rammarico di aver giocato per oltre un'ora in superiorità numerica, ma di essere riusciti a segnare (Gabbia) solo a 5' dalla fine. Troppo poco per una squadra con il potenziale dei rossoneri. Troppo bello, invece, dall'altra parte, dove a decidere sono state le reti di Mancini e Dybala ma a festeggiare alla fine c'era anche Ndicka. Dopo la grande paura, una gioia in più.

    UNO-DUE—
    De Rossi conferma il 4-4-2 di San Siro, con El Shaarawy spostato a destra per aiutare a contenere la catena Hernandez-Leao. Pioli, invece, sposta Calabria in mezzo al campo (come all'andata, proprio qui all'Olimpico) e manda Musah a fare l'esterno destro, per sfruttare il mismatch fisico con+ Pellegrini. Ne nasce subito una partita calda, nonostante la pioggia. Anche perché dopo 12 minuti la Roma è già avanti con Mancini (ancora lui, gol dedicato al cognato Mattia Giani), che ribatte in rete un tiro a giro di Pellegrini finito sul palo. L'Olimpico esplode, il Milan si guarda dentro. Anche perché la fortuna non l'aiuta e quando può pareggiare con Loftus-Cheek, il pallone (deviato da Mancini) finisce sulla traversa. Sembra l'inizio di una partita diversa, ed invece sulla ripartenza successiva la Roma raddoppia: spalla a spalla tra Lukaku e Gabbia e cioccolatino di Dybala a girare. In due minuti però la partita cambia ancora: prima Lukaku alza bandiera bianca (dentro Abraham), poi Celik prende il rosso per un fallo da dietro su Leao. E allora il Milan respira, si rianima, capisce che si può ancora fare. Theo e Leao fanno salire i giri, Loftus-Cheek sfiora ancora il gol (ribattuto da Spinazzola), Tomori reclama un rigore per tocco di mano di Smalling (ma il Var sentenzia: c'è prima quello di Giroud). Insomma, sono scintille, con Pioli che aumenta il peso offensivo con Jovic e De Rossi che corre immediatamente ai ripari: dentro Llorente e fuori Dybala e passaggio automatico alla difesa a tre/cinque.

    ASSALTO STERILE— Per cercare di riprendere la partita allora Pioli manda dentro anche Chukwueze. Pulisic e Jovic ci provano subito, dall'altra parte Spinazzola spreca una ripartenza d'oro. La batteria offensiva rossonera adesso è al gran completo (Leao, Jovic, Giroud, Pulisic e Chukwueze tutti insieme), ma poi di pericoli veri per Svilar ne arrivano pochi. La pressione rossonera è costante, le idee meno. Anche perché la Roma palleggia bene, trova spesso l'ampiezza e toglie i riferimenti ai rossoneri. Così tanto che la vera palla gol capita ad Abraham, che si divora il 3-0 da dentro l'area piccola. Le ultime carte di Pioli allora sono Okafor e Florenzi (ex capitano romanista, fischiatissimo), ma gli errori in costruzione si sprecano. E nonostante il Milan stia sempre lì, a ridosso dell'area giallorossa, non riesca a passare mai. Ci prova Reijnders da fuori, poi a 5 minuti dalla fine il gol della speranza rossonero: assist di Leao e testa vincente di Gabbia. Prima della fine c'è ancora spazio per un tentativo di Chukwueze e per il rosso a Hernandez, commutato poi in giallo al Var. Finisce così, con l'Olimpico che esplode di gioia e il Milan fischiato dai propri tifosi.
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    Urlo Kimmich: il Bayern risorge, stende l'Arsenal e va in semifinale contro il Real

    Decide un colpo di testa dell'esterno di Tuchel nel secondo tempo. Bavaresi in semifinale dopo 4 anni
    Elmar Bergonzini
    17 aprile 2024 - MILANO
    Calma e pazienza. Il Bayern Monaco la semifinale di Champions League la raggiunge così. Snaturandosi. Dopo il 2-2 di Londra i bavaresi battono 1-0 l'Arsenal in casa e passano il turno, ma lo fanno difendendosi con le unghie e con i denti e tenendo i ritmi bassi. Decisivo il gol di Kimmich arrivato al 63'. I tedeschi tornano così in semifinale per la prima volta dal 2020. Se dovesse raggiungere la finale il Bayern affronterebbe o il Psg o il Dortmund, che sono curiosamente le avversarie che ha battuto nelle ultime due occasioni in cui ha vinto la coppa (rispettivamente 2020 e 2013). Come nel 2013, 2014 e nel 2017 l'Arsenal si arrende in Champions proprio contro i bavaresi.

    LA GARA—
    Tuchel manda in campo i suoi con il classico 4-2-3-1 ma è chiaro fin da subito che la squadra abbia un atteggiamento diverso rispetto al solito: i bavaresi sono più guardinghi, più cauti, meno spregiudicati. I reparti sono corti e stretti, si pensa più a difendere che ad attaccare. Nei primi minuti l'Arsenal tiene più palla, ma non trova gli spazi per rendersi pericoloso. La partita è tattica, e la prima vera occasione arriva solo a metà primo tempo: Mazraoui ruba palla e consente ai suoi di partire in contropiede. Dopo uno scambio con Guerreiro è proprio Mazraoui ad andare alla conclusione, mancando la porta di poco. L'Arsenal si vede al 29', con una conclusione da fuori di Odegaard che, deviata, mette in difficoltà Neuer.

    LA RIPRESA— Nel secondo tempo il Bayern comincia spingendo sull'acceleratore: al 47' è Goretzka, lasciato troppo solo, a colpire il palo. Per il resto però i bavaresi si limitano a controllare l'Arsenal senza concedere occasioni. L'Arsenal non riesce a prendere il ritmo, i padroni di casa spezzettano molto il gioco proprio per non consentire ai Gunners di metterla sul piano della freschezza atletica. Al 63' arriva così il vantaggio del Bayern: dopo un cross di Guerreiro è Kimmich a dimostrarsi bravissimo negli inserimenti e a battere Raya di testa. L'Arsenal subisce il colpo e concede ancora: al 66' Sané calcia alto da ottima posizione. Nel corso della partita Tuchel fa solo cambi difensivi (dentro Kim e Upamecano per Mazraoui e Sané) e gli inglesi continuano a faticare. L'unica occasione dei Gunners è all'88', quando Neuer è costretto a opporsi a una conclusione di Odegaard. Finisce così, con il Bayern che, pur snaturandosi, tiene viva la stagione e si prende la semifinale di Champions. Con la consapevolezza che, comunque vada, in finale affronterebbe un avversario che all'ultimo atto della Champions ha già battuto.
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    Real, trionfo dal dischetto: City piegato, Ancelotti in semifinale

    Servono i rigori per decidere la sfida delle stelle. Dopo i gol di Rodrygo e De Bruyne, decisivi gli errori dagli undici metri di Bernardo Silva e Kovacic

    Francesco Calvi
    17 aprile 2024 - MILANO
    Sir Carletto lo aveva detto: “I tabù non mi spaventano, a Madrid ne ho già sfatati parecchi”. E aveva ragione. A quasi sei anni di distanza dall’ultimo ko interno nelle coppe europee, il City di Guardiola perde all’Etihad Stadium e ai rigori cede il passo al Real di Ancelotti, che raggiunge Dortmund, Psg e Bayern in semifinale di Champions League, dove troverà i bavaresi. Dopo il 3-3 dell’andata, i blancos segnano subito con Rodrygo, soffrono tremendamente, incassano il pareggio di De Bruyne e tengono duro fino ai calci di rigore. Il risultato finale è di 5-4: super Lunin para i tiri di Bernardo e Kovacic, l’ex romanista Rudiger segna il gol-qualificazione.

    SUBITO REAL—
    Rispetto al match del Bernabeu, il Real inserisce Nacho al posto di Militao, mentre nel City si rivedono Ederson, Walker e De Bruyne. Come previsto, la partita è spettacolare ma stavolta Pep e Carletto prendono meglio le misure agli avversari. Valverde, Kroos e Camavinga tengono d’occhio i triangoli sulle fasce, arginando gli inserimenti di Bernardo e De Bruyne. Dall’altra parte il City velocizza le giocate in verticale per evitare di fare i conti con i contropiedi di Vinicius&Co. La qualità dei singoli emerge comunque in meno di un quarto d’ora: al 12’ Bellingham addomestica una palla alta e dà il via a un’azione sulla destra, Vinicius entra in area e serve un cioccolatino all’amico Rodrygo. Sul primo tentativo Ederson respinge, sul secondo nulla può fare: 1-0 per il Real. La nota positiva per Guardiola è che, stavolta, Haaland si dimostra subito pericoloso. Erling si presenta al 17’ con un’incornata che finisce alta di poco, lascia trascorrere un paio di minuti e poi colpisce la traversa. Il primo tempo è un susseguirsi di ribaltamenti di fronte, però sempre con filosofie diverse. Ancelotti chiede profondità ai suoi baby brasiliani, mentre Camavinga, Valverde e Carvajal – a volte più mezzala che terzino – li accompagnano attaccando la porta. Il City palleggia con maggiore insistenza, sfiora il pareggio con Grealish e De Bruyne e pressa alto fino allo sfinimento. Caleranno? Neanche per scherzo.

    ASSEDIO CITY— Dopo l’intervallo, i padroni di casa vanno ancora più forte di prima. Gli spagnoli soffrono sulla corsia di destra, dove i Citizens continuano a pungere a suon di scambi e sovrapposizioni. Lunin si fa trovare pronto sui tentativi di Foden e Grealish ma, proprio quando l’inglese sembra imprendibile, Guardiola decide di sostituirlo con Doku. Giusto così, perché il belga porta freschezza ed entra subito in partita. In campo dal 72’, al 76’ punta Valverde, lo lascia sul posto e crossa in mezzo. Rudiger respinge come può, De Bruyne raccoglie e ribatte in rete: l’equilibrio è ristabilito. Da lì al 90’, il vice-capitano ha due chance per raddoppiare ma non riesce a sfruttarle a dovere: Orsato fischia, si va ai supplementari.

    IL RISCATTO DI RUDIGER— Mentre Guardiola si concede il lusso di schierare Alvarez al posto di Haaland, Ancelotti si ritrova con un problema in avanti: dopo l’ingresso di Brahim Diaz per Rodrygo, Vinicius avverte un fastidio e lascia spazio a Lucas Vazquez. Il City continua a spingere come nell’ora precedente, ma l’occasione più eclatante capita al Real con Rudiger. Lancio di Brahim Diaz per l’ex romanista, che al 107’ si ritrova davanti a Ederson e spara a lato. Il difensore si dispera, però l’occasione per rialzarsi non tarda ad arrivare: terminati i supplementari sul punteggio di 1-1, la sfida si decide ai calci di rigore. Lunin sale in cattedra e para i tiri di Bernardo e Kovacic, il Real fallisce il primo tentativo con Modric e poi ne infila quattro consecutivi. Bellingham, Vazquez, Nacho e Rudiger, l’ultimo in ordine cronologico, beffano Ederson e trascinano il Real in semifinale. Carletto aveva ragione: i tabù sono fatti per essere sfatati.
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    Festa Dortmund in una gara-show! Il Borussia ne fa quattro all'Atletico e lo elimina

    Tedeschi con il Psg, Simeone si consola con la qualificazione al Mondiale per Club. I gialloneri si fanno rimontare da 2-0 a 2-2, poi decidono le reti di Fullkrug e Sabitzer

    Elmar Bergonzini
    16 aprile 2024 - MILANO
    Un'impresa. Il Borussia Dortmund torna in semifinale di Champions League undici anni dopo l'ultima volta. Nel 2013 ci arrivò segnando due gol nei minuti di recupero con il Malaga. Questa volta ce la fa realizzando di nuovo due reti in tre minuti (fra il 71' e il 74'), contro un'altra spagnola. L'Atletico Madrid viene battuto 4-2 e, dopo il 2-1 dell'andata, viene eliminato. Decisivi, fra i tedeschi, i gol di Brandt (34'), Maatsen (39'), Fullkrug (71') e Sabitzer (74'). Inutili così le reti degli spagnoli che con l'autogol di Hummels (49') e l'acuto di Correa (64') avevano rimontato dal 2-0 al 2-2. Al Dortmund, che in questa edizione della Champions in casa è rimasto imbattuto anche con Milan, Psg, Newcastle e Psv, riesce l'ennesima impresa stagionale. In semifinale di nuovo la sfida col Psg, mentre per l'Atletico la "consolazione" si chiama Mondiale per Club, con la qualificazione aritmetica arrivata grazie al contemporaneo ko del Barcellona.

    BORUSSIA-ATLETICO, PRIMO TEMPO—
    Privo di Malen, Terzic decide di dare un'opportunità ad Adeyemi dall'inizio. La punta del 4-2-3-1 dei gialloneri è Fullkrug, a secco da due mesi esatti e 9 incontri. Simeone risponde con il 3-5-2, con i soliti Morata e Griezmann in attacco. Il Dortmund, che nella gara d'andata si è fatto intimidire dall'Atletico nella prima parte di gara, di fronte al proprio pubblico parte forte e si dimostra determinato a ribaltare il risultato dell'andata: al 4' Sabitzer, servito da Adeyemi, spreca una clamorosa palla gol dimenticandosi di calciare. I ritmi sono altissimi e al 5' è Morata, con un tocco morbido, a mandare la palla al lato di poco. Il Dortmund, di minuto in minuto, diventa sempre più aggressivo e schiaccia l'Atletico che si rende pericoloso solo al 32', quando Hummels, sbagliando un passaggio, mette di fatto Griezmann in porta, col francese che però, sorpreso dall'errore dell'avversario, non è sufficientemente reattivo. Al 34' il vantaggio del Borussia: servito da Hummels e liberatosi dell'ex Witsel, è Brandt a sorprendere Oblak, che nell'occasione non fa bella figura. I padroni di casa continuano a spingere e al 39' trovano perfino il raddoppio: è Maatsen, questa volta, a battere Oblak con una conclusione precisissima.

    BORUSSIA-ATLETICO, SECONDO TEMPO— Simeone, scontento della passività dei suoi, prova a dare una scossa tirando fuori Morata e Molina e inserendo Correa e Barrios. I cambi, effettivamente, sembrano dare l'effetto sperato: Correa è vivace e ispirato e mette in seria difficoltà la difesa del Dortmund che capitola al 49' e al 64': prima è Hummels, su azione d'angolo, a buttarsi la palla in porta da solo con un intervento scomposto successivo a un colpo di testa di Hermoso. Passa un quarto d'ora e Correa, che cinque minuti prima aveva sprecato una grande occasione, segna il 2-2: l'argentino sfonda sulla destra, serve Riquelme al centro il cui tiro viene però respinto. Il rimpallo favorisce proprio Correa che fulmina Kobel. Nel momento più difficile il Dortmund trova la forza di reagire: al 71' è Sabitzer a pescare Fullkrug nel cuore dell'area; l'attaccante, di testa, fa 3-2 e spezza il digiuno. Passano tre minuti e arriva perfino il 4-2: Fullkrug viene chiuso in area ma il rimpallo attiva Sabitzer che, di sinistro, cala il poker. L'Atletico, sorprendentemente, non riesce a reagire e aspetta, passivamente, che la partita finisca. Il Dortmund gestisce il vantaggio e ritorna in semifinale per la prima volta dai tempi di Klopp.
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    CITAZIONE
    Disastro Barça: segna, resta in 10, regala un rigore e ne prende 4. Il Psg vola in semifinale

    Dopo il 3-2 dell'andata a suo favore, Barça avanti con Raphinha al 12' ma in 10 dal 30' per il rosso diretto ad Araujo. Pari di Dembélé al 40'. Nella ripresa a segno Vitinha e doppietta di Mbappé
    Alessando Grandesso
    16 aprile 2024 - MILANO
    Stavolta, la “remontada” è tutta parigina. Ma sempre a firma di Luis Enrique che nel 2017 da tecnico del Barcellona ribaltò il Psg dal 4-0 del Parco dei Principi al 6-1 del Camp Nou. E che stasera ha concesso il bis, su terreni invertiti, al timone del club parigino, ai danni del suo Barça di cui rivendica l'eredità calcistica. Il club dell'emiro aveva perso in casa per 3-2, ma approda in semifinale grazie al 4-1 al Montjuic, con un uomo in più dal 30' e annullando il vantaggio di Raphinha con la rimonta nella rimonta e i gol dell'ex Dembélé, Vitinha e doppietta di Mbappé. In semifinale, li attende il Borussia Dortmund.

    ASSETTI—
    Rispetto all'andata, Xavi punta subito su Pedri in mezzo, al posto dello squalificato Sergi Roberto, e conferma il resto della formazione, con Yamal a destra del tridente completato da Lewandowski e Raphinha, autore di una doppietta al Parco dei Principi, dove Gundogan e de Jong erano come stasera titolari davanti alla stessa difesa (Cancelo, Cubarsi, Araujo, Koundé) di Ter Stegen. Luis Enrique risponde senza strane sperimentazioni, come a Parigi, e cala l'undici ideale, con Donnarumma in cerca di riscatto tra i pali, il rientrante Hakimi dalla squalifica a destra della retroguardia di Marquinhos, Hernandez e Mendez. Dal 1' anche Zaire-Emery, Vitinha e Ruiz in mediana, e l'attacco più offensivo con Barcola, Dembélé e l'atteso Mbappé. Tatticamente, però, c'è molta fluidità, come all'andata. Se Barcola parte da sinistra e Dembélé a destra, Gundogan si posiziona subito alto, quasi a supporto del tridente, ma per aggredire il primo portatore di palla parigino.

    GARA— I primi minuti sono di lotta psicologica con pressing e contropressing intensi, blocchi densi, per momenti con le due squadre compatte in venti metri, da cui spillare aperture improvvise, in fascia o per vie centrali, sfruttando ogni errore. E se il Psg si porta facilmente al limite dell'area blaugrana, i catalani allontanano il pericolo facendosi più aggressivi. Ma al 12' Yamal fa già la differenza come all'andata, andando via a Mendes sulla destra, crossando dentro per Raphinha che punisce Donnarumma, stavolta innocente. Tutto già visto a Parigi, tutto tremendamente efficace al primo affondo. A questo punto al Psg servono tre gol. Missione complicata quanto il colpo di testa di Mbappé al 17' impreciso, alto. Meno imprecisa invece è la girata di Lewandowski da centro area, che sfiora la traversa (20'). Al 28' ci riprova Mbappé, servito da Barcola, ma Ter Stegen salva d'istinto in corner.

    ROSSO— Ma è il segnale della rivolta, visto che al 30' Barcola sfugge a Araujo che lo mette giù al limite: punizione ma soprattutto rosso, severo, per il difensore uruguaiano, da ultimo uomo. Xavi sacrifica Yamal per Martinez, ma con un uomo in più, il Psg deve solo spingere sull'acceleratore. E lo fa al 40', con Barcola che entra da sinistra, crossa dentro per servire dalla parte opposta Dembélé che di prima piazza sotto la traversa. E l'ex blaugrana al 48' sfiora il bis, di nuovo al volo raccogliendo un cross arretrato di Mendes. Insomma, la rimonta appare di nuovo possibile. In avvio di ripresa, Mbappé chiede subito massima pressione ed è subito accontentato: al 4' Hakimi scarica su Ter Stegen che si salva in angolo; Ruiz mette sul fondo incrociando da sinistra (7') sfiorando il palo. Al 9' Vitinha mette tutti d'accordo e manda in rete il destro dal limite.

    REGALO— Sul 4-4 complessivo, il Barcellona, stremato dal possesso parigino, barcolla seriamente, ma tenta lo stesso il colpo del ko con Gundogan che scheggia il palo a destra di Donnarumma, mai davvero convincente (11'). A Xavi invece saltano i nervi per un fallo fischiatogli contro a metà campo e pure lui viene espulso (come un suo vice poco dopo), mentre Lucho ai suoi chiede calma. Quella che perde Cancelo entrando duro su Dembélé in area. Rigore netto: dagli undici metri, Mbappé non trema (15') e completa l'opera in due tempi allo scadere (44'), su un classico contropiede poco cruyffiano, per aggiudicarsi il suo personale “clasico” da futuro giocatore del Real Madrid. Ma che intanto insegue la sua prima Champions come regalo d'addio al Psg.
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    Bugshan Palace, situato a Hadramaut, Yemen
    Opera architettonica costruita interamente col fango nel 1798.
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40679 replies since 18/10/2006
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